
Grazie Prof Cellamare di aver accettato la mia intervista per il blog Liberi di scrivere.
E’ l’autore di diversi romanzi con sfondo storico, di cui l’ultimo si intitola Delitto a Dogali ambientato nell’Eritrea di fine Ottocento. Ce ne vuole parlare?
Sono sempre stato affascinato dalle pagine di Storia poco conosciute e la prima Epopea coloniale italiana rientra tra queste. In effetti, siamo portati ad associare il nostro colonialismo alla figura di Mussolini, ma la nostra avventura in Africa era iniziata molto prima.
Che libri o film l’ hanno ispirata?
Solo i saggi storici sul nostro colonialismo. Purtroppo, anche qui una bibliografia molto ridotta rispetto ai periodi coloniali successivi.
Come si è documentato, ha avuto modo di studiare archivi storici, diari, documenti d’epoca?
Si, le mie fonti sono proprio queste. Sono le sole che utilizzo in tutti i miei romanzi storici.
L’Italia della fine del 1800 è molto diversa da quella di oggi o hai avuto modo di trovare delle similitudini e dei parallelismi?
Similitudini non direi, ma ritornano sicuramente le grandi passioni che hanno animato tutte le esperienze storiche, dall’ambizione politica alla sete di conquista. Comunque, oggi è completamente cambiato il rapporto tra la politica e lo strumento militare.
Come ha sviluppato il personaggio di Antonio Garofalo?
Una figura a me cara, a partire dal nome. Ho cercato di tratteggiare un capitano onesto e volenteroso, anche se privo di acume investigativo e capacità di indagine.
Ci parli di più del capitano Garofalo, a chi si è ispirato nel crearlo?
Non ho avuto un modello da cui ricavare il personaggio, ho cercato solo di calare in quel periodo storico un uomo di scarso talento investigativo ma di buon cuore. Anche il suo innamoramento per la bella Adele non è ben delineato, proprio a causa della sua naturale ritrosia.
Il colonialismo italiano e la sua espansione in Africa dalla fine dell’Ottocento agli Anni Trenta sono due argomenti ancora poco trattati dalla narrativa italiana. A cosa pensa sia dovuto?
In genere non è mai facile parlare di cocenti sconfitte militari, specialmente se sono state ispirate da ambizioni politiche poco percepite dall’opinione pubblica nazionale, più attenta ai problemi legati alle istanze di miglioramento economico e sociale.
Il periodo storico in cui ha ambientato i tuoi romanzi è piuttosto controverso, per alcuni l’epoca coloniale è come una macchia nera sul passato del nostro paese. Perché ha scelto di ambientarci le tue storie?
Se vogliamo, mi ha rapito l’idea di confrontarmi proprio con un periodo difficile, un periodo dove non siamo mai riusciti a fare i conti e che ancora conserva un dibattito acceso.
Sacerdoti, artisti, militari, avventurieri. Quale era il volto degli italiani nelle colonie africane alla fine dell’Ottocento?
Un volto decisamente complesso. Per la prima volta questi personaggi hanno dovuto confrontarsi con una realtà ben diversa, tra esperienze nuove, fascino dell’esotico, pericoli militari, terreni sconosciuti e false idee di grandezza. Presumo che alla fine sia stata una sconfitta anche psicologica e morale.
E le donne? C’erano donne avventurose nelle colonie?
No, nel periodo che ho trattato non erano presenti. Solo nel periodo successivo abbiamo avuto qualche figura interessante.
Ha pensato di scrivere un giallo contemporaneo o il presente non l’appassiona così tanto come il passato?
Non sono interessato agli aspetti contemporanei, le mie indagini sono sempre orientate verso le vicende storiche, in particolare nella seconda metà dell’Ottocento.
Ha avuto modo di presentare all’estero i suoi romanzi? In che paesi preferirebbe che venissero tradotti e distribuiti?
“La Carica di Balaklava” è stato tradotto in spagnolo e presentato a Madrid. Sempre in spagnolo verrà tradotto il prossimo anno anche “Gli Ussari Alati”. Guardo con interesse al mercato anglosassone, per me fonte di ispirazione nella stesura dei romanzi storici.
Non è solo l’autore di Delitto a Dogali ha scritto anche altro, ce ne vuole parlare?
Come accennavo, i miei romanzi sono sempre ambientati in periodi storici poco conosciuti. Gli Ussari Alati raccontata dell’assedio di Vienna del 1683, relegato nei libri di storia solo a poche righe. La Carica di Balaklava riguarda la Guerra di Crimea, la prima che si è svolta davanti a giornalisti e fotografi. Poi ho scritto due romanzi sulle guerre dell’oppio, impropriamente attribuite ai cinesi, anche se è stata la Gran Bretagna a scatenarle per diffondere l’oppio nella popolazione cinese, un mercato estremamente proficuo: Il Drago di Sua Maestà (la prima guerra) e Gli Artigli della Corona (la seconda). Il mio editore, Les Flaneurs Edizioni, ha programmato a breve l’uscita di un mio romanzo sui Templari e un altro ambientato in Giappone.
Delitto a Dogali avrà un seguito?
Non credo, anche se alcuni lettori hanno espresso il desiderio di rivedere il capitano Antonio Garofalo alle prese con un altro misterioso delitto. Sono già al lavoro sul mio prossimo romanzo che sarà ambientato in Siberia.
Grazie della disponibilità e del tempo che ci ha dedicato. A rileggerla presto.
Sono io a ringraziarvi per questa interessante e gradevole opportunità.
























