
Lorenzo Calogero, nato nel 1910 e scomparso nel 1961, è una figura importante nella poesia italiana del XX secolo. La sua opera è caratterizzata da una profonda introspezione e da un linguaggio incisivo, che riflette le sue preoccupazioni esistenziali e il suo impegno civile. Nel 2010, per l’editore Donzelli, è stato ristampato una parte del terzo volume previsto. ‘Parole del tempo’. In questo contesto, Calogero esplora il concetto di tempo non solo come misura cronologica, ma come un’entità che plasma le esperienze umane. Leggendo i suoi testi, si può riconoscere tutto il suo sentimento per la poesia, una Weltanschauung. Difatti, egli non divide mai la vita dal sogno, la parola dal mondo.
Nella notte ardua, nel suo mistero
m’involo silente tra nuvoli,
nella polvere deserta delle acacie,
all’ombra oscura del mio sogno vero.
La sua poesia è spesso considerata un dialogo, un’invocazione a riflettere, una preghiera. Calogero si interroga, acquisisce un’intuizione filosofica, misura i versi con dolcezza e ritmo.
Dimenticato per decenni, sorprendono le parole che i grandi poeti del Novecento gli hanno dedicato: “Lorenzo Calogero, con la sua poesia, ci ha diminuiti tutti”, scrisse Giuseppe Ungaretti; o anche “il più grande poeta italiano del ‘900”, come lo aveva invece definito Carmelo Bene.
Oggi, fortunatamente, si è ripreso a scrivere di questo poeta solitario, che non ha trovato mai il sostegno di alcun esponente del mondo letterario, a eccezione di Leonardo Sinisgalli: unico a dimostrare la sua amicizia e interesse per Calogero e le sue poesie.
























