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:: Delitto di benvenuto. Un’indagine di Scipione Macchiavelli di Cristina Cassar Scalia (Einaudi 2025) a cura di Valerio Calzolaio

25 Maggio 2025

Noto, 21 dicembre 1964. Sta arrivando al commissariato di Pubblica sicurezza di Noto, in treno da Roma, un nuovo commissario trentenne, Scipione Macchiavelli, elegante simpatico avvenente, trasferito in fretta e furia da Via Veneto per una storia delicata nella quale si era coinvolto, dopo quattro anni di sonnacchiosa direzione romana. Mentre il 28enne maresciallo vicedirigente Calogero Catalano, di statura media e smilzo, biondo di capelli e baffetti, è in procinto d’andare a prenderlo alla stazione di Siracusa, già stanco perché dorme poco con i due figli neonati che ancora scambiano la notte col giorno, improvvisamente si presenta la bellissima signora Maria Laura Vizzini, bruna dagli occhi verdi, accompagnata dalla zia Filomena. Il marito 42enne Gerardo Brancaforte, direttore alla potente locale Banca Trinacria, è scomparso, da due notti non è rincasato; la moglie scoppia a piangere, deve pensare a cinque picciriddi. Catalano le chiede di raccontare bene tutti i particolari all’alto brigadiere Mantuso e si avvia con l’auto di servizio, una Millecento. C’è folla all’arrivo dei treni, si tratta del periodo di ferie per le feste; si presenta al binario anche il giudice Giuseppe Santamaria, alto piacente elegante allegro, siciliano nell’animo con ascendenti romani da parte materna, trasferito a Siracusa da pochi mesi, carissimo amico di Macchiavelli; lo accolgono con calore, nonostante il freddo esterno. Il nuovo commissario deve presentarsi dal questore e sistemarsi fra i netini, intanto gli hanno preso una stanza in una casa a pensione, gestita da una coppia, i Verrazzo, Corrado e Corradina. Così capisce pure chi è il patrono della cittadina, una meraviglia di salite e chiese, palazzi nobili e sedi ufficiali (dal vescovado alla pretura e alle carceri). La nostalgia scompare presto, si butta nell’indagine; il giorno di Natale vien fuori il cadavere dell’uomo, maschio arrogante e furbo strozzino; cominciano presto a emergere indizi e possibili colpevoli, districarsi però non è facile.

La brava medica oftalmologa Cristina Cassar Scalia (Noto, 1977) continua a scrivere bei gialli, la notevole serie della vicequestora Vanina Guarrasi sta andando a gonfie vele, finora nove romanzi ambientati a Catania fra il 2015 e il 2017 (pubblicati fra il 2018 e il 2024). Avvia ora una nuova serie nella città natia, con un protagonista romano curioso ma inesperto di Sicilia e di delitti. Ottimo inizio, scrittura acuta matura raffinata. La narrazione come di consueto è in terza al passato, fissa (quasi) su Scipione, immediatamente alle prese con un inconsueto benvenuto (da cui il titolo). Pare che la provincia di Siracusa venga chiamata “babba”, ingenua, priva di malizia e forse di organizzazioni mafiose. Tramite il libro contabile di Brancaforte possono risalire a tanti insospettabili, malandrini e poveri cristi, indotti a indebitarsi anche per piccole necessità finanziarie. L’attenzione nazionale è rivolta alle elezioni presidenziali (Saragat viene eletto in corso d’opera, il 28 dicembre al ventunesimo scrutinio), quella locale inevitabilmente si concentra sull’omicidio. Macchiavelli fu impenitente (e penitente) donnaiolo nella capitale, madre fratelli sorelle lo chiamano spesso, l’amico avvocato Primo Valentini si offre di portargli l’auto, lui molto viene attratto dalla locale farmacista: Giulia Marineo, alta e castana, occhi chiari e allegri, cordiale sorriso misurato, risulta un capolavoro di donna nemmeno trentenne. Cominciano a darsi pure del tu, ma l’amico Beppe lo avvisa della fama di lei, “inconquistabile”. Cominciamo così ad affezionarci un po’ a tutti i personaggi, torneranno. Varie gazzose spesso di fianco agli alcolici, vino o vermouth, marsala o Punt e Mes. Fumando insieme e ascoltando Roberta, Scipione segnala a Giulia che ricorda benissimo quando Peppino di Capri e i suoi Rockers iniziarono la loro carriera nei night di via Veneto, non è certo ci faccia bella figura.

:: Il castagno dei cento cavalli di Cristina Cassar Scalia (Einaudi 2024) a cura di Valerio Calzolaio

9 luglio 2024

Catania (con indispensabili puntate nell’area metropolitana del capoluogo regionale). Giugno 2017. Quella festa repubblicana del 2 giugno è giorno lavorativo per l’agente del Corpo forestale Sandra Bellini e l’ispettore naturalista Luigi Spechis, da ore fanno su e giù per il versante orientale dell’Etna appresso a varie emergenze, ora un incendio (ben affrontato dalla specifica squadra) che lambisce il territorio di Sant’Alfio, proprio vicino al maestoso castagno dei cento cavalli, verso il quale scendono per una ricognizione, casualmente trovando un macabro cadavere. Si tratta di una donna nuda e attempata, le mani amputate appoggiate sul ventre, a sua volta squarciato in basso da un lungo taglio trasversale che corre da fianco a fianco; i piedi, anche quelli recisi, conficcati sul terreno; il resto del corpo ricoperto di tagli, più o meno grandi, più o meno profondi. Ricostruiscono che prima è stata strangolata, probabilmente altrove; poi portata lì e ridotta così. Faticosamente scoprono che si tratta della 65enne Anna Collesano residente ora a Piedimonte Etneo, nata però a Castelbuono, non lontano da Palermo, vissuta là come infermiera moglie del chirurgo e poi trasferitasi cambiando vita, nuovo nome e nuova vita, un labirinto di domande in sospeso. Aveva un vicino saltuario compagno ma stenta a emergere un qualche movente dell’omicidio e della scena successiva al crimine. La 40enne palermitana Giovanna Vanina Guarrasi, poliziotta vicequestore aggiunto, quel giorno stava riaccompagnando a Palermo la sorella 23enne Costanza Cocò Calderaro (differente padre e stessa madre, lei risposatasi dopo essere restata tragicamente vedova), Castelbuono era del resto il paese dei propri nonni paterni. Deve prendere di petto il nuovo efferato delitto, casi lasciati in sospeso negli anni Settanta e Novanta, violenze e vendette, scavando nel passato con tutta l’affiatata squadra.

La brava medica oftalmologa Cristina Cassar Scalia (Noto, 1977) continua a scrivere bei gialli, la notevole serie di Vanina va a gonfie vele. Nel 2023 sono usciti due romanzi, un prequel (ambientato nel 2015) e l’ottavo (aprile), questo è il nono di inizio estate, sequel delle precedenti avventure, che si svolgono tutte a pochi mesi di distanza l’una dall’altra, fra il 2016 e il 2017 (molto prima della pandemia). Il luogo cruciale scelto questa volta è un sito Unesco dal 2008, con tre tronchi e l’immenso cappello fitto di rami (verdi a giugno) e affascinanti leggende connesse, “monumento messaggero di pace nel mondo”. L’intreccio è originale e avvincente, tornano ovviamente i consueti personaggi coprotagonisti, dall’83enne commissario in pensione Biagio Patanè (alle prese con recenti malesseri della moglie) all’esperto bell’ispettore Carmelo Spanò (stufo di essere da qualche mese l’amante della ex moglie), da Cocò che è appena fuggita inspiegabilmente dall’imminente matrimonio, all’avvocata Maria Giulia Giuli De Rosa, forse innamorata del giornalista compagno del caro dolce sensibile medico legale, tutti grandi amici. La narrazione come di consueto è in terza al passato, fissa (quasi) su Vanina (e incursioni su Patanè). Dopo aver lasciato Palermo cinque anni prima (con indagini che pure continuano su bande mafiose) e trascorso tre anni a Milano con una promozione sul campo, da oltre un paio d’anni la tenace, attraente e decisa protagonista è tornata sull’isola, a Catania, dura temuta dirigente della sezione Reati contro la persona, e molti la vorrebbero alla sezione Criminalità organizzata. Lei è soddisfatta del lavoro e della squadra formale e informale che guida. Gira sempre con la pistola, preserva fondente nei cassetti, fuma Gauloises come una turca, ama vecchi film, ingozza dolci e altre specialità. Si va riconsolidando anche il rapporto con l’amato magistrato palermitano Paolo Malfitano, pur se si è ben sistemata in una casetta alle pendici dell’Etna, a Santo Stefano, un’oasi di pace all’interno di una proprietà più grande, circondata da giardino e agrumeto, con l’edificio principale abitato dalla padrona di casa, la materna amabilissima 76enne vedova Bettina, originaria di Ragusa e brava solidale cuoca. Quelli che amiamo, colleghi, parenti, magistrati e magistrate, amici e amiche, ci sono tutti: come ben sanno gli editori (almeno dai tempi di Holmes e Conan Doyle), ogni nuova avventura di personaggi seriali è per il lettore una sorta di ritorno in famiglia. Speciale il Nerello Mascalese di mineralità vulcanica.

Cristina Cassar Scalia è originaria di Noto. Medico oftalmologo, vive e lavora a Catania. Ha raggiunto il successo con i romanzi Sabbia nera (2018 e 2019), La logica della lampara (2019 e 2020), La salita dei Saponari (2020 e 2021), L’uomo del porto (2021 e 2022), Il talento del cappellano (2021 e 2022), La carrozza della Santa (2022 e 2023), Il Re del gelato (2023), La banda dei carusi (2023) e Il Castagno dei cento cavalli (2024) – tutti pubblicati da Einaudi – che hanno come protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi; da questi libri, venduti anche all’estero, è stata realizzata una serie tv. Con Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020).

:: Il re del gelato di Cristina Cassar Scalia (Einaudi Stile Libero Big 2023) a cura di Fabio Lotti

1 Maggio 2023

Con il vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi detta Vanina…

Catania 2015. Abbiamo qui trasferita da Milano la palermitana Giovanna Guarrasi detta Vanina come vice questore aggiunto alla Mobile, settore reati contro la persona.Figlia di un ispettore ucciso venti anni prima dalla mafia, ex compagna di un pm a cui aveva salvato la vita, grintosa e tosta, sigarette a go-go, Mini Cooper bianca, appassionata di vecchi film e della buona cucina (ci ritorneremo alla fine). Un po’ a disagio in questa città perché “un palermitano a Catania, per definizione, non ci si poteva trovare bene”. Comunque ha preso alloggio in una casetta alle pendici dell’Etna all’interno di una graziosa proprietà con giardino e agrumeto, la cui affabile proprietaria è anche un’ottima cuoca.

Tutto ha inizio con una chiamata al cellulare del suo vice, l’ispettore capo Carmelo Spanò, che la informa di un fatto piuttosto strano: Agostino Lomonaco, titolare delle più pregiate gelaterie di Catania, è stato denunciato per tentato avvelenamento dato che in tre dei suoi locali sono state trovate dentro ai gelati delle pillole. Per capirne la sostanza (saranno drogate?) ci vorrà del tempo, ma subito il giorno dopo la faccenda si complica. Agostino verrà trovato dal figlio dietro al bancone “riverso per terra a faccia in giù, la testa sfondata”.

Chi può essere l’assassino? Le indagini vertono soprattutto sulla figlia Corinna che il morto voleva disconoscere pensando che fosse, invece, di Ruggero Cammarata, un vecchio collaboratore amico di sua moglie. Tra l’altro nelle capsule viene trovata una “innocua, comunissima valeriana” come quelle usate dalla stessa Corinna. Ma ci può essere di mezzo anche l’organizzazione mafiosa che chiedeva dei “contributi” al re dei gelati…

Vanina non si perde d’animo e con l’aiuto della sua squadra ben delineata nelle varie sfaccettature, soprattutto del “Grande Capo” Tito Macchia (centoventi chili!), si butta a capofitto nelle indagini contrastando anche le paure del titolare Franco Vassallo dalla stretta di mano “molle e sfuggente” che teme di coinvolgere dei pezzi grossi (un classico).

Dunque avremo dei continui andirivieni tra bar e trattorie insieme agli incasinamenti e le contraddizioni della città, qualche ricordo, qualche guizzo di malinconia tra sorrisi e battute in dialetto siciliano, spunti caratteristici sui vari personaggi, momenti di tensione superati dalla caparbia, testarda volontà di risolvere il problema della nostra Vanina.

Oltre a questo gusteremo anche un saporito viaggio culinario costellato di granite, brioche, caffè, savoiardi, biscotti al cioccolato, crostata con marmellata di fichi, cornetti alla crema, Coca Cola, parmigiano, zucchine gratinate, fagiolini con le patate, rigatoni alla Norma, la caponata, pasta coi masculini, spaghetti al nero di seppia, vino, caciocavallo, burrata, prosciutto di Parma, tramezzini vari…

Buona lettura e buon appetito!