
Nelle strade di una Milano attraversata dal vento della rivolta, Tra l’ombra e la rabbia di Vittorio Renuzzi affonda le radici in un periodo in cui ogni vicolo vibra di tensione, paura e speranza. Siamo nel marzo 1848, un attimo prima e durante le Cinque Giornate. La città si trasforma minacciosamente in un sistema inquieto, rivoluzionario, attraversato da mortali scontri improvvisi e da un raffazzonato ma efficace tumulto collettivo che trasforma piazze e cortili in luoghi di resistenza all’esercito austriaco usurpatore. Renuzzi ricrea quell’atmosfera con rara attenzione ai dettagli, restituendo al lettore lo sventolare degli stendardi, l’eco dei passi armati, l’acre sentore della polvere da sparo e lo sferragliare delle spade che serpeggia nei cortili, s’insinua nei bordelli e raggiunge perfino gli appartamenti signorili. Milano appare viva e palpabile, sospesa tra entusiasmo rivoluzionario e cupe ombre minacciose. In questo scenario, la strana apparentemente misteriosa e incomprensibile scomparsa di una contessa scatenerà un’indagine che fin da subito assumerà il ritmo di un’ossessione.
Protagonisti della storia saranno due insolite e stranamente complementari figure. Il conte marito della donna, da Monza manderò a cercarla il suo medico personale: il dottore e noto poeta anche dialettale Giovanni Rajberti, aperto, duttile e intelligente uomo colto e sensibile, abituato a scrivere, intuire l’altrui dolore e scandagliare la natura umana, e il suo intendente, uomo di fiducia Georgay ,un dragone dallo sfuggente e tenebroso passato, un soldato avvezzo alla disciplina, ai rischi, e uso alle verità taciute. Ungherese/italiano, uomo tutto di un pezzo, apparentemente inesorabile, nel suo lavoro è sempre affiancato da un pericoloso cane dal nome luciferino di Ördög, il diavolo.
L’alleanza tra due persone tanto diverse, nata dalla urgente necessità, si incrementerà attraverso difficili scelte, improvvise intuizioni e tragici scontri con una realtà fatta di segreti che feriscono quanto una lama affilata. I due dovranno muoversi insieme in una città in bilico, scoprendo legami sepolti e scomode verità, mentre il clima insurrezionale amplifica ogni passo, ogni esitazione, ogni sospetto.
L’intreccio si sviluppa come un labirinto governato da antichi rancori, ricatti e passioni. Ogni indizio raccolto spinge verso un nuovo enigma, e la lunga e penosa ricerca della contessa diventerà un viaggio nei recessi più oscuri dell’animo umano, dove desideri repressi e feroci ambizioni si intrecciano con la fragilità dei sentimenti, mentre ogni indizio spinge più a fondo in un labirinto di intrighi, anche in odore di massoneria.
L’autore tratteggia, nella sua storia, personaggi mossi da intime pulsioni, da una rabbia troppo spesso nascosta e da un improrogabile bisogno di riscatto. Le loro passioni non scorrono come un semplice sottofondo, ma condizionano pesantemente tutta la trama influenzando ogni loro scelta. Nel medico poeta si avverte un tormentato e irriducibile idealismo mentre nel dragone ungherese emerge una silenziosa forza, plasmata da passati traumi interiori e da una pervicace lealtà che sorprende.
Il ritmo narrativo cresce pagina dopo pagina, pressato da veloci dialoghi e da colpi di scena che arrivano quando la tensione sembra sul punto di spezzarsi. L’impianto storico non rimane cornice decorativa, ma diventa un essenziale elemento narrativo, in grado di influenzare le azioni e le reazioni dei protagonisti. Il romanzo riassume in sé la vitalità del thriller d’azione mischiata a intrighi dal sapore gotico e politico, dove tra barricate, stanze segrete e carte truccate, la verità non si mostra mai in piena luce. Apparentemente l’intreccio della trama pare animato da buone intenzioni mascherate da giustizia, l’emotiva profondità di un giallo psicologico prende piede, e l’inquietante onnipresenza del dragone offre alla vicenda più ampio respiro con molti aspetti da districare.
Tra l’ombra e la rabbia si impone dunque come un romanzo in cui storia, passione e mistero si intrecciano con naturalezza. Milano diventa lo specchio delle tensioni interiori dei personaggi e la ricerca dell’interiore verità par voler assumere valore più grande della stessa indagine. Mentre gli altri interpreti della storia, dipinta come un’umana tragedia, avanzano, si presentano, pronunciano poche avare battute e si girano per poi, abbandonata la scena, allontanarsi e sparire quasi. Apprezzabile la scorrevolezza, la ricchezza di dettagli e le caratterizzazioni: cito in particolare quella di un gruppo di ex ragazze di bordello trasformate in efficienti infermiere durante gli scontri, agli ordini del “nostro” poeta dottore.
Vittorio Renuzzi costruisce un romanzo complesso in cui la città in rivolta pulsa all’unisono con i protagonisti, e ogni passo avanti nella trama ne illumina la passione, il dolore e il desiderio di affrancarsi. Un mondo in divenire, una ancora lunga strada verso l’agognata libertà.
Un giallo storico intenso e vibrante, capace di trascinare il lettore nel cuore di giorni tumultuosi e in un’indagine che avanza tra fitte ombre e misteriose, tragiche e crudeli pulsioni.
Vittorio Renuzzi nato nel 1967 si è laureato nel 1992 in Economia politica all’Università Pavia. Ha trasformato la passione per il teatro nel suo lavoro, contribuendo con le sue competenze alla comunicazione di idee e progetti.
Nel 2000 ha contribuito a fondare la “Compagnia della Corte”, con la quale organizza progetti che hanno lo scopo di rendere la cultura uno strumento vincente per la realizzazione della persona e per fare impresa.
























