Archive for the ‘Liberi di Scrivere Award’ Category

:: Liberi di Scrivere Award settima edizione – Le candidature

19 dicembre 2016

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A gennaio come da tradizione del blog si terrà la settima edizione del Liberi di Scrivere Award. Non ci sono comitati di qualità, ogni voto vale un voto, ogni lettore voterà una sola volta. Sarete dunque voi a decidere quale libro è stato il migiore del 2016. Quest’anno ci sarà solo una preselezione: ogni lettore del blog potrà segnalare qui nei commenti a questo post i migliori libri, massimo tre,  letti nel 2016 (che siano stati anche pubblicati nel 2016)  per decretare alla fine il vincitore. Come gli scorsi anni segnalate anche libri di piccoli editori, ebook, in formato da edicola, autopubblicati, anche fumetti e graphic novel. Insomma diamo spazio a tutti, anche a coloro che solitamente sono penalizzati nei premi istituzionali. Per le candidature c’è tempo fino al 31 dicembre.

[Consiglio: nelle vostre tre preferenze mettete libri che non ci siano già in elenco, così allarghiamo la rosa dei votabili, poi a gennaio].

I candidati:

“Alice from Wonderland trilogia” di Alessia Coppola, Self Publishing

“Ninfee nere” di Michel Bussi, giugno 2016, EO, trad. Bracci Testasecca A.

“Tempo assassino” di Michel Bussi, novembre 2016, EO, trad. Bracci Testasecca A.

“Il mio angelo ha le ali nere”, Elliott Chaze, ottobre 2016, Mattioli 1885, trad. Manuppelli N.

“Strane lealtà”, William McIlvanney, marzo 2016, Feltrinelli, trad. Colitto A.

“Il comandante dello zucchero”, Raphael Confiant, novembre 2016, Calabuig, trad. Benelli G.

“Appunti di meccanica celeste”, Domenico Dara, ottobre 2016, Nutrimenti

“Medusa”, Luca Bernardi, novembre 2016, Tunuè

“Delia è di nessuno”, Ilaria Melandri, luglio 2016, Laurana Editore

“La bellezza non ti salverà”, Francesca Battistella – Scrittura & Scritture

“Stirpe selvaggia”, Eraldo Baldini – Einaudi

“Le vittorie imperfette”, Emiliano Poddi – Feltrinelli

“La cappella di famiglia e altre storie di Vigata”, Andrea Camilleri, Sellerio

“Viva più che mai” di Andrea Vitali, Garzanti

“Pane per i bastardi di Pizzofalcone”, Maurizio de Giovanni, Einaudi

“Zero K”, Don DeLillo, Einaudi, Trad. Federica Aceto

“Sylvia”, Leonard Michaels, Adelphi, trad. V. Vergiani

“Notturno cileno” di Bolano, Adelphi, trad. I Carmignani

“Le cure domestiche” di Marilynne Robinson (ed. or. 1980 – trad. D. Vezzoli), Einaudi, novembre 2016

“Trilogia di Holt” di Kent Haruf (ed. or. 1999, 2004, 2013 – trad. F. Cremonesi), NN Editore, 2016. NOTA: Crepuscolo ultimo volume pubblicato in Italia – in realtà il secondo cronologicamente – è comunque un libro del 2016, e, anche se i primi due volumi della Trilogia sono usciti nel 2015, l’edizione in cofanetto è del novembre 2016.

“Padania. Vita e morte nel Nord Italia” di Massimiliano Santarossa, Edizioni Biblioteca dell’Immagine (prima edizione settembre 2016 – seconda ristampa Novembre 2016)

“Era la Milano da bere. Morte civile di un manager” – Alessandro Bastasi, Fratelli Frilli

“Questo libro non esiste” – Marilù Oliva, Elliot

“I Medici – Una dinastia al potere” – Matteo Strukul, Newton Compton

“Lettera a Dina” di Grazia Verasani – Giunti

“Serenata senza nome. Notturno per il commissario Ricciardi” – Maurizio de Giovanni – Einaudi

“Il labirinto degli spiriti” di Carloz Ruiz Zafon – Mondadori

“L’albero delle bugie” di Frances Hardinge – Mondadori

“Dove troverete un altro padre come il mio” di Rossana Campo – Ponte alle Grazie

“Le sfumature della luna”, Bilkis Saba – Koi press

“Il muggito di Sarajevo, Lorenzo Mazzoni – Spartaco

“La felicità ti sorride”, Adam Johnson – Marsilio

“Vita privata di una nazione”, Lee Eung-jun, Atmosphere Libri

“Nostalgia”,  Ermanno Rea, Feltrinelli editore

“Valporno”, Natalia Berbelagua, Edicola

“Un tango per Victor”, Lorenzo Mazzoni, Edicola

“Gli anni di Allende”, Carlos Reyes, Edicola

:: Il Resto del Carlino – Liberi di scrivere Award: il miglior libro uscito nell’anno è del ferrarese Lorenzo Mazzoni

19 gennaio 2016

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Ringraziamo ancora tutti i lettori che hanno votato.
Questo è un articolo apparso su Il Resto del Carlino e sono felice di condividerlo con voi. Nei prossimi giorni usciranno le interviste ai vincitori.

:: Liberi di scrivere Award sesta edizione: i vincitori

16 gennaio 2016

fuVince la sesta edizione del Liberi di scrivere Award:

Quando le chitarre facevano l’amore, Lorenzo Mazzoni, Edizioni Spartaco

È il 2 maggio del 1945. Martin Bormann, braccio destro di Adolf Hitler, scompare per le strade di Berlino durante l’avanzata sovietica. Vent’anni dopo, fonti prossime alla CIA lo identificano come Martin Weisberg, finanziatore eccentrico e pacifista della rock band The Love’s White Rabbits vicina al Movimento radicale. Da qui ha inizio una caccia all’uomo che coinvolgerà settori deviati dei servizi segreti americani e israeliani, uno scovanazisti italiano, un attore cieco fan di Charles Bronson, un reduce dal Vietnam fuori di testa. La vicenda è ambientata prevalentemente negli Stati Uniti, con incursioni fra Città del Guatemala, Singapore, Saigon. Sullo sfondo il clima esplosivo dell’estate del ’68. Storia, cronaca e finzione si rincorrono fondendosi dalla prima all’ultima pagina di questo originale romanzo dal ritmo incalzante e dal finale al cardiopalma. Così accade che una spia in gonnella semini il Caos. Uno scheletro sia perdutamente innamorato di Anita Garibaldi. Una chitarra racconti la Beat generation. Una scultrice plasmi marijuana e hashish. Uno spietato killer del Mossad adori indossare scarpe rosa coi tacchi a spillo. E mentre scorrono fiumi di limonata all’LSD, esplode la questione nera, le università sono in rivolta, la musica psichedelica spopola tra i giovani e gli agenti dell’FBI reprimono le proteste.

Lorenzo Mazzoni è nato a Ferrara nel 1974 e ha abitato a Parigi, Hurghada, Londra, Sana’a. Ha pubblicato numerosi romanzi, tra cui Il requiem di Valle secca (Tracce, 2006),  Le bestie/Kinshasa Serenade (Momentum Edizioni, 2011), Apologia di uomini inutili (Edizioni La Gru, 2013, Premio Liberi di scrivere Award). È il creatore dell’ispettore ferrarese Pietro Malatesta, protagonista dei noir (illustrati da Andrea Amaducci ed editi da Koi Press) Malatesta, indagini di uno sbirro anarchico, La Trilogia (2011, Premio Liberi di Scrivere Award), La Tremarella (2012, il cui ricavato è andato interamente alle vittime del terremoto in Emilia), Termodistruzione di un koala (2013), Italiani brutta gente (2014). Diversi suoi reportage e racconti sono apparsi sui giornali Il Manifesto, Il Reportage, East Journal, Il reporter e Torno Giovedì- Collabora con Il Fatto Quotidiano. Vive tra Milano e Istanbul.

2° Classificato (a parimerito)

9788817074902Più sporco della neve, Enrico Pandiani, Rizzoli

In mezzo alla neve e al silenzio di una notte d’inverno, un furgone bianco risale i tornanti che lo portano al confine francese con l’Italia. Parlano poco, i due passeggeri, concentrati sul carico che stanno trasportando. Poi un’esplosione violenta, una palla di fuoco in aria, il bosco che si illumina, i rottami scagliati ovunque. A cento chilometri di distanza, Zara Bosdaves indaga su un caso di scomparsa e non può immaginare la valanga di guai che sta per franarle addosso. Per dirla tutta, non ne ha mai avuti tanti come da quando ha lasciato la polizia e aperto un’agenzia di investigazioni a Torino. Ma una come lei, abituata agli schiaffi della vita, non teme le cadute e conosce mille modi per rialzarsi. Solo che adesso i problemi sembrano essere arrivati perfino nell’unico posto dove si sentiva al riparo: tra le braccia di François, il bellissimo uomo di colore che sa come proteggerla e farla stare bene. Da qualche tempo infatti lui è diverso, taciturno, misterioso, e una sera torna a casa sporco di sangue, senza fornire spiegazioni. Così Zara dovrà non soltanto dare la caccia a un mercante d’arte e alla banda di assassini che lo vogliono morto, ma anche affrontare la paura peggiore, quella di perdere il suo uomo e la certezza del loro amore.

Enrico Pandiani è nato a Torino. La sua carriera di narratore è cominciata scrivendo e disegnando storie a fumetti, pubblicate sul “Mago” di Mondadori e sulla rivista “Orient Express”. Ha collaborato per anni con il quotidiano “La Stampa” per il quale cura la parte infografica. Da sempre attratto dalla letteratura di genere poliziesco, nel 2009 esordisce con il primo romanzo, Les italiens (instar libri), e ottiene un ottimo successo di critica e di pubblico, che accostano l’autore ai grandi del noir. Il suo secondo romanzo della serie, Troppo piombo (instar libri), è uscito a marzo 2010. Una storia invernale e cupa, ricostruita attraverso la nuova indagine della brigata dei poliziotti italo francesi. Seguono Lezioni di tenebra (instar libri, 2011) e nel gennaio 2012 per la casa editrice Rizzoli la quarta indagine de Les Italiens, Pessime scuse per un massacro. Con La donna di troppo, del 2013, Pandiani inaugura le indagini della detective privata Zara Bosdaves, donna sensuale e determinata, in una Torino che l’autore disegna moderna, seducente e crudele.  I semi del male, un’antologia edita da Rizzoli, è la sua ultima opera.  Nel 2015 è uscito il romanzo Più sporco della neve, sempre per Rizzoli, in cui è nuovamente protagonista la detective Zara Bosdaves.

sag1980, David Peace, Il Saggiatore, trad. Marco Pensante

Vigilia di Natale 1980, Leeds, Inghilterra: lo Squartatore dello Yorkshire ha massacrato la sua tredicesima vittima. Lo cercano da anni per porre fine a una serie mostruosa, senza pari nella storia del paese. Potrebbe essere un vicino di casa, un padre, un poliziotto; potrebbe essere chiunque. È introvabile. Nel 1980, Leeds è una città in rovina, schiacciata da un cielo nero e persa in un punto qualsiasi dell’Inghilterra e del cosmo. Le fabbriche automatizzate sono le sue cattedrali: come se una bomba fosse esplosa lasciando alle macchine il dominio su un deserto infernale di cemento, freddo, buio, incredibilmente thatcheriano, dove gli uomini hanno lasciato il posto a entità spettrali e inferocite. Alla radio ronza il mantra dei notiziari: il disastro collettivo di una nazione depauperata e derelitta, tra gli scioperi dei minatori, gli attentati dell’Ira, lo shock dell’omicidio di John Lennon e i cadaveri dello Yorkshire, i cadaveri dello Yorkshire… Dentro un’utilitaria, parcheggiata in un autosilo, un ispettore piange lacrime disperate. È Peter Hunter, il poliziotto che indaga, compulsivamente quanto vanamente, sugli omicidi, trasformandosi da cacciatore a preda.

David Peace (1967), nato e cresciuto nel West Yorkshire, nel 2003 è stato inserito nella lista dei migliori scrittori della Gran Bretagna dalla rivista Granta. È autore dell’osannato Red Riding Quartet che gli è valso l’epiteto di maestro del noir al pari di James Ellroy, mentre grazie al suo quinto romanzo, GB84 (Tropea, 2006), ha vinto il prestigioso James Tait Black Memorial Prize. Con Tokyo anno zero, bestseller in Gran Bretagna, Usa e Olanda e in traduzione in dieci lingue, è stato riconosciuto come una delle voci più originali della narrativa contemporanea. Il Saggiatore ha pubblicato anche Il maledetto United – il racconto della vicenda di Brian Clough, storico allenatore del Leeds United – che il Times ha definito «il più grande romanzo mai scritto sullo sport» e Red or Dead sulla figura leggendria di Bill Shankly, ex allenatore del Liverpool Football Club. Vive a Tokyo con la moglie e i figli.

3° Classificato

indexGuarda come si uccide, Ivo Tiberio Ginevra, I buoni cugini

Chi di voi non ha mai fatto una prova di coraggio con gli amici d’infanzia? Sicuramente pochi. In “Guarda come si uccide” Calogero e Ninni hanno il coraggio di farla, ma all’interno di quella vecchia clinica abbandonata, il solo coraggio non basta! E Giuseppe Ingrassia detto Pinuzzo, perché vuole diventare un uomo di cosa nostra a qualunque costo? Il cuore impazzito di Calogero ha ripreso a fare gli straordinari. Si sporca di sangue, ma non importa. Capisce subito che è proprio ridotto male. Molto male. Sembra che non abbia nulla di sano e poi tutto quel sangue lo confonde. Non sa cosa fare. Si sente inutile. Allora fa l’unica cosa che un bambino di 12 anni sa fare. Piange, gemendo forte. Incantato nel ripetere l’unica parola possibile in questi casi: “Dio” e poi l’altra che ha un senso nella vita: “Mamma”.

Ivo Tiberio Ginevra è nato a Caltanissetta e vive a Palermo da più di quarant’anni. È ornitologo ed ha all’attivo numerose pubblicazioni di articoli nelle riviste specializzate del settore. Con la sua casa editrice “I Buoni Cugini editori” si dedica principalmente alla pubblicazione di opere “dimenticate” ed ha salvato dall’oblio molti romanzi di Luigi Natoli, come Squarcialupo, Alla guerra!, Gli ultimi saraceni, mai stampati in libro e apparsi più di cent’anni fa solo nelle appendici del giornale di Sicilia. Con Robin Edizioni ha pubblicato Gli assassini di Cristo (2011) Sicily Crime (2012).

4° Classificato

indexCarne viva, Merritt Tierce, edizioni SUR, trad. Martina Testa

Marie è una ragazza poco più che ventenne che lavora come cameriera; ha cominciato in bistrot e catene per famiglie per approdare a uno dei più lussuosi locali di Dallas. Si è fatta strada per la sua scrupolosità ed efficienza in un mestiere logorante, ma nella vita privata è disordinata fino all’autolesionismo: fa sesso casuale, si droga, sa di non essere all’altezza del suo ruolo di madre (ha una bambina che vive con il padre, un bravo ragazzo che ha lasciato Marie dopo l’ennesimo tradimento). Ma nelle pagine del romanzo racconta tutto ciò con implacabile lucidità e senza un briciolo di vittimismo, rivendicando anche le esperienze più dolorose come conseguenza delle sue scelte, e affrontando il mondo a viso aperto. Ne esce un ritratto di donna indimenticabile – brutalmente realistico, potente e sensuale – con intorno una galleria di aneddoti e personaggi che restituiscono con inedita vivacità il “dietro le quinte” del mondo della ristorazione, dai lavapiatti ispanici al solitario pianista di sala, dal gestore cocainomane al maître elegantissimo che prenota i prive negli strip club ai clienti più facoltosi.

Merritt Tierce, nata e cresciuta in Texas, attualmente vive a Dallas col marito e i figli. Segretaria e addetta alle vendite, prima, si scopre scrittrice dopo aver frequentato un workshop di scrittura creativa a Iowa City. Si laurea nel 2011 e già nel 2013 è nella rosa del “National Book Foundation’s 5 Under 35”. Inoltre è impegnata in prima persona per i diritti delle donne.

Menzione speciale per la migliore traduzione

Marco Pensante

per 1980, David Peace, Il Saggiatore

Marco Pensante vive e lavora a Brescia. Ha pubblicato i romanzi Il Sole Non Tramonta e Ponte di Mezzo. Dal 1987 ha tradotto per Urania, Interno Giallo, Corbaccio, Marco Tropea Editore, Il Saggiatore. Ha tradotto romanzi di James Ellroy, Don DeLillo, Joyce Carol Oates, Douglas Coupland, Dennis Cooper e David Peace.

:: Liberidiscrivere Award sesta edizione – Le votazioni

1 gennaio 2016

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Eccoci giunti alla sesta edizione del Liberidiscrivere Award, premio che permette di  votare il migliore libro edito in Italia nel 2015, italiano o straniero, senza preclusione di generi o forme di pubblicazione [Sono solo esclusi editori a pagamento e a doppio binario].

La votazione è diretta, a insindacabile giudizio dei lettori di questo blog,  potete segnalare il vostro libro preferito, rigorosamente edito nel 2015, qui sotto nei commenti.

Verrà data anche menzione per il miglior traduttore, scelto considerando il libro straniero tradotto più votato.

C’ è tempo di votare fino alla mezzanotte di venerdì 15 gennaio.

Mi raccomando Vale un voto solo e lasciate un solo commento, mi aiutate così nella verifica dei conteggi.

Che altro, il regolamento è molto semplice, i voti verranno controllati dal nostro “notaio”. Dunque, buon divertimento!

I traduttori

Stefano Bortolussi

Marco Pensante

Martina Testa

I libri finora votati

I venerdí da Enrico´s, Don Carpenter, Frassinelli, trad. Stefano Bortolussi VOTI 1

La buona legge di Maria Sole, Luigi Romolo Carrino, E/O VOTI 1

Guarda come si uccide, Ivo Tiberio Ginevra, I buoni cugini VOTI 10

Il fiume ti porta via, Giuliano Pasini, Mondadori VOTI 1

Olga di carta, Elisabetta Gnone, Salani VOTI 1

Quando le chitarre facevano l’amore, Lorenzo Mazzoni, Edizioni Spartaco VOTI 72

1980, David Peace, Il Saggiatore, trad. Marco Pensante VOTI 27

Più sporco della neve, Enrico Pandiani, Rizzoli VOTI 27

Carne viva, Merritt Tierce, edizioni SUR, trad. Martina Testa VOTI 5

Il silenzio del lottatore, Rossella Milone, minimum fax VOTI 1

Le belle Cece, Andrea Vitali, Garzanti VOTI 3

Panorama, Tommaso Pincio, NN Editore VOTI 1

:: Liberi di scrivere Award quinta edizione: i vincitori

16 gennaio 2015

Vince la quinta edizione del Liberi di scrivere Award:

il_puzzle_di_dio_400Il Puzzle di Dio, Laura Costantini e Loredana Falcone, Goware

Un antico messaggio custodito negli Archivi vaticani.
Un genio della decrittazione che muore in circostanze misteriose.
Gigantesche tessere di un mosaico vecchio di milioni di anni sparse in tutto il mondo e tre diversi servizi segreti a cercare di ricomporlo per comprenderne il significato. E usarne il potere.
Un alfabeto sorto alle origini dell’umanità e custodito da generazioni di donne, in attesa della rivelazione finale.
Una storia d’amore tra due ragazzi costretti, dal giudizio e dal pregiudizio, ad allontanarsi da radici, famiglia e affetti per vivere la loro omosessualità.
In un viaggio convulso tra Roma, Nepal, Marocco e Torino lo scontro tra ricerca della verità, desiderio di accettazione, rinuncia al libero arbitrio, tradimento e vendetta. Mentre un mistero scandisce il conto alla rovescia verso un disastro che potrebbe avere conseguenze planetarie.

2°Classificato

cacciatori-di-fantasmi-libro-mqCacciatori di Fantasmi, Fabio Monteduro, Runa Editrice

Tutto ha inizio, da quel che ci è dato sapere, davanti al cancello di una grande villa di campagna, è lì che si consuma una morte assolutamente inaspettata quanto assurda. Da questo inspiegabile suicidio si diramano le angoscianti vicende del romanzo. Tra i protagonisti, Matteo, il cui sogno è di diventare un regista di fi lm horror. Andrea, lasciato dalla moglie il giorno della nascita della loro bambina, tanto appassionato di sovrannaturale da possedere tutti gli strumenti per la rilevazione di entità spiritiche. Sarà l’incontro tra questi due personaggi che farà nascere l’idea di diventare cacciatori di fantasmi. E ancora, Emma, la sorella di Andrea, traumatizzata da certi avvenimenti accaduti loro da bambini durante una vacanza, sembra avere particolari poteri da medium. Alicia, una ragazza peruviana, laureata in psichiatria, pertanto refrattaria alle idee dei suoi “nuovi” amici. Su tutti si ergono tre inquietanti presenze: Erwin Kanvans, stimato psichiatra, autore di libri didattici che, improvvisamente, mette in discussione i fondamenti della psichiatria. Il S.Cataldo, un ex manicomio abbandonato da oltre trent’anni dopo una notte di terrore. Per fi nire, Fatima Gutiérrez, una levatrice chiamata, per ragioni misteriose, la Santa mammana. Gli improvvisati “cacciatori di fantasmi” si troveranno a lottare per le loro stesse vite, trovandosi, ben presto, faccia a faccia coi loro peggiori incubi.

3° Classificato

Il_messaggero_dellalbaIl messaggero dell’alba, Francesca Battistella, Scrittura & Scritture Editore

Roma. Il mondo letterario italiano è sconvolto da una serie di omicidi di scrittori famosi.
Ben quattro gli elementi che l’assassino lascia sulle scene dei crimini, ciascuno molto particolare, a cominciare dalla stessa arma del delitto.
Un pool investigativo, capitanato da Enrico Marconi, viene subito mobilitato per tracciare il profilo del serial killer.
Intanto a Massa Lubrense, Alfredo Filangieri, in attesa dell’arrivo di sua nipote Eugenia e della profiler Costanza Ravizza, viene coinvolto nell’organizzazione di un festival letterario.
Alfredo meditava. Festival letterario. Scrittori in arrivo. Scrittori che criticano altri scrittori. Scrittori morti ammazzati a Roma. S’irrigidì sulla sedia e avvertì i capelli rizzarsi.
E altri delitti, infatti, arriveranno a tormentare anche la kermesse letteraria massese.
Un giallo che tra critici, valutazioni di inediti, agenzie letterarie, scrittori celebri ed emergenti, svela il lato oscuro del mondo delle belle lettere
A bilanciare il nero, i colorati e vivaci personaggi di Angela, Carmelina e Moussa.

4° Classificato

degioIn fondo al tuo cuore, Maurizio de Giovanni, Einaudi

Immersa nel caldo torrido di luglio e nei preparativi per una delle feste piú amate, la città è sospesa tra cielo e inferno. Quando un notissimo chirurgo cade dalla finestra del suo ufficio, per Ricciardi e Maione inizia una indagine che li porterà nel cuore dei sentimenti e delle passioni piú tenaci e sconvolgenti. Infedeltà e tradimento sembrano connessi in modo inestricabile alla gioia rara dell’amore. Troppo per non rimanerne toccati. Il dubbio e l’incertezza si fanno strada sempre piú nell’animo dei due investigatori, messi di fronte ai lati oscuri dell’anima. Sono le donne della loro vita a reclamare attenzione. La difficoltà di Ricciardi di abbandonarsi all’amore spinge verso inconsueti approdi l’intrepida Enrica e fa osare passi azzardati alla bellissima Livia, mentre per Maione la stessa felicità familiare sembra compromessa. Maurizio de Giovanni mette in scena con superba maestria, nel suo romanzo di piú ampio respiro, una galleria di personaggi e ambienti diversissimi, antichi mestieri coltivati e tramandati come religioni accanto a quartieri malfamati e interni borghesi troppo tranquilli. Angeliche, infernali e appassionate, sui destini di ciascuno volano le note di una delle piú belle canzoni mai scritte a Napoli, mentre tutto rischia di precipitare nell’abisso. Perché «il caldo, quello vero, viene dall’inferno».

Menzione speciale, a parimerito, per la migliore traduzione

Marzena Borejczuk per Febbre bianca, Jacek Hugo-Bader,  Keller

Giulia Boringhieri per Longbourn House, Jo Baker, Einaudi 

Roberto Boi per Momo a Le Halles, P. Hayat, Neri Pozza

Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai per Il cardellino di Donna Tartt, Rizzoli

:: Liberidiscrivere Award quinta edizione

1 gennaio 2015

cropped-liberi-scrivere-testa.jpgCari lettori, eccoci giunti alla quinta edizione del Liberidiscrivere Award, premio che permette di  votare il migliore libro edito in Italia nel 2014, italiano o straniero, senza preclusione di generi.

Come l’anno scorso la votazione, a insindacabile giudizio dei lettori di questo blog,  avverrà senza mediazioni, con voto diretto.

In questo post potrete lasciare nei commenti il titolo del vostro libro prescelto, rigorosamente edito nel 2014, e resta intesa la possibilità di voto anche ai volumi da edicola, agli ebook, agli autoprodotti, ai libri di piccoli editori, anche fumetti e graphic novel. Verrà data anche menzione per il miglior traduttore, scelto considerando il libro straniero più votato.

C’ è tempo di votare fino alla mezzanotte di giovedì 15 gennaio, il giorno seguente ci saranno i conteggi definitivi, e sabato 17 gennaio avverrà la proclamazione del vincitore.

Dunque iniziate a votare! (Vale un voto solo!) E lasciate un solo commento, mi aiutate così nella verifica dei conteggi. [Sono esclusi editori a pagamento e a doppio binario].

NB: Vale un voto solo, i voti doppi, tripli, quadrupli verranno cancellati, grazie.

Traduttori:

Marzena Borejczuk

Giulia Boringhieri

Roberto Boi

Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai

Graduatoria:

Il Puzzle di Dio, Laura Costantini e Loredana Falcone, Goware VOTI 290

Cacciatori di Fantasmi, Fabio Monteduro, Runa Editrice VOTI 186

Il messaggero dell’alba, Francesca Battistella, Scrittura & Scritture Editore VOTI 107

In fondo al tuo cuore, Maurizio de Giovanni, Einaudi VOTI  65

Tacchi e Taccheggi, Desy Icardi , Golem edizioni VOTI 47

12 posti dove non volevo andare, Clara Cerri, Lettere Animate VOTI 19

I romagnoli ammazzano al mercoledì, Davide Bacchilega, Las Vegas edizioni. VOTI 9

Corte nera, R.Papa, T. Cacciaglia, P.Carlomagno e P.D’Amato, Runa editrice VOTI 4

Roderick Duddle, Michele Mari, Einaudi VOTI 2

Febbre bianca, Jacek Hugo-Bader,  Keller VOTI 1

L’appuntamento, Piergiorgio Pulixi, E/O VOTI 1

Una commedia italiana, Piersandro Pallavicini, Feltrinelli VOTI 1

Tutto quel blu, Cristiana Astori, Mondadori Editore VOTI 1

Longbourn House, Jo Baker, Einaudi VOTI 1

Romanzo aziendale di F.Perillo, Vertigo VOTI 1

Momo a Le Halles, P. Hayat, Neri Pozza VOTI 1

La mammana, Antonella Ossorio, Einaudi VOTI 1

De Bello Traffico, Lucio Rufolo, Homoscrivens Edizioni VOTI 1

Stronzology, Amleto De Silva,  LiberAria Editrice, VOTI 1

Il cardellino, Donna Tartt, Rizzoli VOTI 1

:: Un’ intervista con Roberto Serrai

1 febbraio 2014

roberto-serrai_pic Ciao Roberto, benvenuto su Liberi di scrivere e grazie per avere accettato questa mia intervista. Menzione speciale per la migliore traduzione alla quarta edizione del Liberi di Scrivere Award per la traduzione di I mastini di Dallas di Peter Gent – 66th and 2nd. Dopo premi come il premio Procida nel 2003 per la traduzione di Ritorno a casa di Natasha Radojić-Kane e il Premio Gregor Von Rezzori – Città di Firenze nel 2011 per una nuova traduzione de Il grande Gatsby, anche un riconoscimento da un blog. Parlando di premi, esistono premi dedicati ai traduttori? Pensi che la vostra qualifica professionale sia giustamente valorizzata?

Bentrovati, e grazie per questa menzione (che, per il fatto di venire da lettori “veri”, mi fa molto piacere). I mastini di Dallas è un libro davvero bello, ci ho lavorato con piacere e mi auguro che, col tempo, arrivi a essere anche per il lettore italiano quello che è, ovvero un piccolo classico.
Dunque, sì, premi ne esistono. Oltre a quelli citati, per esempio, mi viene in mente il Città di Monselice, ma anche i concorsi che vengono organizzati, quasi sempre, in seno alle Giornate della Traduzione di Urbino. Come capita per certi premi letterari, tuttavia, a volte anche quelli per la traduzione possono indurre al sospetto – non è il nostro caso, per fortuna – che nella loro assegnazione, più che le ragioni dell’effettiva qualità di un lavoro, prevalgano altre motivazioni, legate più in generale alle politiche editoriali. Più utili, a mio parere, sono i finanziamenti (silenziosi ma – questi sì, e lo dico per esperienza – sottoposti a controlli molto severi) che alcuni governi, e penso a quello canadese col quale ho più volte avuto rapporti, erogano come contributo alla traduzione, e quindi alla diffusione, di certi autori e opere della propria letteratura. Mi sembra una cosa molto bella. A ogni modo, anche se fanno indubbiamente piacere, non credo che si traduca per i premi. Almeno, io non lo faccio. Per come vedo questo lavoro – in senso marcatamente non narcisista, ma di vero servizio ad autori, libri e lettori – trovo che abbiano un che di contraddittorio. Per quanto mi riguarda, alla consegna di ogni lavoro osservo una specie di rituale. Inviato il file, apro la King James (sono agnostico, ma come traduttore e appassionato di letteratura non posso non amare la KJV) alla seconda lettera a Timoteo, 2:7-8. Se posso leggere quei due versetti e sentirmi in pace con la coscienza, bè, il mio premio già l’ho avuto. Tutto quello che arriva in più è, ovviamente, gradito. Infine: il traduttore, qui in Italia, è giustamente valorizzato? La risposta è semplice: no. Ci sono le eccezioni, ovviamente, ma in generale direi di no. La si ritiene, spesso, una figura intercambiabile, sacrificabile, quasi un fastidio necessario. Basta fare caso a tutte le volte in cui stampa e televisione parlano di un libro straniero pubblicato in edizione italiana senza citare “chi è stato”. Beh, certo, i libri si traducono da soli, no?

Sei nato a Firenze nel 1967, e collabori da anni con varie università italiane e con varie case editrici, prevalentemente come traduttore. Parlaci di te, che autori ami leggere per tuo svago personale, come ti aggiorni o approfondisci le conoscenze su slang, modi dire, anche gerghi collocati nel tempo, per esempio il tipo di gergo nel mondo sportivo degli anni 70, che hai utilizzato per “North Dallas Forty”?

Un traduttore deve leggere assolutamente di tutto, per frequentare il più possibile generi e linguaggi, e io non faccio eccezione. Così come deve vedere tutto (al cinema e in TV, per prima cosa) e ascoltare tutto (e tutti). Oggi, poi, che l’accesso al materiale in lingua è, rispetto a quando ho inizato, incredibilmente più facile ed economico, non ci sono più scuse. Ai miei studenti dico che il traduttore è come un Carabiniere, sempre in servizio (ovvero sempre con le antenne alzate) e nei secoli fedele (al testo). Tra gli ultimi libri che ho letto, per esempio, mi sono piaciuti molto “Overseas” di Beatriz Williams – ogni tanto una bella storia romantica ci vuole – e “The Shining Girls” di Lauren Beukes (finalmente un thriller che, davvero, “non è il solito thriller”). Sto finendo di lavorare a un libro sulla prima guerra mondiale, e dunque negli ultimi mesi ho letto di tutto sull’argomento, da classici che già conoscevo come “The Guns of August” di Barbara Tuchman a libri splendidi che affrontano temi finora poco trattati come i soldati minorenni dell’esercito inglese (“Boy Soldiers”, Richard van Emden) o le imprese dei cuochi militari, sempre inglesi, che tra le truppe in Francia e quelle sparse per l’impero durante la guerra riuscirono a recuperare tre pasti al giorno per cinque milioni di soldati. Alcune ricette sono pure divertenti da rifare (“Feeding Tommy”, Andrew Robertshaw) e più gustose – a chi piace il curry – di quanto si crederebbe.
I gerghi collocati nel tempo sono sempre degli ossi duri. Di solito, faccio più che altro attenzione a non usare espressioni di un’altra epoca (posteriore, ovvio); altre volte cerco qualcuno che sia vissuto in un certo periodo (se possibile) e lo uso come consulente; altre ancora vado a memoria (ho pur sempre quasi mezzo secolo). Uno strumento indispensabile, per evitare di fare sciocchezze, è un dizionario monolingua che situi correttamente – non è scontato – i vari lemmi nel divenire storico. L’Oxford English Dictionary lo fa, e anche il Random House (rispettivamente per l’inglese britannico e quello statunitense). Parlando di opere ambientate e/o scritte in periodi particolari, tuttavia, non si deve tenere conto solo dei problemi legati alla lingua, ma anche di quelli legati alla cultura e all’immaginario collettivo e al rapporto tra le due dimensioni (linguistica e culturale). Bisogna fare un po’ di ricerche, insomma, ed è una delle cose che più mi piacciono di questo mestiere. Una volta ho lavorato su un romanzo ambientato nell’Inghilterra degli anni Cinquanta. Ho dovuto ricostruire tante dinamiche culturali a me ignote. E’ stata una faticaccia, ma anche uno spasso. Per il libro di Gent ho avuto meno difficoltà, devo dire, forse perché seguo il football, a fasi alterne, da tanti anni.

Hai tradotto autori come William Faulkner, Jonathan Coe, Siddhartha Mukherjee, Azar Nafisi, Francis Scott Fitzgerald, appunto. Quando hai deciso di diventare traduttore? Come è nata la passione per questo lavoro difficile, oscuro, ma nello stesso tempo bellissimo?

Per come la vedo io, una traduzione – a saperla leggere – è come un saggio sul potenziale significante di un certo testo. Il testo va interpretato (cioè bisogna riconoscerne le dinamiche di produzione del senso), va smontato (e bisogna sapere come fare), e poi rimontato in maniera tale che il suddetto potenziale rimanga – quasi, e su questo quasi si giocano, o dovrebbero, reputazioni e carriere – intatto, ma in un’altra lingua. Per questo, all’inizio, ho considerato la traduzione come un’attività collaterale, un’estensione, rispetto alla ricerca accademica. Di qualunque genere fosse il testo sul quale lavoravo. Alla radice sia dell’attività di ricercatore che di quella di traduttore c’è la passione per la cultura (il “fatti non foste a viver come bruti” dantesco, altra cosa che ripeto spesso ai miei studenti), la conoscenza, e la letteratura – intesa anche (lo ricordo da una vecchia lezione di Marcello Pagnini) come consolazione al male di vivere.
Il mio primo incarico fu un testo “minore” di Faulkner, che il mio mentore accademico di allora decise di “passarmi”. Faulkner, non so se mi spiego. Fu come il proverbiale imparare a nuotare con il proverbiale babbo che ti butta in acqua. Insomma, ora tocca a te. Il resto è storia. Per inciso, la casa editrice che doveva pubblicare il volume fallì – ovviamente prima di corrispondere il compenso, che non avrei visto, e sensibilmente ridotto, fino a una decina d’anni dopo. In questo modo entrai subito in contatto anche con una delle fastidiose caratteristiche di certa editoria italiana (la disinvoltura nei pagamenti), quindi col senno di poi posso dire che l’episodio ebbe una sua doppia utilità.

mastiniChe studi hai fatto? So che sei dottore di ricerca in Studi americani, ma quali scuole, stage, corsi di specializzazione mirati alla traduzione sono necessari per iniziare questo lavoro? Quali sono le scuole più formative che tu consiglieresti a chi volesse intraprendere questa professione?

Sono laureato in letteratura, nello specifico americana. Fin da adolescente, dunque, ogni mia scelta è stata – scherzo, ma non troppo – ispirata allo spregio per una vita tranquilla, un’entrata regolare e decente, e una serena vecchiaia. Insomma, “scelte di passione” – e ne pago tutte le conseguenze (pazienza) senza nemmeno ricevere due spiccioli di resto, per parafrasare Majakovskij. Scuole e stage? Consiglio studi umanistici, di qualsiasi genere, e poi due strade: Master o altri corsi di traduzione, ma mi raccomando: con poca, MOLTO poca teoria e tanta pratica, e magari (se il Master non tratta certi argomenti) un bel corso sul lavoro editoriale. E poi lavorare tanto per conto proprio. Studiarsi i software di impaginazione, per esempio, i manuali di stile, i prontuari di punteggiatura, il Queen’s English, ecc. ecc.

Quando un traduttore si sente pronto a mettersi alla prova come contatta le case editrici? Mandando direttamente curricula, iscrivendosi a banche dati di traduttori, o si viene chiamati e scelti direttamente dagli editori ? Chi seleziona i traduttori? Nel tuo caso come è andata all’inizio, immagino che dopo aver iniziato a lavorare tutto sia più automatico o mi sbaglio? Dopo molto incide sulla reputazione maturata e sui lavori svolti.

Curricula e banche dati sono utili (ma attenzione, chiedete a dieci persone “come scrivere un buon CV per l’editoria” e vi troverete con dieci versioni diverse del vostro curriculum e non saprete, se una va bene, qual è), ma ogni editore si fiderà più del parere di qualcuno che conosce che di un curriculum lungo magari come un volume della Treccani e di decenni di esperienza (ma con altri editori). Quindi: farsi conoscere, di persona. Frequentare i luoghi dove si possono incontrare, fisicamente, i propri futuri datori di lavoro: fiere del libro, presentazioni di libri, iniziative culturali, ecc. ecc. Prima, assumere informazioni sulle case editrici e il mercato editoriale, con piglio militare: chi sono, cosa pubblicano, chi hanno alle spalle ( = chi paga), chi sono gli editor che si occupano del tipo di libri che si vorrebbe tradurre. Telefonare, farsi dare le email aziendali, farsi spedire i cataloghi, studiarsi tutto (appena un gradino sotto allo stalking, insomma) e poi farsi avanti. Non è semplice, mai: ci sono editor ai quali ho scritto per anni senza avere due righe di risposta. Ma insisto.
Come ho iniziato l’ho detto, se poi dopo tutto è più automatico, la risposta è: no. Dopo ventun anni di lavoro, ogni volta bisogna rimettersi in gioco, e andare in giro (virtualmente), mi si passi una citazione del mio amato Manzoni, a fare la questua delle noci. La questua delle noci ( = sapersi vendere, procurarsi nuovi incarichi) è quanto di più alieno ci sia dal mio carattere. Ma si impara. Ci si adatta. O ci si estingue (Darwin).

La scelta del libro da tradurre. Come avviene? Come selezioni il testo che potrebbe essere più adatto per le tue competenze, per i tuoi gusti personali? La conoscenza personale con l’autore è un punto di forza?

Anche questo un po’ l’ho già detto. A volte mi vengono proposti testi che si ritengono adatti alle mie competenze e alle mie capacità, altre volte no. Va bene lo stesso. I testi che propongo io li scelgo in base ai miei gusti (ovvero, devo ritenere che valga la pena tradurli e pubblicarli in Italia), ma anche cercando di proporre il testo giusto all’editore giusto (dopo le indagini di cui sopra). A volte significa leggere, o almeno sfogliare, decine di libri al mese. Conoscere l’autore aiuta, a livello personale sempre, ma adesso ormai mi interessa quasi di più un altro livello, quello “commerciale”. Vale a dire, la conoscenza dell’autore diventa un punto di forza se il suddetto, o la suddetta, ha molta forza contrattuale e voglia di spenderla per te. Questo, in certi casi, ti permette di lavorare non “molto meglio”: di più. Ma sono casi rari.

Come organizzi il tuo lavoro? Programmi una scaletta, dividi il testo rientrando immagino entro una data di consegna concordata? Ti è mai capitato di sforare questi limiti?

Preparo un piano, una scaletta, certo, ma tanto salta sempre tutto. E salta sempre perché il freelance, nei limiti delle umane possibilità, è costretto ad accettare tutto, o quasi, quello che gli viene proposto. Con i compensi che abbiamo, o si fa così o anche il pane con la cipolla tocca mangiarlo un giorno sì e uno no. La A di “adultera” era la lettera scarlatta, il marchio d’infamia di Hester Prynne: per noi è la F di “freelance”. Quasi sempre si lavora non a uno, ma a due, tre, quattro progetti insieme. E ogni tanto bisogna pur dormire. Le date di consegna, di conseguenza, sono sempre un po’ trattabili. Cioè slittano di qualche giorno. O possono farlo. Ma a volte no (e bisogna imparare a riconoscere quelle volte). Se si agisce con correttezza (facendolo presente per tempo, e mostrandosi onesti), c’è un piccolo margine da sfruttare per far quadrare i conti col Tempo (la maiuscola è voluta). Basta non esagerare (lo diceva anche Calvino quando lavorava da Einaudi). Una volta ho esagerato – non per malafede, diciamo per ingenuità (ero poco più che ragazzo) – e sono stato, come meritavo, punito.

Parliamo  della traduzione di I mastini di Dallas di Peter Gent, testo che ti ha segnalato al nostro premio. Un testo molto difficile per molti versi, non solo da un punto di vista tecnico, accompagnato anche da un’aura maledetta, o per lo meno di denuncia dei mali contemporanei dello sport, e della società americana più in generale. Alla sua uscita nel 1973, creò un vero e proprio caso, e fu anche portato sullo schermo nel 1979 da Ted Kotcheff, con Nick Nolte come protagonista. Dopo tutti questi anni solo oggi possiamo leggerne in Italia la versione in italiano. Il football americano è certo uno sport molto più violento e usurante del nostro calcio, ma molti meccanismi possono essere simili. Tutto ciò ha influenzato il tuo lavoro? Quale è stata la parte di più difficile, quella più affascinante?

“North Dallas Forty” è del 1973. Allora, l’esperimento – più o meno sentito, più o meno in buona fede – degli anni Sessanta, l’estate dell’amore, il tentativo di fare prevalere le ragioni della collettività su quelle dell’individuo, non solo era passato: era fallito. Da ora in poi, ognuno per sé. Arricchirsi, “vincere”, superare il tuo vicino, togliergli il posto in squadra, la donna, il futuro. Una cosa mostruosa, violenta, feroce. Scrittori come Hunter S. Thompson l’avevano capito subito: si legga, per esempio, il suo “The Kentucky Derby Is Decadent and Depraved” (1971), e soprattutto se ne guardino le splendide illustrazioni (di Ralph Steadman). Gent, di questo cambiamento epocale, se ne rende conto “quasi” subito, e ne parla usando una squadra di football come metafora della società in generale, ma lo fa benissimo. Nel libro c’è il grottesco e c’è la tragedia (nel senso più alto e classico del termine), nel film soprattutto il grottesco (io preferisco il libro, ma voglio bene a Nick Nolte). Ed è questa tragedia – che è una tragedia anche dell’ipocrisia che sottende molto sport americano; direi, però, soprattutto il baseball (o almeno sembra ipocrisia a noi; basta andare a vedere una partita negli USA e si torna bambini, e si crede perfino alla panzana sul disinteresse dei giocatori per il dio denaro) – la resa di questa tragedia, la vera sfida. Quel sentirsi all’improvviso niente più che un pezzo dell’equipaggiamento della squadra, un oggetto, una cosa, che interessa solo finché produce risultati, e quindi reddito, e si piega a certe logiche – che del resto, almeno per il momento, sono invincibili. A me è interessato questo.

A cosa stai lavorando in questo momento?

Ho appena consegnato un grosso libro, sto iniziando a lavorare a un bel progetto con persone che mi piacciono, cerco di far tradurre (da me) un libro splendido, ritradurre (sempre da me, ovvio: è fuori catalogo da anni, purtroppo e per fortuna) un libro meraviglioso [si noti come non vengono svelati i titoli: è un mondo senza pietà, né fiducia], ma soprattutto è iniziata… la questua delle noci.

Grazie della tua disponibilità, sono sicura che quanto da te detto sarà utile a molti che si avvicinano alla tua professione, magari scoraggiati dalle mille difficoltà. Vedere che qualcuno ha trasformato la sua passione in lavoro è un ottimo punto di partenza.

Grazie a voi. Temo di essere sembrato negativo e pessimista (nell’ambiente, svelo un segreto, qualcuno mi chiama “Mr Sunshine”), ma non è così. Tornassi indietro farei esattamente le stesse cose. Non esiste lavoro più bello. È cruciale, tuttavia, essere consapevoli di quello che ci aspetta. Chi cerca denaro, tempo libero, soddisfazioni di un certo tipo, visibilità, glamour, beh, scelga un altro mestiere. La traduzione è un’amante esigente. Prende più di quello che dà (in senso quantitativo). Non è un maglione che si mette e si toglie, è più una seconda pelle. Non la lasci mai, ti sta sempre addosso. A volte ti sembra di essere solo, e che solo i colleghi possano capirti. Beh, a volte è davvero così. E la domanda del neofita (per dire una stupidaggine) non è “dove ti vedi tra cinque anni”, ma “dove ti vedi tra venticinque”. Per molti (per me lo è stata) la risposta è “sempre qui, sempre così”. Siete pronti? Sì? Allora andrà tutto bene.

:: Liberi di scrivere Award quarta edizione: i vincitori

15 gennaio 2014

Vince la quarta edizione del Liberi di scrivere Award:

uomini inutiliApologia di uomini inutili di Lorenzo Mazzoni – Edizioni La Gru

2°Classificato

200 secondi di Antonia Dininno – Ad est dell’equatore

3° Classificato

Carie di città Nicolas Alejandro Cunial – Edizioni La Gru.

4° Classificato

Casilina Ultima Fermata di Enrico Astolfi – Ponte Sisto.

Menzione speciale per la migliore traduzione

Roberto Serrai

per I mastini di Dallas di Peter Gent – 66th and 2nd.

Classifica generale della votazione: qui

:: Liberidiscrivere Award quarta edizione

1 gennaio 2014

cropped-liberi-scrivere-testa.jpgCari amici, siamo giunti alla quarta edizione del Liberidiscrivere Award, premio che permette di  votare il migliore libro edito nel 2013, italiano o straniero, senza preclusione di generi.

La votazione, a insindacabile giudizio dei lettori di questo blog,  avverrà senza mediazioni, con voto diretto.

In questo post potrete lasciare il titolo del vostro libro prescelto, rigorosamente edito nel 2013, e resta intesa la possibilità di voto anche ai volumi da edicola, agli ebook, agli autoprodotti, ai libri di piccoli editori, anche fumetti e graphic novel. Come l’anno scorso verrà data menzione per il miglior traduttore, scelto considerando il libro straniero più votato.

C’ è tempo di votare fino alla mezzanotte di mercoledì 15 gennaio, il giorno seguente ci saranno i conteggi definitivi, e sabato 18 gennaio avverrà la proclamazione del vincitore.

Dunque iniziate a votare! (Vale un voto solo!) E lasciate un solo commento, mi aiutate così nella verifica dei conteggi. Siate corretti, votate solo libri che avete letto, non votate con account diversi, gli scrittori che hanno scritto questi libri meritano la vostra onestà.

Nota: Esercizi sulla madre di Luigi Romolo Carrino, libro tra l’altro molto bello, è edito nel 2012, a malincuore annullo i voti.

La Morte Mormora di Fabrizio Borgio è edito nel 2012.

Mi fanno notare che La mano del morto di Chiconi è edito nel 2010.

Classifica generale della votazione:

1. Apologia di uomini inutili di Lorenzo Mazzoni, Edizioni La Gru. 488
2. 200 secondi di Antonia Dininno, Ad est dell’ equatore. 171
3. Carie di città Nicolas Alejandro Cunial, Edizioni La Gru. 140
4. Casilina. Ultima fermata di Enrico Astolfi, Ed Ponte Sisto. 106
5. 19 sfumature di peperoncino di Andrea Gamannossi,
Pagliai. 76
6. Il male dentro di Maria Giovanna Luini, Cairo Publishing. 46
7. Il demone sterminatore di Vincent Spasaro, Edizioni Anordest 43
8. Crepe di Luigi Bernardi,  Il Maestrale. 40
8. I mastini di Dallas di Peter Gent, 66th and 2nd. 40
9. Qvimera di Gino Marchitelli 37
10. Il male di Massimiliano Santarossa, Hacca. 28
11. Alice e gli echi del passato di Ambra Pellegrini,
Del Bucchia ed. 24
12. I Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni, Einaudi. 23
13. Buio di Maurizio de Giovanni, Einaudi. 22
14. Termodistruzione di un koala di Mazzoni e Amaducci,
Koi Press. 19
15. Juggernaut di Alan D. Altieri, TEA. 11
16. Zitto e muori di Alain Mabanckou, 66th and 2nd. 12
17. Che casino, Kowalski di  Antonio Chiconi, Koi Press. 9
17. La donna di troppo di Enrico Pandiani, Rizzoli. 9
18. Fine impero di Giuseppe Genna, Minimum Fax. 8
19. Il caso editoriale dell’anno di Roberto Saporito, Ed Anordest. 6
19. La scelta di Lazzaro di Alessandro Bastasi, Meme Publishers. 6
19. Il signore degli orfani di Adam Johnson, Marsilio. 6
20. La porta del paradiso di Alfredo Colitto, Piemme. 4
21. Tango Irregolare di Stefano Medaglia, ed. Edifolini. 3
21. Il paese che amo di Simone Sarasso, Marsilio. 3
22. Gli anni belli di Marco Proietti Mancini, Edizioni della Sera. 2
22. Arnoamaro di Simone Togneri, Fratelli Frilli. 2
22. Come cerchi nell’acqua di William McIlvanney, Feltrinelli. 2
22. La casa di mio padre di Orhan Kemal, Elliot Edizioni. 2
22. L’oceano in fondo al sentiero di Neil Gaiman, Mondadori. 2
23. L’arena dei perdenti di Antonin Varenne, Einaudi. 1
23. Wanted di Lavie Tidhar, Gargoyle Books. 1
23. Le colpe dei padri di Alessandro Perissinotto, Piemme. 1
23. Io sono lo straniero di Giuliano Pasini, Mondadori. 1
23. Terra Ignota – Risveglio di Vanni Santoni, Mondadori. 1
23. Con i tuoi occhi di Lorenza Ghinelli, Newton Compton. 1
23. Cacciatori di frodo di Alessandro Cinquegrani, Miraggi. 1
23. I vivi i morti e gli altri di Claudio Vergnani, Gargoyle. 1

Grazie a Michele Di Marco per la verifica dei conteggi.

Traduttori:

Fabio Montrasi

Lorenzo Vetta e Annabella Campanozzi

Alfredo Colitto

Roberto Serrai

Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco

Carlo Prosperi

:: Un’ intervista con Fabio Gamberini

29 gennaio 2013

the prestigeCiao Fabio, benvenuto su Liberi di Scrivere e grazie per avere accettato questa mia intervista. Menzione speciale per la migliore traduzione alla terza edizione del Liberi di Scrivere Award per la traduzione di The prestige di Christopher Priest,  Miraviglia editore. Dopo tanti scrittori ho l’opportunità di intervistare un traduttore, e inizierei col parlare di te. Sei nato a Bologna nel 1979, sei traduttore di narrativa, fumetti e videogiochi. Vuoi descriverti ai nostri lettori?

Ciao e grazie per l’ospitalità e per la menzione per la mia traduzione di The prestige.
Sono un avido divoratore di tutto ciò che contenga un pizzico di magnifico, siano libri, fumetti, film o serie tv. La traduzione è la mia passione, il mio lavoro e il mio passatempo. Non saprei che altro fare nella vita! Faccio questo mestiere da diversi anni e arrivare a poter tradurre un titolo prestigioso (scusate il gioco di parole!) come il romanzo di Christopher Priest è stata una grande soddisfazione, tanto personale quanto professionale.

Parlando di premi, esistono premi dedicati ai traduttori? Pensi che la vostra qualifica professionale sia giustamente valorizzata?

Che io sappia non esistono premi per traduttori, almeno niente di paragonabile ai più celebri riconoscimenti per scrittori. Scrivere un romanzo o un racconto è certamente più impegnativo che tradurne uno, perché il traduttore non deve compiere il processo creativo: la storia è già sulla pagina, con il suo inizio, sviluppo e finale, efficace o meno che sia. Al traduttore, però, spetta il compito di adattare il testo alla propria lingua e cultura. Pertanto, tradurre certi romanzi può essere molto impegnativo e il traduttore meriterebbe un riconoscimento maggiore, invece tende a restare nell’ombra e a non essere notato dal lettore.
Conosco molti lettori smaliziati che hanno iniziato a fare caso al nome del traduttore solo da quando faccio questo mestiere. Prima, il libro veniva letto senza porsi troppe domande sull’impianto professionale dietro la creazione del volume editoriale. Apprezzo molto quelle edizioni (purtroppo poche) che citano in copertina il nome del traduttore.

Quando hai deciso di diventare traduttore? Come è nata la passione per questo lavoro difficile, oscuro, ma nello stesso tempo bellissimo?

Se dico da sempre suono banale? Eppure è così. Credo che la scintilla sia nata leggendo uno dei primi fumetti Marvel: ho provato subito una grande ammirazione tanto per chi li scriveva quanto per chi mi dava la possibilità di leggerli nella mia lingua.

Ci sono qualità, caratteristiche psicologiche, doti necessarie per intraprendere questa professione?

Una profonda conoscenza della lingua source del testo ma, ancora di più, della lingua target. La prima cosa che insegnano o che si impara all’atto pratico è che è la resa finale quella importante, a costo di stravolgere l’originale. Per questo, condivido appieno il detto: “Traduttore traditore”.
Come doti particolari, è importante una marcata versatilità nell’adattare il proprio stile per riprodurre in modo efficace quello dell’autore, altrimenti si rischia di risultare monocordi, di rendere un italiano corretto ma privo di verve. Ah, e una buona dose di velocità nel tradurre è sempre apprezzata.

Che studi hai fatto? Quali scuole, stage, corsi di specializzazione mirati alla traduzione sono necessari per iniziare questo lavoro? Quali sono le scuole più formative che tu consiglieresti a chi volesse intraprendere questa professione?

Sono laureato in lingue e letterature straniere all’università di Bologna e ho frequentato un master in traduzione letteraria alla Sapienza di Roma. So che esistono numerosi corsi sulla traduzione ma non ne conosco molti direttamente: come in ogni cosa, ce ne saranno alcuni più validi di altri. Quelli che ho frequentato sono stati importanti, ma il “grosso” della formazione è avvenuto sul campo, dove è l’esperienza pratica a insegnare. Purtroppo, in questo settore più che in altri, è richiesta parecchia esperienza fin da subito e non è semplice trovare qualcuno disponibile a insegnarti, a metterti alla prova, ad accettare possibili errori dettati dall’inesperienza, nonostante tutta la buona volontà e il talento che ci puoi mettere.

Ci sono maestri, sulle cui traduzioni hai studiato, che ti hanno insegnato qualcosa? Da chi hai imparato di più?

In ambito di narrativa, sicuramente Roberta Rambelli, le cui traduzioni di fantasy e fantascienza mi hanno accompagnato fin dai tempi dell’adolescenza. Negli ultimi anni sono state preziose le lezioni di Alfredo Colitto, impareggiabile traduttore di thriller. In campo fumettistico, invece, gli albi tradotti da Pier Paolo Ronchetti e da Andrea Plazzi mi hanno insegnato ad affrontare quel tipo di testi, per cui è necessario un approccio diverso, più mirato alla sintesi a causa degli spazi ristretti imposti dai balloon e a un’efficacia “d’impatto”.

Hai tradotto più di venti romanzi per Fanucci, Miraviglia, Multiplayer Edizioni e Panini. Quando un traduttore si sente pronto a mettersi alla prova come contatta le case editrici? Mandando direttamente curricula, iscrivendosi a banche dati di traduttori, o si viene chiamati e scelti direttamente dagli editori ? Chi seleziona i traduttori? Nel tuo caso come è andata all’inizio, immagino che dopo aver iniziato a lavorare tutto sia più automatico o mi sbaglio? Dopo molto incide sulla reputazione maturata e sui lavori svolti.

Inviare curricula è sicuramente un buon modo, anche se nella maggior parte dei casi si ricevono risposte negative o non si riceve risposta alcuna (non per malafede dell’editore, ma perché i candidati che si propongono sono tantissimi). Credo che il segreto sia trovarsi al posto giusto nel momento giusto, proporsi a una casa editrice proprio mentre questa sta lanciando un progetto in linea con il proprio curriculum e per il quale sta cercando nuove risorse.
Per questo, credo sia importante non desistere e inviare regolarmente il proprio CV aggiornato. Nel mio caso, ho cominciato con Fanucci tramite lo stage del master a cui accennavo prima, dopodiché la collaborazione è continuata. Con Panini, invece, abbiamo iniziato con qualche volume saltuario, poi mi è stata affidata una nuova collana di classici e da lì le collaborazioni sono aumentate considerevolmente. In ogni modo, è sicuramente come dici tu: una volta avviata una collaborazione, se soddisfacente per entrambe le parti, è piuttosto normale che prosegua in modo continuativo.

La scelta del libro da tradurre. Come avviene? Come selezioni il testo che potrebbe essere più adatto per le tue competenze, per i tuoi gusti personali? La conoscenza personale con l’autore è un punto di forza?

Solitamente a occuparsi della scelta del libro da tradurre sono gli editor, non i traduttori. A me non è mai capitato di scegliere il libro su cui lavorare. Il committente mi fa una proposta e sta a me accettarla o meno. Naturalmente, di solito tale proposta è basata sul mio bagaglio d’esperienze o sull’attinenza ad altri progetti analoghi già svolti per quel committente. Per esempio, quando la Panini ha lanciato una nuova testata mutante (nello specifico, la bellissima “Wolverine e gli X-Men”), mi è stata affidata perché traducevo già gli altri mensili mutanti.

Come organizzi il tuo lavoro? Programmi una scaletta, dividi il testo rientrando immagino entro una data di consegna concordata? Ti è mai capitato di sforare questi limiti?

Esatto, proprio così. Quando mi viene affidata una traduzione faccio un paio di giorni di “prova”, per calibrare la difficoltà del lavoro ai miei tempi. Dopodiché organizzo una scaletta nella quale assegno un determinato numero di pagine a ciascuno dei giorni che ho a disposizione, cercando sempre di stare largo e poter così gestire eventuali imprevisti o parti di lavoro particolarmente ostiche. Per fortuna, non mi è mai capitato di sforare una deadline.

Raccontaci una tua giornata tipo dedicata alla traduzione.

In realtà non è molto diversa da una normale giornata di lavoro, tranne per il fatto che non devo recarmi sul posto di lavoro e che posso organizzarmi liberamente gli orari. È una bella fortuna!
Cerco comunque di essere regolare nel rispettare la scaletta, in modo da non trovarmi con troppe pagine da tradurre a pochi giorni dalla data di consegna. Amo lavorare alle prime ore del mattino, mentre trovo faticosissimo mettermi al computer dopo cena. Ma ogni traduttore ha i propri ritmi: so di alcuni miei colleghi che lavorano solo di notte, come vampiri!

Vuoi svelarci qualche segreto del mestiere? Come si ricrea lo stile, il ritmo, la parlata magari gergale di un autore? Leggi altri testi tradotti di questo autore, quando ci sono? Ti immedesimi, respiri la sua aria?

Mi fai una domanda molto difficile, nel senso che non esistono regole fisse a cui attenersi.
Ricreare lo stile dell’autore è una sfida sempre nuova, e molto sta nel modo in cui è scritto il romanzo: a volte sembra di non lavorare nemmeno, tanto l’opera di adattamento risulta naturale, mentre altre è più impegnativo. Per quanto possibile cerco sempre di dare brio anche a quelle parti che in originale risultano – a mio parere – meno efficaci. Tutto questo senza mai stravolgere il testo, s’intende, ma tenendo a mente – come dicevo prima – che è il risultato finale a contare, quello che il lettore italiano si trova per le mani.
Quando possibile, leggere altri libri dello stesso autore può essere utile per verificare eventuali deviazioni da uno stile più o meno abituale, così come è consigliabile leggere traduzioni precedenti – se ce ne sono – di quell’autore, in modo da farsi un’idea di come il pubblico italiano è abituato a conoscerlo.

Consegnata una traduzione, viene revisionata dall’editore. Arrivati a questo punto che passaggi sono necessari prima che il testo sia pubblicato?

Sia che si parli di traduzioni di narrativa, di fumetti o di videogiochi, il testo tradotto passa sempre sotto le abili mani (o per meglio dire occhi) di revisori esperti con i quali il traduttore ha spesso un contatto diretto in caso di problemi o di scelte stilistiche da concordare. Superato questo passaggio, il testo viene controllato anche dai correttori di bozze, i quali si occupano di rimuovere i refusi e di controllare nuovamente il testo.

Parliamo  della traduzione di The prestige di Christopher Priest, testo che ti ha segnalato al nostro premio. Quale è stata la parte di più difficile, quella più affascinante?

Conoscevo The Prestige grazie al film di Christopher Nolan, ma non il libro, che ho letto soltanto prima di iniziare la traduzione. Mi sono trovato davanti qualcosa di completamente diverso, a livello di approccio narrativo, benché la storia fosse la medesima. I diari di Rupert Angier e Alfred Borden mi hanno assorbito completamente. La parte più difficile sono state alcune pagine intorno alla metà del libro, nelle quali si “accenna” al segreto di Borden. Sapevo bene di cosa si stava parlando, ma dovevo fare attenzione a sciogliere quei passaggi senza rivelare troppo al lettore.

Collabori con Panini Comics, per cui curi la traduzione delle testate da edicola degli X-Men, degli Avengers e numerosi altri volumi. Fumetti, cinema, narrativa ti appassionano. Che differenza c’è tra tradurre un fumetto e un testo narrativo?

La differenza principale è data dalla ristrettezza degli spazi dei balloon. In un romanzo, un riferimento culturale o un gioco di parole possono essere sciolti o spiegati prendendosi la libertà di spendere qualche parola, a volte inserendo anche una battuta in più, mentre in un fumetto bisogna necessariamente essere concisi. È lo stesso problema che devono affrontare i traduttori per il cinema e per la tv, per intenderci. Nel loro caso il limite è la durata del labiale, nel mio la capienza dei balloon (a volte davvero minima!). Al tempo stesso, però, la traduzione di un fumetto è facilitata dalla presenza dei disegni, che forniscono contesto e spesso sono utili per sciogliere espressioni o riferimenti ostici. Personalmente, poi, mi sento più a mio agio nel tradurre i dialoghi, anche nei romanzi, e data la loro presenza massiccia all’interno dei fumetti, questa mia propensione si sposa bene con il genere dei comics.

A cosa stai lavorando in questo momento?

Traduco i quattro mensili dedicati agli X-Men e a tutti i gruppi di contorno (Nuovi Mutanti, X-Factor e molti altri), e il mensile dedicato agli Avengers. Sto traducendo anche importanti novità per i lettori di comics Marvel in vista dell’evento Marvel NOW!, ma non mi è concesso svelare nulla! Oltre a questi, sono al lavoro su interessanti volumi Marvel e Image, tanto per appassionati di fumetto quanto per chi non ha familiarità con il genere.

Grazie della tua disponibilità, sono sicura che quanto da te detto sarà utile a molti che si avvicinano alla tua professione, magari scoraggiati dalle mille difficoltà. Vedere che qualcuno ha trasformato la sua passione in lavoro è un ottimo punto di partenza.

Grazie a voi della menzione sul blog e dell’intervista. Un saluto a tutti!

:: Liberi di Scrivere Award terza edizione – I vincitori

16 gennaio 2013

occhi-violaFabio Mundadori è nato a Bologna nel 1966, ma oggi vive a Latina.
Scrive da molti anni di fantascienza, horror e giallo, dando prova di amare la contaminazione tra generi.  Il suo primo racconto “Eroi” viene premiato nel 2006 a Fondi (premio Ieri Oggi Domani) e nello stesso anno inizia la collaborazione con “I narratori di Puerto Eden”.
Nel 2008 vince la seconda edizione del premio “Giallolatino” con il racconto “Notti di Luna Iena”.
Dal 2009  fa parte del gruppo letterario pontino “I duri della Palude” con il quale ha pubblicato nel 2011 il racconto breve “La Tigre: il ritorno” uscito nell’istant-book celebrativo dedicato a Salgari “I Duri di Mompracem”.
Nel 2010 pubblica “Il faro” nell’antologia “Virtù e Peccato” (Arpanet) mentre  il racconto “Bassa marea”, arrivato finalista al premio letterario “Garfagnana in giallo”, viene pubblicato all’interno di “Antologia Criminale 2010”(Prospettiva Editrice).
Con “Vivi da Uomo” ha partecipato all’iniziativa benefica “365 storie cattive” (Il mio libro) a sostegno di A.I.S.E.A. onlus.
A ottobre 2010 ha esordito in libreria con l’antologia personale “Io sono Dorian Dum” (EGO Edizioni) introdotto dalle prefazioni di Biagio Proietti e Andrea Carlo Cappi.
Nel Novembre 2011 con il racconto “FB” vince la terza edizione di “Garfagnana in giallo”.
Sul web magazine www.duridellapalude.com, cura “Ai confini della realtà” e “Zona Negativa”, rubriche dedicate rispettivamente ai fumetto e fantascienza noir l’una e attualità l’altra.
Il suo sito personale è www.fabiomundadori.it.
Esce nel 2012 il suo nuovo romanzo “Occhi viola”, un thriller dai risvolti horror ambientato nella campagna emiliana. [bio tratta da Thrillerpages]

roma per sempreMarco Proietti Mancini, romano del 1961. Vive dello stipendio in una multinazionale dell’informatica e si diverte, da sempre, scrivendo di tutto. A scrivere professionalmente ha iniziato tardi, nel 2009, con la pubblicazione del suo primo romanzo “Da parte di Padre” ora fuori distribuzione e in  attesa di nuova pubblicazione nel 2014.
Collabora con riviste, siti e blog, scrive racconti, articoli, poesie, recensioni letterarie, prefazioni e postfazioni, ha scritto anche l’atto unico teatrale “In morte dell’uomo Cesare”.
A settembre 2012 è uscita la raccolta “Roma per sempre” (Edizioni della sera). A ottobre 2012 il libro fotografico “Roma, Caput mundi?”  un volume a tiratura limitata e distribuzione privata pubblicato per beneficienza, di cui ha curato i testi. A novembre 2012 è uscita l’antologia “Cronache della fine del mondo” (Historica Edizioni), raccolta di racconti di autori vari ispirati al tema della profezia Maya sulla fine del mondo il 21 dicembre 2012. All’interno dell’antologia è presente il suo racconto “Ogni venerdì”.
Molte le attività già definite per il 2013. A gennaio la pubblicazione della seconda edizione di “Roma per sempre” con molti inediti aggiunti. Ai primi di marzo la pubblicazione di una seconda antologia per un progetto misterioso con un editore molto importante e alla fine dello stesso mese la pubblicazione del suo secondo romanzo con Edizioni della Sera.
A fine maggio farà parte della giuria di un concorso letterario bandito in occasione di una manifestazione libraria a Subiaco, paese di origine della sua famiglia.
Nel frattempo è terminata la stesura di un nuovo romanzo, in attesa di pubblicazione, ed è in corso la stesura di un altro ancora. In mezzo a tutta questa frenesia letteraria continua a campare del lavoro e dello stipendio della multinazionale, provando a mettere un po’ di fantasia anche nel mondo del business.
Attualmente non ha un sito, rimando alla sua pagina di Facebook. e a questa su Liberarti
Rassegna stampa.

rose-di-axumGiorgio Ballario è nato a Torino nel 1964. Giornalista, ha lavorato per l’agenzia di stampa Agi, è stato corrispondente per svariati quotidiani nazionali (Il Messaggero, Il Giorno, L’Indipendente) e redattore del settimanale Il Borghese. Dal 1999 lavora a La Stampa, dove si è occupato di cronaca nera e giudiziaria.
Nel giugno del 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, Morire è un attimo (Edizioni Angolo Manzoni) che ha ottenuto un lusinghiero successo di critica e pubblico ed è stato ristampato a dicembre dello stesso anno. Morire è un attimo ha anche partecipato ad alcuni premi letterari del genere giallo-noir (Premio Scerbanenco, Premio Azzeccagarbugli, Premio Acqui Storia sezione romanzo storico). Nel settembre 2010 ha vinto il Premio Archè Anguillara Sabazia Città d’Arte per la narrativa edita.
Nel gennaio 2009 ha pubblicato il racconto My Generation sulla rivista online www.thrillermagazine.it, nella sezione “Libri gialli, anni di piombo”, dedicata al periodo della violenza politica degli Anni Settanta e Ottanta. Il racconto è poi uscito nell’antologia Crimini di piombo, pubblicata da Laurum Editore nell’autunno dello stesso anno.
Nell’ottobre 2009 è uscito il secondo romanzo del ciclo “coloniale” del maggiore Morosini, Una donna di troppo, sempre pubblicato dalle Edizioni Angolo Manzoni. Il volume è stato selezionato tra i cinque finalisti del Premio Acqui Storia 2010, sezione romanzo storico, vinto poi da Antonio Pennacchi con Canale Mussolini.
Nel novembre 2010, ancora una volta per i tipi delle Edizioni Angolo Manzoni, è uscito Il volo della cicala, nuovo romanzo noir, questa volta di ambientazione contemporanea, in cui fa la sua comparsa il detective italo-argentino Hector Perazzo.
Ha partecipato con un racconto (Il Natale del colonnello, ambientato nel sud del Brasile all’epoca della guerriglia alla quale prese parte Giuseppe Garibaldi) all’antologia di racconti ucronici Altri Risorgimenti, curata da Gianfranco de Turris e uscita a fine maggio del 2011 per le Edizioni Bietti.
Nel marzo del 2012 è uscito il terzo romanzo del “ciclo coloniale”, Le rose di Axum, pubblicato da Hobby&Work Publishing.
Il racconto Il rigore più lungo del rigore più lungo del mondo, scritto per i quindici anni della morte dello scrittore argentino Osvaldo Soriano, è stato pubblicato nel numero di luglio di “E”, il mensile di Emergency diretto da Gianni Mura.
Il suo sito: http://www.giorgioballario.it/
Rassegna stampa

Fabio Gamberini – bolognese, classe 1979. Laureato in lingue straniere a Bologna, è traduttore di narrativa, fumetti e videogiochi. Ha tradotto più di venti romanzi per Fanucci, Miraviglia, Multiplayer Edizioni e Panini. In ambito videoludico, ha partecipato a importanti progetti come Dragon Age e Mass Effect. Vive a Modena e collabora con Panini Comics, per cui cura la traduzione delle testate da edicola degli X-Men, degli Avengers e numerosi altri volumi. Patito di fumetti, narrativa, cinema e tutto quanto di bizzarro esista a questo mondo.

:: Liberidiscrivere Award terza edizione – Le votazioni

31 dicembre 2012

Giunto alla terza edizione il Liberi di Scrivere Award permette di  votare il migliore libro edito nel 2012.

C’ è tempo di votare fino alla mezzanotte di martedì 15 gennaio, scegliendo tra i libri candidati.

Vale solo un voto per lettore.

Menzione speciale per la migliore traduzione.

Dunque iniziate a votare lasciando un commento a questo post!

Prego i lettori di lasciare un solo commento con il voto, mi serve come verifica per il conteggio dei risultati. Grazie a tutti.

I candidati:

  • Io, Anna di Elsa Lewin (Corbaccio, 2012) Traduzione di Valeria Galassi VOTI 1
  • Pessime scuse per un massacro di Enrico Pandiani (Rizzoli, 2012) VOTI 2
  • Le rose di Axum di Giorgio Ballario (Hobby&Work, 2012) VOTI 123
  • Nero Criminale – Stefano Di Marino (Edizioni della Sera, 2012) VOTI 3
  • Roma per sempre di Marco Proietti Mancini (Edizioni della Sera, 2012) VOTI 159
  • Dieci piccoli indiani di Agatha Christie (Mondadori, 2012) Traduzione di Beata della Frattina
  • Stoner – John E. Williams (Fazi, 2012) Traduzione di Stefano Tummolini VOTI 1
  • Qualcosa di più dell’amore– Orlando Figes (Neri Pozza, 2012) Traduzione di Serena Prina
  • I falò dell’autunno– Irené Nèmirovsky (Adelphi, 2012) Traduzione di Laura Frausin Guarino
  • La stretta del lupo di Francesca Battistella (Scrittura & Scritture, 2012) VOTI 19
  • La puntualità del destino di Patrick Fogli (Piemme, 2012)
  • Alle radici del male  di Roberto Costantini (Marsilio, 2012) VOTI 14
  • Occhi viola di Fabio Mundadori (Ego edizioni, 2012) VOTI 164
  • Sherlock Holmes e la morte del Cardinale Tosca, di Luca Martinelli (UR Edizioni, 2012) VOTI 64
  • Chiunque io sia, di Biagio Proietti (Hobby&Work, 2012) VOTI 1
  • I Boschi dell’Odio, di Sara Bovolenta (Foschi, 2012) VOTI 24
  • Angel Heart di William Hjortsberg (Tre Editori, 2012) Traduzione di Anna Cascone
  • Più alto del mare – Francesca Melandri (Rizzoli, 2012)
  • Fai bei sogni – Massimo Gramellini (Longanesi, 2012) VOTI 3
  • Tre settimane a dicembre – di Audrey Schulman (EO, 2012) Traduzione di Nello Giugliano VOTI 1
  • Amnesia, Jean Christophe Grangé, (Garzanti, 2012) Traduzione di Doriana Comerlati
  • L’avvoltoio di Tom Franklin, (Piemme, 2012) Traduzione di Sebastiano Pezzani
  • La notte alle mie spalle, Giampaolo Simi, ( E/O, 2012) VOTI 39
  • Il prossimo sarai tu,  Gregg Hurwitz, (Giunti, 2012) Traduzione di Mauro Boncompagni e Luca Conti
  • Respiro corto, Massimo Carlotto, (Einaudi, 2012)
  • Il metodo del coccodrillo, Maurizio de Giovanni, (Mondadori, 2012) VOTI 6
  • The prestige – Christopher Priest  – (Miraviglia ed., 2012) Traduzione di Fabio Gamberini VOTI 25
  • Uccidere il padre – Amélie Nothonb ( Voland ed., 2012) Traduzione di Monica Capuani
  • Il circo della notte – di Erin Morgenstern – (Rizzoli, 2012) Traduzione di Marinella Magrì