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:: Dall’ oblio più lontano di Patrick Modiano (Einaudi 2017) a cura di Nicola Vacca

30 ottobre 2017

dall' oblio più lontanoEinaudi continua la pubblicazione dei libri di Patrick Modiano, premio Nobel per la Letteratura 2014.
Esce in questi giorno Dall’oblio più lontano, un romanzo del 1996 (tradotto da Emanuelle Caillat).
Una nuova indagine nella memoria in cui lo scrittore francese attraversa con i suoi personaggi smarriti il mistero del tempo.
Siamo a Parigi, nei primi anni Sessanta, dove un giovane vive la sua condizione precaria nel cuore del quartiere latino. Sbarca il lunario vendendo vecchi libri. Vuole fare lo scrittore, intanto vive in vecchi alberghi e si aggira per le strade improvvisando la sua vita.
Un giorno, in place Saint –Michel fa la conoscenza di Gérard e Jacqueline. Tra i tre si stabilisce una strana intesa. Il giovane resta affascinato dalla donna misteriosa e per un po’ di tempo accompagna la coppia di nuovi amici nelle loro imprese di perdigiorno.
Tra le strade e i bistrot di Parigi il tempo è sospeso e si rivela al narratore con il peso ingombrante delle rivelazioni mancate.
Anche quando Jacqueline e il nostro protagonista scapperanno, dopo aver rubato dei soldi, a Londra il senso sfuggente della memoria e l’impossibilità di catalogare il ricordo avranno sempre a che fare con un malessere inquietante.
L’orbita misteriosa e malinconica del tempo vissuto non sempre porta al recupero di un tempo ritrovato.
Il protagonista senza nome ha coronato il suo sogno, oggi è uno scrittore affermato. Di passaggio da Parigi, quindici anni dopo aver perso le tracce di Jacqueline, si ritrova a fare i conti con l’oblio lontano dei ricordi e nella sua mente in quei giorni parigini la sua vita è senza presente perché la memoria lo riporta indietro nel tempo ai suoi giorni trascorsi con quella donna misteriosa.
Ma la memoria lascia tracce enigmatiche ed è proprio dall’oblio più lontano che quando meno ce lo aspettiamo ci presenta il suo conto amaro, mettendoci di fronte tutti i nostri limiti.
Durante il suo soggiorno a Parigi, il protagonista si ritrova improvvisamente tutto il suo vissuto davanti e una sera riconosce Jacqueline nel viso di una donna che adesso si fa chiamare Thérese.
Patrick Modiano anche in questo romanzo breve con la sua scrittura poetica e ipnotizzante scrive un altro capitolo del grande libro straordinario della memoria.
Come sempre le sue pagine sono un invito esplicito alla lettura della nostra interiorità in lotta con il tempo.
Dall’oblio più lontano tutto ciò che sopravvive ha il suo nome nella letteratura dei ricordi.
Quello che resta sono le pagine di un libro che raccontano una fuga verso e dalla memoria :

«Poi i quindici anni successivi si sfaldavano: appena qualche volto confuso, qualche vago ricordo, un po’ di cenere… Non provavo alcuna tristezza, anzi un certo sollievo. Sarei ripartito da zero. Del triste susseguirsi di giorni, gli unici che ancora spiccavano erano quelli in cui avevo conosciuto Jacqueline e Van Bever. Perché quell’episodio e non un altro? Forse perché ero rimasto in sospeso».

Modiano è uno scrittore universale della memoria. Quando scrive si sente un annegato che tenta di tornare in superficie. Ogni suo libro è un frammento necessario della nostra identità di esseri umani, ancora capaci di provare emozioni, nonostante il grande freddo della parola e dei sentimenti.

Patrick Modiano,è nato nel 1945 a Boulogne- Billancourt, alle porte di Parigi. Nel 1978 si è aggiudicato il Prix Goncourt e nel 2012 il Premio Bottari Lattes Grinzane. Nel 2014 ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: «Per l’arte della memoria con la quale ha evocato il destino umano piú inafferrabile e fatto scoprire il mondo vinto sotto l’occupazione». È autore di numerosi romanzi e racconti, tra cui, tradotti in italiano, Dora Bruder (Guanda) e, pubblicati con Einaudi, Bijou, Un pedigree, Sconosciute, Nel caffè della gioventù perduta, L’orizzonte, L’erba delle notti, Perchè tu non ti perda nel quartiere, Incidente notturno e Dall’oblio più lontano.

Source: libro inviato dall’editore al recenore, ringraziamo l’Ufficio stampa Einaudi.

:: Dora Bruder, Patrick Modiano, (Guanda 2014) a cura di Giulietta Iannone

21 ottobre 2014

doramodgrandeHo scritto queste pagine nel novembre del 1996. Le giornate sono spesso piovose. Domani entreremo nel mese di dicembre e saranno trascorsi cinquantacinque anni dalla fuga di Dora. Viene buio presto e tanto meglio: la notte cancella il grigiore e la monotonia di quelle giornate di pioggia in cui ci si chiede se è davvero giorno o se si stia attraversando uno stato intermedio, una specie di eclissi smorta che si prolunga sino alla fine del pomeriggio. Allora i lampioni, le vetrine, i bar si accendono, l’aria della sera è più viva, i contorni delle cose più netti, vi sono ingorghi agli incroci e la gente si accalca nelle strade. E in mezzo a tutte quelle luci e a quell’agitazione stento a credere di essere nella stessa città in cui si trovavano Dora Bruder e i suoi genitori, e anche mio padre quando aveva vent’anni meno di me. Ho la sensazione di essere il solo a reggere il filo che collega la Parigi di quell’epoca alla Parigi di oggi., il solo che si ricordi di tutti questi particolari. A volte il filo si assottiglia e rischia di rompersi, altre sere la città di ieri mi appare con riflessi furtivi dietro quella di oggi.

Mentre leggo sento ancora l’odore fresco dell’inchiostro, un po’ mi da fastidio, ma allontano le pagine dal volto, e continuo ostinata a sfogliarle. Guanda in tutta fretta ha ristampato il libro, e per questo la ringrazio, c’è anche la fascetta che lo segnala che c’è un Nobel di mezzo, quello attribuito per la letteratura a Patrick Modiano. Sebbene sembri quasi sconosciuto da noi, Modiano è un autore interessante che conobbi grazie alla lettura di un altro scrittore raffinato e letterario, questa volta italianissimo, ma con un forte legame con Parigi, come Roberto Saporito.
I titoli di Modiano che mi attrassero di più furono senz’altro Nel caffè della giovinezza perduta, L’orizzonte, e Fiori di rovina. Scoraggiata dai vari “non disponibile” degli store online approfitto molto biecamente di questo Nobel vinto, che sicuramente spingerà a ristamparlo, e a tradurre ciò che ancora manca in tempi ragionevoli.
E così parto da Dora Bruder, (Dora Bruder, 1997) edito in Francia da Gallimard. Pubblicato in Italia da Guanda e tradotto da Francesco Bruno, più che un romanzo, è la cronaca di un’ indagine sulle tracce di un’adolescente ebrea nella Parigi occupata della Seconda Guerra Mondiale. Ma non solo, ci sono molte componenti autobiografiche, si parla di vuoto, di assenza, delle ombre di una Parigi che non c’è più, alle cui ombre ora si sono sovrapposte altre ombre, nuove strade, nuovi cinema, nuovi caffè.
E forse questa seconda componente lo rende davvero un romanzo, anomalo ma personalissimo. In ogni ricerca, si nasconde un po’ l’anima di chi questa ricerca la compie e sa che molti misteri rimarranno oscuri, non potranno essere svelati. Puoi sì cercare testimoni, scartabellare registri anagrafici, casellari giudiziari, leggere lettere, qualcosa sempre sfugge, ed è il segreto intimo che costituisce il mistero ultimo di ogni uomo. Quello che nessuno ti può sottrarre, anche quando ha dalla sua eserciti di occupazione e l’arbitrio del potere più violento e spietato, come quello nazista.
A dire il vero Dora Bruder[1] è esistita davvero (la foto in copertina ritrae proprio lei) non è quindi solo frutto della fantasia di Modiano, ma quello che è certo è che il talento di Modiano ci rende concreta la sua assenza, il vuoto intorno al quale la vita ha continuato a scorrere. Fosse anche solo un artificio letterario, è e resta una persona, più che un personaggio, per la quale si sente una forte empatia, una certa tristezza e persino tenerezza. E’ il singolo estrapolato dalla massa, dalla folla di vittime della shoah. E’ un singolo individuo, reale e concreto.
Anche i nazisti dovevano dare numeri alle loro vittime, trasformarli in cose, se avessero continuato a chiamarle persone con il loro nome e cognome, forse non ce l’avrebbero fatta. E Modiano rende concreta questa anonima ragazza parlandoci del mistero che contiene, del fatto che non sapremo mai perché scappò di casa, tanto che i suoi genitori misero un annuncio su Paris-Soir nella rubrica di terza pagina Da ieri a oggi, il 31 dicembre 1941.
Leggendo questo trafiletto, forse su un foglio consunto color seppia, mi sembra di vederlo, (questo è il pretesto, la scintilla da cui ha origine la storia), Modiano conobbe Dora Bruder e iniziò la sua disperata ricerca per le vie di Parigi, e nella sua stessa memoria. Dora Bruder non ha molto di eccezionale, forse una certa ribellione che appunto la spinge a fuggire, ma poi ritorna, viene imprigionata e per non lasciare suo padre condotta a Auschwitz, nome solo sussurrato a bassa voce.
Dora Bruder morirà a Auschwitz con la sua famiglia, ma Modiano non approfondisce questo lato della storia, non è quello che gli interressa. A Modiano non interessa la morte di Dora Bruder, ma la sua vita. Anzi ciò che della sua vita è sfuggito ad ogni cronaca, casellario, resoconto.
Se anche avesse scoperto il suo segreto, nel suo libro non l’avrebbe scritto. Perchè i segreti non sono fatti per essere divulgati. I più romantici possono pensare a una fuga d’amore, gli altri a un rifiuto della vita di collegio, altri ancora a un desiderio di libertà. Ipotesi appunto, si possono fare solo ipotesi. Dora Bruder quasi con dispettosa tenacia, non ostante tutti gli anni che sono passati, non ci lascia altra scelta.

Patrick Modiano è nato a Parigi nel 1945. Ha esordito nel 1968 con La place de l’étoile, cui hanno fatto seguito, tra gli altri, La ronde de nuit (1969), Rue des Boutiques Obscures (1978, Prix Goncourt), Quartier perdu (1984), Voyage de noces (1990), Un cirque passe (1992), Un pedigree (2005) e L’horizon (2010). Sua è la sceneggiatura del film di Louis Malle Cognome e nome: Lacombe Lucien. Nel 2014 gli è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura.

[1]  “Avec Klarsfeld, contre l’oubli : Patrick Modiano’s Dora Bruder”, di Alan Morris, “Journal of European Studies” 2006