Esce l’ ̶1̶1̶ ̶l̶u̶g̶l̶i̶o̶.
Dato il grande numero di prenotazioni Einaudi anticipa al 5 luglio.
Intervista all’autore sul libro qui.
Il Natale è appena trascorso e la città si prepara al Capodanno quando, sul palcoscenico di un teatro di varietà, il grande attore Michelangelo Gelmi esplode un colpo di pistola contro la giovane moglie, Fedora Marra. Non ci sarebbe nulla di strano, la cosa si ripete tutte le sere, ogni volta che i due recitano nella canzone sceneggiata: solo che dentro il caricatore, quel 28 dicembre, tra i proiettili a salve ce n’è uno vero. Gelmi giura la propria innocenza, ma in pochi gli credono. La carriera dell’uomo, già in là con gli anni, è in declino e dipende ormai dal sodalizio con Fedora, stella al culmine del suo splendore. Lei, però, cosí dice chi la conosceva, si era innamorata di un altro e forse stava per lasciarlo. Da come si sono svolti i fatti, il caso sembrerebbe già risolto, eppure Ricciardi è perplesso. Mentre il fedele Maione aiuta il dottor Modo in una questione privata, il commissario, la cui vita sentimentale pare arrivata a una svolta decisiva, riuscirà con pazienza a riannodare i fili della vicenda. Un mistero che la nebbia improvvisa calata sulla città rende ancora piú oscuro, e che riserverà un ultimo, drammatico colpo di coda.
Rondini d’inverno. Sipario per il commissario Ricciardi, decimo romanzo della serie del commissario Ricciardi, edito da poche settimane da Einaudi, è un romanzo che attendevo da un po’. Fosse per me de Giovanni dovrebbe stare agli arresti domiciliari nel suo studio (diamogli qualche caffè di inverno e qualche bevanda fresca d’estate), sempre e solo a costruire storie di questo personaggio. E dei suoi figli, e dei suoi nipoti.
Naturalmente lo farei sposare con Enrica, lo farei guarire dal fatto, e magari emigrare in Argentina, per salvarlo dalla Seconda Guerra Mondiale, dal fascismo, dalla follia che attraverserà l’Europa. Lo metterei insomma al riparo dal male. Magari, sì la nostalgia di Napoli lo colpirebbe, magari alla sera, al suono di una canzone, nel sentire un suo conterraneo parlare napoletano dall’altro lato della strada, anche lì oltremare, nelle terre del Sud America.
Sì, mi rendo conto che queste scelte non spettano a me, non sono io l’autore, e probabilmente non le saprei scrivere storie come queste. Sì a volte i lettori esagerano, vorrebbero interferire con il processo creativo, addirittura decidere trame e numero dei romanzi di una serie. Non si può. Questo romanzo è il terzultimo della serie di Ricciardi. L’autore ha già in mente il suo finale, qualunque sia il migliore possibile per il suo personaggio, il suo mondo, la sua poetica. Forse poi Ricciardi mancherà anche a lui, ma anche la malinconia delle cose che finiscono ha una sua lirica, un suo senso.
Un ciclo narrativo sta finendo, e lo si percepisce da una maggiore malinconia che si respira nelle pagine. Rondini di inverno è una storia tragica, parla di un attore sul viale del tramonto; parla di un mutilato sopravvissuto alla Grande Guerra ferito nell’anima e nel corpo; parla di una prostituta massacrata in un letto di ospedale ad aspettare la fine; parla di follia, dolore, crudeltà, disperazione, vendetta, tradimento.
Giusto il talento narrativo di de Giovanni rende tutta questa materia in un certo senso sopportabile. Ma se analizziamo i fatti sono crudi, neri, tremendi. Ci riportano alle radici del noir filtrate dalla sensibilità di un autore che come dissi altrove avvicina l’arte presepiaria (nella costruzione di personaggi) al melodramma, al cuore di Napoli e della napoletanità. Per alcuni le sue storie sono troppo sentimentali per essere definite noir, (ricordo di aver sentito questa accusa anche rivolta a Chandler, contrapposto al più rude Hammett, o al più credibile Cain).
Sentimentalismo, melodramma, liricità, garbo, eleganza in effetti si coniugano poco col noir, ma è proprio l’uso di queste modalità narrative, queste tecniche di rappresentazione (tipiche del teatro partenopeo) ne costituiscono la cifra distintiva, l’originalità, come i tocchi mutuati dall’ horror (nelle visioni dei morti, nella macabra descrizione delle ferite di guerra), e in questa ibridicità si evince una precisa scelta artistica che fa dei suoi romanzi noir di sostanza ma non di forma, la sua forma è letteraria svincolata da generi, nella sua semplicità, nella sua immediatezza, nella facilità con cui accosta a sé lettori delle più disparate estrazioni politiche, culturali, sociali.
Gli anni ’30 sono uno scenario perfetto per questa rappresentazione scenica, (è molto teatrale ripeto la sua arte), rende credibile un corteggiamento fatto di sguardi, (da una finestra all’altra) educati sorrisi, timidezze, baciamani, pudori. Una storia d’amore come quella tra Ricciardi e Enrica è credibile nella misura in cui trascende le convenzioni, l’educazione, le consuetudini. Quando Enrica rifiuta la proposta di matrimonio di Manfred (ricordiamo un ufficiale tedesco con simpatie naziste) dice no a un futuro sicuro, a una solida posizione sociale ed economica, per l’ignoto.
Alla sua età si avvia ormai a diventare una zitella, socialmente reietta (la dittatura fascista socialmente obbligava a sposarsi e ad avere molti figli per dare alla patria soldati) e questo tipo di mentalità di allora è dipinta in modo riflesso dagli scrupoli di Ricciardi che non vuole rovinarle la vita. Perché naturalmente la ama.
L’enfatizzazione dei sentimenti, tipici del melodramma, non scade mai nella farsa, perché la compostezza formale lo impedisce in un equilibrio chiaroscurale elegante e cesellato come un merletto. A questo si contrappone la violenza, che esplode inumana nella guerra (riflessa e lontana, del primo conflitto mondiale, una guerra di trincea, corpi dilaniati, vigliaccheria e orrore), o nel pestaggio bestiale della prostituta (amica di Modo).
La parte investigativa è piuttosto classica, abbiamo un crimine condotto con le più frequenti regole del giallo all’inglese (una pallottola vera tra tante a salve), un uomo che uccide la moglie durante una rappresentazione scenica in teatro. Una moglie che molto probabilmente lo tradiva e meditava di lasciarlo. Movente perfetto per il delitto. Capire chi ha sostituito la pallottola sarà il tipico enigma da mistery, e un gioco di parole, un eco di parole lette e dette, illuminerà Ricciardi nella risoluzione del caso.
E poi un colpo di pistola, e si chiude il sipario. In attesa del prossimo penultimo romanzo. Poi ci sarà il gran finale. Poi il silenzio.
Maurizio de Giovanni nasce nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 vince un concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Il personaggio gli ispira un ciclo di romanzi, pubblicati da Einaudi Stile Libero, che comprende Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore e Anime di vetro. Nel 2012 esce per Mondadori Il metodo del Coccodrillo (Premio Scerbanenco), dove fa la sua comparsa l’ispettore Lojacono, ora fra i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone, ambientata nella Napoli contemporanea e pubblicata da Einaudi Stile Libero (nel 2013 è uscito il secondo romanzo della serie, Buio, nel 2014 il terzo, Gelo, nel 2015 il quarto, Cuccioli e nel 2016 il quinto, Pane). Nel 2014, sempre per Einaudi Stile Libero, de Giovanni ha pubblicato anche l’antologia Giochi criminali (con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli). In questo libro appare per la prima volta il personaggio di Bianca Borgati, contessa Palmieri di Roccaspina, sviluppato in Anime di vetro. Nel 2015 è uscito per Rizzoli il romanzo Il resto della settimana.
Per Einaudi è uscito nel 2016 Il metodo del coccodrillo. Tutti i suoi libri sono tradotti o in corso di traduzione in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Danimarca e Stati Uniti. De Giovanni è anche autore di racconti a tema calcistico sulla squadra della sua città, della quale è visceralmente tifoso, e di opere teatrali.
Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’autore, Gaia e Manuela dell’Ufficio Stampa Einaudi.
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