
Candice Fox ci trascina in un territorio insidioso e moralmente ambiguo, dove la linea di confine tra l’eroismo e il crimine si assottiglia fino a sparire. L’idea di partire proprio dai vigili del fuoco di New York, simboli di coraggio, dedizione e sacrificio, soprattutto nell’immaginario collettivo post-11 settembre, e trasformarli in una banda di rapinatori spietati e geniali, già di per sé è una scelta narrativa che destabilizza e incuriosisce. È come se Fox avesse deciso di ribaltare un mito per dimostrarci quanto fragile possa essere l’apparenza di integrità attribuita normalmente a certi ruoli.
I membri della Engine 99, squadra d’élite del FDNY, sono i protagonisti assoluti: quattro uomini abituati a guardare in faccia le fiamme, a calarsi nel cuore di un inferno fatto di calore, fumo e collasso strutturale. Ma qui quei quattro non sono dei salvatori. Sono piromani, rapinatori, assassini, capaci di sfruttare il proprio mestiere come copertura perfetta per milionarie rapine. Candice Fox, con una scelta narrativa quasi blasfema, li trasforma da eroi a predatori urbani, senza mai cadere nella caricatura: sono uomini veri, ma pieni di debolezze e contraddizioni e ciascuno di loro detiene un bagaglio oscuro che li rende contemporaneamente affascinanti e pericolosi.
A incrinare la compattezza del gruppo arriverà Andy Nearland, investigatrice sotto copertura che si infiltrerà tra di loro fingendo di far parte della squadra. Andy è un personaggio che conquista subito: non è la solita eroina di maniera, ma una donna lucida, coriacea, in grado di rischiare tutto pur di portare a termine l’incarico. Il suo rapporto con l’FBI è opaco, il suo passato disseminato di ombre; ciò nondimeno ciò che la rende affascinante è la sua calcolata instabilità, quel suo muoversi sempre in bilico tra verità e menzogna, fedeltà e tradimento. La sua presenza romperà gli equilibri interni della Engine 99 e, nel contempo, sarà un punto di vista privilegiato per il lettore, che con lei entra e respira la tossica atmosfera di questa banda travestita da soccorritori.
L’autrice costruisce il romanzo come un labirinto di crescenti tensioni. L’indagine per scoprire che fine abbiano fatto la compagna e il figlio di Ben, il più fragile e ambiguo tra i quattro pompieri, si intreccia con i colpi messi a segno dal gruppo, con i reciproci sospetti e la discesa in un abisso di violenza e avidità. La scrittura ha un respiro cinematografico: ogni scena pare pronta per essere trasposta sullo schermo: l’odore acre del fumo, i tunnel sotterranei di Manhattan usati come vie di fuga, le notti illuminate dai bagliori degli incendi che fungono da diversivo per le rapine.
C’è poi il tema delle doppie vite, che attraversa ogni pagina del romanzo. Questi pompieri celebrati come icone di sacrificio e dedizione, devono per forza essere insospettabili. Candice Fox si diverte a smascherare l’ipocrisia di una città che idolatra i suoi eroi senza domandarsi chi ci sia veramente dietro quella divisa. E lo fa senza compiacimenti, ma con una freddezza quasi documentaria, frutto di un lungo lavoro di ricerca: interviste a pompieri veri, colloqui con poliziotti sotto copertura, immersioni nei quartieri più oscuri di New York.
Non meno importante sarà poi la riflessione sul lato umano dei personaggi: l’avidità, la paura, la lealtà distorta, i legami di fratellanza che si trasformano in catene. Ben è dilaniato dalla perdita della famiglia e dal sospetto che i suoi stessi compagni possano esserne responsabili; Matt, il leader carismatico e oscuro, incarna la sicurezza, la fascinazione del potere; Engo, sempre brutale e imprevedibile; Jake, divorato dalla dipendenza dal gioco che lo rende vulnerabile. Nessuno è unidimensionale, nessuno è completamente vittima o carnefice: Candice Fox non prova a giustificarli, ma li mette a nudo, mostrando quanto sottile sia il confine tra il gesto eroico e quello criminale.
La tensione cresce capitolo dopo capitolo in un ritmo serrato che non concede pause. Devil’s Kitchen è un thriller che non si accontenta di intrattenere, ma scava nella psicologia dei protagonisti, interroga il lettore sul concetto stesso di giustizia, sulla corruzione insita in ogni sistema, sul prezzo da pagare per la verità. È un romanzo che brucia dall’inizio alla fine, infuocato non solo negli scenari ma soprattutto nelle anime dei suoi personaggi.
Candice Fox dimostra ancora una volta la sua capacità di fondere ricerca scrupolosa, inventiva narrativa e talento nel delineare figure femminili al di fuori dagli schemi. Andy Nearland è l’antieroina perfetta per questo mondo distorto: fragile e forte, spietata e solidale, sempre pronta a oltrepassare i limiti per scoprire ciò che si nasconde.
In conclusione, Devil’s Kitchen è un romanzo che sorprende e cattura, perché osa demolire l’immagine più sacra dell’eroismo urbano e la ricostruisce come un palcoscenico di avidità, violenza e redenzione impossibile. È un libro che lascia addosso l’odore del fumo e l’eco delle sirene, e ci ricorda come dietro qualche uniforme possa celarsi un bruciante segreto.
Candice Fox è nata a Sidney in una famiglia pronta ad accogliere non solo figli propri e altrui, ma anche un’ampia gamma di animali selvatici feriti. In questa comunità vivacissima ha coltivato la sua passione per il crimine, espressa felicemente in thriller che negli Stati Uniti hanno scalato le classifiche del New York Times. I romanzi di Candice Fox sono tradotti in tutto il mondo; in Australia è l’autrice di gialli più amata, l’unica ad aver vinto tre volte gli ambìti Ned Kelly Awards.
























