In una Oslo autunnale e piovosa dominata dall’oscurità notturna o immersa in una spettrale e grigiastra luce crepuscolare un poliziotto, l’ispettore Frank Frolich incontra la sua ossessione. Per caso, come spesso succedono queste cose, quando uno meno se l’aspetta, quando la propria vita scorre monotona sui binari della normalità, durante le operazioni di polizia per la cattura di un trafficante di carne e sigarette Frolich conosce Elisabeth.
Ed è amore, o perlomeno qualcosa di molto simile alla frenesia amorosa, qualcosa di cui prima di allora l’ispettore Frolich aveva solo letto, o sentito dire, considerandola una fantasticheria.
Elisabeth esercita su di lui un potere oscuro non solo fisico ma anche mentale risvegliando in lui una brama, un desiderio intenso e tormentoso, una passione sconosciuta che lo porta a capire di stare pericolosamente giocando con il fuoco. I campanelli di allarme ci sono tutti.
La sfuggente Elisabeth nasconde dei segreti e Frolich non è ben sicuro di volerli conoscere ma una forza irrefrenabile lo sovrasta, lo spinge a pedinarla, ad indagare su di lei e così scopre la relazione di Elisabeth con una donna innamorata di lei, la relatrice della sua tesi, e soprattutto qualcosa che Elisabeth gli ha di proposito tenuto nascosto e che si decide a svelargli solo messa alle strette, ormai convinta che lui l’abbia già scoperto: è la sorella di Jonny Faremo personaggio di spicco della malavita della capitale norvegese, un balordo, un delinquente che ha scontato tre anni per rapina a mano armata.
Il buon senso, la prudenza a questo punto gli imporrebbero di troncare la relazione, di sottrarsi a questo legame potenzialmente distruttivo, ma lui li ignora e continua incurante di tutto a farsi consumare dall’illusione di un amore senza futuro.
L’atmosfera che si respira sembra uscita da un film noir degli anni 40, i classici archetipi del genere ci sono tutti: il poliziotto duro e tormentato se non proprio corrotto (ma ci siamo quasi), la famme fatale di una bellezza ipnotica e pericolosa, i gangster senza scrupoli violenti e amorali, il colpo che cambia la vita, l’epilogo tragico.
Molto più hammettiano che chandleriano Il quarto complice più che un poliziesco convenzionale è molto simile ad una gangster story in cui il protagonista inizialmente retto e irreprensibile si trova ad un certo punto a guardare nell’abisso, a scoprire lati oscuri del suo carattere che prima non sospettava minimamente di avere.
Il fascino del proibito, l’ossessione amorosa scavano gallerie, producono sconvolgimenti e anche farsi coinvolgere in un omicidio diventa il prezzo da pagare, un incidente inevitabile come immergersi nei bassifondi di una Oslo molto Chicago anni 40, ben lontana dall’idea che ci facciamo delle città nordiche tutte fiordi e salmoni affumicati. Kjell Ola Dahl che ha già pubblicato con Marsilio Un piccolo anello d’oro e L’uomo in vetrina e ci ha piacevolmente sorpreso gettando uno sguardo decisamente nero sul classico giallo scandinavo tutto ottimismo e digressioni sociali non sta alle regole, improvvisa utilizza l’intreccio, le tematiche, i dialoghi tipici dell’ hardboiled e dalla materia grezza crea qualcosa di nuovo e destabilizzante. Da seguire.
Titolo originale: Den fjerde raneren Traduzione di Giovanna Paternità.
Tag: Den fjerde raneren, giallo scandinavo, Giovanna Paternità, Giulietta Iannone, Il quarto complice, Kjell Ola Dahl, letteratura norvegese, Marsilio, serie ispettore Frank Frolich
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