:: Recensione di Orchidee nere di Rex Stout (Beat 2012) a cura di Giulietta Iannone

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Se Chandler ne La semplice arte del delitto in “Atlantic Monthly”, Boston 1944, scrisse di Hammett che tirò furori “il delitto dal vaso di cristallo e lo buttò in mezzo alla strada”, restituì  “il delitto alla gente che lo commette per ragioni concrete, e non semplicemente per fornire un cadavere a dei lettori”, mise “sulla carta i personaggi com’erano” e li fece “parlare e pensare nella lingua che si usava di soliti per questi scopi” proclamando al mondo i caposaldi indiscutibili dell’ hardboiled, in netta seppur educata polemica con il giallo classico affollato di investigatori dilettanti, maggiordomi infidi, vecchiette pettegole e intriganti con l’hobby dell’ uncinetto, delle rose e del delitto, Rex Stout creando Nero Wolfe riprese a piene mani dalla tradizione più consolidata del giallo classico dell’età dell’oro che vede nello Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle un modello indiscusso e nume tutelare del celebre Detection Club inglesissimo circolo che racchiude tra i suoi membri tutti i più importanti autori del genere poliziesco. Rex Stout non era inglese ma americano, e la nazionalità in questo caso ha un peso non trascurabile se pensiamo che non scelse la campagna inglese, i castelli, alternando le vicende dei personaggi a the delle 5 e caccia alla volpe, ma come scenario al centro delle sue storie predilesse l’ambiente metropolitano newyorkese, pur tuttavia Nero Wolfe non è certo un investigatore che utilizzi la forza bruta o batta le strade in cerca di testimoni e colpevoli, per questo c’è Archie Goodwin, suo braccio “armato” se vogliamo pronto a sporcarsi le mani mentre lui se ne sta al sicuro nel suo palazzo “fortezza” di arenaria situato al numero 918 della 35a strada, a curare come figli le sue adorate orchidee, a bere birra e ad assaporare le prelibatezze da gourmet che gli prepara il suo fidato cuoco svizzero, bizzarria questa abbastanza singolare se pensiamo che sarebbe stato molto più facile trovargli una nazionalità francese più in sintonia con il personaggio. Ma anche Nero Wolfe non è americano ma montenegrino, e questa sua esotica caratteristica forse singolarmente definisce e giustifica nella mentalità tipicamente americana le bizzarrie che lo caratterizzano: la sua inveterata misoginia, il pessimismo uggioso con cui guarda i suoi simili, il suo fare burbero e scostante, il suo narcisismo imbarazzante figlio di un egocentrismo che tocca picchi davvero grotteschi e quasi caricaturali. Ma pur tuttavia Nero Wolfe suscita simpatia e perché no rispetto, le sue debolezze diventano paradossalmente punti di forza che ne evidenziano la spiccata personalità e lo delineano in modo inequivocabile, non solo per la sua mole, nel panorama degli investigatori del giallo. La nuova collana Giallobeat di Beat edizioni riporta le indagini di Nero Wolf all’attenzione dei suoi numerosi lettori ed estimatori. A novembre abbiamo avuto modo di guastare  Fer-de-lance, a cui seguono dieci nuove avventure caratterizzate da nuove traduzioni e per ciascun volume da una prefazione diversa scritta dalle penne di alcuni dei più famosi intenditori del nostro prode detective, ora è il turno di Orchidee nere con prefazione di Carlo Lucarelli e traduzione della mitica Laura Grimaldi. Il volume contiene due racconti lunghi Orchidee nere (Black Orchids) e Cordialmente invitati ad incontrare la morte (Cordially invited to Meet Death) apparsi insieme nel 1942. Archie Goodwin, voce narrante delle storie, ci porta a conoscere come in una vera e propria indagine nuove peculiarità del nostro eroe montenegrino sempre pronto a rivelare nuove facce di sé. In Orchidee nere succede un fatto straordinario , Wolfe lascia la sua casa–rifugio e per amore di un rarissimo ibrido di orchidea nera si reca ad un’esposizione floreale. Cosa ancora più inusitata lo vediamo blandire Lewis Hewitt, lui di norma burbero e scorbutico, lo vediamo mentire, nascondere testimoni, pur di accaparrarsi i suoi agognati tre rari esemplari, sotto gli occhi sempre più esterrefatti del suo assistente, factotum, amico Archie Goodwin. Questa volta hanno ucciso un giardiniere Harry Gould in un modo tanto astruso e improbabile, che per incastrare il colpevole Wolfe sarà pronto quasi a  rischiare la vita in una camera a gas. In Cordialmente invitati ad incontrare la morte sarà il triste destino di Bess Huddleston, la miglior organizzatrice di ricevimenti per ricchi che New York avesse mai avuto, morta di tetano lunedì 25 agosto ad incuriosire il nostro. Riuscirà Nero Wolfe a dimostrare che è stato commesso un omicidio e a incastrare il colpevole? Non vi dico di più. Il divertimento è assicurato.

Rex Stout nasce nel 1886 e muore nel 1975 negli Stati Uniti. Nel 1934 pubblica Fer-de-Lance (BEAT 2011), il primo volume delle inchieste di Nero Wolfe. Il successo si ripete regolarmente per tutti i 42 successivi volumi, sfornati pressappoco al ritmo di uno all’anno. In BEAT sono usciti anche Orchidee nere (2012), Non abbastanza morta (2012), Entra la morte (2013), Palla avvelenata (2014) e la raccolta di ricette ispirate ai suoi libri Crimini e ricette (2013). Nel 1959 viene premiato con il Mistery Writers of America Grand Master.

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