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:: Un’intervista con Patrizia Debicke a cura di Giulietta Iannone

14 Maggio 2024

Benvenuta Patrizia su Liberi di scrivere e grazie di cuore di aver accettato questa nuova intervista. Ho avuto il piacere di leggere il tuo nuovo romanzo Figlia di re – Un matrimonio per l’Italia e mi ha colpito che tu abbia voluto parlare del Risorgimento italiano da un punto di vista insolito. Dunque non un giallo o un thriller storico ma stavolta un vero e proprio romanzo storico. Ce ne vuoi parlare, quale è stato il punto di partenza da cui hai tratto ispirazione?

Dici bene niente giallo stavolta ma un romanzo storico. Anche se sappiamo tutti che la storia cela sempre i suoi misteri . Talvolta addirittura persino più intriganti e complessi di quelli che si possono inventare per una fiction che sia thriller gialla o noir. E quindi sì stavolta un romanzo storico, intanto con un personaggio femminile che risalta in primo piano ma anche e soprattutto scritto per ridimensionare certe pseudo iconografie esasperate in eccesso e in difetto, restituendo ai protagonisti idee e pensieri propri profondamente naturali e condivisibili. E i miei due protagonisti che volevo far conoscere e rivalutare erano il principe Napoleon Joseph, spesso dagli italiani schernito con l’infantile nomignolo di Plon Plon usato da sua sorella da bambini e sua moglie, Maria Clotilde di Savoia.

Il punto di partenza e fulcro di tutta la storia poi in realtà sarà legato a una cittadina Plombierès, un tempo celebre centro termale francese a i patti stipulati tra Napoleone III imperatore dei francese e il conte di Cavour durante il loro notturno convegno segreto di Plombierès durato otto ore. Patti che prevedevano un trattato che contemplava la perdita da parte dell’Austria della Lombardia e del Triveneto a favore del regno di Sardegna, che poteva annettersi anche i ducati di Parma, Modena e la parte più settentrionale dello Stato della Chiesa. In cambio la Francia avrebbe ottenuto la Savoia e Nizza. A sugello di detto trattato, Napoleone III chiese e ottenne anche la mano della primogenita di re Vittorio Emanuele II, Maria Clotilde di Savoia, per suo cugino e ardente italianofilo Napoleon Joseph, figlio di Jerome Bonaparte e di Catherine del Wurttemberg.
A Plombières non fu sottoscritto alcun documento ufficiale, ma sei mesi dopo venne firmato il trattato di alleanza tra Francia e regno di Sardegna in caso di guerra dell’Austria contro il Piemonte con l’ impegno dell’intervento di un esercito francese di duecentomila uomini.

Un matrimonio combinato il loro, come era la prassi per quasi tutti i matrimoni principeschi di allora e che sanciva un’alleanza tra due stati.
Nessuno nega che Maria Clotilde avesse meno di sedici anni e Napoleon Joseph trentasette, e cioè ventuno di più, ma lei chiese tempo e poi accettò liberamente di sposarsi. Aveva il suo carattere e le sue idee, ma parlava correntemente quattro lingue e sapeva muoversi a corte.
Napoleon non era un uomo facile, ma la stimava e, fiero di aver sposato la figlia di un re, dimostrò di esserle affezionato. Lui ateo, tollerò le sue abitudini religiose, le mise a disposizione una cappella a Palais Royal e la sostenne generosamente nella beneficenza. Mantenne l’amante in carica, in seguito la sostituì con un’altra, ma diversamente dall’imperatore più volubile, era solito averne una sola per volta. E Maria Clotilde, da brava figlia di suo padre, non ignorava certe debolezza maschili.
Comunque per suo piacere o dispiacere la giovanissima Clotilde si innamorò del marito. I suoi scritti, quelli di altri e le testimonianze soprattutto francesi dell’epoca lo confermano.

Il romanzo ci narra la storia franco-italiana che va dal luglio del 1858 al gennaio del 1861. Anni cruciali per la storia italiana. Come hai approfondito la ricerca storica? Hai potuto visionare documenti d’epoca? Ti servirà come scenario questa volta di un vero e proprio giallo o thriller storico?

Molto è già stato scritto, molto è facilmente reperibile negli archivi francesi legati a quel periodo, ho potuto disporre di documenti e ricostruzioni precise. Per la corrispondenza mi sono principalmente rifatta al carteggio privato tra Napoleone III e il cugino, quasi tutto in inglese e tra Nigra, Cavour e il principe Napoleon. E a parte di quello di Maria Clotilde con i fratelli. Tanti telegrammi poi, tanta roba da inserire e rendere parte del romanzo. Sono anni cruciali che hanno visto i Savoia, con la neutrale compiacenza della Francia e l’appoggio diretto o indiretto di Inghilterra e Prussia a creare il Regno di Italia a spese degli Austriaci, dei principati padani, dello Stato della Chiesa e infine, con il fattivo apporto di Garibaldi conquistare anche il Regno borbonico delle Due Sicilie.
Quindi tanto ottimo materiale a disposizione, anche se per ora non ho previsto un romanzo giallo storico ambientato nel XIX secolo ma… mai dire mai.

La figura della principessa Maria Clotilde di Savoia non è spesso valorizzata, più che una mera pedina di Cavour è stata una donna con una forte personalità, dal forte carattere che ha anche imposto il suo punto di vista. Ce ne vuoi parlare, come hai costruito il suo personaggio?

Raccontando quanto di lei hanno scritto i francesi che l’ammiravano. Tengo a ricordare che Maria Clotilde principessa Napoleon fu l’ultima persona della famiglia imperiale a lasciare Parigi dopo la sconfitta della Francia a Sedan. Seppe mantenere il suo ruolo in ogni circostanza, aveva ricevuto un’educazione adatta a una principessa di sangue reale ed era sempre pronta ad adattarsi, senza fare storie, a ogni situazione. Lo spirito avventuroso che faceva di lei un’eccellente cavallerizza le aveva regalato competitività ma anche duttilità. Apprezzò il lungo viaggio in America (il loro panfilo attraccò a New York mentre era in corso la Guerra Civile) – ampiamente descritto nel diario di bordo del figlio di George Sand – e rintracciabile sui quotidiani locali dell’epoca – dove fu ripetutamente fotografata e osannata dagli italiani emigrati.
Era curiosa, le piaceva divertirsi, ballare, era insomma una ragazza normale con desideri normali: quali una famiglia e dei figli, non la maniacale bigotta costruita dall’iconografia cattolica. Non lo divenne neppure in tarda età quando si dedicò alle opere pie con ammirevole senso di devozione.

Seppe interpretare bene la sua parte senza strafare, ma facendosi apprezzare dai francesi. E il suo matrimonio portò suo marito Napoleon Joseph, il liberale detto il Bonaparte Rosso, sempre sensibile alla causa italiana e amico di tanti patrioti, a farsene paladino anche a costo di mettersi contro il cugino imperatore e a offrire costante e pubblico sostegno alla conquista dell’Italia da parte dei Savoia.

Un punto di vista femminile dunque sul Risorgimento, quanto hanno influito le donne su questo movimento?

La leggenda storica attribuisce anche alla seduzione delle bella Contessa di Castiglione “più che una buona parola” con Napoleone III per la causa italiana . Ma sicuramente altre donne più lei. Salotti di sostegno alla causa infatti furono tenuti da Bianca Milesi, Metilde Viscontini Dembowski, Teresa Casati e da Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Tra di loro primeggia Cristina di Belgioso. Figlia di una antica famiglia lombarda, fu grande sostenitrice di Mazzini, patriota, giornalista e scrittrice e, partecipando attivamente al Risorgimento, affrontò, senza mai tirarsi indietro, l’esilio e le privazioni. E come dimenticare Ana Maria de Jesus Ribeiro, Anita la guerriera moglie brasiliana di Garibaldi, morta in Romagna nel 1849 e Rose Montmasson, l’unica donna che partecipò per intero all’impresa dei Mille: persona libera, ferma nei suoi ideali, moglie di Crispi, capace di sopportare scelte dolorose, persone che dettero tutte se stesse per L’Unità d’Italia

Stessa cosa per il personaggio di Napoleon Joseph, sì amava le donne, ma era meno vanesio e farfallone di come era descritto nelle cronache locali, anzi era un instacabile lavoratore e amico dei patrioti italiani di cui ha sostenuto con passione la causa, oltre ad appoggiare le numerose opere di beneficienza della moglie. Come hai costruito il suo personaggio? E quanto Maria Clotilde ha influenzato in positivo il suo carattere?

Bellissimo personaggio Napoleon Joseph, umiliato purtroppo dalla storia in Italia e persino in Francia dove l’hanno maltrattato per tanti anni fino alle biografie più recenti in cui vengono messe in risalto la sua repubblicana fierezza, la sua cultura enciclopedica, l’intelligenza, l’acutezza mentale e la lungimiranza. Uomo di carattere, illuminato, di grandi idee sovente inascoltate ha saputo mantenere per il cugino importanti rapporti personali con gli altri stati. I suoi risultati e i suoi successi diplomatici sono stati attribuiti troppo spesso ad altri che non li meritavano. Les Archives nationales francesi contengono la maggior parte del suo archivio personale e di tutta la sua corrispondenza che è consultabile, anche se purtroppo qualcosa manca. Una preziosa raccolta che narra storicamente tutta un’epoca.
Positiva influenza di sua moglie? Maria Clotilde , soprattutto nei primi anni di matrimonio ha sempre giuocato per lui un ruolo di incondizionato appoggio, di costante presenza domestica e di rappresentanza, suscitando tenerezza, rispetto e regalandogli la soddisfazione di essere padre di tre figli.

Progetti di traduzione per l’estero?

Incrocio le dita

Infine, ringraziandoti della disponibilità, l’ultima domanda. Stai lavorando a un nuovo romanzo storico? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Un nuovo romanzo? Qualcosa avrei in mente ma dovrei prima accordare le mie scelte con le richieste degli editori. Progetti? Mah? Intanto continuare a leggere , leggere e scrivere fino a quando avrò altre nuove idee.