:: La casa dei Krull, Georges Simenon (Adelphi, 2017) a cura di Giulietta Iannone

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Simenon non è solo Maigret. “La casa dei Krull” (Chez Krull, 1939), nuovamente tradotto da Simona Mambrini per Adelphi, appartiene infatti alla sua produzione svicolata dal celebre commissario con sede al numero 36 di Quai des Orfèvres. E’ un romans-dur, come si è soliti definire la sua produzione altra, non prettamente poliziesca, più letteraria, ma in fin dei conti omogenea e coerente con l’intera poetica simenoniana. Che non è altro che un puntuale e inesorabile scavo nella psicologia dei personaggi, nel cuore e nei bassifondi della psiche umana.
Atmosfere plumbee, pioggia, umidità, il tram che passa scampanellando ogni 3 minuti, la vita che scorre monotona lungo un canale, un modesto emporio-osteria frequentato da marinai e cavallanti, questo è lo scenario in cui si apprestano a recitare i personaggi di questo breve romanzo scritto alla fine degli anni 30, (poco prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale) in cui traspaiono tutti gli odi e l’ostilità che avrebbero poi quasi profeticamente portato al conflitto.
Al centro, protagonista una famiglia tedesca naturalizzata francese, e mai accettata dalla piccola comunità di provincia in cui si è trasferita. Poi l’arrivo di Hans, parente di Germania, rompe gli equilibri. Chi ha ucciso Sidonie? Povera ragazza del luogo tubercolotica e senza futuro? La comunità compatta accusa i Krull.
Il tema del diverso, dello straniero viene trattato da Simenon con grande attenzione psicologica, scavando nell’interiorità di personaggi opachi, quasi scoloriti. E’ la luce infatti che manca, in questo romanzo fatto di ombre, che scoloriscono tra crepuscoli e albe livide. Il grigiore, il non colore si insinua nelle cose di pessimo gusto dell’abitazione dei Krull, casa rifugio, muro eretto contro l’emarginazione di cui sono vittima, pur avendo fatto di tutto per adeguarsi, confondersi con il paesaggio umano circostante, che ha il privilegio di avere una sua dimensione autoctona, conforme, integrata. I Krull sono “tedeschi” “crucchi” spregiativamente diversi, strani, peggiori. I Krull sono un corpo estraneo da espellere, da cacciare.
Oltre ad essere una storia di atmosfere e ambienti La casa dei Krull è sicuramente una storia di personaggi, di presenze spettrali e tragiche. C’è Cornelius, il capofamiglia, artigiano intrecciatore di cesti, isolato nel suo laboratorio e nella sua lingua (non più tedesco, ma non ancora francese) figura che si erge a simulacro dolente e biblico, la madre che cerca in ogni modo di difendere il figlio, Anna e Liesbeth che partecipano al dramma in atto.
E Hans che osserva questo dramma familiare in interni quasi come occhio esterno, e di più contribuisce alla degenerazione verso la tragedia: seduce la cugina Liesbeth, (fatto che sarà fondamentale, se ben osserviamo, per il concatenarsi degli eventi) estorce soldi al futuro suocero del cugino Joseph, ricambia l’ospitalità con il suo cinismo e la sua indifferenza.
Che poi alla fine chi ha ucciso Sidonie diventi un dettaglio marginale, di scarsa importanza, accentua l’impegno di Simenon a non farne un poliziesco (sebbene ci sia un omicidio, e una blanda indagine poliziesca) con le sue classiche dinamiche di disvelamento del colpevole. Anche se un colpevole (del vero dramma del romanzo) c’è, e non è l’assassino di Sidonie. Questo sdoppiamento credo sia il coup de teatre magistrale dell’autore, in una vicenda comunque troppo deprimente e verista, per scivolare nei canoni rassicuranti di chi cerca sempre in una storia il lieto fine.

Georges Simenon, romanziere francese di origine belga nasce a Liegi il 13 febbraio 1903. La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea. Grande importanza ha poi all’interno del genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret. Ricordiamo “Maigret e il caso Saint-Fiacre”, “Il testamento Donadieu”, “Una confidenza di Maigret“, “Maigret esita”, “Maigret e il commerciante di vini”; i due racconti autobiografici, “Quando ero vecchio” e “Lettera a mia madre” e il  libro di ricordi “Memorie intime” seguite dal libro di Marie-Jo (1981), sul tragico destino della figlia, suicida nel 1978.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo lo sconosciuto addetto stampa Adelphi.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

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