Be careful what you wish for sembra una verità fondamentale a cui attenersi specie quando si è una giovane e bella ragazza della provincia che si reca a New York (alla fine della Seconda Guerra Mondiale) in cerca di fama, amore, soldi e successo. Nessuna delle tre protagoniste di La valle delle bambole (Valley of the Dolls, 1966) di Jacqueline Susann, Anne, Jennifer e Neely, la seguì e con tragiche conseguenze, vedendo gli esiti delle loro vite. Raggiungere i loro sogni le portò solitudine, infelicità, dipendenza da alcool e droga, addirittura una delle tre arrivò al suicidio. Insomma assistiamo alla desacralizzazione del sogno americano, compiuta certo con gli strumenti e la verve che la simpatica Susann disponeva.
Se vogliamo la lettura di questo libro e il suo valore sono più necessari per il suo essere un documento di un’ epoca, che per il valore e le qualità letterarie (oltre all’indubbio coraggio) della Susann. Gore Vidal, Truman Copote insomma non si sbagliarono di tanto, e non devono essere considerati come dei meschini e invidiosi rosiconi, anche se esternarono i loro pareri con la loro consueta insolenza. Tuttavia la sua prosa la si legge con estrema facilità e i temi seri che tratta, quasi incappandoci per sbaglio, dall’emancipazione femminile, al maschilismo e al materialismo presenti nella società americana, all’aborto, al suicidio, alle malattie mentali, sono il ritratto fedele di un’ epoca che preferiva nascondere la polvere sotto il tappeto, in favore di un certo entusiasmo simulato e un allegria pop, da boom economico. La Susann ne tratteggia le ombre con vivace arguzia, e la sua forte personalità e il suo umorismo anche amaro, sono un collante sicuramente efficace, padroneggiato con indubbia abilità.
A cinquant’anni dalla pubblicazione l’effetto destabilizzante è senz’altro smorzato. Ormai si parla di sesso molto liberamente, anche nei romanzi, forse meno di cancro, malattie mentali e suicidio. Per cui se vogliamo il suo romanzo non appare così datato come appaiono opere di quel periodo lette oggi. Il suo linguaggio pepato, la sua mancanza di inibizioni quando si parla di sesso (evidenziando come lo percepivano le ragazze degli anni ’60), sono senz’altro parte del fascino di questo libro, che anche oggi, in un’ epoca di post-femminismo come la nostra, conserva le sue peculiarità.
Non fu facile pubblicare questo libro negli anni ’60, numerosi editori lo rifiutarono e solo Bernard Geis Associates lo pubblicò nel 1966. Che Jacqueline Susann parlasse di sé e vi fossero molti elementi autobiografici è indubbio, come è indubbio che molte storie e aneddoti furono tratti dalle vite (travagliate) di molte star di quei tempi, a partire da Judy Garland.
Non ostante l’aura di scandalo, da alcuni questo libro fu tranquillamente definito un soft porno, La valle delle bambole fu un successo immediato e travolgente. Restò per ben 65 settimane nella lista dei best seller del New York Times, grazie anche alla grandissima campagna promozione che organizzò il marito della Susann, il produttore Irving Mansfield.
Per togliere un’ equivoco, le “bambole” del titolo non sono le protagoniste, ma le magic candy, gli psicofarmaci di cui le stelle del cinema facevano abbondante uso, sonniferi, stimolanti, antidepressivi, anfetamine.
Ne fecero un film, diretto da Mark Robson, con Sharon Tate nella parte di Jennifer North, e Susan Hayward in quella di Helen Lawson, in cui in un cameo apparve la stessa Susann (che tuttavia usò termini molto dispregiativi per definirlo). Da anni si parla di un remake con protagoniste Madonna (Helen Lawson), Jennifer Lawrence, (Jennifer North) Anne Hathaway (Anne Welles) e Emmy Rossum (Neely O’Hara). Chissà, vediamo, certo molto dipenderà dal regista, ma non è difficile predire un indiscusso successo. Come il libro, tradotto in questa edizione da Mariapola Dettore. Postfazione di Irene Bignardi.
Jacqueline Susann (1918-1974) era originaria di Philadelphia. A diciott’anni si trasferì a New York, dove lavorò come attrice e, per ben quattro volte, fu premiata come la “Donna più elegante della televisione”. Ma fu il successo dei suoi tre romanzi, tutti bestseller mondiali – La valle delle bambole (1966), La macchina dell’amore (1969) e Una volta non basta (1973) -, a trasformarla nella leggenda che ancora oggi si ricorda. Sposò il produttore Irving Mansfield. Da La valle delle bambole, il suo libro più famoso, ristampato diverse volte anche in Italia, sono stati tratti un film e una serie televisiva.
Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Valentina dell’Ufficio Stampa Sonzogno.
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