Posts Tagged ‘Il segreto del calice fiammingo’

:: Un’intervista con Patrizia Debicke a cura di Giulietta Iannone

8 novembre 2023

Bentornata Patrizia, sono felice di ritrovarti per questa breve intervista. Sei l’autrice di un bel romanzo storico “Il segreto del calice fiammingo”(Ali Ribelli Edizioni) che ci racconta le congiure e gli intrighi nell’Europa del XV secolo e che penso ti abbia dato grandi soddisfazioni. Che bilancio hai tratto in questi mesi? Che accoglienza ha avuto tra i tuoi lettori italiani?

Intanto grazie per questa intervista. Il segreto del Calice fiammingo, in cui per la prima volta ho fatto un passo indietro dal mio abituale palcoscenico il Cinquecento e sono passata al Quattrocento, è un libro al quale tenevo molto e che mi ha dato moltissime soddisfazioni dal punto di vista della critica. Dai lettori è stato accolto bene, magari forse non quanto speravo, ma già scrivendolo sapevo di addentrarmi in un argomento non facile, né di larga diffusione. Jan van Eyck è un mito in Europa, molto meno in Italia. E parte del romanzo ha l’Europa come palcoscenico. Ciò nonostante il romanzo ha saputo trovare il suo pubblico sia tra lettori interessati a storia e storia dell’arte che tra i forti lettori di thriller, spy story e romanzi di avventura, anche questi argomenti ben presenti nella trama . E comunque ci sono tante diverse storie tra loro intrecciate in grado di incuriosire tutti coloro che amano leggere di complotti, inseguimenti, guerre, battaglie navali famose come quella di Gaeta, contrasti , intrighi e passioni. C’ è la Francia con per sfondo la guerra dei Cent’anni, nella penisola iberica troviamo gli scontri, le invidie e le gelosie in famiglia tra regnanti di Portogallo, Castiglia e Aragona. Nella penisola italica, un susseguirsi di signorie con il Ducato di Savoia , Milano e la Lombardia governate da Filippo Maria Visconti, Venezia, il papato che si vorrebbe ago della bilancia, l’ancora piccola e frammentata Toscana e il regno di Napoli dopo la morte della regina Giovanna in balia di una combattuta successione. E incontriamo personaggi buoni, meno buoni, cattivi e cattivissimi. Ma stavolta mi è piaciuto affidare i ruoli dei più cattivi a personaggi femminili. Uno in particolare a una bellissima portoghese, una giovane donna dagli occhi color fiordaliso che rappresenta quasi l’incarnazione del male.

Avrà un seguito?

No. Ho amato tutti i miei personaggi ma la parola fine stavolta ha avuto un significato compiuto. Il segreto del calice fiammingo fin dall’inizio non è stato concepito per avere un seguito, ragion per cui…

Il tuo personaggio principale Jan van Eyck, il massimo artefice del “Polittico dell’Agnello Mistico”, è uno dei pittori più significativi della sua epoca. In che misura ha inciso il suo genio nella stesura del tuo libro? Ne ha lasciato tracce? Perchè hai scelto lui come personaggio principale?

Scrivere di Jan van Eyck mi ha permesso di mettere su carta quanto io ami questo artista e la sua pittura straordinariamente illuminata. Jan van Eyck è colui che ha saputo regalare, con la sua eccezionale bravura, un nuovo volto alla pittura di fine del medioevo/albori del rinascimento , adottando l’utilizzo della tecnica a olio (già conosciuta nell’antichità). Tecnica in grado di regalare ai dipinti nuova e maggiore luminosità e la possibilità di creare finissime velature trasparenti usando i colori che, restando freschi, permettono di arrivare a effetti di luce e di profondità difficilmente raggiungibili con le altre tecniche. Pittura che consente anche di accrescere la gamma cromatica, e ammorbidendo le sfumature, di ottenere finissime e trasparenti velature. Ma sbaglia Vasari sia quando gliene attribuisce l’invenzione che quando scrive che Antonello da Messina andò a Brugge a imparare da lui la sua arte. Antonello infatti non poteva materialmente farlo perché era solo un bambino quando Jan van Eyck morì ancora molto giovane. E invece sappiamo di un altro van Eyck: Barthelemy, sicuramente parente di Jan, andato nel 1443 a Napoli, a lavorare a corte prima presso Renato d’Angiò poi presso Alfonso V d’Aragona e I di Napoli, che fu il maestro di Niccolò Antonio, detto Colantonio. Spetta dunque a Barthèlemy van Eyck la palma di avere portato per primo a Napoli i segreti della pittura a olio. E risulta che Antonello da Messina sia stato un allievo della bottega di Colantonio.
Una storia che mi aveva talmente intrigato da volerla far diventare addirittura il principale filo conduttore della mia trama già prima di cominciare a scrivere.
E infatti in Il segreto del calice fiammingo, i due Eyck: Jan e Barthèlemy accompagnando e proteggendo il Sacro Calice si scambieranno per vent’anni il testimone, scandendo dalle Fiandre, fino a raggiungere Napoli.

C’è qualche segreto esoterico che hai nascosto nelle pagine del tuo romanzo?

Più di uno. Indubbiamente intanto la leggendaria esistenza del Santo Graal o Sacro Calice di Valencia, uno dei più grossi misteri al mondo, la coppa superiore e il piatto inferiore in pietra dura e la parte centrale in metallo e pietre preziose. La coppa superiore è una coppa ebraica in agata risalente a circa un secolo prima di Cristo mentre l’inferiore, impiegata invece come base, è un manufatto arabo – egizio, datato uno o due secoli dopo Cristo. Potrebbe trattarsi dunque del vero calice usato secondo i Vangeli da Gesù durante l’ultima cena? Certo è che ben due pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, l’hanno utilizzato per celebrare l’eucarestia durante le loro visite a Valencia. La stesso calice che pare quasi aver ispirato la mano di Jan van Eyck nel dipingere il suo Agnello mistico nello splendido polittico di Gand. E indubbiamente sempre al Graal o Sacro Calice è associata la misteriosa profezia che dopo aver intrapreso un lungo viaggio dalle Fiandre fino alla penisola, collegherà le casate dei due regnanti quattrocenteschi di Borgogna e di Aragona.

Tu sei la Regina del romanzo storico italiano, ormai hai pubblicato davvero tanti romanzi tutti tra l’altro molto amati e hai sondato tutte le varie tecniche di scrittura. Quale è il segreto per tenere avvinto il lettore pagina dopo pagina?

Regina? Magari! Il segreto? Non credo esistano veri segreti. Quello che conta è riuscire a tessere una bella storia con un bella ambientazione ma e soprattutto concentrata sui personaggi e sullo svolgimento della trama senza perdersi per strada in inutili fronzoli. Ovverosia per quanto possibile sapere tutto dell’epoca, dei costumi e delle relative ambientazioni. Dopo però bisogna conservare il materiale raccolto da parte e quando serve utilizzarlo per arricchire i contenuti ed evitare errori, tenendo tuttavia sempre presente che devono rappresentare solo la scenografia della narrazione.

Hai vinto premi per questo libro, in Italia e all’estero? Sei in finale di altri?

A parte un secondo posto in una simpatica gara web di Liberi di scrivere non ho vinto premi e mi spiace. E non sono in finale. Forse il romanzo storico ha meno chances? Io comunque in Italia tuttavia, non essendo una cittadina italiana , ho un handicap in più perché non posso partecipare a molti premi. E all’estero il mio libro finora non è stato ancora tradotto ufficialmente.

Sei sempre in tour tra Festival, librerie, presentazioni e biblioteche. Dove trovi tutta questa energia? Te la dà il pubblico dei tuoi incontri?

Adrenalina penso e sicuramente per chi scrive avere davanti a sé un pubblico interessato regala moltissimo, un vero surplus di energia e spinge a dare il meglio. Amo poi parlare di storia e credo di saper trasmettere agli altri questa mia passione.

Stai raccogliendo materiale per un nuovo romanzo storico? Di che periodo storico tratterà?

Molto materiale cinquecentesco ma che per ora resta fermo. In questo momento invece sto inquadrando un romanzo, non un giallo o thriller storico stavolta, ma solo un romanzo storico ambientato a metà dell’800

Grazie del tempo che mi hai dedicato, alla prossima.

Ma grazie a Liberi di scrivere e a presto, spero.

:: Un’intervista con Patrizia Debicke a cura di Giulietta Iannone

31 gennaio 2023

Oggi abbiamo il piacere di intervistare Patrizia Debicke, autrice del libro “Il segreto del calice fiammingo”(Ali Ribelli Edizioni) seconda classificata alla tredicesima edizione del Liberi di Scrivere Award.

Benvenuta Patrizia su Liberi di scrivere e grazie di cuore di aver accettato questa intervista. Innanzitutto complimenti per il suo secondo posto più che meritato al nostro Liberi di scrivere Award con il libro Il segreto del calice fiammingo. Davvero tanti lettori hanno votato per il tuo libro.

Tanti amici che ringrazio soprattutto perché sono stati abilissimi a giostrare sull’web.

Ho avuto il piacere di leggerlo ed è davvero un libro interessante, ricco di un profondo scavo storico, e soprattutto ben scritto. Ce ne vuoi parlare? Come è nata l’idea di scriverlo?

In realtà dal rivedere perfettamente restaurato dopo tanti anni il monumentale e magnifico polittico dell’Agnello mistico, opera di Jan van Eyck nella cattedrale di San Bavone a Gand, commissionato inizialmente dai coniugi Vjidi per la loro cappella funebre a Hubert van Eyck, fratello maggiore di Jan, e alla sua morte (il tutto era stata appena abbozzato) ripreso in mano, rivoluzionato e reso forse il suo massimo capolavoro da Jan van Eyck, emerito Maestro pittore di Philip le Bon, duca di Borgogna. Poi per fortuna di aver trovato dei pagamenti dell’epoca che mi indicavano che Jan van Eyck oltre che per dipingere veniva pagato e lautamente per speciali incarichi, molti basati sullo spionaggio . .. Avevo in mano abbastanza per cominciare…

Il romanzo ci racconta le congiure e gli intrighi nell’Europa del XV secolo, precisamente dal 1426 al 1446, con la Guerra del Cento anni che infuria contrapponendo Inghilterra e Francia, immagino ci hai messo anni per approfondire i tuoi studi e le tue ricerche storiche.

Visto poi che affrontavo con spavalderia un secolo molto importante, burrascoso e controverso della storia europea (Inghilterra , Francia, Borgogna, Fiandre, Paesi Bassi, Portogallo, Castiglia, Aragona, Regno di Napol, Stato della Chiesa, i vari stati e staterelli della penisola italica, Genova, Firenze, Venezia, Savoia, Ducato di Milano… ) per me tutto da approfondire , indubbiamente è stato il romanzo che ha richiesto più tempo e ricerche sia per ricostruire una corretta ambientazione, che per mettere insieme tutta la mole di dettagli e fatti storici avvenuti in quell’epoca da utilizzare come scenario. Dai tornei, alle cerimonie, dalle feroci battaglie navali ai complotti, ai repentini cambi di alleanze. Tregue cavallerescamente rispettate in mostruose guerre fratricide ecc. ecc. Anni sì!

Sullo sfondo il Calice, di agata corallina, impreziosito da incastonature d’oro e preziosi successive, dell’Ultima Cena di Nostro Signore Gesù, giunto fortunosamente nelle mani del re Alfonso di Aragona. Come hai seguito le sue tracce? Dove è conservato oggi? O è un oggetto puramente leggendario?


Detto il Santo Calice è stato usato da ben due pontefici. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in occasione della loro visita pastorale. Lo splendido Calice di Valencia è composto da tre parti: la coppa superiore e il piatto inferiore in pietra e una parte centrale in metallo e pietre preziose. Secondo le prove svolte già molti anni fa dall’ archelogo Antonio Beltran e con l’aiuto di altri scienziati, la coppa superiore di agata è sicuramente risalente a un periodo tra un secolo prima di Cristo e un secolo dopo Cristo. Il piatto o coppa inferiore è invece di origine araba di circa tre secoli più giovane. La leggenda narra che la coppa superiore sia quella usata da Gesù Cristo nell’ultima cena e che, nel terzo secolo un diacono romano, il San Lorenzo della graticola, l’abbia portato con sé da Roma in Spagna a Huesca . Da Huesca poi per sfuggire all’invasione dei Mori, trovò rifugio sui Pirenei dove per secoli restò al sicuro nel monastero benedettino di San Juan de la Peña , fino a quando re Martino I convinse i monaci a donarglielo e in seguito come proprietà della corona di Aragona, fu portato a Valencia. Nel 1424 il re Alfonso V, il Magnanimo, spostò il reliquario nel Palazzo Reale ma dal 1437 fu affidato alla cattedrale di Valencia, dove è tuttora conservato e in esposizione.

Parlaci del tuo personaggio principale, Jan van Eyck , come è nato nella tua mente, come si è delineato per psicologia e carattere? Si discosta molto dal vero Jan van Eyck, come almeno ce lo tramandano i documenti?

Leggendo quanto si è scritto e detto di lui, della sua volontà e immane capacità lavorativa anche descritta nei documenti dell’epoca, diventava più facile creargli una personalità. Ho fatto del mio meglio.
Quindi penso che il mio Jan van Eyck non si discosti troppo da quello vero. Almeno non per quanto si sa della sua vita, della sua eccezionale duttilità come uomo e artista , della vita familiare e delle grandi e difficili imprese portate a termine agli ordini del suo committente. Naturalmente però per il resto ovverosia tante delle azzardate avventure che gli ho attribuito sono frutto della mia fantasia.

Sei considerata una delle autrici di romanzi e gialli storici più autorevoli nel panorama editoriale italiano. Ti aspettavi una carriera così felice quando hai iniziato a scrivere da “ragazza”?

Grazie le tue parole sono un vero balsamo per il mio cuore. Ma non so se la mia carriera possa considerarsi veramente felice. Diciamo che io sono molto felice di avere qualcuno che apprezza davvero il mio lavoro. Per me che ho cominciato a scrivere da “ragazza quasi sessantenne” non è stato poi così male.

Come è nato il suo amore per i libri e la scrittura?

Non è nato, c’è stato sempre. Che io ricordi ho cominciato a leggere piccolissima e non ho mai smesso. Poi ho provato a scrivere.

Infine, ringraziandoti della disponibilità, l’ultima domanda. Stai lavorando a un nuovo romanzo storico? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Intanto grazie a Liberi di scrivere per queste gradite domande molto stuzzicanti e per avermi concesso spazio e fiducia. Un nuovo romanzo? Ci sto provando. Sono a un bivio tra due soggetti che ho portato avanti a lungo ma ora a conti fatti non mi convincono davvero . Credo che dovrò cambiare strada. Troppe idee o forse troppo poco tempo a disposizione?

:: Il pittore fiammingo Jan van Eyck protagonista del nuovo romanzo storico di Patrizia Debicke – a cura di Giulietta Iannone

9 ottobre 2022

Il romanzo ci racconta le congiure e gli intrighi nell’Europa del XV secolo, precisamente dal 1426 al 1446: due decadi in cui Francia e la Borgogna sono ancora in balia della Guerra dei cent’anni, l’impero impaziente alle porte, l’Italia contesa tra ducati, repubbliche e signorie, il papato e poi la Castiglia, l’Aragona e il regno di Napoli con la sua regina Giovanna, feroce teatro di scontro tra gli aragonesi e gli angioini.

Jan van Eyck, il massimo artefice del “Polittico dell’Agnello Mistico”, il pittore di corte di Philippe le Bon, Duca di Borgogna, ma anche suo diplomatico e spia, sarà il tramite della storia.
La coppa usata da Gesù nell’Ultima cena, il Sacro calice di Valencia, la santa reliquia che cesellerà l’alleanza e la fraterna amicizia che avvicina la Borgogna all’Aragona ne diventerà invece il filo conduttore.

Il Calice è in pericolo a Gaeta. La sua difesa impegnerà Jan van Eyck, designato suo custode e, in seguito, Barthèlemy suo nipote, e la sua tutela li condurrà vorticosamente dalle Fiandre alla Milano di Filippo Maria Visconti, poi a Bruges e dalla Borgogna a Napoli conquistata da Alfonso V.
Qui Barthèlemy van Eyck potrà ricompensare l’aiuto di Antonello da Messina svelandogli il suo segreto della pittura a olio…

Jan van Eyck, pittore fiammingo, uno dei fondatori della scuola Olandese, è il protagonista assieme a suo figlio Barthélemy (ufficialmente suo nipote), del sontuoso ed elegante romanzo che Patrizia Debicke dedica all’Europa del XV secolo, con la Guerra del Cento anni che infuria contrapponendo Inghilterra e Francia, dal titolo molto enigmatico di Il segreto del calice fiammingo. Romanzo come dicevo esteticamente sontuoso, la scrittura della Debicke, preziosa come oro antico, arricchisce una trama ricca di intrighi, tradimenti, corruzione, delitti, contrapposta alla nobilita della lealtà, dell’amicizia, e del senso di giustizia che muovono i personaggi principali. Sullo sfondo il Calice, di agata corallina, impreziosito da incastonature d’oro e preziosi successive, dell’Ultima Cena di Nostro Signore Gesù, giunto fortunosamente nelle mani del re Alfonso di Aragona, e talismano del suo regno, e la predizione di una gitana che con il suo parlare misterioso ed enigmatico profetizza al sovrano di un regno dove non tramonterà mai il sole. Romanzo storico e di avventura al suo meglio, la Debicke è considerata una delle autrici di romanzi e gialli storici più autorevoli nel panorama editoriale italiano, Il segreto del calice fiammingo con capitoli brevi preceduti da titolo esplicativi, oltre ad essere appassionante affascina per la bravura dell’autrice, capace di scrivere come se dipingesse, con pochi tocchi sapienti e calibrati, avendo affinato col tempo una tecnica quasi impressionista. Nessuna sbavatura, nessuna parola superflua, ogni termine, anche i più desueti, sono usati con criterio e cognizione, appropriatamente. E soprattutto è un romanzo che non annoia, l’autrice conosce alla perfezione l’arte di incantare i lettori e le tecniche narrative come la tecnica del cliffhanger tra capitolo e capitolo. Non lunghe e nozionistiche descrizioni paludate, ma pochi tocchi sapienti che creano atmosfera e suspense. Ritengo in tutta coscienza che meriti di vincere i più importanti riconoscimenti destinati al giallo storico, e anzi sono sicura che sarà così, in questo romanzo complesso e articolato l’autrice si è davvero superata. Se vi capiterà di leggerlo, e amate il romanzo storico, capirete di cosa parlo. Perdonatemi il tono enfatico che uso di rado, ma ritengo sia uno dei romanzi più belli che ho letto quest’anno.

Patrizia Debicke van der Noot, nata a Firenze, è considerata una delle autrici di romanzi e gialli storici più autorevoli nel panorama editoriale italiano.
Collaboratore editoriale di Delos Books, Mentelocale, Milano Nera e The Blog Around The Corner, Contorni di noir, Libro guerriero, è coordinatrice e conduttrice per il Festival del Giallo di Pistoia. Ha tenuto conferenze storiche per il FAI, per gli Istituti Italiani di Cultura di Francia e Lussemburgo, per l’Università del Lussemburgo, per circoli letterari.

Tra i suoi romanzi, la trilogia sui Medici: “L’eredità medicea”, “L’oro dei Medici”, “La gemma del Cardinale de Medici”, tutti ripubblicati da TEA. Con il romanzo “L’uomo dagli occhi glauchi” ottiene il secondo posto al Premio del IV Festival Mediterraneo Internazionale del giallo e del noir di Sassari. Nel 2012 riceve il Premio alla carriera al IX Premio Europa di Pisa. Nel settembre 2013 ha pubblicato “La Sentinella del Papa”, Todaro, romanzo che ottiene il premio della critica, al Premio Internazionale “Michelangelo Buonarroti” di Seravezza.