
Con Verona in festa per la ricorrenza del patrono e Piazza San Zeno invasa dai banchetti della Fiera, in un vicolo del centro viene ritrovato il cadavere di Carlo Bonfati. Bonfati è un industriale e un nome noto per aver rilevato salvato dalla bancarotta una storica azienda di dolciumi cittadina. A prima vista la sua morte parrebbe un infarto, ma i successivi accertamenti medico legali sul cadavere diranno che l’industriale è morto per avvelenamento da digossina, un farmaco derivato dalla digitale, usato da chi soffre di insufficienza cardiaca.
La faccenda è misteriosa, le circostanze del crimine appaiono poche, avvolte nella nebbia e a prima vista difficilmente interpretabili. Anche e soprattutto perché dall’alto tutti pretenderebbero una rapida soluzione del caso. Bonfati infatti era un caro amico del Questore. Avrebbe dunque assunto una dose fatale di digossina un farmaco destinato ai malati di cuore. Ma lui non aveva di questi problemi e allora come e perché?
Il caso, che si sta rapidamente trasformando in un’insidiosa patata bollente, verrà affidato al commissario Giovanni Russo della Squadra Mobile di Verona.
Russo dovrà impegnarsi per seguire e portare avanti un’indagine che presenta molti punti oscuri, nonostante i problemi domestici che gli gravano sulle spalle. Sua moglie Claire infatti, un tempo persona acuta, brillante e l’anima della sua vita, da anni è vittima di una progressiva e inarrestabile sintomatologia legata alle depressione. E per di più reagisce male, accetta malvolentieri l’aiuto medico e psicologico, e dimentica di prendere le medicine, tenendolo in costante apprensione sulle sue mosse spesso imprevedibili e che teme pericolose. Il commissario che l’ama, rendendosi conto di questo suoi progressivi isolamento e allontanamento, si addolora e si colpevolizza.
Per sua fortuna, almeno sul lavoro può contare su un’ottima squadra composta da fedeli collaboratori che l’appoggiano in tutto e per tutto. E sarà soprattutto con il loro aiuto che riuscirà a rintracciare l’ultima persona ad aver visto vivo Bonfati. L’industriale infatti aveva in tasca della giacca un volantino pubblicitario con il nome di una cartomante: Madame Ambra e un indirizzo di posta elettronica, che aveva piegato e conservato. Cosa poteva voler dire? Intanto con la Fiera in corso per la festa del patrono vale la pena di controllare se quell’indovina stia lavorando in Piazza San Zeno.
Il commissario proverà a passare di là di prima mattina e troverà subito il suo stand. È ancora chiuso ma esposto fuori dalla tenda un cartello recita; INTERROGA I TAROCCHI DI MADAME AMBRA e il proprietario dello stand di dolciumi poco lontano gli dirà che abitualmente la cartomante arriva in mattinata e poi tiene aperto fino a sera. Al suo ritorno, nel pomeriggio, scoprirà che questa madame Ambra, non è, come pensava, una prosperosa donna di mezz’età vestita da zingara. Si troverà invece davanti a una ragazza dal trucco pesantemente dark che pare quasi uscita dal film Il corvo. Si chiama però davvero Ambra, ha ventun anni ed è una studentessa universitaria che si mantiene agli studi con la sua capacità di leggere i tarocchi. Lei, interpellata in merito, ricorderà subito il signore alto bene vestito che era venuto a farsi leggere le carte. Ignorava la sua identità che aveva scoperto solo più tardi, quando avevano annunciato alla televisione il suo ritrovamento per strada, ormai privo di vita . Ricordava bene che le carte, lette su sua richiesta, erano assolutamente negative e indicavano: Tradimento, Inganno, Morte. Ma al commissario riferirà soltanto di avergli detto: che lo aspettava un cambiamento drastico. Riferirà anche che, come fa sempre con i clienti, gli aveva offerta una tazza della sua solita tisana alla menta. Lui l’aveva bevuta con piacere, pareva…
Carlo Bonfati aveva, un padre Arturo Bonfati, un anziano signore ancora vivace e in piena attività lavorativa, era sposato con Veronica una vecchia amica d’infanzia con la quale da tempo i rapporti si erano guastati e aveva una figlia adolescente. Aveva anche un socio in affari, Fabio Busso, che di recente aveva scoperto essere l’amante della moglie e con il quale negli ultimi giorni secondo la segretaria aveva cominciato a discutere sempre più spesso e animatamente. E poco prima di morire aveva preso appuntamento con il suo avvocato. Pare volesse cambiare il suo testamento.
Si appurerà presto che Ambra, l’ultima persona a incontrarlo, ha seri problemi cardiaci e assume abitualmente la digossina. Dunque avrebbe avuto il mezzo e la possibilità di uccidere.
Ma perché e per quale motivo, una ragazza normale, una studentessa, avrebbe dovuto avvelenare uno sconosciuto?
Ambra ha un padre che la adora, mentre con sua madre i rapporti sono freddi. La donna appare stranamente e crudelmente indifferente nei suoi confronti, cosa che da sempre la fa soffrire. Cosa ha mai fatto di male? Perché sua madre non riesce ad amarla?
A conti fatti tuttavia poiché nella storia tutti i personaggi si trincerano dietro un vortice di non detto e di segreti, la situazione si complica, fino al punto di precipitare, tanto che al Commissario basterà solo grattare via il velo di bugie dalla vita di Bonfati per rendersi conto cosa nasconde e che in tanti, forse troppi hanno solo guadagnato con la sua morte…
Un giallo tradizionale a tratti indolente con molti accenti che evidenziano la competenza di un vero professionista, il commissario Giovanni Russo, uomo intelligente e capace, solo angustiato dai suoi problemi.
Ci sono le indagini, le diverse piste, i sospetti, i sospettati, i cambi di direzione con tutti i personaggi che risultano plausibili e vengono descritti minuziosamente. Una trama strutturata, per una storia complessa , ingarbugliata ma mai violenta e che si evolve continuamente in un’intrigante incastro a scatole cinesi.
Anna E. Pavani, veronese, ama la natura e gli animali. Appassionata di pittura, nel tempo libero dipinge e realizza quadri e trompe-l’oeil con soggetti ispirati ai paesaggi che la circondano e al mare, che ama sin da bambina. È autrice di romanzi d’avventura, pubblicati sotto pseudonimo. Voci nella nebbia (2020) è il suo romanzo d’esordio con la Narrativa Italiana Mondadori.
























