
Non già ieri, non ancora domani di Antonio Tricomi edito per i tipi di Marcos y Marcos, è un’opera che si muove tra poesia e prosa, un prosimetro che sfida le convenzioni narrative, costruendo, e al tempo stesso disgregando, una trama tenue, sfuggente, come un frammento di memoria. L’opera si compone di brevi testi – un patchwork di poesia, racconto, diario, partitura teatrale, libretto d’opera; una variazione jazzistica di generi, appunti e citazioni, concatenati tra loro – che, pagina dopo pagina, seguendo un filo conduttore, non si limitano a narrare una vicenda, ma ne esaltano la discontinuità, trasformandola in un racconto autobiografico volutamente incerto.
L’autore affronta la scrittura con uno spirito spregiudicato, mischiando generi e trasgredendo strutture con un’urgenza lirica che non si riduce mai a puro esercizio di stile. Ogni parola è scelta con precisione chirurgica, ogni frase si muove tra il lirismo e la riflessione critica, generando un testo che non è mai solo racconto, mai solo poesia, ma una continua metamorfosi tra i due registri.
Questo approccio rende il libro un oggetto letterario difficilmente classificabile, un esperimento che si colloca a metà tra la ricerca formale e l’indagine esistenziale. L’autore non si limita a descrivere, ma osserva e destruttura il reale con uno sguardo che alterna attonimento e sarcasmo, testimoniando l’incapacità del nostro tempo di lasciarsi alle spalle un abbrutimento ormai cronico, pur lasciando emergere accennati, ma persistenti, desideri di rinnovamento e speranza.
Il titolo stesso suggerisce una sospensione temporale che non è solo personale, ma collettiva. Non già ieri, non ancora domani è la fotografia di un’epoca in bilico, un viaggio per lettori audaci e curiosi. Un’opera che interroga il presente attraverso le incertezze della memoria e del contemporaneo, in cui il passato è già dissolto e il futuro ancora inaccessibile. È in questo spazio intermedio che la scrittura di Tricomi trova la sua forza, trasformandosi in una coscienza critica capace di illuminare le crepe del nostro tempo.
Non è un libro che concede appigli facili, né un testo da leggere con leggerezza: richiede attenzione, complicità, disponibilità a perdersi tra le sue pagine e i suoi intrecci testuali. È un’opera che sfida il lettore, lo costringe a interagire con il testo, a cercare un significato che non è mai univoco né immediato, ma che – tra storia autobiografica e storia collettiva – in un percorso a tappe tra miserie, contraddizioni, dialoghi, frenesie, rassegnazione e speranza, amore, sogni, riflessioni, resoconti, porta ad accorgersi, inevitabilmente della bellezza – non scontata, non banale – che fa da sfondo a ogni vita.
Con questo testo Antonio Tricomi compone un’opera inclassificabile e necessaria, un viaggio nella parola e nella coscienza, che si offre come specchio deformante del nostro presente. Un libro per chi ama la letteratura che inquieta, interroga e, soprattutto, resiste alle definizioni.
Antonio Tricomi è nato a Catania nel 1975. Vive nelle Marche, dove insegna discipline letterarie in un istituto tecnico. È stato a lungo docente a contratto nelle Università di Macerata e Urbino. Ha pubblicato una sola raccolta di versi: la polvere (Stamperia dell’Arancio, Grottammare 2006). Numerosi, invece, i suoi volumi di saggistica. Tra questi: La Repubblica delle Lettere. Generazioni, scrittori, società nell’Italia contemporanea (Quodlibet, Macerata 2010); Fotogrammi dal moderno. Glosse sul cinema e la letteratura (Rosenberg & Sellier, Torino 2015); Pasolini (Salerno Editrice, Roma 2020); Epidemic. Retroversioni dal nostro medioevo (Jaca Book, Milano 2021); Macerie borghesi. Genealogie letterarie del presente (Rogas, Roma 2023).
Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Marcos y Marcos.
























