
Già nota ai lettori italiani grazie a Garzanti che ha tradotto A nuoto verso casa (2014) e Come l’acqua che spezza la polvere (2018), Deborah Levy è una scrittrice inglese che ama focalizzarsi su un momento decisivo, un punctum barthesiano che marchia le sue storie. Questa epifania può riferirsi semplicemente a un avvenimento o a una situazione esistenziale o, come in A nuoto verso casa, concretizzarsi in un’immagine ben precisa (una donna a mollo in una piscina, nella fattispecie) ed è il caso anche di L’uomo che aveva visto tutto, pubblicato da NN editore.
Saul Adler, il protagonista del libro, viene immortalato dalla sua fidanzata Jennifer Moreau, giovane artista, mentre attraversa la strada sulle strisce pedonali di Abbey Road, mimando quindi la famosa copertina dell’omonimo album dei Beatles. Mentre compie quest’azione viene investito da un’auto. Così si apre il romanzo di Levy ma la stessa situazione si ripete identica in apertura della seconda parte. Il primo incidente avviene nel 1988, il secondo ai giorni nostri; la palizzata d’anni che separa i due traumi contiene, di fatto, il cuore di L’uomo che aveva visto tutto. Cominciamo dal titolo, che ha un sapore fantascientifico, quasi dickiano. Saul ha visto tutto, come e perché non è bene rivelarlo per ovvie ragioni di godibilità della lettura, basti dire che il suo resoconto (il romanzo è narrato in prima persona) vive dei mille riflessi e delle schegge improvvise di un prisma o, meglio ancora, ha l’aspetto di uno specchio in frantumi. L’esercizio che Levy chiede al lettore è quello di ricomporre questi frammenti affinché Saul possa specchiarcisi e rivelare la sua esatta fisionomia.
Giovane storico, Saul si trasferisce a vivere nella Germania dell’Est immediatamente prima che crolli il muro di Berlino ed esploda un assetto geopolitico che, in qualche modo, è stato alla base della sua formazione. Figlio di un attivista del partito comunista, Saul si addentra nello studio della storia con la stessa ansia di decodifica che informa i suoi ricordi. Levy descrive il suo eroe a più riprese come una sorta di rockstar, forse in ritardo di un decennio, per atteggiamenti e look, rispetto ai tempi in cui agisce (gli anni ’80). Inquieto e dagli atteggiamenti gender fluid, Saul identifica nel padre e nel fratello Matt i detentori della sua scatola nera di uomo, un vero e proprio scrigno di segreti che, fatalmente, peseranno sui rapporti intrattenuti con gli altri personaggi del romanzo. Straordinaria la parte ambientata a Berlino Est, interamente percorsa dal gioco a tre di Saul e dei suoi amici Walter e Luna. Un rapporto in cui i non detti contano quanto e più delle ammissioni esplicite e che si aggancia, come d’altra parte tutta la narrazione, a occorrenze più volte ripetute, oggetti comuni, per esempio un ananas, spie di qualcosa che non torna, specie in termini strettamente temporali. La realtà filtrata dallo sguardo di Saul è sempre più asimmetrica, incongrua, e dal nulla arrivano le profezie del nostro protagonista, il suo sereno sentenziare sugli avvenimenti storici che, per tutti gli altri protagonisti, altro non sono che contemporaneità. Il capitale accumulato nella prima parte di L’uomo che aveva visto tutto, verrà fatto fruttare nella seconda parte, dove i nodi verranno al pettine e chi in precedenza è stato un figurante acquisterà nuovo spessore.
Libro sulle realtà possibili e sui percorsi alternati, L’uomo che aveva visto tutto mescola le carte della sua narrazione con precisione e naturalezza, senza mai perdere d’occhio il proprio possibile lettore che, come se assistesse a una sparatoria filmata da Michael Mann, anche laddove il montaggio si fa concitato, sa sempre orientarsi perfettamente e decifrare che cosa succede a chi. Grande dono di Debora Levy, scrittrice che possiede l’intelligenza del labirinto.
Deborah Levy (1959) è tra le maggiori scrittrici inglesi. Nata in Sudafrica, è autrice di romanzi come A nuoto verso casa (Garzanti 2014), finalista al Man Booker Prize, e Come l’acqua che spezza la polvere (Garzanti 2018). L’uomo che aveva visto tutto è stato selezionato per il Man Booker Prize 2020 ed è entrato nella short list del Goldsmiths Prize 2019. NNE pubblicherà anche il suo prossimo romanzo.
Source: libro inviato dall’editore al recensore. Ringraziamo Francesca dell’Ufficio stampa NN editore.