
“Povera patria”, libro di Paolo Gubinelli, edito da Gaspari editore, è un importante tassello che va ad inserirsi nel grande mosaico letterario dedicato alla Prima guerra mondiale. Il testo ha come sottotitolo “I processi agli ufficiali italiani nella prima guerra mondiale”, proprio perché nelle sue pagine vengono riportati i fatti con protagonisti molti ufficiali portati a processo da altri e non sempre adeguatamente giudicati. Quello che si percepisce è la presenza di molte cause militari avviate, tante delle quali purtroppo non svolte in modo adeguato o attuate senza fare prima tutte le indagini del caso, per indagare le vere cause che portarono questi ufficiali di grado inferiore ad essere trascinati in tribunale da ufficiali di grado superiore. In altre pagine ci sono storie di denuncia compiute per fare conoscere i soprusi subiti, gli abusi di potere della autorità nei confronti dei loro sottoposti (soprattutto prima di Caporetto) molte volte mai accolte per essere valutate. Tante sono le storie di vita al fronte narrate in questo libro, vicende che vedevano giovani soldati – a volte davvero dei ragazzini- spediti a combattere come carne da macello e quel loro ribellarsi più che essere annientato dal nemico, lo era dai loro superiori. In altri frangenti del libro ritroviamo proprio gli ufficiali incapaci di controllare il loro comportamento con scatti d’ira e di violenza fisica sui sottoposti che, magari, non volevano obbedire facendo lavori umili, come il prendere le marmitte per il pranzo o per la cena. Azioni e comportamenti certo sbagliati, frutto anche dell’esasperazione della vita di trincea e del senso di precarietà incombente, presenti ogni singolo giorno della vita di questi uomini mandati al fronte a combattere quella che di certo non fu un guerra lampo. Tra le tante storie una di quelle che mi ha colpito è quella di Edgardo Levy della 160° brigata Milano, imputato per abuso di autorità. Lui riuscì a salvarsi dalla guerra del 1915-18, ma la sua famiglia di origini ebraiche venne invece travolta dalla seconda, con la deportazione nel campo di concentramento e la commuovente storia di Eva Maira e del violino di Auschwitz, oggi conservato al Museo Civico di Cremona. Oltre a queste vicende ce ne sono tante altre con militari ubriachi veri o presunti, altri che si prendevano a schiaffi e a pugni, tutti però accomunati dall’essere al fronte, in condizioni incerte e lontani dai loro affetti. “Povera patria” è un importante contributo alla storia della Prima guerra mondiale perché porta l’attenzione del lettore su aspetti poco noti della vita dei soldati al fronte, sugli effetti piscologici che essa ebbe su questi uomini in divisa, purtroppo non solo impegnati a combattere il nemico che stava nell’altra trincea, ma costretti a fare i conti anche con quello che spesso, suo malgrado, poteva stare al loro fianco o dentro loro stessi. Il libro contiene anche saggi di Paolo Pozzato e Paolo Gaspari.
Paolo Gubinelli, nato a Macerata, vive e lavora ad Ancona come procuratore della repubblica contro la criminalità organizzata, è autore di vari studi e per la Gaspari ha pubblicato “Sparate dritto al cuore. La decimazione di Santa Maria la Longa e quella inglese a Etaples” (2014); con G. Dalle Fusine e P. Snichelotto, Morire di Paura. “Shell shock e le fucilazioni di San Vito di Leguzzano, la giustizia militare inglese e italiana a confronto” (2017); “Vite parallele. Il generale Graziani e Piero Calamandrei” (2020).
Source: richiesto dal recensore. Grazie all’Ufficio stampa 1A.