
Secondo romanzo tradotto in italiano da Francesca Campisi della nuova serie che una volta di più conferma Horowitz, famoso scrittore britannico, come brillante rinnovatore della tradizione poliziesca anglosassone. Ben noto per la sua serie best seller di Alex Rider, con un colpo di scena/trucco di magia in un facsimile in chiave moderna dell’accoppiata dottor Watson, Sherlock Holmes si è trasformato nel coprotagonista della sua stessa storia…
Nel primo e precedente episodio infatti : ‘Detective in cerca di autore’ Daniel Hawthorne, ex detective e consulente degli studi televisivi per le serie poliziesche, con il quale Horowitz aveva già lavorato in passato , gli aveva chiesto di scrivere un romanzo per lui e con lui su un difficile caso da risolvere lavorando insieme. Un’ intrigante novità che aveva funzionato molto bene e dopo essere stata premiata dal pubblico con il successo, aveva regalato ai due eterogenei partner investigativi un succoso contratto letterario per altri due romanzi da scrivere insieme. Ma ci voleva una storia, insomma un nuovo delitto e doveva essere quello giusto. Per potersene servire.
E secondo Hawthorne il nuovo caso che ha per le mani dovrebbe esserlo, tanto che pur di proporlo subito a Horowitz riesce, arrivando in taxi, a fare irruzione sul set, addirittura sabotando le riprese di una scena televisiva ambientata nel 1946.
Stavolta la vittima dell’omicidio finora insoluto è l’avvocato divorzista Richard Pryce. Pryce è stato ucciso nella sua villa di Fitzroy Park e ritrovato la mattina dopo dalla domestica. L’assassino come prima cosa gli ha sfasciato in testa una bottiglia di vino da duemila sterline , poi gli ha piantato in gola il collo rotto di detta bottiglia, perforando con violenza la vena succlavia. Il vino, un esemplare costosissimo quasi introvabile di Chateau Lafite Rothchild di Pouillac del 1982 gli era stato regalata dal suo ultimo cliente, un imprenditore immobiliare, Adrian Lockwood, in occasione della conclusione del suo divorzio dalla scrittrice Akira Anno. La Anno , la settimana prima del delitto , aveva minacciato Pyrce in un ristorante e furibonda gli aveva versato un bicchiere di vino in testa. Insomma parrebbe la perfetta indiziata! Anche perché , sul muro della stanza dove è stato ritrovato il corpo dell’avvocato campeggia il numero 182, dipinto con vernice verde. Numero che richiama l’haiku 182, che fa parte della raccolta pubblicata da Akira.
E un altro particolare indicativo, le ultime parole dell’avvocato. “Tu che ci fai qui?” sentite pronunciare dal marito, Stephen Spencer al telefono con lui prima che cadesse la linea, durante la loro ultima telefonata interurbana alle otto di sera… . Quindi l’avvocato Pryce, soprannominato “rasoio” per la affilata capacità di risolvere i casi più complicati, generoso sostegno per Davina Richardson, vedova del suo caro amico perito anni prima per un tragico incidente speleologico nel nord dell’Inghilterra, uomo a prima vista senza nemici, è stato colpito a morte da qualcuno che conosceva bene e al quale aveva aperto la porta…
Nonostante le loro incompatibilità caratteriali, uomo scontroso e iracondo Hawthorne, decisamente più mite il famoso giallista, Horowitz sa bene che l’ex detective, al di là della sua tendenza a imprecare, riesce sempre a destreggiarsi. E pian piano, conoscendolo meglio, ha imparato ad apprezzarne i lati migliori, il suo eccezionale intuito e soprattutto lo straordinario istinto che gli permette di affrontare i casi più delicati. Quindi, benché non abbia tanta voglia di lavorare di nuovo con lui e, pur dubbioso accetta di affiancarlo in una seconda inchiesta per omicidio ritrovandosi in un battibaleno al centro di un’indagine che abbonda di sospettati con validi moventi ma con alibi addirittura inossidabili e per di più traboccante di segreti e ben presto si complicherà con un misterioso e coinvolgente ramificarsi delle indagini. In “La sentenza è morte” infatti oltre a diversi presunti colpevoli, salta fuori anche una sottotrama con un’altra strana morte che potrebbe essere sia un omicidio che un suicidio. E il morto era qualcuno che l’avvocato Pyrce conosceva.
Senza contare che bisogna barcamenarsi con il pessimo rapporto tra Hawthorne e la poliziotta ufficialmente incaricata delle indagini, la mascolina e sgradevole Cara Grunshaw che non sopporta la loro presenza, mette tutto il tempo e in ogni modo i bastoni tra le ruote e fa l’impossibile per tenerli lontano dalle indagini.
Un caso dunque decisamente arduo e difficile da dipanare.
Poi come se non bastasse in questo intreccio appassionante, dalle mille imprevedibili svolte inattese, ciascun personaggio sembra quasi che stia mentendo…
Una storia intrigante con due protagonisti, Hawthorne e Horowitz , tratteggiati tutto tondo e che si compensano egregiamente. Un storia diversa , insomma, speciale, che andando oltre il mixer di fatti e finzione, colloca ancora una volta Horowitz non solo nel ruolo di autore, ma anche di irrinunciabile personaggio della trama.
Un omicidio, pochi sospettati, una valanga di indizi ingannatori in un libro ispirato ai classici del passato, senza contare che nei suoi romanzi Horowitz, oltre a farci percepire la tangibile presenza dei padri del giallo britannico , ci regala anche una minuziosa e ben calibrata descrizione della Londra attuale, costringendoci a seguirlo nei quartieri alti, di Mayfair, Marylebone dove potrete realmente trovare la celebre libreria Daunt Books, Marylebone, 83-84 Marylebone High Street, London W1U 4QW.
Anthony Horowitz, tra gli scrittori più prolifici del Regno Unito, si destreggia egregiamente tra libri, serie tv, film, opere teatrali e giornalismo. È autore della serie bestseller Alex Rider, di cui ha seguito l’adattamento teatrale, e per la televisione ha prodotto la prima stagione dell’Ispettore Barnaby. Nel 2014 ha ricevuto il titolo di Ufficiale dell’ordine dell’Impero britannico per i suoi meriti in campo letterario. Con Rizzoli ha pubblicato I delitti della gazza ladra, I delitti della bella di notte e Detective in cerca d’autore.
























