
Premiato con il Leone d’oro alla 64ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2007 Lussuria- seduzione e tradimento (titolo originale Lust, Caution) di Ang Lee è un film decisamente atipico e per certi versi controverso del celebre regista taiwanese che con questo film bissò la conquista del Leone d’oro. Il primo lo vinse infatti per Brokeback Mountain, a suo modo controverso anche questo, se vogliamo per motivi opposti.
Se devo esprimere un parere spassionato sicuramente il mio suo film preferito resta La Tigre e il Dragone, e magari nei prossimi giorni tornerò a parlarne, ma anche Lussuria- seduzione e tradimento ha i suoi pregi sebbene ve lo dica subito le scene di nudo integrale e sesso esplicito e anche un po’ violento non è che mi abbiano fatto impazzire troppo, anche se ammetto nell’economia del film certo hanno un loro perché, anche solo per mettere a disagio lo spettatore, ovvero farlo vacillare dal suo piedistallo di confort e anche i critici più severi hanno notato che un certo impatto visivo e naturalistico ce l’hanno.
La commissione episcopale italiana lo giudica scabroso, ricorda che è vietato ai minori di tredici anni, e invita a fare somma attenzione nel caso lo programmino e ci siano bambini in giro (non credo ci capirebbero niente, ma meglio essere prudenti). Negli Stati Uniti ci sono andati più pesante vietandolo ai minori di 17 anni, in Cina continentale hanno addirittura tagliato le scene incriminate di circa 7 minuti e per un po’ hanno anche penalizzato l’attrice protagonista, ma si sa in Cina la censura è piuttosto restrittiva non solo per le scene di sesso, e Ang Lee è un cinese di Taiwan, con forti radici negli Stati Uniti e una possibilità di diffusione internazionale che gli ha permesso di seguire il suo estro creativo senza farsi influenzare troppo dalle limitazioni.

Bene detto questo torniamo al film e valutiamolo come opera artistica slegata da valutazioni troppo moralistiche, che forse faranno sorridere alcuni e indispettire altri, ma ripeto alcuni spettatori sensibili potrebbero rimanere turbati da alcune scene per cui ve lo segnalo.
Partendo dalla trama il film è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale in Cina, prima a Hong Kong poi a Shanghai. L’occupazione giapponese è feroce e i collaborazionisti sono oggetto di attentati da parte della resistenza cinese, argomento ancora non troppo trattato da cinema, televisione o letteratura, e questo film mi stavo dimenticando di dirlo è tratto proprio da un libro di Eileen Chang dall’omonimo titolo (edito in Italia da Rizzoli, a chi interessasse). E su Wikipedia addirittura ho letto che la storia è ispirata a persone realmente esistite. Ammetto il film può anche non piacere, ma se ha un pregio è quello di farvi conoscere Eileen Chang.

Dunque, la giovane Wong Chia Chi (un incantevole Tang Wei) entra a far parte di un gruppo di attivisti che complotta per assassinare un importante collaborazionista cinese del governo fantaccio giapponese, Mr Yee (Tony Leung Chiu-wai). Per farlo utilizza le sue doti di attrice amatoriale e si trasforma nella sofisticata signora Mak, moglie di un ricco uomo d’affari, e usa il proprio fascino per sedurlo.
Ma succede l’imprevisto, questo amore diventa per entrambi reale in una spirale di ambiguità emotiva e morale.
Non cercate in questa recensione il finale, non ve lo svelerò, non solo per evitarvi uno spoiler forse non troppo gradito, ma soprattutto perché sebbene un finale netto ci sia, molto è lasciato alle riflessioni dello spettatore. Per alcuni alla fine si amano entrambi, per altri quella che ama è solo lei, per altri ancora il loro rapporto è troppo torbido e malato per poterlo definire amore. Io sono del primo partito ma ripeto ogni spettatore si farà la propria idea personale.

Forse è il film più complesso di Ang Lee, e quello in cui ha osato di più, spingendo anche gli attori a fare un profondo lavoro su sé stessi e non si capisce dove recitano, e dove le reazioni sono naturali. Naturalmente le scene di sesso non sono pornografiche, è tutto frutto di recitazione ma la chimica tra i due attori è indubbia, e sguardi, silenzi, paure passano attraverso la postura dei corpi o dalla intonazione della voce e si trasmettono agli spettatori in sala. Io non l’ho visto al cinema, ne ho comprato il DVD così ho potuto vederlo sia doppiato che in lingua originale, e questo aiuta molto per notare queste sfumature.
La messa in scena è poi di un’eleganza impeccabile, le scenografie sono suntuose, forse anche troppo laccate, ogni dettaglio è carico sia di sensualità che di drammaticità. E l’ossatura di dramma politico resta in filigrana e arricchisce il film di un substrato idealistico e morale che invita alla riflessione e alla valutazione attenta, anche storica. Dove ci si può spingere per difendere un ideale anche in un contesto di guerra dove la violenza è diffusa? E soprattutto spesso i sentimenti sparigliano le carte e si inseriscono in dinamiche di manipolazione e di controllo, sfuggendo del tutto di mano.
Ang Lee studia questo, svela le maschere che spesso ci mettiamo e che cadono davanti alla comunione di due corpi che nell’intimità trovano una sincerità al di la delle loro singole volontà. Entrambi i personaggi sono imprigionati in una gabbia di solitudine, lui prigioniero del ruolo di potere che incarna, lei abbandonata dal padre senza legami affettivi forti, svela una grande fragilità emotiva e psicologica.

Tang Wei è una rivelazione: vulnerabile e determinata, riesce a incarnare la metamorfosi di una donna che si perde nel ruolo che interpreta. Tony Leung, come sempre magnetico, dà vita a un uomo insieme crudele e fragile, vittima e carnefice. La loro chimica sullo schermo è palpabile e dolorosa, e fa da fulcro emotivo all’intero film. Da segnalare Joan Chen nel ruolo della moglie di Mr Yee.
Lussuria – Seduzione e tradimento è un film sofisticato, elegante, esteticamente impeccabile e per certi versi anche inquietante. Non concede facili emozioni, ma premia lo spettatore paziente con una storia densa di ambiguità e dolore. Un dignitoso esempio di sensualità, tutta orientale, e controllo, molto occidentale, che conferma, a mio avviso, Ang Lee come uno dei registi asiatici più versatili e coraggiosi della sua generazione.

























