
Venezia e le isole che la circondano sembrano vivere fuori dal tempo. Attraversata dai suoi canali, la città sull’acqua, saldamente ancorata su pali di legno piantati nella laguna, presenta la sua splendida immagine in virtù di una statica ed eccezionale statica che pare immutabile dai secoli. Pur se solcato oggi anche da barche a motore, il tempo che scorre Venezia si direbbe diverso, come aduso a un ritmo più lento di quello che scorre nel resto del mondo, quasi fosse imprigionato dalla sua bellezza e unicità.
Caratteristica e celebrata ricchezza di Venezia è l’intrinseco splendore del vetro di Murano, lavorato nell’ isola che le sta davanti, dove da secoli consumati artefici riescono a far scaturire le loro straordinarie creazioni da sabbia, aria e fuoco. Un’isola, Murano, che pare quasi sotto il dominio della magia in grado di imprigionare e assoggettare a vita intere famiglie di abili vetrai come i Rosso.
E Tracy Chevalier, travalicando le barriere del tempo, ci accompagna nel mondo che narra la loro fiabesca epopea attraverso la figura di Orsola Rosso alla quale per questo libro si è voluto regalare le quattrocentesche sembianze e volto botticelliani di Una giovane donna oggi conservato a Francoforte presso lo Städelsches Kunstinstitut.
E nel primo capitolo del romanzo infatti siamo a Murano nel 1486. Pieno Rinascimento, con Venezia la Città d’Acqua, che domina i mari e, approfittando della sua posizione, è diventata il fulcro commerciale dell’Europa e del mondo fino ad allora conosciuto.
Come non pensare che resterà sempre ricca e potente? E proprio nel 1486, di ritorno da una visita alla nonna inferma, Orsola Rosso di appena nove anni che è finita nel canale, spinta dal fratello maggiore su invito o meglio preciso ordine della madre entrerà timorosamente nel grande e famoso laboratorio di vetreria dei Barovier sia per asciugarsi approfittando del calore della grande fornace , ma anche per guardarsi intorno …
E non appena avrà superato il cancello e il cortile, il mondo davanti agli occhi della bambina che avanza camminando sulla brina di schegge di vetro sparsa per il pavimento si trasformerà in un inimmaginabile caleidoscopio di colori e forme meravigliose. I suoi occhi potranno ammirare splendidi calici, vasi e lampadari ma ciò che la colpirà di più, prima di essere scoperta e allontanata perentoriamente come spia, sarà la figura di Marietta Barovier, la figlia femmina della famiglia. Là nella fornace Maria, che non si è mai sposata ed è o almeno pare l’unica donna in grado di imporsi in un lavoro solo maschile ed è diventata una delle rarissime maestre in quell’arte, sta lavorando a una canna particolare e multicolore per fabbricare le perle di vetro Alle donne infatti non è concesso fare altro…
I Rosso pur non all’altezza dei Barovier sono una famiglia di bravi vetrai, in grado di mantenere la loro fornace sempre accesa e condurre il loro laboratorio secondo una rigida gerarchia di artigiani che rispondono al maestro e ben affermata tra i clienti stranieri. Per volere del padrone tuttavia nonostante le velleità del figlio maggiore Marco, sono concentrati solo su una produzione ridotta ma di altissimo livello.
Ma quando Orsola avrà diciassette anni, la morte incidentale e improvvisa di suo padre, anche per l’inesperienza e presunzione dell’erede e figlio maggiore, non in grado di far funzionare al meglio la bottega, ridurrà la famiglia quasi in povertà, proprio Maria Baruvier la donna che otto anni prima l’aveva cacciata dalla vetreria, deciderà di aiutarla e le proporrà di fare le perle di vetro spiegando: «Ci sono due modi per fare le perle: tagliare le canne di vetro e modellare i pezzi o lavorarle una per volta sulla fiamma. Metti il vetro in cima a un’asticella di metallo e lo fai fondere, per poi dargli la forma che vuoi. Io non sono molto brava in questo, ma ho una cugina che ti può insegnare. Si chiama Elena Barovier e abita dietro San Pietro Martire. Domani sera vai da lei e chiedile di mostrarti come si fa. Mi pare di ricordare che abbia un lume in più. Le dirò di prestartelo».
Sarebbe un lavoro che Orsola potrebbe fare in casa…
Lei, conquistata dalle squisita bellezza di quelle perle, vorrà farlo. E anche se teme che una manciata di perle non possa bastare a pagare i debiti della vetreria Rosso, accetterà il consiglio e s’impegnerà strenuamente per imparare. Innamorandosi presto di quel lavoro. Il suo colore preferito sarà quello della laguna, verde ma con i riflessi azzurri del cielo, ciò nondimeno piano piano le sue perle acquisteranno tutte le possibili forme e colori perché è brava, la porteranno a cercare di prendere in mano il destino della sua famiglia. E tuttavia, nonostante la sua capacità di trattare il vetro, non potrà fare altro che le perle, all’inizio di nascosto, al lume della cucina, e in seguito apertamente, ma sempre in lotta con le abitudini e i pregiudizi della sua epoca .
Costringendola persino a battersi per essere riconosciuta come una vera artigiana, che cerca disperatamente di sfidare le dominanti convenzioni sociali.
Attraverso i secoli, Orsola sarà testimone di Venezia costretta ad adattarsi ai cambiamenti, mentre i suoi amatori continueranno ad arrivare, pur diversi nel tempo. Nel frattempo la sua arte si perfezionerà, le sue realizzazioni diventeranno speciali, in grado di proporre gocce rosso sangue per il décolleté di Giuseppina Bonaparte e perle nere e oro per la marchesa Casati.
Le sue creazioni viaggiano in tutto il mondo mentre dal laboratorio dei Rosso escono sempre nuovi ricercati capolavori. La famiglia cresce mentre Orsola conserva il ricordo di un impossibile amore : rammentato solo dall’arrivo, anno dopo anno, dalla Boemia a Murano, addirittura per secoli di perfetti delfini di vetro.
Eh sì, perché percorre ben sette secoli, la storia de La maestra del vetro scritta da Tracy Chevalier e tradotta da Massimo Ortelio, secoli in cui il mondo attorno a loro cambia completamente.
La laguna invece è sempre là immobile dall’inizio della storia con il Canal Grande a non più di mezz’ora di gondola da Murano quando a Orsola pareva quasi un paese lontano ed esotico.
Lei, nonostante le tante difficoltà e i contrasti del mercato, è riuscita a mantenere alto il nome dei Rosso dimostrando come talento e determinazione possono far superare ogni ostacolo. Nel corso del tempo fino ai nostri giorni i Rosso vedranno trionfi creativi e drammatiche sconfitte , grandi successi e imprevedibili disastri , ma Orsola saprà sempre risollevarsi e andare avanti forte e indistruttibile come la Città d’Acqua. L’ equilibrio economico dell’arte vetraia stenta a varcare i secoli, costretto a subire le esigenze degli acquirentia esibire la vocazione di generazioni, semplificandola in piccoli gadget per i turisti. Un necessario adattarsi per andare avanti ma sempre senza rinunciare all’iniziativa e all’incanto della creatività.
Ma mentre gli anni volano, trasformandosi in secoli sulla terraferma, su Murano e nella laguna le persone invecchiano appena : vivono un’altra dimensione pare , diversa, fatata?
Può essere difficile rendersi conto del passare del tempo, magari talvolta può apparire anche a noi passare più in fretta piuttosto che ad altri ? E se in luoghi magici, speciali come Murano e Venezia gli orologi si muovessero molto più lentamente ? E se gli artigiani della Città d’Acqua e dell’Isola di Vetro invecchiassero in un altro modo rispetto al resto del mondo?
Tracy Chevalier è autrice di 11 romanzi, incluso il bestseller internazionale LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA, che ha venduto oltre 5 milioni di copie ed è stato trasformato in un film candidato all’Oscar con Scarlett Johansson e Colin Firth. Americana di nascita, britannica per geografia, vive tra Londra e il Dorset. Il suo ultimo romanzo è ambientato a Venezia e segue una famiglia di maestri vetrai nel corso di 5 secoli.
























