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:: Il criminale pallido di Philip Kerr (Fazi 2020) a cura di Giulietta Iannone

25 aprile 2021

Maleducato, irrispettoso, non convenzionale, Bernhard “Bernie” Gunther, investigatore nella Germania nazista, torna nelle pagine di Il criminale pallido (The Pale Criminal, 1990), secondo episodio della trilogia berlinese di Bernie Gunther di Philip Kerr, edito da Fazi nella traduzione dall’inglese di Patrizia Bernardini.
Seguito di Violette di marzo, Il criminale pallido si colloca prima di Un Requiem tedesco, in uscita il 27 maggio sempre per Fazi. E noi lettori non possiamo che esserne felici perché se Fazi continua a pubblicarli non può che essere il segno che i lettori lo leggono, e che Fazi continuerà nell’impresa fino a tradurre anche gli episodi della seria ancora inediti in traduzione italiana.
Ma torniamo a Il criminale pallido, per la maggior parte ambientato a Berlino nel 1938 l’anno della Notte dei Cristalli, il violento pogrom antisemita che si verificò nella notte tra il 9 e 10 novembre, in cui il regime nazista mostrò ormai apertamente il suo vero volto senza ipocrisie o reticenze.
Il romanzo inizia dicevamo nella lunga, calda estate del 1938 con una lettera anonima. Qualcuno vuole vedere Bernie al Reichstag a mezzanotte.

«Merda, Bruno, non c’è alcun bisogno di evocare gli spettri. Mi rendo conto dei rischi che corro, ma d’altra parte è il nostro mestiere. I giornalisti ricevono le agenzie,i soldati i dispacci e gli investigatori le lettere anonime. Se volevo la ceralacca sulla posta che ricevo avrei dovuto fare l’avvocato».

È niente meno che il capo della Polizia criminale di Berlino, Arthur Nebe che gli propone di rientrare nella Kripo. E poi quando è Heydrich a volerlo c’è ben poca scelta. Bernie prende tempo e dice che ci penserà su.
Successivamente ancora in veste di investigatore privato, in società con Bruno Stahlecker, viene convocato in casa di una probabile cliente Frau Lange, proprietaria e direttrice di una casa editri­ce, in pena per il figlio, Reinhard Lange.
Scena dal forte sapore chandleriano che ci introduce nel cuore dell’indagine:

«E ora è bene che le dica perché l’ho fatta venire qui», disse risolutamente. «Voglio che scopra chi mi sta ricat­tando». Si interruppe, movendosi a disagio sulla chaise-longue. «Mi scusi, non è facile per me parlare di queste cose».
«Faccia pure con calma. Essere ricattati rende tutti nervosi». Annuì e buttò giù un sorso del suo gin.

Sarà l’inizio di una lunga e complicata indagine che porterà Bernie nella clinica del dottor Kindermann e poi nel bel mezzo delle più oscure e ambigue depravazioni del Reich.
Sarà proprio cercando le lettere oggetto del ricatto che Bruno Stahlecker perderà la vita e se Bernie vorrà vederci chiaro dovrà infine accettare la proposta di Heydrich di rientrare nella Kripo e indagare sull’operato di una specie di serial killer che uccide ragazze esclusivamente ariane, dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
È inutile dire che presto le due indagini troveranno un nesso comune e Bernie si troverà da solo a combattere il Male, tra sanità mentale, occultismo, e violenza ferina.

Philip Kerr, nato nel 1956 a Edimburgo, ha esordito con Violette di marzo, primo capitolo della trilogia berlinese di Bernie Gunther – Violette di marzo (1989), Il criminale pallido (1990) e Un requiem tedesco (1991) –, grazie alla quale ha collezionato una lunga serie di premi e riconoscimenti e viene considerato un maestro del giallo. Oltre alla trilogia è autore di numerosi romanzi di successo. Amato dai giallisti, dai grandi autori letterari, dai divi del cinema, è scomparso precocemente nel 2018. I diritti della trilogia sono stati opzionati da Tom Hanks per una miniserie in coproduzione con HBO.

Source: epub inviato dall’editore. Ringraziamo Livia dell’Ufficio Stampa Fazi.

:: Violette di marzo di Philip Kerr (Fazi 2020) a cura di Giulietta Iannone

4 febbraio 2020

unnamedDopo tanta attesa sembra sia giunto finalmente il momento di Bernhard “Bernie” Gunther, investigatore nella Germania nazista, personaggio iconico del compianto scrittore scozzese Philip Kerr, morto a soli 62 anni nel 2018.
Fazi dà alle stampe Violette di marzo (March Violets, 1989) primo capitolo della trilogia berlinese di Bernie Gunther, composta inoltre da Il criminale pallido (The Pale Criminal, 1990), e Un requiem tedesco (A German Requiem, 1991).
Il grande successo di questo personaggio portò l’autore a continuare la serie con L’uno dall’altro (The One From the Other, 2006),  A fuoco lento (A Quiet Flame, 2008), Se i morti non risorgono (If The Dead Rise Not, 2009), l’inedito in Italia Field Grey del 2010, La notte di Praga (Prague Fatale, 2011), e gli ancora inediti in Italia A Man Without Breath del 2013, The Lady From Zagreb del 2015, The Other Side of Silence del 2016, Prussian Blue del 2017, Greeks Bearing Gifts del 2018, e l’ultimo, quattordicesimo della serie pubblicato postumo, Metropolis del 2019.
Speriamo che Fazi abbia il coraggio di pubblicare l’intera serie, facendo anche tradurre i romanzi ancora inediti, perché sicuramente merita. I lettori del blog sicuramente ricordano La notte di Praga, allora edito da Piemme, qui recensito ormai nel 2013.
Innanzitutto va fatta una premessa doverosa, per chi non conosce il personaggio e non ha ancora letto nessun romanzo della serie: linguaggio, temi e situazioni sono caratterizzati da una notevole crudezza e durezza che ben rispecchia il periodo storico trattato, e non risparmia quasi nulla all’immaginazione.
Insomma è una detective story storica con tocchi noir capaci di trasmettere tutta la brutalità e la violenza che si respirava in Germania durante il regime hitleriano. Sebbene naturalmente è una ricostruzione romanzata, l’attenzione storica è massima, e personaggi fittizi e realmente esistiti intrecciano i loro destini con una certa dose di naturalezza e autenticità.
Scritta in un periodo in cui la condanna del nazismo aveva ben poche voci discordanti, sicuramente Kerr si sarebbe stupito se fosse ancora vivo delle derive negazioniste di questi ultimi tempi, ci porta a riflettere oltre che su temi di interpretazione storica, anche su dubbi e dilemmi che toccano la nostra società e la natura umana più in generale. Spesso ci domandiamo come nascano le dittature, come la popolazione accetti di vivere adattandosi alla totale perdita della propria libertà e autodeterminazione, leggendo questa serie si ha un quadro molto preciso e realistico di tutto ciò.
Molto amato dai suoi colleghi, Philip Kerr, forse trascende il genere e porta il discorso ben oltre ai normali canoni di letteratura di genere tipicamente di intrattenimento e commerciale. Insomma si respira quel tipo di letteratura capace di essere a servizio di ideali più alti e a una precisa e vera presa di coscienza, se non collettiva, perlomeno individuale.
Leggendo soprattutto la seconda parte del romanzo, quella ambientata a Dachau, mi ha colpito una riflessione singolare che condivido con voi: sicuramente Philip Kerr non ha vissuto direttamente l’esperienza di un campo di concentramento tedesco, né era tedesco lui stesso, ma mi ha trasmesso la sensazione di quanta pietas i veri sopravvissuti abbiano nel raccontare le loro esperienze passate.
Ma torniamo al romanzo, Violette di marzo è ambientato nella Berlino del 1936. L’anno delle Olimpiadi che videro Jesse Owens vincere ben quattro medaglie d’oro sotto gli occhi di Hitler, quasi facendosi beffe delle teorie sulla cosiddetta razza superiore. Bernhard “Bernie” Gunther, reduce di guerra ed ex poliziotto, riciclatosi investigatore privato (Quasi su tutto, tranne i divorzi) specializzato in persone scomparse, viene assunto da Hermann Six, milionario magnate dell’acciaio (uno dei più grossi industriali della Ruhr) perché gli ritrovi una preziosissima collana di diamanti rubata, danno collaterale della morte della figlia Grete e del genero Paul Pfarr, uccisi nel loro letto a colpi di pistola, e poi dati alle fiamme.
Paul Pfarr era una delle cosiddette violette di marzo, termine dispregiativo con cui venivano etichettati coloro che aderirono al partito nazista solo in un secondo tempo, salendo letteralmente sul carro dei vincitori, e Bernie non tarda a scoprire che non era proprio in rapporti idilliaci con il suocero. Sarà l’inizio di un’indagine dura, serrata, imprevedibile soprattutto per il fatto che Hermann Six manco si sognava lontanamente che Bernie, seppure allettato dal gran mucchio di soldi dell’onorario, la prendesse così seriamente, pronto a tutto per scoprire la verità.
Sebbene la detection poliziesca sia il filo conduttore della storia quello che più colpisce è il quadro di insieme, quell’intreccio di corruzione e rassegnazione che ammorba la quasi totalità dei rapporti sociali, in un mondo in cui predominano i toni cupi della brutalità, della crudeltà e della violenza non solo delimitati nel sottobosco della criminalità.
Tutta la società tedesca del periodo sembra inquinata da questi rapporti di forza che danno campo libero ai potenti del periodo di giocare indisturbati le loro partite di potere. La rivalità tra Himmler e Goering non tarderà a stagliarsi sullo sfondo e a dettare i tempi dell’indagine, in cui Bernie si troverà quasi stritolato.
Antieroe di stampo classico, Bernhard “Bernie” Gunther, il cui umorismo amaro e sarcastico combatte la rassegnazione dilagante che si propaga tra gli altri berlinesi, non è esattamente uno stinco di santo: bevitore, donnaiolo, interessato soprattutto al proprio tornaconto e alla propria sopravvivenza, si insinua nelle pieghe della società e pur disprezzandola, si limita a manifestare il suo dissenso verbalmente (anche con un certo coraggio come quando apostrofa Heydrich) ma tuttavia inserito in un contesto di odio e sopraffazione, dove vince il più forte.
Buona lettura.
Traduzione di Patrizia Bernardini.

Philip Kerr, nato nel 1956 a Edimburgo, ha esordito con Violette di marzo, primo capitolo della trilogia berlinese di Bernie Gunther – Violette di marzo (1989), Il criminale pallido (1990) e Un requiem tedesco (1991) –, grazie alla quale ha collezionato una lunga serie di premi e riconoscimenti e viene considerato un maestro del giallo. Oltre alla trilogia è autore di numerosi romanzi di successo. Amato dai giallisti, dai grandi autori letterari, dai divi del cinema, è scomparso precocemente nel 2018. I diritti della trilogia sono stati opzionati da Tom Hanks per una miniserie in coproduzione con HBO.

Source: epub inviato dall’editore. Ringraziamo Livia dell’Ufficio Stampa Fazi.