
Un giugno bollente, a Bastiglia (Modena). E una mattina, mentre sta facendo jogging, da sola su un sentiero dei prati vicino al Santuario di San Clemente, una donna di cinquant’anni viene colpita da un ictus. Di solito va a correre con la figlia ma visto che quest’ultima la sera prima aveva fatto tardi con un’amica per festeggiare un esame andato bene, la madre non aveva voluto svegliarla.
L’ictus, purtroppo fulminante, ha provocato una irreversibile morte cerebrale. Il certificato del medico legale reciterà infatti deceduta per morte naturale.
Quattro anni dopo, sempre a giugno, sempre molto caldo e sempre a Modena, all’improvviso una donna la sessantina passata a prima occhiata un’ anonima pensionata sovrappeso ma con un’ attività di una fioraia, che stava passeggiando con il suo cane viene uccisa con un unico colpo di pistola alla fronte. E dopo di lei anche altre persone verranno uccise per mano dello stesso assassino o almeno pare… La seconda vittima sarà una giovane moglie e madre di origine tunisina, anche lei colta sorpresa e anche lei ammazzata con una pistolettata in fronte mentre nel prato condominiale era intenta a stendere il bucato. La poveretta che per di più era incinta , era sposata aveva un figlio piccolo e lavorava presso uno studio dentistico come infermiera assistente di poltrona …
La terza vittima invece sarà un ricco imprenditore di larghi mezzi, un ex gioielliere colpito a morte da circa mezzo metro di distanza nell’ingresso/grande soggiorno della sua bella villa di Montale. Il suo cadavere giace supino poco lontano dalla grande porta d’entrata lasciata aperta. La moglie, un medico chirurgo, in quel momento si trovava in casa al piano di sopra e si stava facendo una doccia. Ma purtroppo non ha sentito nulla e solo dopo aver scoperto il corpo inanimato del marito , tornando a pianterreno, superato lo choc ha chiamato la polizia.
Le vittime – a prima vista diverse e molto lontane tra loro, anche socialmente, onesti lavoratori e artigiani le prime e l’ultima componente della abbiente borghesia non si conoscevano, non avevano rapporti e non esisteva alcun plausibile movente per collegarle in qualche modo – sono state eliminate con un unico colpo, senza pietà. Le loro morti mettono gli inquirenti sotto pressione, le indagini, che costringono a spaziare in tutte le direzioni apparentemente almeno all’inizio senza né capo né coda , sono tutt’altro che semplici… Non si trova un qualche punto di contatto. L’assassino par quasi aver colpito a caso. In comune tra le tre vittime c’è solo il fatto che tutte e tre sono state colte alla sprovvista e uccise parrebbe proprio con la stessa arma una 357 Magnum, Smith & Wesson. Ci sarebbe un misterioso serial killer in circolazione? Oppure? Cosa?
I media imperversano. Modena ha paura, la pressione sale. Incaricato delle indagini, il giovane commissario Torrisi, dopo la partenza della bella Debora tornato solitario e tormentato nella vita privata ma preparato e sempre pronto sul lavoro, si mette subito sulle tracce di un efferato omicida, da fermare a ogni costo, da individuare, con il fattivo appoggio dell’ispettore Carloni, diventato ormai più un amico che un collaboratore. Ma la faccenda appare avvolta nelle nebbia più fitta e tutta in salita . Chi? E perché uccide?
E quando la mostruosa scia di sangue riprende di nuovo drammaticamente, i due dovranno allargare il cerchio delle ipotesi fino a immaginare una possibile vendetta provocata da quanto successo quattro anni prima in un ospedale e in una sala operatoria in cui si potrebbe aver volutamente falsato una civile e umana scelta di generosità . Dove è stato premeditato un qualcosa di tremendo, ingannando la buona fede di certuni mentre invece dietro si celava solo una pura questione d’interesse.
Scartando ogni altra possibile teoria, i due poliziotti imboccheranno finalmente la strada di una difficile verità fino ad arrivare a risolvere il caso, o almeno in apparenza, pur lasciando spazio ad alcuni dubbi…
In Nessuno si senta al sicuro, terzo romanzo di Guicciardi con come protagonista Torrisi , l’autore con una scrittura netta e puntale e una narrazione incisiva condotta tutta al presente, riproduce in poche parole fatti e sensazioni legati ai vari personaggi e ci regala una tragica storia in due “atti” in cui il passato incombe e dilaga nell’attualità snaturandola, per riuscire a introdurre di prepotenza il lettore nella vicenda.
Guicciardi, un veterano della penna poliziesca giallo/noir che riesce sempre a costruire storie ben calibrate e coinvolgenti, anche stavolta fa riflettere sul tema prescelto. Un tema di grande attualità e del quale si è parlato molto in Italia soprattutto negli ultimi giorni : la donazione degli organi che ha raggiunto nel Belpaese cifre ragguardevoli.
Chi scrive è sempre stata a favore e lo è tuttora e, benchè forse la mia età non lo renda più fattibile e conveniente, ha sempre nel portafogli il consenso per l’espianto in caso di morte cerebrale.
























