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Due chiacchiere con Iris Bonetti per il nuovo romanzo “Isolati” A cura di Viviana Filippini

27 luglio 2020

Dopo “Empatia”, Iris Bonetti è negli store online con l’autopubblicazione “Isolati”, un’avventurosa storia dove sei protagonisti (cinque uomini e una donna) dopo un incidente aereo si troveranno a vivere, e sopravvivere, su un’isola solo in apparenza deserta. Ancora una volta la penna e la creatività della Bonetti riescono a dare vita a un intreccio narrativo dove l’avventura, il giallo, l’indagine psicologica e l’istinto primitivo alla sopravvivenza, che richiama per certi aspetti “Il signore delle mosche” di Golding, sono gli elementi cardine che trascinano il lettore alla scoperta dei destini dei cinque protagonisti tornati ad essere selvaggi.

Come è nata l’idea di scrivere “Isolati” e la scelta del genere avventuroso?

L’idea di scrivere una storia che si ambientasse su un’isola mi è nata la prima volta che lessi Robinson Crusoe e da lì il fascino dell’isola selvaggia e remota ha albergato in me per lunghi anni, cercando di trovarne sempre di nuove nei viaggi che ho fatto. Ma arrivata a questo punto, nello spazio vuoto di un secondo romanzo da scrivere, mi sono detta “perché no?” Nel frattempo da Robinson Crusoe ad oggi, se ne sono lette di altre storie isolane, anche in serie TV più o meno famose e quindi, cosa offrire di diverso? Beh, io c’ho provato… me lo direte voi se ci sono riuscita. Il genere avventuroso? Personalmente trovo che ogni bel libro ce l’abbia al suo interno, quale vita o avvicendamento raccontato non sono un po’ essi stessi delle avventure?

Rispetto al precedente “Empatia”, come è stato scrivere questo libro?

Altrettanto semplice. La storia mi è subito venuta in mente: avevo i miei personaggi, il mistero che giungeva dal passato, le ambientazioni che in parte già conosco e per ciò che era nuovo mi sono documentata a fondo. Scriverlo per me è stato un po’ come raccontare una vita che avevo già vissuto, o una vita che avrei sognato di vivere.

Cinque sono i personaggi, perché la scelta di una donna sola nel gruppo?

Ecco qui la domanda che mi sento molto spesso porre dalle lettrici, in maniera velatamente maliziosa. Ebbene ci sta, perché so che esso è un altro aspetto che da originalità e forza alla trama. Avevo delle riflessioni mie personali da esprimere, da tirare fuori come donna, come madre, come amica e per i sentimenti che riesco a provare. Ho cercato di far emergere l’amore inteso in senso lato, a 360 gradi, quell’amore che induce a proteggere, a perdonare, a vedere oltre il male dell’altro… Quell’amore che comporta sofferenza a volte, sacrificio, paura, ma che alla fine vince su ogni cosa. Ecco, l’inno a questo amore l’ho espresso attraverso l’inusuale equilibrio di una donna con cinque uomini, dove colei che sembra in minoranza, in una posizione di fragilità, poi sa raccogliere e dare senso all’insieme… lo “SAJWAMEE”, l’equilibrio citato dal popolo della foresta.

Il viaggio per i personaggi è una vacanza o è più una fuga?

Il viaggio dei miei sei personaggi è più una fuga, come già si intuisce nella voluta e dettagliata descrizione delle loro vite travagliate un mese prima della partenza. Questo porta alla scelta del titolo del romanzo: ISOLATI. Isolati infatti non vuole riferirsi solo a naufraghi sperduti su un’isola remota, ma isolati essi lo sono nelle proprie vite prima ancora di compiere questo viaggio. Ho amato molto questo binomio, spero sia emerso.

Tutti finiscono su un’isola deserta dopo un incidente aereo. Cosa scatenerà la convivenza forzata?

Ciò che scatenerà nella trama la convivenza forzata è l’istinto più vecchio del mondo e principe tra tutti gli istinti: SOPRAVVIVERE. I nostri protagonisti si renderanno presto conto che l’unione fa la forza, mai come in un luogo selvaggio e minaccioso come quello.

Quanto in condizioni di precarietà fanno emergere l’istinto di sopravvivenza dei personaggi?

Superato il primo istinto principale –sopravvivere- com’è verosimile si scatenano una serie di istinti “animali” che appartengono anche a tutti noi, chi più chi meno. Ed è a quegli istinti che ho attinto, perché attraverso la scrittura e la decifrazione di tali azioni, ho potuto riflettere su quanto di me io non conosca e quanto in me sia ancora sopito.

Come hai ricostruito l’ambiente di Bali, dove hai ambientato la storia?

Per l’ambiente ho fatto molteplici studi e ricerche. Naturalmente l’isola di “Nawataee” non esiste, ma sono stata in molteplici isole d’Oriente e nel testo ho messo anche alcune delle mie esperienze. P.S. I maestosi alberi dal gigantesco impianto radicale, davvero suonano… se lo si sa fare.

C’è un personaggio al quale sei più affezionata?

Il personaggio col quale sono entrata più in empatia e confesso ho vissuto un vero e proprio “innamoramento narrativo” è stato Javier, il peggiore tra loro, si può dire. E questo mio amore e questa mia passione crescente, scrivendo devo averla trasmessa nelle pagine, perché dietro a me mi hanno seguito moltissime lettrici… OPS, ho fatto un danno? (Scherzo)

Quello invece che ti ha creato maggiori problemi nella narrazione?

Sono sincera, durante la narrazione non ho avuto problemi di alcuna sorta. Tutto era ben progettato da prima e la storia mi scorreva già sotto pelle, vivida e potente. Se devo dire qualcosa ecco, trattenere le lacrime copiose che mi sono uscite in alcuni passi della storia.

Se dovessero fare un film chi vedresti nei ruoli dei tuoi personaggi letterari?

AVRIL – Anne Hathaway

RYAN – Sam Worthinton

JAVIER – Javier Bardem

MAURICE – Ben Affleck

MATT – William Levy

RAMON – Wouter Malan 

Source: libro del recensore, inviato dall’autore.

Empatia, Iris Bonetti (You Can Print 2019) A cura di Viviana Filippini

2 marzo 2020

Empatia1Empatia. Quante volte abbiamo sentito questa parola? Quante volte ci è capitato di sentire empatia con il prossimo. “Empatia” è anche il titolo del primo romanzo di Iris Bonetti, pubblicato con You can print. Protagonista di questa storia, che non è solo un thriller, è Sara. La giovane italiana è in America, in Oregon, poco lontana da Portland, al Bewitched Horse Ranch, dove aiuta il prossimo (bambini affetti da autismo) con attività terapeutiche. Questa giovane ha una qualità rara, nel senso che Sara non solo riesce a sentire emotivamente le sensazioni degli altri. Lei fa qualcosa in più, perché Sara riesce ad immedesimarsi nel prossimo, vivendo le stesse emozioni degli altri. Tale esperienza la fa con qualsiasi essere vivente con il quale si relaziona, dimostrando di avere una profondità empatia con il prossimo. Una qualità davvero rara che attira l’attenzione di Marc, uno studioso di neuroscienze. Lui vede in Sara un’importante risorsa per dare forma concreta al suo progetto: creare una medicina per curare quel vuoto di empatia che attanaglia il mondo. Tra un esperimento e l’altro destini di Sara e Marc si intrecceranno e si scoprirà che, da una parte, ci sono coloro che lavorano a fin di bene, ma altri, che a tratti sembrano insospettabili, agiscono per interessi che vanno ben oltre il valore positivo e umano che può avere l’empatia. Anzi, sono pronti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono per dominare e sottomettere il mondo. Il romanzo di Iris Bonetti mescola nella trama narrativa diversi generi (thriller, psicologia, avventura, scienza) e pone attenzione anche su vari temi riguardanti l’uomo e la ricerca continua in ambito scientifico. C’è l’amore per il proprio lavoro, messo in campo dalla protagonista e quella tenacia che spinge ad andare oltre gli ostacoli, per raggiungere la meta. C’è la volontà di sperimentare e di fare tutto il possibile, per ottenere i propri obiettivi. Ci sono il mondo dell’infanzia, l’indagine della psiche e dei sentimenti umani e il tema universale dell’eterno conflitto tra bene e male. Una lotta perenne che torna da sempre nel corso dei tempi e che dimostra quanto possono essere differenti le forme attraverso le quali esso si manifesta. Il romanzo della Bonetti è corposo (quasi 500 pagine suddivise in tre parti), ma l’incastro ben fatto tra le componenti crea un ritmo serrato, cinematografico, che porta, pagina dopo pagina, ad assistere al passaggio del tempo e alla trasformazione (in bene o in male) dei protagonisti. Non mancano colpi di scena che non ti aspetti e quei paesaggi che fanno da ambientazione, così ben definiti e tratteggiati, da avere la sensazione di essere in quei posti narrati.  “Empatia” di Iris Bonetti trascina il lettore in un’avventura palpitante, a tratti anche metafisica ma, allo stesso tempo, porta chi legge a riflettere sul rapporto col prossimo e all’empatia che mettiamo in gioco nella relazione con l’altro.

Iris Bonetti è nata a Milano. Ha iniziato la sua carriera nel 1991 come fotografa. I libri che ha scritto e pubblicato sono 10, più 2 bookapp: “I segreti di Romeo e Giulietta”, arrivato tra i finalisti del Golden Award of Montreux e “Gli animali di Pinocchio” che ha ottenuto il patrocinio dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi. Ha pubblicato il primo romanzo per adulti “Empatia” a giugno 2019 e il secondo “Isolati” pubblicato a gennaio 2020.

Source: inviato dall’autrice.