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:: Un’intervista con Piersandro Pallavicini a cura di Giulietta Iannone

12 gennaio 2017

chimica-bellezza-hero1Benvenuto Piersandro su Liberi di scrivere e grazie di aver accettato questa intervista. Parlaci di te, raccontati ai nostri lettori.

Sono un professore universitario di chimica, uno scienziato, un ricercatore, e sono uno scrittore. Non sono due facce della stessa persona, nel senso che non le sento in opposizione o concorrenza. Sono due cose che mi piace fare e che, credo, so fa ragionevolmente bene. Se dovessi dire due o tre cose di me direi… vediamo… che detesto i luoghi comuni, che detesto il cattivo gusto, e che amo l’eleganza, la correttezza, la cortesia e l’umiltà, che è la dote dei grandissimi. L’ignoranza esibita come valore mi fa infuriare. La protervia pure. Se questo vale nella vita reale, vale anche nell’atteggiamento dello scrittore, nel taglio dei libri che leggo (e probabilmente, spero, anche che scrivo).

Hai appena pubblicato il tuo nuovo romanzo La chimica della bellezza, per Feltrinelli, ce ne vuoi parlare?

Finalemente, all’ottavo romanzo, ho scritto qualcosa incentrato essenzialmente sul mio lavoro, quello del chimico. È come se prima – nei romanzi che ho scritto e che avevano un diverso tema centrale – io abbia voluto dimostrare di essere uno scrittore, di poter scrivere di quel che mi pare, così che, finalmente, mi sono sentito autorizzato a parlare anche del mio lavoro. Cosa che fatta d’acchito, nel primo romanzo, nei primi romanzi di uno scrittore, mi è sempre sembrata un po’ troppo semplice, misera, come se si parlasse di quel che si fa tutti i giorni perché altro non sa raccontare. Nel romanzo c’è molto: storia della chimica vera, molta chimica moderna raccontata con taglio divulgativo, e poi storie di scienziati, per lo più immaginari. Diciamo che la trama piuttosto intensa e il molto umorismo servono come contrappeso per poter tenere il romanzo in equilibrio, facendo digerire al lettore anche il difficile (la chimica, la scienza, il senso della vita per uno scienziato) insieme al facile (l’intrigo, le gag, le risate).

Come sono nati i tuoi personaggi, ti sei ispirato a persone reali, o sono solo frutto della tua fantasia.

Come sempre nei miei romanzi sono per lo più di fantasia, anche se costruiti con tinte, tic, gesti, atteggiamenti visti nella vita reale, in persone vere. Ma mi sforzo sempre di non lasciare che nessun personaggio somigli troppo da vicino a una persona vera. Mi sembra scorretto, un po’ miserello, e anche pericoloso: e se la persona si riconosce e se la prende? Non voglio offendere nessuno, mai.

Come è nato il tuo amore per la chimica e per la letteratura? Sono entrambi figli dello stesso padre? Perché ritieni, anche per la tua attività di docente, molti giovani ritengano la chimica difficile?

La chimica è la mia passione fin da bambino. Avevo non uno, ma tre scatole del Piccolo Chimico, e chiedevo spesso ai miei di integrare reagenti e vetreria con quelli che gli chiedevo di acquistare nei negozi specializzati di Milano, vicino cui abitavamo. Se devo confessare, da bambino, a 6-8 anni, ciò che mi piaceva delle reazioni chimiche erano gli spettacolari cambiamenti di colore, e il senso, da collezionista, di poter ‘mettere in collezione’ le nuove bizzarre, coloratissime sostanze che preparavo con i miei esperimenti. La passione per la letteratura (con la L maiuscola) è nata molto più tardi, all’università, essenzialmente grazie alla lettura della pagina ‘Culture Club’ che Pier Vittorio Tondelli firmava sulla rivista musicale Rockstar, e dove consigliava i suoi scrittori preferiti. Prima, confesso, leggevo massicciamente sì, ma riviste di fumetti, di musica, libri di fantascienza (Urania), fumetti seriali, libri di spionaggio (Segretissimo), un po’ di horror classico (Poe, Lovecraft). Poi, appunto su Rockstar, ho scoperto Tondelli, ho letto i suoi libri e quelli di cui parlava, ho scoperto la Letteratura e ho, come dire… notato subito, e apprezzato molto, la differenza.

Per “TuttoLibri”, supplemento culturale de “La Stampa”, parli di libri. Uno scienziato al servizio della letteratura. Come ti poni, come imposti la recensione di un libro?

Intanto lo leggo, e di solito tutto. Il che sembra una battuta ma in realtà non è così scontato. Mi aiuta a leggere davvero tutto il libro il fatto che recensisco poco, al massimo un libro al mese, quindi ho abbastanza tempo per leggerlo e scriverne. Di solito cerco di proporre io, e di proporre libri che mi sono piaciuti. Trovo molto più sensato parlare di libri che mi sembrano belli, piuttosto che fare a pezzi libri che ho detestato. Mi piace distribuire piccoli pezzi di bellezza, condividere un piacere, anziché lamentarmi, magari con l’acido che mi corrode lo stomaco, di un libro che mi ha lasciato indifferente o addirittura disgustato. Poi mi do come regola quella di far capire con chiarezza cosa c’è dentro al libro (e qui esce l’animo razionale dello scienziato), e il perché per me è interessante, piacevole, da leggere. E, infine, cerco di fare tutto questo scrivendo un pezzo che, se possibile, sia di gradevole lettura per il lettore di TuttoLibri, cercando insomma, quando si può, di usare un tono brillante, di non fare una semplice relazioncina, ma di scrivere invece ‘il pezzo’.

Ti ringrazio della disponibilità come vedi ti avevo promesso non più di cinque domande, sono stata di parola.

Piersandro Pallavicini è nato a Vigevano nel 1962. È docente all’Università di Pavia, dove svolge ricerche nel campo della nanochimica inorganica. Con Feltrinelli ha pubblicato i romanzi Madre nostra che sarai nei cieli (2002), Atomico dandy (2005), African inferno (2009), Romanzo per signora (2012) Una commedia italiana (2014; vincitore del Cortona Mix Prize 2014 e finalista al premio Città di Vigevano 2014), La chimica della bellezza (2016) e, nella collana digitale Zoom, London Angel (2012), Racconti per signora (2013) e Dalle parti di Arenzano (2014). Collabora con “TuttoLibri”, supplemento culturale de “La Stampa”. Lo trovate su Facebook (facebook.com/piersandro.pallavicini) e su Twitter (twitter.com/Piersandropalla).