« Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita. »
(William Shakespeare, La Tempesta, Atto IV, Scena I)
Lessi per la prima volta La signora delle camelie, tradotta dal francese da Francesco Tarquini, una trentina di anni fa, avrò avuto 15 anni, e per quanto possa sembrare bizzarro, ben pochi libri furono capaci di influenzare sicuramente in meglio la mia vita e la mia idea di cosa significasse essere una donna, e anzi la mia stessa percezione della femminilità o se vogliamo anche di una certa visione del femminismo che da allora non mi ha più lasciato. Piuttosto bizzarro che tutto questo nacque appunto da un libro edito nel 1848 e scritto da Alexandre Dumas figlio in memoria di una cortigiana parigina che per un anno fu sua amante. Quindi quando è arrivato il momento di scegliere un classico per questo Blogathon non ho avuto quasi esitazione e ho scelto La Dame aux camélias.
Ho amato certamente molti altri libri, anche forse oggettivamente più belli stilisticamente o più complessi nella trama o maturi, Dumas era giovanissimo quando lo scrisse, ma il mondo che è riuscito evocare questo breve, anzi brevissimo romanzo, nessun altro romanzo è riuscito ad eguagliare.
I primi capitoli soprattutto quando il narratore si aggira per le stanze di Marguerite Gautier al numero 9 di Rue d’Antin, aperte al pubblico perché possa vedere gli oggetti che saranno poi battuti all’asta per coprire i debiti di una vita dispendiosa e dissoluta, sono della letteratura tutta i più struggenti e allo stesso tempo terribili che abbia mai letto. Rileggerli mi provoca sempre una forte emozione, per quel carico di non detto, critica sociale e pietà umana che racchiudono.
Marguerite Gautier, la bella, affascinante e sfortunata Marguerite Gautier è appena morta, e i membri dell’alta società parigina si aggirano come avvoltoi su quanto in vita aveva posseduto. Una morte che non fa rumore, tanto che il narratore si lamenta che nessuno gliel’abbia detto tornato a Parigi da poco. Questo genere di donne, per quanto bellissime, circondate dal lusso, colte, creano rumore e scandalo da vive, ma la loro morte scivola nel silenzio e nella più totale indifferenza. Quasi fossero infiltrate in un mondo per cui appunto sono solo state fonte di divertimento, niente di più.
Per la facile morale del mio secolo, puntualizza il narratore, che per queste donne prova una sincera e autentica umana comprensione. Che ha smesso di giudicarle da quando vide una donna portata via da gendarmi con un figlio in braccio dal quale stava per essere separata. Forse oggi sono riflessioni abbastanza comuni, ma certo non lo erano a metà Ottocento. Per sfuggire alla povertà la giovane Marguerite Gautier non ha scelta, può solo usare il suo corpo e la sua bellezza per ottenere quelle ricchezze, quella libertà, quell’indipendenza che altrimenti le sarebbero stati negati, condannandola ad una vita di stenti. Marguerite Gautier ammette di non essere una donna onesta, ammette che quelle cose valgono per lei di più di una buona reputazione, e forse anche dell’amore del duca che vede in lei un riflesso della figlia morta.
Marguerite Gautier è promiscua, tendenzialmente infedele, dilapida patrimoni, conosce le regole di quel mondo e le piega per i suoi interessi. Frequenta orge, e avida sempre di nuove sensazioni, anche forse per la malattia, la tisi, che la divora. Poi incontra il giovane Armand Duval e di colpo il suo mondo gretto, egoista, vizioso, crolla. Conosce l’amore e l’impossibilità di viverlo. Il suo passato le pesa come un macigno, le regole della sua società l’uccidono prima che lo faccia la tisi. E quando il padre di Armand le chiede di rinunciare a lui, il suo sacrificio è totale, rinuncia alla sua speranza di felicità quasi senza esitazione. Tanta generosità e sensibilità in una donna di tal genere è il motivo stesso per cui il narratore decide di tramandare la sua storia. Un’ eccezione, un’anomalia.
La Dame aux camélias parla della sostanza di cui è fatto l’amore, impalpabile come un merletto veneziano, e allo stesso tempo fragile e indistruttibile. Anche se la sofferenza che procura non fa sconti ed è reale e drammatica come ogni dolore che ci procuriamo con le nostre azioni, o le nostre debolezze. Marie Duplessis, la vera Marguerite Gautier non avrebbe potuto avere maggiore tributo, e grazie a questo libro infatti ancora oggi la ricordiamo con tenerezza e simpatia. Potere della letteratura.
Alexandre Dumas (figlio), figlio dell’Alexandre Dumas autore de I tre moschettieri, nacque a Parigi, nel 1824. Il romanzo La signora delle camelie, ispirato alla figura della sua amante, Alphonsine Duplessis, gli aprì, ancora giovanissimo, le porte del successo. Tra le altre sue opere ricordiamo La società equivoca (1855), L’amico delle donne (1864) e Francillon (1887). Morì a Marly-le-Roy nel 1895.
Source: acquisto personale.
Per conoscere tutti gli altri blog partecipanti e i relativi libri scelti vi invito a visitare il post di lancio.