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:: Takeko – Storia di una samurai di Daniele Cellamare (Les Flaneurs Edizioni, 2024) a cura di Giulietta Iannone

27 settembre 2024

Takeko annuì con la testa, adesso iniziava a capire. Quindi alcuni domini erano favorevoli allo shogun e altri si erano schierati con l’imperatore Komei, che voleva abolire lo shogunato e portare il Paese verso la modernità senza l’aiuto degli stranieri.

Siamo a metà ottocento, le potenze occidentali con le loro cannoniere incombono all’orizzonte e il Giappone si trova in bilico: cedere alle spinte verso la modernizzazione dettate dall’imperialismo occidentale o rimanere saldamente ancorato alle antiche tradizioni? Le potenze occidentali, soprattutto Inghilterra e Stati Uniti, puntando all’apertura dei porti per incentivare i commerci e gli scambi non vogliono solo questo ma anche cambiare il tessuto stesso sociale di un paese antico in cui la figura del samurai e dello shōgun (una sorta di generale ma con qual cosa in più ) sono i difensori e depositari di queste tradizioni che non comprendono solo il bushido (codice di comportamento simile al codice cavalleresco occidentale) e l’arte del combattimento, ma lo studio dei testi antichi e sacri, la poesia, la calligrafia, la pittura, la cerimonia del te. Takeko, figlia primogenita del celebre samurai Nakano Heinai ha solo quattordici anni quando riceve dal padre la naginata (si pronuncia naghinata), la spada ricurva con cui difendere l’onore del suo clan. Come la celebre Tomoe Gozen, la grande condottiera della guerra Genpei, addestrata nelle arti marziali e armata di naginata e di kaiken, il piccolo pugnale riposto in una tasca del kimono per difesa personale oppure, in caso di suicidio rituale jigai, per recidersi le vene della parte sinistra del collo. Takeko vede addensarsi scure nubi all’orizzonte e istruita anche dalla madre, anch’essa figlia di samurai, si dedica a eccellere oltre che negli studi anche nella difesa dello shōgun Tokugawa Yoshinobu.

Avvolte da questo spettacolo inebriante di colori delicati e di antichi profumi, le due sorelle passeggiarono a lungo nel giardino costeggiando il piccolo torrente che lo attraversava. Immersa nella pace incantata di quello spettacolo, a Takeko tornarono alla mente le parole di sua madre, quando le aveva spiegato che il fiore di ciliegio era strettamente legato al Bushido, l’antico codice dei samurai che incarnava le doti del guerriero: la purezza, la lealtà, l’onestà e il coraggio. Un fiore sacro che appariva sulla terra solo una decina di giorni all’anno prima di sfiorire, un regalo degli dèi per ricordare ai mortali la brevità e la bellezza della vita.

Personaggio storicamente esistito Nakano Takeko è la protagonista del romanzo storico Takeko – Storia di una samurai del professor Daniele Cellamare edito da Les Flaneurs Edizioni. Forse è meno conosciuto il fatto che ci fossero samurai donna, qui in Occidente si ha un po’ l’idea che la casta dei samurai fosse prerogativa maschile, per cui è interessante leggere questo libro che indaga su una figura storica che eccelse tra i tanti samurai, si stima che con la sua naginata uccise più di 200 samurai, e si distinse per coraggio, abilità e valore nella battaglia di Azu. Il romanzo di Cellamare è molto interessante per i dettagli storici e sulla cultura giapponese, tutti accurati e documentati, è apprezzabile il grande lavoro di ricerca, e per l’indagine psicologica di una figura di spicco della storia giapponese. La difesa dell’onore, l’amore per la natura, il rispetto per le tradizioni sono tutte caratteristiche intrinseche nello spirito del Giappone antico e moderno, ed emergono da questo libro, molto dettagliato, e soprattutto ben scritto, in cui non manca anche un’appassionata storia d’amore tra Takeko e il giovane Nakamura Yakumo, ma sarà lui il temibile ninja al servizio dei clan rivali? Takeko non solo fu una guerriera valorosa ma insegnò anche l’arte della spada ad altre donne e ai soldati dell’esercito, tramandando un’arte importante per comprendere lo spirito del Giappone in cui l’onore proprio e del proprio clan venivano prima dell’amore stesso per la vita. Cellamare con una scrittura sempre misurata, competente, e attenta ai dettagli, scrive un libro piacevole da leggere e appassionante. Una lettura consigliata.

Daniele   Cellamare    (1952)   è   stato   docente   presso   la facoltà   di   Scienze   Politiche   della   Sapienza   di   Roma   e presso il Centro Alti Studi per la Difesa. È stato direttore dell’Istituto Studi Ricerche e Informazioni della Difesa. Ha collaborato con emittenti televisive nazionali e con diverse testate nazionali e straniere. Attualmente è consulente per le   attività   culturali   dell’Agenzia   Generale   Treccani   di Roma   ed   è   responsabile   del   gruppo   di   analisti   “Doctis Ardua”   per   la   stesura   di   saggi   di   carattere   geopolitico.
Appassionato di studi sulla Storia Militare, ha pubblicato diversi romanzi storici: La Carica di Balaklava,   Gli Ussari Alati ,  Il   drago   di   Sua   Maestà,   Gli   artigli   della   Corona,  Delitto a Dogali e  La fortezza di Dio.

:: Un’intervista con Daniele Cellamare, autore di Takeko – Storia di una samurai a cura di Giulietta Iannone

26 settembre 2024

Buongiorno professore, bentornato su Liberi di scrivere. Esce domani, per Les Flaneurs Edizioni, il suo nuovo romanzo Takeko – Storia di una samurai, ce ne vuole parlare? Come è nata l’idea di scriverlo?

Quando scelgo gli argomenti da trattare guardo sempre con attenzione le pagine di storia meno conosciute e la figura di Takeko rientra sicuramente in questa categoria.

Ci porta nel Giappone di metà ottocento. Un periodo storico molto particolare, ce ne vuole parlare?

Un periodo intenso e drammatico. Dopo quasi trecento anni di sistema feudale rappresentato dallo Shogun (dal 1603 al 1868), il Sol Levante cambia pagina con l’imperatore Meji che ripristina l’autorità imperiale e avvia il paese verso la modernizzazione.

Takeko, la protagonista, è una donna coraggiosa e determinata in un mondo in cui non c’era molto spazio per le donne. Come riuscì a farsi strada?

Per questa giovane donna non è stato facile, ha dovuto vincere le resistenze degli altri samurai ed è riuscita a farlo solo con una forza di volontà incredibile, un obiettivo raggiunto faticosamente con duri allenamenti e grandi sacrifici.

E’ un personaggio realmente esistito, ho trovato molto materiale in rete, lei come si è documentato? Su che testi?

Ahimè, gli autori di romanzi storici non amano svelare i loro piccoli segreti. Comunque ho utilizzato una storiografia (coeva e successiva) quasi completa su questo personaggio. Un lavoro durato un paio di anni.

Ha un’approfondita conoscenza della cultura e dei termini tecnici legati alle armi e ai testi poetici. Come è nato il suo amore per il Giappone e questa cultura così diversa dalla nostra?

Inutile dire che il Giappone è un paese misterioso e affascinante. I miei studi sull’Estremo Oriente, prima politici e dopo sociologici, mi hanno avvicinato a questa realtà così lontana e mi hanno spinto ad approfondire quella cultura.

Era usuale che i maestri adottassero i loro allievi? Perchè Takeko accetta nonostante sia molto legata al padre naturale?

Si, era una prassi molto consolidata e Takeko non ha fatto altro che conformarsi alla tradizione (ma sempre con l’approvazione del padre).

L’amore per il giovane Nakamura Yakumo è molto romantico e legato ai dettami di onore e di lealtà tipici del Bushido. Anche questo è un dato storico, era veramente il suo promesso sposo? E dove ha trovato la leggenda che narra come sono legate tra loro le anime gemelle?

Storicamente, il giovane è stato proposto a Takeko per un possibile matrimonio, ma lei ha rifiutato l’offerta. Non conosciamo ufficialmente i motivi, ma mi era piaciuta l’idea che la ragazza ne fosse innamorata e che avesse rifiutato solo per realizzare il proprio sogno di diventare una guerriera per difendere e salvare i suoi ideali. Il Giappone è pieno di leggende e questa dei fili d’oro tra gli innamorati mi è piaciuta molto.

E’ una storia di per sé tragica ma narrata con molta eleganza, competenza e anche poesia, perché non ha scelto uno stile più drammatico?

Proprio perché questa storia è drammatica. Ho preferito ingentilirla con i poemi epici, le leggende romantiche e i fiori di ciliegio. Se vogliamo, contrasti sempre ricorrenti in Giappone.

E’ una storia che anche i ragazzi possono leggere, caratterizzata da uno stile semplice e di piacevole lettura. Ha avuto contatti per traduzioni all’estero?

Ancora no, ma spero di averli presto. Il mio romanzo La Carica di Balaklava è stato già tradotto in Spagna e non escludo che anche Takeko possa essere apprezzata all’estero. Dita incrociate!

Grazie della sua disponibilità, come ultima domanda le chiedo se ha in progetto la scrittura di un nuovo libro, e se può anticiparci qualcosa?

Grazie ai lettori di Liberi di Scrivere, e solo per loro e in via eccezionale, posso anticipare che il mio prossimo romanzo sarà ambientato tra le fredde tundre della Siberia del Settecento.