Fino a che punto può spingersi l’arte? Quali sono i confini che separano il lecito dall’illecito, la sete di gloria, di oro, il desiderio smodato di superare se stessi, di trascendere, di sconfinare al di là del possibile? Hao Myung è un chirurgo plastico cinese, un uomo pericoloso, un uomo che vuole trasformare il corpo umano in tante tragiche opere d’arte, forzandone i contorni, violentandone la natura, per accrescere la sua fama, il suo genio, per non avere limiti e imposizioni. Il suo progetto scellerato necessita di un appoggio, di finanziatori che diano concretezza ai suoi vaneggiamenti, di un mecenate, di una struttura che ne gestisca la logistica e Hao Myung è un uomo dannatamente fortunato e li trova, trova Metafisica, un’associazione internazionale che in cambio dell’esclusiva gli permette di creare la sua personale galleria d’arte o meglio dire galleria degli orrori. Hao Myung cerca i suoi corpi tra i suoi pazienti, tra persone che detestano se stesse e cercano il loro vero fine ultimo, la loro essenza. E così è Ester, la splendida e bellissima Ester, che accetta questo patto infernale, accetta di diventare l’opera numero sei. Ma qualcuno non ci sta, i suoi genitori vogliono salvarla, trovarla, riportarla a casa, così Ivan si mette sulle sue tracce, il temibile Ivan, una spia delle spie, un uomo solo contro tutti, ma la sua lotta è impari specialmente perché la ragazza non ha nessuna voglia di essere salvata e vuole sublimarsi, diventare arte. Opera sei, strano libro di esordio di David Riva, è un ibrido, in bilico tra l’horror, la fantascienza, il thriller gotico, il saggio metafisico e ci porta in un mondo alternativo, un mondo dove l’orrore è voce del quotidiano e l’arte una quarta dimensione onrica e distorta. Edizioni XII ama rischiare, scommettere sui giovani, portarci in una terra di nessuno in cerca del fantastico, della meraviglia. Lo stile è crepuscolare, nero, pieno di sublimazioni distorte e tragiche. Si parla di bellezza e di percezione, di un qualcosa di effimero e nello stesso tempo terribilmente reale, di quel demone forse inconscio che spinge l’autore a creare una rivisitazione di Frankestein. Segnalo l’interessante copertina degli artisti di Diramazioni.