
La piccola editoria che lavora con passione dietro le quinte, quella fatta di case editrici artigianali, intrepide, con pochi titoli, offre spesso scoperte encomiabili, originali e indimenticabili. Al punto che da qualche tempo accolgo sempre volentieri l’occasione di poter leggere i loro libri nella speranza, a ragion veduta, di avere a che fare con pubblicazioni curate, insolite, e di alta qualità. Nelle ultime settimane me ne sono capitate ben due fra le mani, entrambe meritano l’attenzione di un pubblico più vasto.
Su questa testata desidero presentare il piccolo libro curioso di un giovane italiano sulle avventure di due intellettuali ungheresi in giro per l’Europa all’inizio del Novecento. L’autore, Roberto Sassi, è un sociologo urbano residente a Berlino, coautore, con Teresa Ciuffoletti, di Guida alla Berlino ribelle, per Voland (2017), coautore anche di Verborgenes Berlin (Jonglez Verlag, 2020), e di articoli in tema letterario e urbanistico. Il libro è stato pubblicato da Raum Italic, una casa editrice italo-tedesca di Berlino e distribuito dalla casa editrice manotavana Corraini.
I pomeriggi della domenica è incentrato sulla riscoperta di Wandern, il vagabondare, per lo più a piedi, che era un modo di scoprire l’Europa in voga fra i romantici tedeschi, e che i due ungheresi misero in pratica un secolo dopo spinti dal bisogno e dalla curiosità. Dei due protagonisti Lajos Kassák (1887 – 1967), scrittore, poeta e pittore, ha sempre goduto di una certa notorietà anche internazionale, fin dai suoi anni giovanili, mentre il libro riporta alla luce la figura dimenticata di Emil Szittya (1886 – 1964), nato a Budapest come Adolf Schenk, oggi sconosciuto ai più anche nella sua madre patria. Eppure Szittya era un intellettuale di spicco e pioniere dell’arte del Novecento: fra il 1906 e il 1907 partecipò alla vita della comunità cristiano-comunista di Monte Monescia sopra Ascona che il gruppo di fondatori, idealisti e artisti dal calibro di Bebel, Hesse, D.H. Lawrence, Laske-Schüler, provenienti da tutta l’Europa e persino da oltremare, ribattezzò Monte Verità. Szittya fu uno dei primi a comprendere la grandezza di Chagall e Henri Rousseau, frequentò Lenin e Trotskij, fondò riviste d’avanguardia e scrisse anche alcuni romanzi. Viveva giá da anni all’estero quando, nel 1909, incontrò Kassák a Stoccarda e ne divenne il mentore. Kassák vi era giunto a piedi da Budapest e con Szittya fece un giro di tre mesi per la Germania, il Belgio e la Francia. Si separarono a Parigi, quando Kassák sentì il richiamo di Budapest. Nel 1918 Szittya rimase implicato nell’affare Konsten che segnò la fine dei suoi rapporti con l’Ungheria. Si trasferì prima a Vienna, poi a Berlino, e nel 1927 scelse Parigi dove stabilirsi definitivamente. Annoverò fra le sue amicizie Stravinsky, Honegger, Eric Satie, e fra il 1940 e il 1944 partecipò alla resistenza francese, fino alla fine dei suoi giorni rimase se non protagonista, ma un personaggio onnipresente in tutto ciò che era in qualche modo legato all’arte e alla vita culturale contemporanea.
Oltre alla pittura, alla letteratura e alla traduzione, Lajos Kassák era anche un politico impegnato che definiva se stesso „un uomo socialista”. Come tale fu messo all’indice da tutti i regimi che si susseguirono nei suoi sessant’anni di attività politica e artistica. Colonna dell’avanguardia pittorica e prolifico poeta, era anche uno studioso delle tendenze artistiche della prima metà del Novecento, come l’Espressionismo, il Dadaismo, il Futurismo, il Surrealismo, il Costruttivismo. Da eccellente un uomo di lettere, era anche un attento cronista dei suoi tempi. La sua voluminosa opera autobiografica, Egy ember élete. Önéletrajz (Vita di un uomo. Autobiografia), rappresenta una fonte importante per la ricostruzione dell’epoca e della vita artistica anche europea.
In Vita di un uomo Kassák ripercorre anche i mesi di vagabondaggi ricchi di avventure con Szittya nel 1909, descrive gli espedienti ai quali erano ricorsi per assicurarsi la mera sopravvivenza, e i tanti incontri interessanti che avevano avuto la fortuna di fare. I capitoli dedicati alle loro vite vagabonde erano stati tradotti dall’ungherese in tedesco e in francese e pubblicati in volumi autonomi, dai quali Roberto Sassi ha saputo trarre ispirazione e comporre un piccolo libro interessante, ben scritto e pieno di sorprese. Le belle e ingegnose illustrazioni di Francesca Dimanuele accompagnano il testo creando un insieme armonico, e la stimolante postfazione di Gian Piero Piretto incornicia la storia e ne puntualizza gli elementi fondanti.