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:: THE HERCULE POIROT CENTENARY BLOGATHON: Poirot sul Nilo

12 ottobre 2020

«Oh, i moventi dei delitti sono spesso banalissimi…»
«E i più frequenti quali sono Poirot?»
«Il più frequente: il denaro; voglio dire l’avidità di guadagno nelle sue varie manifestazioni. Poi la vendetta, l’amore, la paura, l’odio puro, la beneficenza…»
«Oh, signor Poirot!»
«È così signora. Mi è capitato spesso di vedere… diciamo A soppresso da B per beneficiare C! Certa gente dimentica che la vita e la morte sono cose riguardanti esclusivamente il buon Dio».

A Sir Max Edgar Mallowan, secondo marito di Dame Agatha Christie, se vogliamo dobbiamo la cosiddetta trilogia esotica della Christie. Proprio il suo lavoro di archeologo portò la moglie in quei luoghi del Medio Oriente che divennero scenario per Non c’è più scampo, La Domatrice e Poirot sul Nilo, quest’ultimo romanzo al centro delle mie riflessioni per il THE HERCULE POIROT CENTENARY BLOGATHON in onore del centenario di Poirot, il più famoso investigatore belga della storia della letteratura.

Poirot sul Nilo (Death on the Nile, 1937), tradotto da Enrico Piceni per Arnoldo Mondadori Editore, è forse uno dei romanzi della Christie più famosi assieme Ad Assassinio sull’Orient Express. È del 2008 l’edizione che ho avuto modo di consultare per questo viaggio sul Nilo in compagnia di Poirot, di due sfortunati amanti e di tutta l’allegra compagnia al loro seguito.

La storia si svolge perlopiù su un piroscafo il “Karnak” e a prescindere dall’epilogo tragico, che mi guardo bene dal descrivervi nel dettaglio, mantiene un tono frizzante e pieno di verve che rende la storia per così dire agrodolce.

Ma veniamo al cuore della trama: Jacqueline de Bellfort e Simon Doyle si amano o meglio come sottolinea acutamente Poirot vedendoli in un ristorante Un qui aime et un qui se lasse aimer. Poi la crisi, la ristrutturazione aziendale come direbbero oggi, fa perdere il lavoro a Simon e spinge Jacqueline a chiedere a una sua vecchia compagnia di scuola, una delle donne più ricche di Inghilterra, Linnet Ridgeway, di assumerlo come amministratore delle sue tenute. Lei lo fa e pensa bene di soffiare il fidanzato all’amica e dopo tre mesi sposarlo e recarsi in Egitto in viaggio di nozze.

Ed è qui che Poirot li rincontra, Simon Doyle sposato con Linnet Ridgeway e Jacqueline de Bellfort, l’amante abbandonata al seguito. Al volo intuisce che la storia non potrà finire bene, gli animi sono troppo accesi, le passioni fuori controllo, e infatti a bordo del Karnak avviene il dramma: Jacqueline de Bellfort spara a Simon Doyle, a una gamba niente di particolarmente grave e la stessa notte Linnet Ridgeway viene uccisa. A Poirot e al colonnello Race, un antica conoscenza di Poirot, il compito di indagare e svelare il macchinoso e complicato meccanismo che ha portato al delitto.

Questa è la trama principale alla quale si uniscono alcune sottotrame: una collana scomparsa, un amministratore disonesto, una cameriera ricattatrice, una figlia che cerca di salvare dal bere la madre, una scrittrice di romanzi passionali che non riesce più a riconquistare il suo pubblico e il successo passato (caricatura per certi versi della Christie stessa), una nobildonna americana cleptomane, e infine non manca la tipica ingenua americana che grazie a questo viaggio troverà inaspettatamente l’amore.

Le atmosfere esotiche dell’Egitto anni Trenta fanno da sfondo a una storia per certi versi inevitabile, che la ricca e viziata Linnet Ridgeway sia la vittima predestinata è fatale per molti versi, e anche se non è ingenua per niente, forse il credersi troppo furba è il suo unico difetto, ha poche armi per difendersi, cade nella trappola che le hanno teso con tutte le scarpe. E sebbene Poirot forse anticipa i fatti che seguiranno si limita ad assistere da spettatore e mettere in guardia dai pericoli un po’ come Triangolo a Rodi. Ma il suo compito è svelare trame non sventare delitti sebbene forse in questo caso la tentazione l’abbia avuta.

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