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:: Se tu non ridi più di Barbara Perna, (Bompiani 2025) a cura di Patrizia Debicke

29 ottobre 2025

C’è una Napoli che non dorme mai. Brilla di luce ingannevole sulle terrazze di Posillipo, ma nasconde in sé un dolore antico, talvolta quasi insopportabile. È in questa città contraddittoria, bellissima e crudele ma viva, che Barbara Perna ha ambientato Se tu non ridi più, il suo nuovo romanzo: un giallo che supera i confini del genere per trasformarsi in espressione dell’animo umano e, al tempo stesso, in una storia di colpa, amore e redenzione.
La vicenda prende il via da uno sconvolgente delitto ai danni di un’esponente della Napoli bene. Una bella e giovane donna, Serena Acton Bauer, viene rinvenuta cadavere nel Parco della Rimembranza, barbaramente soffocata con un sacco di plastica. Un gesto brutale, feroce e apparentemente inspiegabile.
A invocare giustizia e verità sarà una famiglia di grande peso, produttrice di una pasta rinomata e presente sulle tavole di mezza Italia. Ma dietro la misurata eleganza dei palazzi e il perbenismo di famiglie ancora condizionate da antiche tradizioni, si celano passioni inconfessabili e realtà oscure che nessuno osa davvero guardare in faccia.
A essere chiamata in causa sarà Amalia Carotenuto, detta Lia: un tempo uno dei migliori avvocati penalisti della città, oggi una donna affranta, soverchiata dal peso di un lutto e da un senso di colpa che non conoscono tregua. “Non sono più un avvocato”, ripete a tutti come un ritornello difensivo, quasi volesse proteggersi anche da se stessa. Da tre anni, infatti, ha lasciato le aule dei tribunali per insegnare diritto penale al Suor Orsola Benincasa, perché il quotidiano contatto con la legge non le offre più certezze, ma soltanto rimorsi. Tuttavia, quando l’impetuosa e carissima amica di sempre, Cetta Caracciolo, attrice mancata, pittrice per passione, figlia di una napoletanissima principessa che riempie la scena come una sovrana, le chiederà di far luce su quell’omicidio, Lia non saprà dire di no.
Richiamato in campo l’aiutante di un tempo, il fedele Picchio Malatesta, investigatore privato per vocazione e quasi suo personale segugio, oggi riciclatosi come tassista, Lia sarà costretta a confrontarsi con un’indagine che non rappresenterà soltanto un faticoso viaggio verso la verità di un orrendo crimine, ma anche un doloroso ritorno dentro di sé. Ogni indizio sembra condurre a un nuovo enigma, mentre ogni pista rischia di riaprire una ferita. Eppure, tra i tè, le colazioni e le chiacchiere dell’aristocrazia napoletana, le mura di Poggioreale e le aule universitarie, Lia dovrà affrontare i propri demoni per scoprire se la giustizia possa davvero ricucire gli strappi della sua anima.
Barbara Perna, magistrata e romanziera di grande sensibilità, scrive un’opera in cui la consueta ironia si intreccia con una profonda e a tratti sconvolgente intensità. Se tu non ridi più mette in risalto una tensione che nasce non tanto dall’indagine quanto dalle intime crepe dei personaggi. Napoli ne è il cardine più significativo: una città che osserva e giudica, che accoglie e respinge. Dalle sontuose dimore di Posillipo, dove il lusso si trasforma in corazza, al carcere di Poggioreale, dove l’umanità è ridotta all’essenziale, ogni luogo descritto racconta una parte della storia.
La scrittura della Perna è viva e palpabile: si percepisce nel profumo di pasta e patate che invade la cucina di Lia, nel chiassoso brusio dei vicoli, nelle voci sospese tra una battuta in dialetto e un pensiero doloroso. I dialoghi sono efficaci, capaci di restituire la musicalità partenopea e la sua naturale ironia. La prosa, brillante quando serve ad alleggerire, diventa tagliente quando affonda nel cuore della tragedia. Ottima la costruzione psicologica dei personaggi, che denotano maturità narrativa.
Lia è una figura complessa e divisa: madre ferita, donna colta, sospesa tra la razionalità della legge e il caos dei sentimenti. Il suo dolore è nascosto, rivelato solo da involontari cedimenti. Accanto a lei, Cetta e Picchio incarnano i due poli dell’esistenza: un’esplosiva vitalità dell’una contrapposta alla quieta saggezza dell’altro.
Il titolo del romanzo nasce da un verso di Euripide: “Se tu non ridi più, il mio dolore è gioia.” Un richiamo netto alla Medea, ma anche un presagio: nel cammino di Lia e delle altre madri del romanzo, il confine tra amore e distruzione diventa sottile, e la maternità un campo di battaglia dove il perdono sembra impossibile. La Perna affronta con coraggio il tema della colpa, scavando nel legame più profondo e doloroso dell’essere umano.
La trama si sviluppa con colpi di scena ben calibrati e una tensione che non si spegne mai. Ogni tassello dell’indagine si incastra in un mosaico complesso, in cui l’omicidio iniziale diventa il punto di partenza per una più ampia riflessione sulla giustizia e sulla fragilità umana. “Una cosa sono i pettegolezzi, altra le scabrose verità”: una frase che pare racchiudere l’essenza stessa del romanzo.
Se tu non ridi più non si limita a risolvere un delitto: tenta di comprendere cosa significhi davvero perdonare e quanta forza serva per accettare la realtà.
La Perna intreccia abilmente la suspense dell’indagine con la malinconia del dramma interiore della protagonista. Il risultato è un romanzo inquietante, che emoziona e scuote, in cui l’ombra della colpa e la possibile luce del riscatto si bilanciano in un Fragile e sofferto equilibrio.
Alla fine resta ferma  l’immagine di una città che brucia e consola, di una donna che tenta di rialzarsi e di un dolore che non si cancella, ma con cui si deve imparare a convivere.

Barbara Perna, vive e lavora a Roma. Ci tiene a precisare che però lei è partenopea, nata a Napoli il 6.9.69 (avete letto bene). Il superamento del Concorso in Magistratura nel 1998 le ha brutalmente stroncato una (forse) brillante carriera come attrice teatrale comica. Ha svolto il ruolo di giudice tuttofare un po’ in giro per l’Italia ma il suo cuore è rimasto in Toscana nel piccolo Tribunale di Montepulciano dove ha lavorato per cinque anni prima di trasferirsi a Roma. Scrive per passione, lavora per dedizione, legge per autodifesa. E viaggia molto, soprattutto con la mente. Per Giunti ha esordito con il romanzo Annabella Abbondante. La verità non è una chimera (2021) pubblicando poi Annabella Abbondante. L’essenziale è invisibile agli occhi (2022) – vincitore del Premio NebbiaGialla 2023 – e Annabella Abbondante. Il passato è una curiosa creatura (2024).

:: Annabella Abbondante – Il passato è una curiosa creatura di Barbara Perna (Giunti 2024) a cura di Patrizia Debicke

24 febbraio 2024

Con attacco quasi natalizio da manuale, che precede di poco un delitto, anche quello da manuale,
Barbara Perna dà il via al suo terzo serial con le avventure della sua morbida giudice Annabella Abbondante (cognome parlante come un tempo gli stemmi gentilizi .)
Dunque siamo a Pianveggio, paese di fantasia della provincia lucchese ma grandino visto che è dotato di tribunale, è in arrivo il Natale e ormai è diventata una tradizione che l’amica giornalista Alice, e il commisario Nicola Carnelutti aiutino Annabella a fare l’albero. Risultato: un amalgama variopinto, luminoso e incasinato, che offre spazio alla presenza di ogni persona importante della vita della padrona di casa, rappresentata da una diversa pallina colorata. Ci sono quella dei genitori, della sorella, degli amici più cari tra cui naturalmente anche Tano, il suo primo amore forse mai dimenticato, che aveva promesso una visita, ma non si fa vivo. Oddio sparire è sempre stata la sua specialità ma con i giorni che passano e nessuno, manco la famiglia, madre e padre, ha più avuto sue notizie, la faccenda di fa seria e un tantino preoccupante. Insomma Annabella sta in pensiero, soprattutto dopo che una donna, tale Rosaria de Stefano che pare quasi la sua gemella, è passata in tribunale a cercarla e a lasciarle un cellulare con una scheda prepagata e un foglio con il suo numero di telefono, pregandola di consegnare tutto a Tano. Ma quel benedetto uomo continua a latitare, nonostante che anche dalla prefettura di Napoli lo stiano cercando. E la faccenda morde talmente Annabella da spingerla a impegnarsi immediatamente per rintracciare la sua sosia . Lei dovrebbe essere ancora a Pianveggio, non ha lasciato indirizzo ma basta dare incarico a Paolo “Dolly”, il suo fido cancelliere, di setacciare hotel e locande…
Ecco e.. voila! Perché è evidente che Annabella Abbondante curiosa come una scimmia e lanciata su una pista come un segugio andrà subito a cacciarsi in un pasticcio grosso come una casa. Un pasticcio che la costringerà a impetrare l’aiuto di Ferruccio il PM fiorentino con il quale Annabella ha già intrecciato una relazione ancora in fieri per l’inquieta nostalgia di Tano e, per suo tramite ohimè anche l’aiuto, che sa già più peloso, del procuratore e vecchio compagno di liceo Sergio Massi delle Case. La faccenda va di fretta e infatti zac, con un colpo da teatro Barbara Perna ci ha già proiettati, mani e piedi, nel vivo dell’azione. Un’azione che fin dall’inizio si focalizzerà sulla drammatica sparizione di Tano, diciamo un protagonista o meglio un coprotagonista ‘invisibile”.
Intanto ci sarà una sua telefonata con un messaggio senza testo né firma e invece solo una poesia di Emily Dickinson che parla di Verità . E Annabella sa che quel messaggio può venire solo da lui. Intanto quel messaggio vuole dire che almeno sta bene ed è vivo. Ma anche, visto che la poesia parla di verità, che le chiede di cercarlo…
Quel messaggio quindi darà il via ad altri tanti e successivi, una catena o meglio una vera e propria caccia al tesoro, un susseguirsi di piccoli oscuri indizi per inviduare l’obiettivo. E la necessità di sbrogliare i tanti indovinelli da lui seminati per lei come Pollicino costringerà Annabella prima a farsi dare le ferie arretrate, poi a lasciare Pianveggio per Natale con per meta Piano di Sorrento, parte centrale della penisola sorrentina sulla costiera amalfitana, un paradisiaco scenario arricchito da un trionfo di colori e sapori, sulle tracce di Tano con per principale filo conduttore il loro comune passato. Perché solo lei pare sia in grado di sbrogliare il mistero celato nella sua scomparsa ma anche perché solo ritornando sulle tracce del passato, sarà in grado di sentirsi padrona di scegliere il suo presente, e darsi nuove possibilità. Un viaggio il suo dunque per tornare al passato, ma che le consentirà di guardare al futuro.
E quindi via verso Piano di Sorrento dove, anche a Natale , non pare sia inverno, dove Annabella è nata, dove vive ancora parte della sua meravigliosa e caoticamente avvolgente famiglia e dove anche Tano è nato e cresciuto. E dove l’attende perfettamente restaurata la sua vespa rossa, fedele compagna dei tempi delle superiori. Non le resta che salire in sella per riscoprire la magica ambientazione esibita dalla costiera sorrentina, con il Vesuvio sullo sfondo e i tornanti del promontorio di San Pancrazio. Ma Annabella non sarà sola perché anche i suoi amici, pur a distanza, non le faranno mai mancare il loro sostegno, con telefonate, videochiamate e messaggi e soprattutto, ci sarà il costante, affettuoso avanti e indietro di Ferruccio Landi, il PM di Firenze.
E ci sarà la sua famiglia con le fastose tavolate natalizie ricche di pietanze, al Limoneto, con gli inimitabili sapori dei piatti tipici della tradizione (non si possono descrivere tutte le squisitezze ma impossibile tacere la famosa pastiera della zia Prudenza).
Non solo perché tanti altri personaggi calcano la scena in questa terza avventura e più in particolare tutta un ventaglio di figure femminili.
Alle prime pagine incontreremo Rosalia, quasi una sosia di Annabella; poco dopo Perla Argirò, giornalista di spessore nazionale che colpisce Annabella e la costringe ad accettare uno scambio di idee. Poi la bella PM Gea Imposimato, sostituto procuratore a Massa Campana, che con il suo lavoro a fianco di Landi la farà un tantino ingelosire. Senza dimenticare Dolly 2, cugina di Paolo, il suo cancelliere al tribunale di Pianveggio, come lui valida e molto in gamba.
Ma tra tutte primeggia, anzi svetta, nonna Angela, che sa e conosce sua nipote meglio degli altri.
Un romanzo questo, Annabella Abbondante, il passato è una curiosa creatura, ben costruito, divertente e che mantiene sempre un vivace ritmo narrativo non scevro di continua suspence. Ormai conosciamo la nostra giudice civile morbida, prosperosa in lotta con i suoi riccioli ribelli schiva di una dieta che la vede perennemente sconfitta, caffè dipendente e inguaribile per la sua incontrollabile curiosità. Ma una colonna portante per la capacità di ridersi addosso, di percepire la verità e quindi saper andare a fondo nelle cose e per la sua “capa tosta” che la porta a non conoscere ostacoli. Come ci dà gusto ritrovare gran parte dei personaggi, già ben inquadrati nei precedenti romanzi ma forse meglio delineati, meno macchiettistici, insomma cresciuti e migliorati in questa nuova storia.
Una storia sempre movimentata, stuzzicante e intrigante benché a conti fatti stavolta si tratti soprattutto di un’indagine personale, ingrata, che andando a incrociare confini legati alla segretezza del paese, diventa più seria e pericolosa del solito, ma neppure stavolta Annabella, si tirerà mai indietro. Ragion per cui un bell’applauso brava alla sua autrice perché con questo romanzo, il terzo dedicato alla sua giudice per me, ha realizzato il migliore della serie.

Barbara Perna vive e lavora a Roma. Ci tiene a precisare che però lei è partenopea, nata a Napoli il 6.9.69 (avete letto bene). Il superamento del Concorso in Magistratura nel 1998 le ha brutalmente stroncato una (forse) brillante carriera come attrice teatrale comica. Ha svolto il ruolo di giudice tuttofare un po’ in giro per l’Italia ma il suo cuore è rimasto in Toscana nel piccolo Tribunale di Montepulciano dove ha lavorato per cinque anni prima di trasferirsi a Roma. Scrive per passione, lavora per dedizione, legge per autodifesa. E viaggia molto, soprattutto con la mente. Per Giunti ha esordito con il romanzo Annabella Abbondante. La verità non è una chimera (2021) pubblicando poi Annabella Abbondante. L’essenziale è invisibile agli occhi (2022) – vincitore del Premio NebbiaGialla 2023 – e Annabella Abbondante. Il passato è una curiosa creatura (2024).