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:: Morte per un manoscritto di Luigi Guicciardi (Damster 2025) a cura di Patrizia Debicke

2 giugno 2025

Modena, primi di luglio: il commissario capo Giovanni Cataldo e il nuovo collega l’ispettore Franco Greco, pugliese, Rinaldi è appena andato in ferie,  chiamati da Don Zamboni salgono al primo piano dell’antico palazzo abbaziale di Nonantola.
Il prete infatti di primo mattino ha rinvenuto in una stanza il cadavere con la gola tagliata da una lama affilatissima di Don Rinaldi, studioso emerito. L’omicidio di un religioso  nell’edificio monastico   potrebbe essere solo un caso come tanti per il commissario capo Giovanni Cataldo, se non fosse per il particolare che la vittima  stava inventariando un misterioso  fondo archivistico da poco scoperto nella storica abbazia. Una scossa di terremoto all’inizio o meglio un assestamento tellurico  ha infatti  provocato il crollo  ai primi dell’anno  della parete di una cappella annessa all’edificio religioso dentro la quale  è stata ritrovata una specie di cassetta contenente delle carte molto antiche.  
Trattandosi di bene religioso assegnato alla cura del vescovo, questi aveva affidato di autorità  le relative ricerche e catalogazione a Don Rinaldi, un personaggio all’altezza per competenza, affinché svolgesse intanto un esame preliminare su quei preziosi  documenti.
Il filo conduttore, al di là del  modus operandi dell’assassino, si scoprirà presto essere  l’insistente  voce  in circolazione su un  presunto ritrovamento di alcuni canti originali della Commedia di Dante Alighieri, che nella cittadina  soggiornò durante l’esilio. Potremmo forse essere sulle tracce di un fantomatico manoscritto di Dante Alighieri, che sarebbe stato ben nascosto dal tredicesimo secolo nell’Abbazia di Nonantola?
Esisterà davvero oppure si tratta di una favola per gli sciocchi? Potrebbe essere detto manoscritto la causa degli ben altri  tre omicidi che  nel giro di pochi giorni, commessi con le stesse orribili modalità,verranno scoperti nella zona?  Una successiva terribile e sanguinaria sequenza infatti, che si  sommerà  alla già complicata e apparentemente incomprensibile inchiesta investigativa, quando nel giro di pochi giorni si scoprirà che sono stati ammazzati  sia  un vecchio mendicante di colore che frequentava l’abbazia, un professore di Lettere in pensione e una bella docente universitaria di paleografia.
Coadiuvato da due nuovi colleghi, il ruvido ispettore Greco e il volonteroso e aperto sovrintendente Vernole, appassionato di letteratura, Cataldo  dovrà dare il via a un’insolita indagine destreggiandosi  tra presente e passato, tra un computer scomparso, rubato ma poi ritrovati presso un ricettatore e alcuni documenti medievali, dai quali emergerebbe con prepotenza la figura di Dante Alighieri.  Sarebbe questo il motivo che unisce la morte del prete,  del barbone, del professore e della paleografa ?
A complicare tuttavia maggiormente le indagini, avverrà anche l’omicidio di un librario dentro la  sua libreria e poco dopo l’incomprensibile  suicidio del sovrintendente Vernole, anche lui  appassionato di Dante.
La faccenda, nonostante l’indefesso lavoro della scientifica a caccia di indizi, le testimonianze dei parenti e amici dei morti  pare arenarsi, complicandosi  sempre di più mentre suggerisce possibili nuove piste e nuove ipotesi. La sete di sangue dell’assassino pare non placarsi in alcune modo.  Che tipo di mostruosa frenesia bisogna avere per continuare a uccidere? La rabbia non basta perché sembra diventare unìincontrollabilw forma di follia. Avrà mai fine?
Mentre la stampa e i superiori di Cataldo paiono quasi addormentati dal caldo di luglio che  infuoca la pianura, il nostro commissario capo barcamenandosi tra filologia testuale e oscure tracce elettroniche, scoprirà finalmente, dopo altri delitti, con sbalordita amarezza, che si può spargere tanto sangue solo per una rivincita tesa  all’assurda ambizione di realizzare un sogno: un manoscritto autografo unico, fin qui ignoto al mondo, ma in grado di rivoluzionare i futuri  studi della letteratura italiana .
Ma i tutti i casi non sono mai risolti completamente  perché  talvolta il culmine della gelosia può  far commettere atti ed errori che poi non si sarà più in grado di riparare.

Luigi Guicciardi, modenese, insegnante di liceo e critico letterario, è il creatore del commissario Cataldo, poliziotto al centro di una serie di mystery: “La calda estate del commissario Cataldo”; “Filastrocca di sangue per il commissario Cataldo” – entrambi finalisti al Premio Scerbanenco – “Relazioni pericolose per il commissario Cataldo” (2001), “Un nido di vipere per il commissario Cataldo” (2003), “Cadaveri diversi” (2004, Piemme); “Occhi nel buio” (2006), “Dipinto nel sangue” (2007), “Errore di prospettiva” (2008), “Senza rimorso” (2008), “La belva” (2009), “La morte ha mille mani” (2010) per Hobby&Work; “Una tranquilla città di paura” (2013, LCF Edizioni); “Le stanze segrete” (2014), “Paesaggio con figure morte” (2015), “Giorni di dubbio” (2016), “Una tranquilla disperazione” (2017) per Cordero Editore, “Nessun posto per nascondersi” (2018), e “Sporchi delitti” (2019) per Fratelli Frilli Editore, “Un conto aperto con il passato” (2020), “Ai morti si dice arrivederci” (2021), “I dettagli del male” (2022), “Il ritorno del mostro di Modena” (2022), “Il commissario Cataldo e il caso Tiresia” (2023), “Morte di una ragazza speciale” (2023), “Donne che chiedono giustizia” (2024), “Nessuno si senta al sicuro” (2024), per Damster. Ha contribuito con alcuni racconti a varie antologie tra cui “Scosse. Scrittori per il terremoto”, Felici Editori (2012), “GialloModena” (2016), “Delitti al museo” Mondadori (2019). Il suo sito http://www.luigiguicciardi.it.

:: Nessuno si senta al sicuro di Luigi Guicciardi (Damster Edizioni 2024) a cura di Patrizia Debicke

15 gennaio 2025

Un giugno bollente, a Bastiglia (Modena). E una mattina, mentre sta facendo jogging, da sola su un sentiero dei prati vicino al Santuario di San Clemente, una donna di cinquant’anni viene colpita da un ictus. Di solito va a correre con la figlia ma visto che quest’ultima la sera prima aveva fatto tardi con un’amica per festeggiare un esame andato bene, la madre non aveva voluto svegliarla.
L’ictus, purtroppo fulminante, ha provocato una irreversibile morte cerebrale. Il certificato del medico legale reciterà infatti deceduta per morte naturale.
Quattro anni dopo, sempre a giugno, sempre molto caldo e sempre a Modena, all’improvviso una donna la sessantina passata a prima occhiata un’ anonima pensionata sovrappeso ma con un’ attività di una fioraia, che stava passeggiando con il suo cane viene uccisa con un unico colpo di pistola alla fronte. E dopo di lei anche altre persone verranno uccise per mano dello stesso assassino o almeno pare… La seconda vittima sarà una giovane moglie e madre di origine tunisina, anche lei colta sorpresa e anche lei ammazzata con una pistolettata in fronte mentre nel prato condominiale era intenta a stendere il bucato. La poveretta che per di più era incinta , era sposata aveva un figlio piccolo e lavorava presso uno studio dentistico come infermiera assistente di poltrona …
La terza vittima invece sarà un ricco imprenditore di larghi mezzi, un ex gioielliere colpito a morte da circa mezzo metro di distanza nell’ingresso/grande soggiorno della sua bella villa di Montale. Il suo cadavere giace supino poco lontano dalla grande porta d’entrata lasciata aperta. La moglie, un medico chirurgo, in quel momento si trovava in casa al piano di sopra e si stava facendo una doccia. Ma purtroppo non ha sentito nulla e solo dopo aver scoperto il corpo inanimato del marito , tornando a pianterreno, superato lo choc ha chiamato la polizia.
Le vittime – a prima vista diverse e molto lontane tra loro, anche socialmente, onesti lavoratori e artigiani le prime e l’ultima componente della abbiente borghesia non si conoscevano, non avevano rapporti e non esisteva alcun plausibile movente per collegarle in qualche modo – sono state eliminate con un unico colpo, senza pietà. Le loro morti mettono gli inquirenti sotto pressione, le indagini, che costringono a spaziare in tutte le direzioni apparentemente almeno all’inizio senza né capo né coda , sono tutt’altro che semplici… Non si trova un qualche punto di contatto. L’assassino par quasi aver colpito a caso. In comune tra le tre vittime c’è solo il fatto che tutte e tre sono state colte alla sprovvista e uccise parrebbe proprio con la stessa arma una 357 Magnum, Smith & Wesson. Ci sarebbe un misterioso serial killer in circolazione? Oppure? Cosa?
I media imperversano. Modena ha paura, la pressione sale. Incaricato delle indagini, il giovane commissario Torrisi, dopo la partenza della bella Debora tornato solitario e tormentato nella vita privata ma preparato e sempre pronto sul lavoro, si mette subito sulle tracce di un efferato omicida, da fermare a ogni costo, da individuare, con il fattivo appoggio dell’ispettore Carloni, diventato ormai più un amico che un collaboratore. Ma la faccenda appare avvolta nelle nebbia più fitta e tutta in salita . Chi? E perché uccide?
E quando la mostruosa scia di sangue riprende di nuovo drammaticamente, i due dovranno allargare il cerchio delle ipotesi fino a immaginare una possibile vendetta provocata da quanto successo quattro anni prima in un ospedale e in una sala operatoria in cui si potrebbe aver volutamente falsato una civile e umana scelta di generosità . Dove è stato premeditato un qualcosa di tremendo, ingannando la buona fede di certuni mentre invece dietro si celava solo una pura questione d’interesse.
Scartando ogni altra possibile teoria, i due poliziotti imboccheranno finalmente la strada di una difficile verità fino ad arrivare a risolvere il caso, o almeno in apparenza, pur lasciando spazio ad alcuni dubbi…
In Nessuno si senta al sicuro, terzo romanzo di Guicciardi con come protagonista Torrisi , l’autore con una scrittura netta e puntale e una narrazione incisiva condotta tutta al presente, riproduce in poche parole fatti e sensazioni legati ai vari personaggi e ci regala una tragica storia in due “atti” in cui il passato incombe e dilaga nell’attualità snaturandola, per riuscire a introdurre di prepotenza il lettore nella vicenda.
Guicciardi, un veterano della penna poliziesca giallo/noir che riesce sempre a costruire storie ben calibrate e coinvolgenti, anche stavolta fa riflettere sul tema prescelto. Un tema di grande attualità e del quale si è parlato molto in Italia soprattutto negli ultimi giorni : la donazione degli organi che ha raggiunto nel Belpaese cifre ragguardevoli.
Chi scrive è sempre stata a favore e lo è tuttora e, benchè forse la mia età non lo renda più fattibile e conveniente, ha sempre nel portafogli il consenso per l’espianto in caso di morte cerebrale.

:: Donne che chiedono giustizia di Luigi Guicciardi (Damster 2024) a cura di Patrizia Debicke

12 aprile 2024

4 giugno venerdi pomeriggio alle 18 una telefonata anonima annuncia un macabro ritrovamento e la sonnolenta quiete pomeridiana della città , viene sconvolta. Qualcuno ha segnalato la presenza del cadavere di una giovane donna in una casa abbandonata della periferia di Modena .
La casa, semidiroccata, si trova in fondo a una strada: via della Chiesa Santa Maria di Mugnano, ma un po’ oltre la chiesa.
Il commissario capo Cataldo, subito avvertito contemporaneamente al medico legale Salvatore Scarso detto Turi, si recherà in macchina sul posto accompagnato dall’ispettore De Pasquale da sempre sua valida spalla. Al suo arrivo troverà il medico legale e la scientifica già sul posto che stanno per mettersi al lavoro e fare i primi accertamenti.
La vittima, una giovane bionda, a prima occhiata si direbbe caduta a testa in giù da una finestra sul retro , dall’altezza di circa sette metri . È vestita piuttosto bene, con proprietà ma non porta gioielli e non ha documenti su di sé . La sua identità è un mistero, come finora appaiono un mistero i motivi che hanno causato la sua morte. Bisogna riuscire a capire cosa sia accaduto esattamente.
Si tratta di uno sfortunato incidente? O invece di un suicidio, anche se non è stato rinvenuto alcun biglietto d’addio o invece bisogna pensare al peggio, a un omicidio?
Delle relative indagini verrà incaricato il commissario capo Giovanni Cataldo poliziotto dal fiuto infallibile e dall’animo tormentato. Che si avvarrà anche stavolta della proficua collaborazione del fidato ispettore De Pasquale, con cui forma un duo inossidabile, già incontrato al suo fianco in altre importanti indagini. Ma Cataldo in fase di faticoso rodaggio, nei panni che gli vanno stretti di Davide contro Golia per, parrebbe, incompatibilità caratteriale col nuovo questore Antonietta Castellani Tarabini, donna inflessibile e ambiziosa, mastica amaro.
Ciò nondimeno, nonostante che il risicato consenso, la Castellani appena trasferita a Modena pare già pronta a metter dei bastoni tra le ruote alla sua squadra. Non perderà occasione infatti per intromettersi, trasformando la faccenda in una difficile inchiesta e, creando tensioni e ostacoli che non faranno altro che rallentare l’indagine. Ma il lavoro li attende per cui bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare.
Identificata la vittima, dalla compagna di stanza e di lavoro, come Jelka Zolnir, una quasi ventenne cameriera slovena in Italia con regolare permesso di soggiorno , l’inchiesta (la ventiquattresima addirittura) di Cataldo si focalizzerà inevitabilmente sul ristorante di buon livello, Il golfo del Principe, dove la ragazza prestava servizio da cinque mesi e sulla cerchia degli abituali frequentatori. Ma Jelka era molto riservata, tanto che neppure la collega è in grado di dire molto su di lei. Sa solo che si vedeva con qualcuno, ma non l’ha mai incontrato e non ne conosce il nome.
Ma la spirale di sangue innestata dalla morte della giovanissima slovena non si ferma. Ben presto infatti la casa abbandonata alla periferia di Modena ospiterà un secondo barbaro delitto. E stavolta visto che la vittima è stata picchiata e strangolata, non possono sussistere dubbi. Si tratta di un omicidio e la morta un’altra giovane ragazza, è una figlia della Modena bene. Ma la faccenda si complicherà maggiormente e diventerà quasi un incubo con l’uccisione in modo sadico e feroce di una terza donna di una bellezza enigmatica, con Cataldo che deve barcamenarsi nel tentativo di individuare un qualche possibile trait-d’unione tra questi delitti con vittime tanto diverse. Un brutto puzzle, dove ogni tessera sembra messa là per confondere le acque. Tra depistaggi, segreti inconfessabili e colpi di scena, Cataldo e la sua squadra si caleranno in un’indagine che li condurrà persino nelle zone più buie dell’animo umano. Man mano che la sua inchiesta si allarga faticosamente senza riuscire a individuare un vero sbocco, Cataldo deve barcamenarsi con un variegato ventaglio di personaggi. Una brutta faccenda che lo coinvolge in un caso, complicato soprattutto da una serie di tensioni, incomprensioni e ostacoli che si sovrappongono maldestramente creando false illusioni. Tensioni che oltre a rallentare e fargli rischiare di smarrire il filo nella sua inchiesta, finiranno con collegarsi con il destino del commissario, addirittura coinvolgendolo pericolosamente di persona. Bisogna fare in fretta e soprattutto riconoscere le piste che confondono sovrapponendosi dolorosamente e raggiungere il burrascoso crescendo finale, per sbrogliare il caso e scoprire la sconvolgente e tristissima verità.
Ancora un’atmosfera densa di suspense per il commissario capo Cataldo che dovrà decifrare un’altra diversa realtà di una città che non si accontenta mai di fare da scenario e palcoscenico ma mira sempre a ritagliarsi un ruolo da coprotagonista. Un preciso ruolo nel mondo indigente dei quartieri popolari che ospitano un’umanità , spesso spinta da svariate motivazioni e nell’opulento, variegato e ambiguo mondo della Modena bene.

Luigi Guicciardi (Modena, 23 gennaio 1953) è uno scrittore e insegnante italiano, ex docente di lettere presso il liceo scientifico Alessandro Tassoni di Modena. Di lontane origini siciliane, ha creato il personaggio del commissario Cataldo, protagonista di una serie di romanzi polizieschi comprendente finora 24 opere.

:: Morte di una ragazza speciale di Luigi Guicciardi (Damster 2023) di Patrizia Debicke

15 dicembre 2023

In un piovoso ottobre modenese già intorpidito dall’umido abbraccio autunnale, la casuale scoperta sulle riva del fiume, il Panaro, fatta da un cane, di un cadavere di una ragazza, sigillato in un grosso sacco di plastica da rifiuti, allo stesso tempo spaventa e incuriosisce tutta la città. E non solo perché la generale emozione, diffusa a macchia d’olio, diventerà addirittura scioccante quando, dopo i primi riscontri autoptici del medico legale, Salvatore, “Turi”, Coco, si scoprirà che la vittima è Maria Leonardi, una sedicenne con la sindrome di Down ma di straordinaria bellezza, amata figlia di una ricca famiglia borghese. La ragazza, misteriosamente scomparsa tre anni prima senza dare segno di sé con una inesplicabile fuga, si pensava, dall’ esclusivo istituto per ragazzi con disabilità dove viveva, non era stata mai più ritrovata. In seguito sua madre, non riuscendo a sopportare il peso del dolore, si era tolta la vita.
Le risultanze dell’autopsia diranno che la vittima, selvaggiamente colpita a morte, è deceduta per emorragia interna. Al momento dell’omicidio Maria era incinta di cinque settimane. Ma le risultanze diranno anche che il suo corpo è stato conservato altrove, in luogo molto umido adatto a favorire la mummificazione e solo di recente abbandonato lungo il fiume. Un cold case, dunque e di ardua soluzione per il giovane commissario Torrisi, uno tra più giovani di tutta Italia, nel secondo romanzo poliziesco d’indagine di Luigi Guicciardi che già con il suo “Il ritorno del mostro di Modena” , aveva introdotto nella narrazione un personaggio molto diverso dal suo consueto protagonista. Un altro commissario dunque che, diversamente dal catanese Cataldo, è un modenese quasi doc, insomma della provincia, perché nato a Samone, un paese vicino a Guiglia. Un “nuovo” commissario di 30 anni più giovane di Cataldo, e che per questa seconda avventura Guicciardi ha deciso di far affiancare dall’ispettore Fabio Carloni, più o meno coetaneo di Torrisi, fresco di nomina e di assegnazione, arrivato in questura da appena sei mesi a ricoprire il posto dell’ispettore Leonardi, trasferitosi per amore al termine dell’indagine precedente.
Un collaboratore Carloni con il quale Torrisi subito si è trovato bene e che si rivelerà per lui presto quasi indispensabile.
Intanto già dai primi rilevamenti in loco, il medico legale ha constatato che il cadavere presentava un processo di saponificazione progressiva ed essicazione dei grassi. Tradotto per chi non sa : un fenomeno fisico che blocca la decomposizione trasformando il corpo umano quasi in una mummia. L’imballaggio nella plastica poi ha contribuito a preservarlo. Tanto che la morte delle ragazza, poco più che un’adolescente, potrebbe addirittura risalire ad anni prima, magari a subito dopo la sua sparizione.
Il commissario Torrisi indirizzerà le sue indagini prima interrogando la famiglia della ragazza morta e quindi il padre e lo zio e subito dopo gli ospiti e lo staff direttivo terapeutico, infermieristico e di insegnanti di varie discipline di Villa Melania, l’ elegante ed esclusivo istituto privato dove viveva e studiava Maria. Struttura tuttora sostenuta economicamente dal padre della vittima che dopo la morte della moglie si è anche sposato con la direttrice , giovane donna preparata professionalmente e molto determinata.
Un istituto governato secondo una moderna concezione direzionale sempre più indirizzata e specializzata nella cura e nell’inserimento nella vita di allievi diversamente abili.
Ma la strada di Torrisi sarà lunga e in salita da percorrere, costretto a districarsi tra psichiatri e ippoterapeuti, insegnanti ambigui e preti psicologi, impegnati a operare tra casi di catatonia, sindromi di Down o di lucidi ma apparentemente anaffettivi Asperger. Un’inchiesta portata avanti a fatica, superando le differenti reazioni della gente di fronte all’handicap: troppo spesso accolto con impreparazione, cinismo, imbarazzo, stupidità, ma talvolta per fortuna anche con amore e altruistica solidarietà. Un mondo particolare quello che concerne i diversamente abili , difficile e affascinante, in cui calarsi e muoversi con delicatezza e attenzione: questa volta portato a rappresentare il fulcro di un romanzo giallo.
Si dovrà cercare in tutti modi, battendo a tappeto la zona, ad arrivare a individuare dove e perché sia stata assassinata Maria, riuscire ad aprire un varco e superare il muro di complice silenzio offerto da una piccola comunità decisa a ogni costo a proteggere la propria immagine.
Ma qualcosa di orribile si è innescato. Il male vorrebbe continuare a nascondersi ma appena il commissario arriva a percepire quale potrebbe essere l’atroce verità, il peggior orrore pretende di riappropriarsi del palcoscenico. Per proteggere la sua insospettabile identità, l’assassino infatti ha scelto di colpire e colpire ancora…
Ma Luigi Guicciardi svolgendo ancora una volta con magistrale abilità il suo compito di giallista, affidato e affidandosi al suo commissario di carta, saprà ancora trovare le giuste chiavi per aprire tutte le porte per introdurre il lettore nella soluzione del caso . I conti tornano : chi ha ucciso e perché verrà scoperto, le peggiori ambizioni condannate, l’ordine pubblico ristabilito, ma i ricordi delle persone, pur ridotti a brucianti fantasmi continueranno a esistere e a opprimere la mente di coloro che restano e sono obbligati ad affrontarli.

Modenese, insegnante di liceo e critico letterario, Luigi Guicciardi è il creatore del commissario Cataldo, poliziotto al centro di una lunga serie di mystery cominciata con : “La calda estate del commissario Cataldo”; “Filastrocca di sangue per il commissario Cataldo” – entrambi finalisti al Premio Scerbanenco. L’ultimo, del 2023, è Il commissario Cataldo e il caso Tiresia.

:: Il ritorno del mostro di Modena di Luigi Guicciardi (Damster 2022) a cura di Patrizia Debicke

26 novembre 2022

È fatta. Il giovane commissario Giovanni Torrisi, uno tra più giovani d’Italia, è tornato al lavoro. Insomma è di nuovo seduto dietro la scrivania del suo ufficio. Finalmente sano. Guarito, dopo che il Covid l’ha prima costretto al ricovero in ospedale, poi all’angoscia dell’intubazione e la lunga degenza, seguita dal ritorno a casa, annegato in una convalescenza che pareva interminabile e lasciava tanto, troppo tempo per pensare. Soprattutto pensare alla fine della sua storia con Debora, durata poco e appena due mesi prima al definitivo addio seguito dalla sua partenza per gli States ad accettare il lavoro e fare la biologa. Insomma cosa chiusa e forse…. Ma no non era destino e neppure questa volta ha funzionato. Forse l’amore, un rapporto vero fisso non fanno per lui.
Ma quel suo rientro in servizio il 10 febbraio in una mattinata che si prometteva tranquilla, di routine, lo catapulterà invece immediatamente in una brutta indagine. Una prostituta, tutto di lei lo fa pensare, è stata uccisa… Uccisa a coltellate in periferia. L’ha ritrovata un pensionato che passeggiava tranquillo con il cane. Morta da almeno tre settimane.
Prende la rincorsa così “Il ritorno del Mostro di Modena”, nuovo romanzo poliziesco d’indagine di Luigi Guicciardi che stavolta introduce nella storia un altro personaggio molto diverso dal suo consueto protagonista. Ragion per cui et voila il nuovo interprete (sempre un poliziotto però) ma contrariamente al catanese Cataldo, Torrisi è un modenese quasi doc, insomma della provincia, nato a Samone, un paese vicino a Guiglia. Un “nuovo” commissario di 30 anni più giovane di Cataldo, sicuramente meno logico e competente in materia di lui ma forse più adatto ad affrontare un altro tipo di storia, più dura, più dolorosa, violenta, feroce e a impegnarsi senza tregua nelle indagini.
Nessuno conosce la donna assassinata, o almeno pare, e Torrisi gira a vuoto per due settimane, poi, quando fa mettere un suo schizzo sui giornali, finalmente a fine mese qualcuno viene in commissariato e la identifica come Manuela Volpi… E dalle sue mezze parole si conferma anche l’ipotesi che battesse … In seguito però, a parte il dolore della madre vedova, niente. Ma tre mesi dopo, il 4 maggio, a quel primo delitto dai macabri risvolti, farà seguito un secondo con come vittima sempre una prostituta, accoltellata come l’altra e fatta ritrovare dall’ assassino presso la cava di San Damaso… Passano altri tre mesi. L’inchiesta che fin dal primo momento si presentava oscura, con praticamente zero indizi o poco utili e soprattutto priva di appigli, zoppica tristemente, non va avanti di un passo anzi pare destinata ad arenarsi, finché a luglio un’altra vittima, la terza, che va ad accrescere il macabro carniere dell’assassino, fa cominciare a valutare agli inquirenti un’altra possibilità.
Tutte le donne ammazzate che si prostituivano e spesso erano anche tossicodipendenti, sono state uccise in modo efferato ma secondo uno schema bene preciso e quegli omicidi hanno, nel loro articolato modus operandi, nette similitudini con altri commessi tanti anni prima dal famigerato mostro di Modena. Un omicida che aveva terrorizzato e insanguinato la città e la zona tra il 1983 e il 1995. Un assassino che aveva lungamente operato impunemente commettendo per più di un decennio,tutta una inspiegabile serie di delitti, con addirittura dieci vittime. Delitti per i quali non era mai stato trovato il colpevole.
Torrisi, essendo troppo giovane, non può ricordare il clamore di quella storia. Ma sollecitando l’aiuto di un anziano poliziotto vicino alla pensione e andando a caccia di maggiori riscontri negli articoli dei giornali dell’epoca, si renderà conto che ci sono delle mostruose analogie tra i vecchi e i nuovi omicidi. Lo stesso assassino? Noo, pare molto più logico pensare a un emulatore? Uno psicopatico, un impotente, un maniaco sessuale o altro, magari un vendicatore deciso a punire con la morte il male commesso dalle puttane, vendendosi. E comunque un nuovo efferato mostro che ha deciso di agire, di sfidare le forze dell’ordine.
Non resta al commissario Torrisi che imboccare questa pista seguendo un’ipotesi investigativa, suffragata da più di un indizio, e continuare a seguirla fino a quando nella macabra sequenza di uccisioni ci sarà come una rottura o forse meglio dire una smagliatura. Perché la vittima prescelta dal mostro sarà una donna della Modena che conta, ricca e influente una signora, una nota giornalista, co-direttrice di una importante emittente televisiva locale. Forse di mente e costumi aperti, ma non certo una prostituta Una persona che oltre tutto Torrisi conosce personalmente, addirittura è una sua vicina di casa.
Non sarà un compito facile venire a capo di una spinosa faccenda, talmente ingarbugliata da far girare la testa anche a un poliziotto tanto preciso, razionale e accurato come Torrisi.
Ma sarà poi possibile arrivare a scoprire che non basta individuare una e plausibile verità perché a conti fatti le possibili verità potrebbero essere diverse e più d’una.
Un nuovo personaggio per Guicciardi che dobbiamo ancora imparare a conoscere meglio ma, sono certa, non ci mancherà l’occasione. Lo ritroveremo, mi sa che ha voglia di farsi strada, anche in futuro.
Luigi Guicciardi fa parte, a buon diritto, del gruppo degli autori rappresentanti del più classico giallo italiano legato al campanile e che spesso narra della tante magagne di ogni città ai nostri giorni. Gialli tradizionali, ancora cari a tanto pubblico, sempre realizzati su inchieste e indagini e sulla ben calibrata costruzione dei suoi personaggi, specchi parlante di ogni umanità.

Modenese, insegnante di liceo e critico letterario, Luigi Guicciardi è il creatore del commissario Cataldo, poliziotto al centro di una serie di mystery: “La calda estate del commissario Cataldo”; “Filastrocca di sangue per il commissario Cataldo” – entrambi finalisti al Premio Scerbanenco – “Relazioni pericolose per il commissario Cataldo” (2001), “Un nido di vipere per il commissario Cataldo” (2003), “Cadaveri diversi” (2004, Piemme); “Occhi nel buio” (2006), “Dipinto nel sangue” (2007), “Errore di prospettiva” (2008), “Senza rimorso” (2008), “La belva” (2009), “La morte ha mille mani” (2010) per Hobby&Work; “Una tranquilla città di paura” (2013, LCF Edizioni); “Le stanze segrete” (2014), “Paesaggio con figure morte” (2015) e “Giorni di dubbio” (2016) per Cordero Editore. Ha contribuito all’antologia “Scosse. Scrittori per il terremoto”, (Felici Editore, 2012).