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:: Scompartimento N° 6, Rosa Liksom (Iperborea, 2014) a cura di Giulietta Iannone

13 giugno 2014

scompartimento 6Si allontana l’Unione Sovietica, una terra stanca, sporca, e il treno s’immerge nella natura, avanza pulsando attraverso un paese sabbioso, deserto. Tutto è in movimento: la neve, l’acqua, l’aria, gli alberi, le nubi, il vento, le città, i villaggi, gli uomini, i pensieri.
La ragazza si chiedeva come facesse ad amare quel paese bizzarro, il suo popolo umile, anarchico, ubbidiente, ribelle, indifferente a tutto, inventivo, sofferente, fatalista, fiero, saccente, astioso, triste, allegro, disperato, soddisfatto, rassegnato, affettuoso, perseverante, e che si accontenta di poco. Possibile che amasse entrambi, Mitka e Irina? Un ragazzo e sua madre.

Un viaggio, un lunghissimo viaggio aspetta i nostri protagonisti, un uomo e una ragazza, (metalmeccanico e operaio edile lui, Vadim, studentessa lei) partiti dalla stazione di Mosca e diretti a Ulan Bator, in Mongolia. Un viaggio che ha il sapore dell’intimità violata, della costrizione a dividere, tra sconosciuti, uno spazio ristretto, quasi claustrofobico, uno scompartimento sul treno della Trasiberiana. I compagni di viaggio non si scelgono, ti capitano, così deve pensare la ragazza, forse rassegnata con un misto di accettazione e orientale fatalismo, mentre lui mangia sottaceti, beve vodka, suda, straparla cercando si sedurla con approcci sessuali quantomeno grotteschi.

Tirò fuori di tasca un coltello col manico nero, tolse la sicura e premette il pulsante. Si sentì un clic metallico e la lama uscì con uno scatto secco. L’uomo posò delicatamente il coltello sul tavolo e prese dalla borsa un grosso pezzo di formaggio Rossijski, un’ intera pagnotta di segale, una bottiglia di kefir e un vasetto di panna acida. Per finire, sfilò dalla tasca laterale della borsa un sacchetto di cetrioli che perdeva salamoia, e cominciò a rimpinzarsi di pane con una mano e di cetrioli con l’altra.

Ingombrante, dagli appetiti pantagruelici, carnale, detentore di una fisicità fastidiosa, (ci vedrei bene un Depardieu se facessero una trasposizione cinematografica) il russo si scontra con la giovane finlandese, (lui logorroico, lei taciturna) mentre il paesaggio fuori dal finestrino muta e ci presenta gli sconfinati paesaggi della vecchia Unione Sovietica degli anni ‘80, vertiginosamente in bilico tra assoluta bellezza e degradazione, e proprio per questo affascinanti e ricchi di quel pathos, che rendono la Russia un paese assolutamente irresistibile per una finlandese (anche l’autrice lo è) e per il lettore.
Tra richiami letterari (numerosissimi, a partire dal titolo checoviano) e uno stile limpido e ipnotico Rosa Liksom ci regala un romanzo luminoso e al contempo complesso, strutturato su una serie di canti e controcanti, scardinando certezze, giocando con la nostalgia. Comunque Scompartimento n. 6 (Hytti nro 6, 2011) edito da Iperborea e tradotto da Delfina Sessa (autrice anche della postfazione) e scritto con una sorta di ostinata immedesimazione da una Rosa Liksom in gran spolvero, è e resta un libro duro, quasi feroce. Non aspettatevi un’ elegia, infarcita di retorica e aulica agiografia, (di solito la nostalgia trasfigura il passato snaturandolo, e l’autrice non cade in questa trappola), anzi, l’estremo realismo che caratterizza il romanzo in alcuni punti può risultare persino molesto, pur tuttavia si accompagna ad una sorta di ruvida poesia, capace di commuovere con ostinata tenerezza, la tenerezza di lei quando pensa all’antico (e sfortunato) amore moscovita.
La dissoluzione dell’elefantiaco impero sovietico è imminente e Vadim percepisce questa crisi incarnandola, con rabbia, con speranza. Quale futuro attende la Russia? sembra domandarsi intrecciando i destini di questo paese con il suo percorso personale, con la guerra in Afghanistan, quasi un rantolo di colonialismo in salsa socialista, o meglio una sua (forse inevitabile) degenerazione.
Ma lo spirito russo, quasi avvolto da una sua epicità, sembra accomunare popoli ed etnie, di un paese che va dall’Europa all’Asia, e che tanto magnetismo esercita sui popoli nordici a cui appartiene l’autrice anch’essa studentessa a Mosca negli anni ’80, anch’essa passeggera di quel treno il cui viaggio è descritto in questo libro. Molto di sé quindi trasfonde nel personaggio della ragazza, molta della sua esperienza, delle sue sensazioni, del suo stupore. (Anche se questa è la “sua” Unione Sovietica come argomenta la Sessa). E questo sapore autentico traspare nelle pagine e ci accompagna nel viaggio, nel tempo e nello spazio, svolto da noi lettori senza muoverci da casa nostra. Se volete leggere un’intervista all’autrice abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lei, qui trovate il link.

Rosa Liksom, nata a Ylävaara nel 1958, è una delle più famose scrittrici e artiste finlandesi, tradotta in 17 paesi. Apprezzata fin dagli esordi da critica e pubblico, ha debuttato nel 1985 con una raccolta di racconti ottenendo il premio J.H. Erkko. Dopo gli studi di antropologia a Helsinki e a Copenaghen, si è dedicata alle scienze sociali all’Università di Mosca, e da quel momento il mondo russo è entrato a far parte dei suoi romanzi, come Stazione spaziale Gagarin (1987) e Go Mosca Go (1988). Con Scompartimento n.6  ha vinto il Premio Finlandia 2011, il più prestigioso riconoscimento letterario finlandese, ed è candidata al Premio del Consiglio Nordico 2013 e al Prix Médicis 2013.

:: Un’ intervista con Rosa Liksom, autrice di Scompartimento n° 6 a cura di Giulietta Iannone

24 marzo 2014

scompartimento 6Benvenuta Rosa, e grazie di aver concesso a Liberi di Scrivere questa intervista. Raccontaci qualcosa di te. Chi è Rosa Liksom? Punti di forza e di debolezza.

Sono nata in Lapponia, regione a nord della Finlandia proprio vicino al confine svedese, nella zona di lingua Meän. I miei genitori erano agricoltori e allevatori di renne. Ho 4 fratelli e una sorella. A 17 anni mi sono trasferita a Helsinki. Ho fatto vari lavori e studiato antropologia all’università. Ho trascorso la mia giovinezza (occupando edifici) e vivendo in squat e comuni in tutta Europa. Ho vissuto e lavorato come barista per quattro anni a Christiania, un quartiere di Copenhagen, e ho trascorso molte estati a Parigi lavando i piatti in un ristorante. Ho anche vissuto e lavorato in una fishfactory sia nella Norvegia settentrionale, che in Islanda, e ho studiato a Mosca durante l’era di Breznev. Ho scritto i miei primi tre libri a Christiania dove lavoravo in una panetteria e davo una mano in un negozio locale. Mi sono trasferita di nuovo a Helsinki, in Finlandia nel 1987. Oltre a scrivere libri, sono anche un’ artista e ho fatto numerose mostre in Europa e ho girato cortometraggi dal 1985. Ho fatto libri a fumetti, un libro da colorare e libri per bambini. Sto anche progettando una linea di prodotti per bambini chiamata ECo HeloU per il negozio Kiasma (nel Museo di arte moderna di Helsinki). La scrittura e la creazione di tutti i tipi di arte sono un modo di vita per me. Faccio tutto questo perché (semplicemente ) mi piace così tanto (enormemente).
La mia forza è che amo il mio lavoro di scrittrice e di artista. Sono una persona molto laboriosa e non ho problemi a portare avanti molti progetti allo stesso tempo. Sono una buona organizzatrice. La mia debolezza è che mi piace dormire e quando gli altri vanno ai party, io vado a dormire.

Cosa ti ha spinto a diventare una scrittrice? Che cosa ti ha fatto decidere di iniziare a scrivere narrativa?

Non scrivo libri commerciali, scrivo libri belli e di facile lettura. Scelsi di scrivere in Christiania, Danimarca, forse perché l’atmosfera era molto creativa. Tutti avevano a che fare con l’arte, il teatro, la scrittura, le riviste alternative. Era il tempo del Punkrock ed anche io ero una punk. Facevamo di tutto, suonavamo musica, facevamo spettacoli, happening …

Quali sono le qualità tipiche di un buon scrittore?

La cosa più importante è essere in grado di lavorare per lunghi periodi da solo, poiché uno scrittore passa molto tempo da solo. E’ anche un bene avere buona memoria e occhi acuti. Uno scrittore poi deve essere curioso della vita ed è importante che abbia qualcosa da dire.

IMG_8970Sei una scrittrice acclamata dalla critica. Hai ricevuto anche recensioni negative?

Sì, certo, ma così va il mondo. A qualcuno piace un libro, ad altri quel libro… così io da scrittrice tendo a meravigliarmi di cosa i critici letterari dicono dei miei libri. Molte volte leggo quei critici che possono vedere le cose che io come scrittore non riesco a vedere. A volte ho imparato molto dalla lettura critica dei miei libri. La cosa principale è questa: lo scrittore scrive libri e il critico letterario li analizza.

Compartment number 6 (Titolo originale: Hytti nro 6), è ora edito in Italia da Iperborea Editore con il titolo Scompartimento n ° 6 . Cosa ti ha spinto a scriverlo? Qual è stato il punto di partenza nel processo di scrittura?

Ho fatto questo viaggio dalla Siberia alla Mongolia nel 1986. Il vero viaggio è stato il punto di partenza di questa storia.

Mosca, anni 80, due sconosciuti, una studentessa finlandese timida e taciturna e un rude e violento russo, condividono lo stesso scompartimento. I capitoli di apertura presentano i protagonisti . Potresti dire ai lettori cosa succede?

Per raccontare questa storia ho provato a immaginare cosa accade quando due persone totalmente estranee sono messe in una cabina ferroviaria per due settimane, senza che possano scappare. Quindi questa storia è anche un esperimento di come la vita comune si svolge in una cabina. Che tipo di processi si verificano e come questi processi si sviluppano …

Quale è la tua scena preferita in Scompartimento n° 6 ?

Amo la natura siberiana e tutte quelle scene dove descrivo la natura, gli animali, l’architettura e le cose che la Siberia mi ispira. Mi piacciono anche le scene liriche del libro.

Quale è stato il personaggio più difficile da raccontare e perché? Il più semplice e perché?

La cosa più difficile era trovare le parole adatte da far pronunciare al personaggio maschile. Voglio dire, quando un lettore finisce di leggere il libro, sia una lei o un lui, deve capire che l’uomo sta veramente parlando della Russia. Comunque mi è veramente piaciuto scrivere questa storia, ciò che l’uomo dice alla ragazza in treno. Sono storie di russi, storie folli, di persone che vivono in campagna. E mi è anche piaciuto descrivere il personaggio di Arisa. Forse era la cosa più difficile da creare è stata proprio il personaggio della ragazza finlandese, che viveva e studiava a Mosca proprio come ho fatto io, ma lei non era me.

Quali sono i tuoi scrittori preferiti?

La mia scrittrice preferita è Hertha Muller, è nata a Romania, ma adesso vive in Germania. Mi piace anche molto l’americana Annie Prouloux.

Cosa stai leggendo in questo momento?

Ho letto un sacco di libri di saggistica. Amo la storia e la sociologia.

Ti piace fare tour promozionali?

Mi piace viaggiare.

Verrai in Italia di nuovo per presentare i tuoi romanzi?

Certamente. Questo è il mio terzo libro tradotto da Delfina Sessa e pubblicato in Italia . Ho fatto in precedenza due tournee letterarie in Italia. Il pubblico italiano è fantastico. Ho ricordi particolarmente affettuosi di Sorrento, dove sono stata due anni fa. Napoli e Firenze sono anche città fantastiche, e naturalmente Roma.

Infine, l’ inevitabile domanda: a cosa stai lavorando ora?

Sto scrivendo un nuovo romanzo.