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:: Cina, Europa, Stati Uniti. Dalla Guerra fredda a un mondo multipolare a cura di Agostino Giovagnoli e Elisa Giunipero (Guerini e Associati 2023) a cura di Giulietta Iannone

2 aprile 2024

Il rapido, e per alcuni versi inaspettato, emergere della Cina come potenza globale, in un contesto internazionale sempre più interconnesso e gravato da problemi che necessinano di risposte anch’esse globali e condivise, ha cambiato, forse per sempre se vogliamo, gli equilibri economici e geopolitici favorendo per timore della sua complessità logiche che evidenziano il conflitto come “scontro di civiltà”, “trappola di Tucidide”, “Nuova guerra fredda” tutti termini che identificano una narrazione non priva di rischi e di criticità. Se le scelte vengono fatte non solo in base a calcoli esclusivamente politici, economici e militari, – come ben evidenziano nell’introduzione Agostino Giovagnoli e Elisa Giunipero curatori della raccolta-, ma appunto anche tramite le grandi narrazioni attraverso cui le relazioni tra Occidente e Cina vengono rappresentate, è più che evidente che la logica del conflitto non è una buona strategia per decodificare la realtà e ipotizzare la risoluzione dei problemi. Per ovviare a questo rischio, dalle proporzioni e conseguenze drammatiche e incalcolabili, e dimostrare che un approccio differente esiste, nasce questo libro Cina, Europa, Stati Uniti. Dalla Guerra fredda a un mondo multipolare, raccolta di saggi di autori sia occidentali che cinesi, fondamentale per iniziare a capire un mondo in rapida evoluzione in cui i centri di potere saranno frammentati e polarizzati e in cui Cina, Europa e Stati Uniti dovranno imparare a cooperare per affrontare le sfide che ci attendono. Nella prima parte i fatti vengono analizzati da un punto di vista storico, dalla genesi della guerra fredda, per passare alle relazioni della Cina con l’Occidente tra il 1949 e il 1978, e all’apertura al mondo esterno dal 1978 al 1989, fino alla caduta del Muro di Berlino che se vogliamo ha costituito uno spartiacque le cui conseguenze ancora influiscono sulla storia globale. La seconda parte, più articolata, contiene saggi che ci parlano del presente e delle sue sfide contingenti ad iniziare dal saggio di uno dei due curatori “Il conflitto delle narrazioni”, la cui importanza è evidenziata nell’introduzione. I temi trattati vanno poi dalle relazioni culturali e scientifiche, alla transizione ecologica, alla sinizzazione dell’industria digitale. Di importanza fondamentale poi il saggio dedicato a Taiwan di Lorenzo Lamperti, il possibile casus belli che grava su tutto lo scenario. Non da meno il saggio di Huang Jing che analizza la guerra in Ucraina e le sue conseguenze sulle relazioni internazionali dal punto di vista cinese. Abbiamo evidenziato la pericolosità di adottare una narrazione caratterizzata dalla logica del conflitto, ben due saggi del libro presentano alternative in cui è presente la possibilità di evitare lo scontro tra Occidente e Cina, sia dal punto di vista dell’Europa, e da quello della Chiesa cattolica, seguendo la strada del diaologo inaugurata dal Papa e dalla Santa Sede. Un dialogo necessita che dall’altra parte ci sia un interlocutore con cui confrontarsi senza minimizzare le difficoltà e le differenze di approcci e punti di vista. Per dimostrare coi fatti che questi interlocutori esistono anche dalla sponda cinese, il saggio si chiude con un’ interessante intervista al professor Ge Zhaoguang, una delle voci più autorevoli tra gli storici cinesi, dimostrazione pratica che anche in Cina ci sono seri tentativi di affrontare il discorso esulando da tesi puramente propagandistiche ma avviando un serio confronto tra il proprio punto di vista e altri punti di vista, sulla base di modelli e strumenti di una global history condivisa dalla comunità scientifica internazionale. Le difficoltà non sono ignorate e nè minimizzate, il forte antagonismo tra Cina e Stati Uniti esiste, e anche in Cina sono numerosi i pregiudizi e gli stereotipi che impediscono di comprendere il mondo occidentale. Tuttavia la strada della cooperazione resta l’unica percorribile perchè nessuno neanche una superpotenza può pensare al giorno d’oggi di affrontare da sola sfide globali come il cambiamento climatico o la trasformazione energetica. E di qui l’importanza di ridefinire un nuovo ordine internazionale che sia il più stabile e pacifico possibile.

Agostino Giovagnoli è docente di Storia della storiografia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Per le edizioni Guerini e Associati ha curato i volumi: Pacem in terris. Tra azione diplomatica e guerra globale (2003), Un ponte sull’Atlantico. L’alleanza occidentale 1949-1999 (2004, con Luciano Tosi), Il mondo visto dall’Italia (2004, con Giorgio Del Zanna), La Chiesa e le culture. Missioni cattoliche e «scontro di civiltà» (2005), Paolo VI. Il Vangelo nel mondo contemporaneo (2018, con Giorgio Del Zanna).

Elisa Giunipero è docente di Storia della Cina moderna e contemporanea e direttrice dell’Istituto Confucio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano). Per edizioni Guerini e Associati ha curato i volumi: Un cristiano alla corte dei Ming. Xu Guangqi e il dialogo interculturale tra Cina e Occidente (2013), Cina e World History. Materiali didattici per lo studio della Cina nel contesto globale (2017), Uomini e religioni. Sulla via della seta (2018), Xu Guangqi e gli studi celesti. Dialogo di un letterato cristiano dell’epoca Ming con la scienza occidentale (2020).

:: Le virtù del nazionalismo di Yoram Hazony (Guerini e Associati 2019)

8 dicembre 2019

Le virtù del nazionalismo«Un libro destinato a diventare un classico
National Review
«Dovremo fare una scelta: o un mondo di stati indipendenti, o un rinnovamento dell’ideale dell’impero universale – il che significa, inevitabilmente, l’impero americano. Le virtù del nazionalismo mette a confronto le opzioni che abbiamo di fronte e suggerisce che, se vogliamo la libertà, dovremmo lottare per preservare un mondo di nazioni indipendenti.»

E se il nazionalismo non fosse la piaga che in molti oggi credono, ma piuttosto la migliore speranza per l’umanità? Un libro eterodosso che, sin dal titolo, sa di ispirare sospetto e finanche avversione. Le virtù del nazionalismo, tra i libri più discussi dell’anno negli Stati Uniti, è una riflessione scomoda, meditata e attualissima sulle radici storiche e religiose del nazionalismo. La tesi di Yoram Hazony, insieme audace e controcorrente, è che lo stato-nazione sia la migliore forma di governo che l’uomo abbia sinora mai inventato. E, forse, l’unica opzione davvero percorribile se vogliamo difendere la nostra libertà.
Con un ragionamento pacato ma stringente, l’autore israeliano rovescia la prospettiva e smonta i maggiori tòpoi legati al concetto di nazionalismo così come oggi viene inteso. E così il nazionalismo, lungi dall’essere una deformazione dell’idea di nazione, finisce col coincidere con il concetto stesso di autodeterminazione dei popoli. Perché la nazione è una comunità politica che si riconosce in una certa cultura e in una certa lingua, in un sistema di valori condiviso; i suoi confini costituiscono lo spazio in cui si esercita la libertà di un popolo e in cui anche le minoranze possono e devono essere tutelate.

Nazionalismo contro imperialismo

La lotta tra nazionalismo e imperialismo è il vero punto fondante della tesi di Hazony, che rilegge la storia dei conflitti mondiali alla luce di questo antichissimo dualismo. L’imperialismo è qualsivoglia forma di governo che voglia unire l’umanità sotto l’egida di un unico regime politico, mettendo a repentaglio la libertà dei singoli stati. Imperialista, per Hazony, è stata la Germania nazista. Imperialista fu la politica degli Stati Uniti d’America, dal 1989 in poi, che sino a tempi recenti hanno cercato di imporre una pax americana, ricalcando il modello imperiale della pax romana. E imperialista sarebbe anche l’Unione Europea, rispetto alle singole nazioni membro.
Dalla Bibbia a Locke e alla dottrina liberale, dal pensiero ebraico al protestantesimo, dal Sacro Romano Impero alla nostra travagliata attualità: il libro di Hazony è una rilettura puntuale e controversa dello stallo contemporaneo a cui è giunto il sistema economico-politico occidentale che, comunque la si pensi, non può essere elusa.

YORAM HAZONY è uno dei più vivaci pensatori israeliani contemporanei: filosofo, teorico politico e biblista. Presidente del The Herzl Institute di Gerusalemme, una delle più interessanti nuove istituzioni accademiche israeliane, fondò alcuni anni fa, nel 1994, il prestigioso Shalem Center, un avanzato centro di ricerca e di promozione degli studi umanistici, cercando di integrare tradizione e modernità. Ebreo osservante e sionista, formatosi presso le più insigni università israeliane e statunitensi, è noto in Israele, negli Stati Uniti e nel Commonwealth per i suoi originali contributi agli studi biblici e politici.