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:: L’abisso di San Sebastiano di Mark Haber (Marcos y Marcos, 2025) a cura di Patrizia Debicke

11 Maggio 2025

«Non poteva esistere opera del conte Hugo Beckenbauer più grande dell’Abisso di San Sebastiano, insisteva Schmidt, e io ero d’accordo perché essere d’accordo con Schmidt era più facile che esser in disaccordo con Schmidt

Un romanzo sull’arte, sull’amicizia e sull’ossessione dal diabolico umorismo . L’arte è una cosa insidiosa. A differenza di altri campi – le scienze come  la medicina e il diritto,  ma anche  le discipline umanistiche –  nell’arte esiste la  soggettività fondamentale per valutare   ogni impresa artistica. Sembrano verità universali: questo dipinto è bello  questo libro buono ma definire quali siano i punti fermi  per una  qualsiasi forma d’arte è molto difficile. E a conti fatti questo principio vale sia per i critici d’arte come per chi recensisce il  libri.
Questo è l’ assurdo, spiritoso e presuntuoso dato dei fatti  che Mark Haber esplora e denuncia con grande abilità in ” L’abisso di San Sebastiano”.
Il libro basato su un concetto apparentemente semplice. Il narratore è una sorta di fenomeno nel mondo accademico-critico, essendo stato uno dei co-scopritori di un pittore rinascimentale olandese del XVI secolo, il “conte” Hugo Beckenbauer, e del suo capolavoro trascendente, l’ Abisso di San Sebastiano. Il “co” nella frase precedente costituisce il fulcro del romanzo: il nostro eroe, mentre era uno  disilluso studente universitario a Oxford, strinse amicizia con il volubile compagno di studi  austriaco, Schmidt, con il quale poi scoprì il piccolo dipinto dimenticato tra le pagine polverose di un libro di testo. Ripensandoci, tanto tempo dopo, tre o quattro decenni, a quanto pare sempre per bocca del narratore, del quale non sapremo mai il nome, apprendiamo  come in seguito  lui e Schmidt siano diventati quasi delle superstar nel mondo dei critici d’arte e degli autori del settore.  
I due infatti hanno pubblicato testi tenuto innumerevoli conferenze, scritto uno dopo l’altro  tutta una serie di libri sui dettagli del piccolo dipinto, ponderosi tomi che valutavano le ombre sfumate di un cielo apocalittico o lo sguardo pazientemente enigmatico dell’ “asino sacro” che compare in primo piano nell’opera.
Tuttavia negli anni , tra i due amici colleghi,  complici varie incomprensioni e  l’odio dell’austriaco  per le  due  mogli del narratore, c’è stato  un brutto  litigio provocato  da un suo  misterioso commento aborrito da Schmidt. Litigio che ha finito con trasformare la loro precedente fattiva  collaborazione, in una sciagurata guerra combattuta a suon di sferzanti commenti e la pubblicazione di  brucianti saggi.
Il nostro protagonista, tuttavia dopo anni dall’inizio delle ostilità tra loro, riceve una e-mail da Schmidt. Sembra che il suo vecchio amico sia in punto di morte a Berlino, e vuole che l’amico vada a trovarlo per l’ultima volta.
L’arrivo di questa mail “tutto sommato breve” di sole nove pagine, dopo tredici anni di glaciale rottura e il successivo viaggio transatlantico del narratore rappresenteranno  il  successivo ed esplicativo fil rouge della storia. L’abisso di San Sebastiano che parla soprattutto del passato , diventa un ironica  presa di giro  della critica d’arte ma anche dei tanti rischi legati all’ambizione. Scopriremo un mucchio di  dettagli sul dipinto e sull’autore, un certo  Beckenbauer, e  sulla sua  sordida vita di pittore nomade, sessuomane e sifilitico. E la cui opera, salvo quell’unico quadro speciale, pare fosse insignificante.
Scopriremo che Schmidt era solito dire che la pittura, apparentemente finita in pratica nel 1528 con la scomparsa di Matthias Grünewald, era stata in seguito salvata solo dalla pittura fiamminga, dal Manierismo olandese e dal Rinascimento. L’arte pittorica  a suo vedere tuttavia era morta una volta per tutte, diceva, nel 1906, ultimo rappresentante, Cézanne. Tutto ciò che era venuto dopo non era arte per lui:  solo della spazzatura .
Ma i tanti libri in materia scritti sul dipinto  dai due amici/rivali non erano in realtà capolavori di  approfondita ricerca  su un’opera ma piuttosto demagogiche pubblicazioni in una gara tra loro  perdurata decenni.
L’autore omette deliberatamente i dettagli del dipinto in sé: sappiamo solo che ci sono un asino, una parete rocciosa, raggi di luce e  degli apostoli, ma non è certo abbastanza per capire perché gli siano attribuite qualità tanto straordinarie.
Ma man mano che la storia procede si ha tuttavia la sensazione che il narratore scopra che tutta quell’erudizione dedicata  a L’abisso di San Sebastiano si sia  alla fine trasformata  in una specie di prigione che uccideva il piacere dell’arte invece di accrescerlo, tanto da chiedersi se ne fosse mai valsa davvero  la pena.
Una scrittura piena, accurata, che si avvale di sapiente maestria in  un romanzo particolare, diverso e intrigante sugli effetti sterili  e a ben vedere ridicoli  di un acceso combattimento intellettuale a basso rischio.

Mark Haber è un autore statunitense. Ha lavorato per undici anni presso Brazos Bookstore, leggendaria libreria indipendente di Houston,Texas, dopo aver inseguito i fantasmi di grandi scrittori del passato, da Cervantes a Conrad a Bolaño. Il suo romanzo d’esordio, Il giardino di Reinhardt (Keller, 2022) e` stato inserito nella longlist del PEN/Hemingway Award.
L’abisso di San Sebastiano (Marcos y Marcos, 2025), è stato nominato miglior libro di quell’anno dalla New York Public Library e da Literary Hub.