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:: Scambiare i lupi per cani di Hervé Le Corre (Edizioni E/O 2018) a cura di Giulietta Iannone

9 dicembre 2018
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Franck è un ragazzo di poco più di venticinque anni appena uscito di prigione. C’è poco altro da dire, se non che si è fatto cinque anni di carcere per non tradire il fratello Fabien, con cui fece una rapina sfortunata raccogliendo però un discreto bottino, che se vogliamo sarà il centro su cui ruoterà tutta la storia. Comunque Franck è stato zitto, nonostante il buon senso e l’avvocato difensore gli consigliassero di non prendersi tutta la colpa. Dopo la condanna ha affrontato coraggiosamente gli anni di privazione della libertà in compagnia di delinquenti ben peggiori di lui e di tutte le limitazioni e disagi che comportano vivere in celle anguste, senza donne, sempre pronti a subire un’ aggressione se non si sta bene attenti a chi si frequenta, a chi si pesta i piedi.
Purtroppo però se dentro almeno ci sono regole che se rispettate ti garantiscono una relativa tranquillità, e poi c’è sempre il miraggio di uscire, di tornare nel mondo libero a darti la forza di andare avanti, fuori se è possibile è ancora peggio, e Franck lo capirà sulla propria pelle, nel peggiore dei modi.
Questa in breve è la morale piuttosto nera di Scambiare i lupi per cani (Prendre les loups pour des chiens, 2017) di Hervé Le Corre, tradotto dal francese da Alberto Bracci Testasecca. Di Le Corre, sempre grazie a Edizioni E/O si è già potuto leggere Dopo la guerra, apprezzando la scrittura notevole di questo autore originario di Bordeaux e pluripremiato in patria. Un noirista di razza insomma, che sicuramente interesserà chi ama questo genere di letteratura che non risparmia le declinazioni più nere della violenza, spesso senza riscatto.
Se vogliamo in questo romanzo abbiamo tutti i principali archetipi del noir criminale, aggiornati ai tempi di oggi, con un tocco di follia in più, e acuiti dalle disparità sociali, dalla povertà morale e materiale sempre più diffusa, dalla crisi e la disoccupazione che rendono il crimine una strada come un’altra da intraprendere nella dura lotta per la sopravvivenza, dal consumo di alcool e droghe di tutti i tipi per sopportare violenza, umiliazioni e sconfitte, dalla difficoltà per i piccoli delinquenti di arrangiarsi con furti, rapine, e traffici più o meno illeciti, dal contrabbando allo sfruttamento più gratuito.
Franck però non è esattamente un criminale incallito, anzi manco il carcere l’ha indurito e reso capace di perdere la sua umanità e questo se vogliamo è la sua condanna e nello stesso tempo la sua salvezza.
Ma andiamo con ordine, quando ad attenderlo fuori dalla prigione trova Jessica, la ragazza di suo fratello, accetta il passaggio e l’ospitalità, senza sospettare minimamente il guaio in cui si sta cacciando.
Jessica vive coi genitori Roland e Maryse, e la figlia di otto anni Rachel in una grande casa persa nella campagna, sul limitare di un bosco, difesa unicamente da un cane nero pazzo come i padroni.
Anche se ingenuo infatti Franck capisce che qualcosa non va in quella famiglia disfunzionale, anche se si lascia sedurre senza opporre troppe resistenze dal fascino di Jessica, che nei momenti buoni è solare, sexy e affascinante. Il fatto che sia la ragazza di suo fratello non lo ferma molto, ma seguirla nei suoi vagabondaggi notturni gli farà ben presto capire che più che una dark lady, o una femme fatale, è in realtà una ragazza con seri problemi, che pian piano diventano anche i suoi.
Intanto Fabien dovrebbe essere in Spagna per suoi traffici e non ritorna, e la convivenza con questa gente diventa sempre più difficile, senza contare l’incontro con Serge, un gitano con cui Roland porta avanti dei traffici legati apparentemente ad auto rubate, che poi si rivelerà un personaggio cardine in tutta questa intricata e sporca vicenda.
La situazione precipita quando entra in scena Ivan il Serbo una conoscenza di Jessica, da qui in poi la situazione precipiterà in un crescendo di violenza sempre più efferata, dove niente però è come sembra. Solo negli ultimi due capitoli ci sarà un disvelamento e si farà infatti luce sul ginepraio di sordidi inganni che hanno retto fin qua la trama, sapientemente fumosa e piena di contorte ambiguità che appunto acquisteranno un senso solo alla fine come in un improvviso gioco di prestigio.
Unica luce il tenero rapporto tra Franck e la bambina, Rachel, di cui bene o male il ragazzo si prenderà cura diventando per lei quasi una figura paterna, la bambina è infatti la sola davvero innocente in tutta questa storia, la sola che sapeva tutto fin dall’inizio, da questo infatti acquista un senso il suo comportamento apparentemente strano, il suo mutismo, il suo non voler mangiare, il suo guardare gli adulti con rassegnazione e disprezzo.
A tratti crudo, per poi riservare improvvisamente e senza preavviso momenti di dolcezza e delicatezza, solo sporcati da una velata disperazione, lo stile di Le Corre alterna registri e stili, arrivando a permettersi uno linguaggio letterario e evocativo quando descrive la natura, i mutevoli colori del cielo, o anche il semplice scoppiare di un temporale. La periferia, i supermercati e i centri commerciali, i campi riarsi di mais, i palazzoni anonimi e grigi, fanno poi da sfondo a una storia in cui il degrado sociale si insinua nelle pieghe di una narrazione a tratti poetica, nella costrizione delle frasi e nell’accostamento azzardato e imprevedibile delle parole, funzionale a un attento scavo psicologico dei personaggi che più borderline di così è difficile immaginare.
Roland e Maryse, i Vecchi come li chiama Franck, due inariditi e usurati alcolizzati, recitano alla perfezione la loro parte senza lasciare il tempo a Franck di decifrare le increspature, le piccole frantumazioni di vite vissute ai margini, sempre in cerca di soldi, droga, o auto rubate. E il fascino di Jessica, più strega che sirena, fa il resto. Ma Franck ce ne metterà di tempo a capirlo, forse solo il lettore lo farà un attimo prima, ma Le Corre è bravo a depistare pure lui.
Notevole.

Hervé Le Corre vive nella regione di Bordeaux, dove insegna. Autore molto apprezzato, ha vinto numerosi premi tra cui il Prix Mystère, il Prix du roman noir Nouvel Obs/Bibliobs e il Grand Prix de Littérature policière. Con Il perfezionista (Piemme 2012), che in Francia ha venduto più di 50.000 copie, ha ottenuto il prestigioso Grand Prix du roman noir français di Cognac e il Prix Mystère de la critique. Nel 2015 le Edizioni E/O hanno pubblicato Dopo la guerra.

Source: libro inviato dall’editore. Ringraziamo Colomba e Giulio dell’Ufficio stampa EO.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

:: Recensione di Il Perfezionista di Hervé Le Corre a cura di Stefano Di Marino

4 giugno 2011

3102706Se il marketing e le mode editoriali non imponessero che i thriller ormai abbiano tutti i titoli uguali (Il suggeritore, L’analista, L’ipnotista, L’inseguitore, L’allieva…) e che ogni storia vagamente gotica presenti con qualche variante un uomo con cilindro e bastone, il romanzo di Hervé le Corre avrebbe mantenuto il suo titolo originale L’Homme au lévres  de sapphir ben più suggestivo e una copertina capace di dar vita alla Parigi  sanguinosa, appassionata, ribelle ritratta in quest’opera raffinata, da non confondere con altri gialli d’epoca. L’ambiente è ricreato da Le Corre con sapienza, padronanza di un linguaggio letterario ma che all’occorrenza sa recuperare il nerbo asciutto dei migliori thriller senza dimenticare la passione politica. La Parigi della Comune, dei quartieri malfamati, delle fabbriche, dei locali dove si riuniscono dandy e  prostitute. Un girone dantesco che esercita una strana e ambigua fascinazione sul lettore, proprio come l’opera maledetta che ispira il suo feroce protagonista. Forse non tutti sanno cosa sono I canti di Maldoror, opera in sei parti pubblicata ma subito scomparsa nel 1869, firmata da tale conte di Lautrèamont. Un viatico per il serial killer, un insieme di visioni e delitti raccapriccianti di cui si perse traccia ma non memoria, tanto che il regista Alberto Cavallone (non per nulla attivo in quella fase della cinematografia nostrana più prolifera e libera) trasse un film che pare sia stato montato e programmato in Turchia, almeno parzialmente, e poi scomparve del tutto. Censura, complotto? O forse nelle pagine del Maldoror c’era veramente qualcosa di insano, malato capace con la sua ferocia di anticipare i tempi. La modernità è qualcosa che la gente comune non comprende,un’apoteosi di sangue che conduce a tempi nuovi. Sembra quasi una citazione di From Hell e il richiamo a Jack Lo Squartatore non è casuale. Ma qui siamo in Francia ed Henri Pujol, trasformista, sadico, sessualmente turbato ma soprattutto fanatico ammiratore dei canti, tanto da disprezzarne il vero autore quando questi li rinnegherà. I suoi delitti, compiuti principalmente ai danni di giovani biondi scalpati e sventrati in vari punti della capitale coinvolgono un poliziotto onesto di origine basca, un giovane arrivato a Parigi in cerca di lavoro e riscatto, un paio di prostitute coraggiose e sventurate e tutto un universo che assiste egualmente impotente alle gesta del maniaco come alla ferocia degli scontri di piazza. Benché la fase propriamente politica suoni un po’ troppo sottolineata (per il mio gusto almeno) bisogna riconoscere a Le Corre grande capacità di documentazione e la naturale dote dell’affabulazione. In quegli scontri di piazza che occupano un lungo capitolo sembra proprio di starci in mezzo. Ma è sulla follia omicida di  Pujol, evidente sin da principio, che si concentra l’attenzione del lettore. Non una semplice vicenda di precursori di serial killer ma il diario di un’ossessione. Lo stesso diario che l’assassino perde dopo aver commesso un delitto particolarmente spettacolare a Place Vendome e che costituisce un po’ il McGuffin della storia. Libro non facile per contenuti e stile Il perfezionista costituisce una lettura intelligente, ricercata, degna di una seconda riflessione. E, al momento, scusate se è poco.

Hervé Le Corre vive nella regione di Bordeaux, dove insegna. Autore molto apprezzato, ha vinto numerosi premi tra cui il Prix Mystère, il Prix du roman noir Nouvel Obs/Bibliobs e il Grand Prix de Littérature policière. Con Il perfezionista (Piemme 2012), che in Francia ha venduto più di 50.000 copie, ha ottenuto il prestigioso Grand Prix du roman noir français di Cognac e il Prix Mystère de la critique. Dopo la guerra ha vinto il Premio Le Point 2014.