Sembra di vederlo ancora Lino Ventura nei panni di Maurice, simpatica canaglia che per vendicarsi del tradimento della sua ‘bella’ spara a lei e al suo amante, facendo secco anche un altro personaggio che si trova sulla sua strada in piena Parigi occupata dai Nazisti. Disgraziatamente il ganzo della fanciulla è un collaborazionista e l’altro morto accoppato fa parte della struttura spionistica dei tedeschi. Così comincia una fuga disperata verso non si sa bene dove, sempre con la pistola in pugno, coinvolgendo un amico e altri personaggi incontrati per strada. Coincidenze, colpi di scena, un’azione che non si ferma mai e porta il nostro a diventare un sicario per la resistenza. Con una ambiguità personale di fondo che porta Maurice a camminare sul filo della sua convenienza e il patriottismo scoperto. Conoscevo già Héléna, autore prolificissimo, forse a torto (o magari anche con qualche ragione…) accusato di non star troppo a lambiccarsi sulle trame o quantomeno sulla pagina pur di dar sfogo alla sua creatività. Siamo della stessa gang, alla fine… Scherzi a parte l’ottima traduzione di Zucca, appassionato cultore del filone, rende tutta la canagliesca energia di questa storia che, rispetto ad altre dello stesso autore, ha un respiro (e troverà anche un seguito di prossima pubblicazione… in Il festival dei cadaveri) che le conferiscono un sapore epico. Proprio come quei vecchi film che ci piacevano tanto anni fa… Un modo di scrivere il nero europeo con vigore, passione e una strafottenza buscaglionesca che se la ride di certe correttezze politiche che, oggi, non fanno altro che legare mani e piedi a eroi che hanno bisogno di sganassoni e faccia dura per sopravvivere e appassionare.
André Héléna, autore maledetto, dalla personalità controversa, considerato uno dei maestri del noir francese, scrive centinaia di romanzi molti dei quali sotto pseudonimo. Nato nel 1919 a Narbonne, si trasferisce giovanissimo a Parigi, partecipa alla guerra civile spagnola e, sul finire della seconda guerra mondiale, nel 1944 si unisce per un breve periodo alla Resistenza. A causa di una banalissima vicenda di debiti e firme false finisce per qualche mese in carcere, esperienza che avrà una grande influenza nella sua produzione letteraria. Si guadagna da vivere passando da un lavoretto all’altro (non ultimo il rappresentante di insetticidi…) e, a quanto si racconta, vende anche i propri libri porta a porta. Nel periodo a cavallo fra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta raggiunge un considerevole successo. Nel 1972, minato dall’alcolismo, muore a 53 anni.
Tag: André Héléna, Gialli thriller noir, Giovanni Zucca, I classici del noir, letteratura francese, Stefano Di Marino, Vita dura per le canaglie
1 settembre 2010 alle 20:33 |
graziebella e sentita la recensione, hai colto lo spirito del romanzo, secondo me…l'autore è altrove e non può più ringraziare, al suo posto lo fa il traduttore (che a sua volta ringrazia l'ottimo lavoro delle redattrici di Aisara, editore "piccolo" ma che sta crescendo)giovanni zucca
14 marzo 2012 alle 17:40 |
[…] bacio della vedova Divieto di soggiorno Il festival dei cadaveri Vita dura per le canaglie Share this:TwitterFacebookLike this:LikeBe the first to like this […]
3 novembre 2019 alle 12:14 |
[…] Le festival des macchabées Editions Armand Fleury 1951), torna Maurice Debar, già protagonista di Vita dura per le canaglie, sempre tradotto da Giovanni Zucca, e recensito per noi da Stefano Di Marino e ci riporta nella […]