
Modena, primi di luglio: il commissario capo Giovanni Cataldo e il nuovo collega l’ispettore Franco Greco, pugliese, Rinaldi è appena andato in ferie, chiamati da Don Zamboni salgono al primo piano dell’antico palazzo abbaziale di Nonantola.
Il prete infatti di primo mattino ha rinvenuto in una stanza il cadavere con la gola tagliata da una lama affilatissima di Don Rinaldi, studioso emerito. L’omicidio di un religioso nell’edificio monastico potrebbe essere solo un caso come tanti per il commissario capo Giovanni Cataldo, se non fosse per il particolare che la vittima stava inventariando un misterioso fondo archivistico da poco scoperto nella storica abbazia. Una scossa di terremoto all’inizio o meglio un assestamento tellurico ha infatti provocato il crollo ai primi dell’anno della parete di una cappella annessa all’edificio religioso dentro la quale è stata ritrovata una specie di cassetta contenente delle carte molto antiche.
Trattandosi di bene religioso assegnato alla cura del vescovo, questi aveva affidato di autorità le relative ricerche e catalogazione a Don Rinaldi, un personaggio all’altezza per competenza, affinché svolgesse intanto un esame preliminare su quei preziosi documenti.
Il filo conduttore, al di là del modus operandi dell’assassino, si scoprirà presto essere l’insistente voce in circolazione su un presunto ritrovamento di alcuni canti originali della Commedia di Dante Alighieri, che nella cittadina soggiornò durante l’esilio. Potremmo forse essere sulle tracce di un fantomatico manoscritto di Dante Alighieri, che sarebbe stato ben nascosto dal tredicesimo secolo nell’Abbazia di Nonantola?
Esisterà davvero oppure si tratta di una favola per gli sciocchi? Potrebbe essere detto manoscritto la causa degli ben altri tre omicidi che nel giro di pochi giorni, commessi con le stesse orribili modalità,verranno scoperti nella zona? Una successiva terribile e sanguinaria sequenza infatti, che si sommerà alla già complicata e apparentemente incomprensibile inchiesta investigativa, quando nel giro di pochi giorni si scoprirà che sono stati ammazzati sia un vecchio mendicante di colore che frequentava l’abbazia, un professore di Lettere in pensione e una bella docente universitaria di paleografia.
Coadiuvato da due nuovi colleghi, il ruvido ispettore Greco e il volonteroso e aperto sovrintendente Vernole, appassionato di letteratura, Cataldo dovrà dare il via a un’insolita indagine destreggiandosi tra presente e passato, tra un computer scomparso, rubato ma poi ritrovati presso un ricettatore e alcuni documenti medievali, dai quali emergerebbe con prepotenza la figura di Dante Alighieri. Sarebbe questo il motivo che unisce la morte del prete, del barbone, del professore e della paleografa ?
A complicare tuttavia maggiormente le indagini, avverrà anche l’omicidio di un librario dentro la sua libreria e poco dopo l’incomprensibile suicidio del sovrintendente Vernole, anche lui appassionato di Dante.
La faccenda, nonostante l’indefesso lavoro della scientifica a caccia di indizi, le testimonianze dei parenti e amici dei morti pare arenarsi, complicandosi sempre di più mentre suggerisce possibili nuove piste e nuove ipotesi. La sete di sangue dell’assassino pare non placarsi in alcune modo. Che tipo di mostruosa frenesia bisogna avere per continuare a uccidere? La rabbia non basta perché sembra diventare unìincontrollabilw forma di follia. Avrà mai fine?
Mentre la stampa e i superiori di Cataldo paiono quasi addormentati dal caldo di luglio che infuoca la pianura, il nostro commissario capo barcamenandosi tra filologia testuale e oscure tracce elettroniche, scoprirà finalmente, dopo altri delitti, con sbalordita amarezza, che si può spargere tanto sangue solo per una rivincita tesa all’assurda ambizione di realizzare un sogno: un manoscritto autografo unico, fin qui ignoto al mondo, ma in grado di rivoluzionare i futuri studi della letteratura italiana .
Ma i tutti i casi non sono mai risolti completamente perché talvolta il culmine della gelosia può far commettere atti ed errori che poi non si sarà più in grado di riparare.
Luigi Guicciardi, modenese, insegnante di liceo e critico letterario, è il creatore del commissario Cataldo, poliziotto al centro di una serie di mystery: “La calda estate del commissario Cataldo”; “Filastrocca di sangue per il commissario Cataldo” – entrambi finalisti al Premio Scerbanenco – “Relazioni pericolose per il commissario Cataldo” (2001), “Un nido di vipere per il commissario Cataldo” (2003), “Cadaveri diversi” (2004, Piemme); “Occhi nel buio” (2006), “Dipinto nel sangue” (2007), “Errore di prospettiva” (2008), “Senza rimorso” (2008), “La belva” (2009), “La morte ha mille mani” (2010) per Hobby&Work; “Una tranquilla città di paura” (2013, LCF Edizioni); “Le stanze segrete” (2014), “Paesaggio con figure morte” (2015), “Giorni di dubbio” (2016), “Una tranquilla disperazione” (2017) per Cordero Editore, “Nessun posto per nascondersi” (2018), e “Sporchi delitti” (2019) per Fratelli Frilli Editore, “Un conto aperto con il passato” (2020), “Ai morti si dice arrivederci” (2021), “I dettagli del male” (2022), “Il ritorno del mostro di Modena” (2022), “Il commissario Cataldo e il caso Tiresia” (2023), “Morte di una ragazza speciale” (2023), “Donne che chiedono giustizia” (2024), “Nessuno si senta al sicuro” (2024), per Damster. Ha contribuito con alcuni racconti a varie antologie tra cui “Scosse. Scrittori per il terremoto”, Felici Editori (2012), “GialloModena” (2016), “Delitti al museo” Mondadori (2019). Il suo sito http://www.luigiguicciardi.it.




























