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Fiori Picco ci racconta la storia delle ultime donne di Bhaktu

13 aprile 2023

La scrittrice e sinologa bresciana Fiori Picco è in libreria con “Il Circolo delle Donne Farfalla- Mugao e Bhaktu” (Fiori d’Asia editrice) una storia di donne ambientata nella Cina meridionale, Yunnan Nord-occidentale, Gorgia del Nujiang, tra Tibet e Birmania nel 2016, anche se non mancano salti temporali indietro nel tempo fino al 1700 e agli inizi del Novecento. In una terra inospitale e selvaggia prende forma la storia di quattro donne anziane con i visi tatuati che vivono sole e ai margini. Loro sono le ultime testimoni di Bhaktu, un rituale barbaro che per secoli sfigurò molte adolescenti trasformando per sempre le loro vite. A salvaguardare queste donne arriverà una giovane assistente sociale. Ne abbiamo parlato con l’autrice.

Come è nata l’idea del romanzo? Sei anni fa la mia amica cinese Mila, protagonista e voce narrante del romanzo, mi contattò dopo un’esperienza di volontariato presso il popolo Dulong. Mi raccontò la storia delle quattro Donne Farfalla e l’atmosfera della Gorgia. Ne rimasi affascinata e sentii il desiderio di riportare in un libro le vicende degli indigeni. Nel 2004 mi ero già avvicinata al Nujiang, ma non ero riuscita ad arrivare al villaggio perché solo nel 2016 fu aperto il tunnel di collegamento con la parte orientale dello Yunnan. L’esperienza di Mila mi diede l’input per iniziare a scrivere un nuovo romanzo sulla “Tribù del Sole”, sul suo stile di vita attuale e passato e su fatti storici poco noti all’Occidente.  

Perché la scelta di concentrarsi sul popolo Dulong? In vent’anni i protagonisti dei miei libri sono stati gli Yao, gli Wa, gli Yi, i Miao e molte altre etnie cinesi. Avendo una ricca esperienza di docente e di ricercatrice di antropologia, ed essendo venuta a contatto per otto anni con le minoranze etniche dello Yunnan, nei miei libri ho sempre scritto di questi popoli, delle loro tradizioni e di eventi storici che li riguardano. I Dulong, rispetto ad altre etnie, sono poco conosciuti e hanno avuto una storia travagliata e drammatica. Fino alla prima metà del Novecento sono rimasti chiusi e isolati nella Gorgia vivendo in condizioni indigenti. Solo nel 2016 la loro vita è migliorata grazie all’apertura del tunnel e a vari piani di modernizzazione attuati dal Governo. Oggi sono sotto l’egida dell’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. 

Mila è una giovane assistente sociale, cosa rappresenterà per lei questa esperienza e quanto di te c’è in lei? Mila è una mia amica e abbiamo molti punti in comune tra cui il contatto con gli indigeni dei villaggi tribali più sperduti, l’interesse nei confronti del loro folclore e degli usi e costumi, l’amore per la natura e per i paesaggi incontaminati.  Anche lei, come me, da giovanissima è partita all’avventura verso una meta lontana lasciando la famiglia e la sua vita quotidiana. L’esperienza nella Gorgia e il suo impegno nel sociale l’hanno cambiata e, da giovane ribelle metropolitana, è diventata una donna matura, inclusiva e incline al perdono.

Cosa ti affascina della Cina e di queste popolazioni non molto note a tutti? La Cina mi ha sempre affascinata e, dopo averla visitata e conosciuta, ho scoperto le sue molteplici culture, la storia millenaria e, nell’immediato, la disponibilità nei confronti dello straniero, infatti mi sono subito sentita accolta e ben integrata. Di queste etnie ho sempre amato la gioia di vivere, il rapporto simbiotico con la natura, i culti totemici e i riti, le musiche e le danze, i costumi ricamati, coloratissimi e ricchi di dettagli simbolici, la mitologia e le leggende millenarie, le religioni sincretiche che sono una fusione di animismo, sciamanesimo e culti popolari locali. 

Protagoniste sono 4 donne. Perchè la scelta di 4 protagoniste femminili? Nei miei libri parlo spesso di donne raccontando esperienze di vita e vicissitudini che riporto come storie-verità di denuncia sociale. Nei secoli le Donne Farfalla sono state vittime di un sistema patriarcale e maschilista che le ha assoggettate e piegate alla volontà di padri e mariti padroni. Nel libro ho ricostruito il passato delle protagoniste note come “Puma la sciamana, Cina la tatuatrice, Grisa l’erborista e Duna la tessitrice”: quattro nonnine anziane e bisognose di aiuto, che non sono mai state capaci di protestare e che hanno accettato il destino con fatalismo. Con vari flash back e salti temporali ho narrato le loro vicende, familiari e personali, all’interno di un clan tribale e restrittivo che negava libertà e diritti.   

Mugao e Bhaktu: che ruolo hanno nella vita delle protagoniste? Le quattro protagoniste anziane sono chiamate dagli indigeni “i fossili viventi della Gorgia”, in quanto sono le ultime e rare testimoni di Bhaktu, un rituale barbaro che per secoli e fino al 1949 deturpò le adolescenti Dulong. Si trattava di un tatuaggio facciale che ritraeva il motivo di Mugao, un totem antico che, nella forma, ricordava una farfalla. L’immagine della farfalla era soave e racchiudeva un significato mistico, infatti era legata al concetto d’immortalità dell’anima. Bhaktu era una vera e propria cerimonia sacrificale, un rituale di passaggio che rendeva libere e “immuni” le ragazzine, anche se poi trascorrevano la vita intera con la diversità, l’imbarazzo e la vergogna. Bhaktu rientrava nelle cosiddette pratiche di modificazione corporea ma, a differenza di altri rituali più noti, come ad esempio la fasciatura dei piedi, è rimasto nell’ombra e, ancora oggi, sui motori di ricerca occidentali, non si trovano notizie al riguardo.   

Questo romanzo può essere visto come un romanzo di formazione?  È un romanzo di formazione come tutte le mie storie. Il viaggio di Mila non è solo fisico ma anche interiore, infatti, grazie all’anno sabbatico trascorso nella Gorgia, la ragazza scoprirà nuovi lati di sé, imparerà a essere più empatica e più attenta al prossimo e consapevole di quanto l’essere umano abbia bisogno degli altri. Il suo aiuto alle nonnine e al Governo locale è commovente. Ma Mila non è l’unico personaggio del libro a scoprire la sua nuova identità. Anche sua madre, che vive nella lontana metropoli Kunming, uscirà da una profonda crisi esistenziale e rivelerà la sua vera identità con cognizione e grande forza d’animo. 

Quanto è importante fare memoria?  La memoria è fondamentale perché riguarda le nostre origini e l’evoluzione dell’essere umano attraverso la storia. Il passato dovrebbe insegnare a non ripetere gli stessi errori; in realtà l’uomo è recidivo e la sua memoria è breve. A mio avviso, il compito dello scrittore è portare a conoscenza il lettore di determinate situazioni del passato e del presente, nel caso specifico di un popolo della Cina che per secoli fu oggetto di soprusi e violenze da parte di un’altra etnia di cui l’Occidente crede di sapere tutto. In realtà le poche notizie attuali e ripetitive riportate dai media non rivelano tutto il tessuto socio-politico e relazionale che da sempre riguarda le etnie e le culture presenti nel territorio cinese, comprese quelle delle regioni autonome.