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:: Recensione di La svolta di Michael Connelly (Piemme, 2012) a cura di Giulietta Iannone

9 febbraio 2013

la svoltaLa svolta (The Reversal, 2010) di Michael Connelly, tradotto da Stefano Tettamanti e Giuliana Traverso ed edito da Piemme, è il terzo romanzo della serie Heller, dopo Avvocato di difesa (The Lincoln Lawyer, 2005) e La lista (The Brass Verdict, 2008), questa volta con la partecipazione anche di Harry Bosch e Rachel Walling in ruoli un po’ defilati ma essenziali per la risoluzione del caso. Con il personaggio di Mickey Haller lo scrittore di Filadelfia ha fatto ufficialmente il suo ingresso nel legal thriller, privilegiando una prospettiva anche critica nei riguardi del sistema legale americano, e del suo stretto legame con la strumentalizzazione dei mass media per influenzare l’opinione pubblica e di riflesso anche la giustizia, e questa senz’altro a mio avviso è la caratteristica più interessante di questa serie. La svolta è un legal thriller puro, la maggior parte dell’azione è svolta in tribunale, nell’ufficio del giudice, o nella preparazione del processo; chi ha amato Presunto innocente di Scott Turow, Anatomia di un omicidio di Robert Traver o i romanzi di John Grisham sicuramente troverà questa lettura interessante, ma se gli interrogatori e i controinterrogatori vi annoiano, il mio consiglio è che leggiate le serie più d’azione con protagonista Bosch o Jack McEvoy. Essenzialmente ne La svolta abbiamo a che fare con un cold case, – termine abbastanza conosciuto anche grazie una serie televisiva di successo- ovvero uno di quei casi non risolti che anche a distanza di molti anni possono venire dissepolti se per esempio si trovano nuove prove, anche grazie alle sempre più moderne tecniche di laboratorio. Ed è così che accade questa volta: l’analisi del DNA condotto sulle vesti della vittima sembra porre dubbi sulla colpevolezza di Jason Jessup, che già da più di vent’anni è in carcere accusato dell’omicidio di Melissa Landy, una ragazzina di 12 anni. Grazie anche all’intervento di un’associazione di legali conosciuta come Genetic Justice Progject e l’ostinazione di Jessup, sempre impegnato nella sua cella a compilare ricorsi, istanze, denunce, la Corte Suprema dello stato revoca la condanna, il caso viene riaperto e si inizia un nuovo processo che se stabilisse l’innocenza  di Jessup implicherebbe un clamoroso danno di immagine per l’intero dipartimento della polizia di Los Angeles, il sistema giudiziario e finanche la necessità di sborsare un ingente risarcimento di milioni di dollari che la città e la contea dovrebbero corrispondergli per ingiusta detenzione. Proprio a causa di queste ripercussioni, anche politiche, e della delicatezza della situazione, dovuta anche al grande clamore mediatico, il procuratore della contea di Los Angeles, Gabriel Williams, decide di affidare l’accusa ad un pubblico ministero esterno al suo ufficio e chi meglio di Mickey Haller è la persona giusta per questo incarico? Heller, fermamente convinto della colpevolezza di Jessup, accetta di fare da pubblico ministero, lui da sempre avvocato della difesa, e chiama accanto a sé la ex moglie Maggie McPherson come vice-procuratore e il fratellastro Harry Bosch nel ruolo di detective. Da questo momento in poi Heller si occupa della preparazione del processo e dell’impegnativo scontro con l’avvocato difensore Clyve Royce, abile manovratore dell’opinione pubblica e dei media, e Bosch delle indagini sul campo. Jessup viene rilasciato e proprio il suo pedinamento porta Bosh a sospettare che ci sia sotto qualcosa di non risolto e l’intervento risolutivo Rachel Walling profiler dell’FBI chiarirà a tutti gli errori commessi nel primo processo e la minaccia che Jessup rappresenta anche per Bosch e Heller stessi. Solitamente in questo tipo di legal thriller il dubbio sulla colpevolezza del presunto colpevole viene giocato in modo più ricco di suspense, Connelly no, sceglie un approccio molto meno ad effetto: sia Heller, che Maggie, che soprattutto Bosch sono certi della sua colpevolezza e si adoperano per assicurarlo alla giustizia. Questa scelta rende le sfumature thriller molto meno marcate a favore invece di un’analisi più accurata del sistema legale in sé. Si trattano temi come la pena di morte, il dolore dei parenti delle vittime le cui ripercussioni possono condizionare le intere loro vite, ( bellissimo a mio avviso il personaggio di Sarah Ann Gleason), gli scrupoli morali degli avvocati, in lotta tra cinismo ed etica, i rapporti tra media e giustizia, il rischio che errori giudiziari possano rovinare la vita di innocenti. Connelly resta uno scrittore notevole, per stile e struttura narrativa, autore di alcuni dei più bei thriller che abbia mai letto; se paragono i primi a questi più recenti noto una diversa prospettiva di analisi, come Connelly stesso ammise ad una presentazione a cui partecipai. Connelly è cambiato e così lo sono i suoi libri e i suoi personaggi. Da lettrice vorrei più spazio per Jack McEvoy, ma nonostante questo Bosch resta un personaggio che amo ritrovare di libro in libro, invecchiato, amareggiato, sempre più desideroso di fare bene il padre. Le sue priorità sono cambiate proprio come per Connelly, presumo.

:: Recensione di La lista di Michael Connelly a cura di Giulietta Iannone

2 gennaio 2011

La lista di Michael ConnellyDiciamolo subito La lista (The Brass Verdict) edito da Piemme non è una nuova avventura del detective della polizia di Los Angeles, Hieronymus ‘Harry’ Bosch, personaggio fondamentale della produzione letteraria di Michael Connelly. Bosch compare sì, più che altro per una sorta di passaggio di testimone verso il vero protagonista l’avvocato difensore Mickey Haller, entrato in scena per la prima volta nel precedente romanzo Avvocato di difesa (The Lincoln Lawyer) e destinato ad occupare un posto di rilievo nella futura produzione di Connelly. Lo so questo lascerà l’amaro in bocca a molti, ma se si supererà la delusione iniziale Connelly è sempre Connelly e il passaggio tra un police procedural e un legal thriller non è poi così drammatico.
Mickey Haller in fondo è simpatico e in un certo senso si resta in famiglia. A causa degli avvenimenti del romanzo precedente Haller ha passato un anno piuttosto movimentato impegnato a guarire da una brutta ferita dopo essersi preso una pallottola e soprattutto costretto a cercare di uscire da una seria dipendenza da antidolorifici.
Poi la svolta.
Ad Hollywood il suo vecchio amico e avvocato di grido Jerry Vincent viene ucciso e Haller eredita la sua nutrita clientela tra cui la difesa di un pezzo grosso di Hollywood, Walter Elliot, accusato di aver ucciso la moglie e il di lei amante.
Mentre Haller si prepara all’importante difesa il LAPD detective Harry Bosch viene incaricato di indagare sull’omicidio di Jerry Vincent e scopre che forse proprio Haller sarà la prossima vittima del killer.
L’incontro tra Bosch e Haller non è dei più felici, ma non c’è scelta se vogliono risolvere il caso e salvare la pelle non hanno scelta e devono collaborare così Haller seppur riluttante accetta di fare da esca.
Tra colpi di scena ben calibrati e legami famigliari non risolti Haller riuscirà a risolvere il caso e a dimostrare che è ancora ben lontano da gettare la spugna. Il paragone tra Harry Bosch e Mickey Haller è inevitabile ma è anche inevitabile che lo stile di Connelly sia cambiato negli anni in una sua recente intervista ha ammesso che la sua condizione di genitore gli impedirebbe di creare la suspance e la tensione presente nei suoi romanzi iniziali che seppure non ostentavano violenza gratuita la evocavano rendendola ancora più destabilizzante per il lettore.
Ora Connelly è in un certo senso maturato, qualcuno direbbe invecchiato, e il personaggio di Haller ben caratterizza questi cambiamenti di prospettiva. Da fan di Connelly trovo che il suo modo di scrivere sia sempre magistrale anche se diverso. Probabilmente Il Poeta resterà sempre il mio suo romanzo preferito ma da lettrice anche di legal thriller non sono rimasta delusa. E’ quasi certo che Connelly si appresti a mandare Bosch in pensione ma spero che lo faccia con un libro ad hoc in cui rimanga ancora indiscusso protagonista.

La lista Michael Connelly, Piemme, 2010, 419 pagine, rilegato, Traduzione di Stefano Tettamanti e Giuliana Traverso.