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:: Rubagalline di Giulia Mammana

3 febbraio 2025

“Non ti vergogni, alla tua età, di fare ancora questi furtarelli?” Le aveva appena mostrato la refurtiva, facendola scivolare sul tavolo della cucina: qualche borsa firmata, un paio di gemelli d’argento, dei contanti per il valore di trecento euro.

“Guarda Gino, da lui dovresti prendere esempio”. Gino Russo, il capetto del quartiere da scarsi cinque anni, aveva fatto una scalata notevole. Da topo di appartamento a boss della microcriminalità di Parco San Felice. Correva voce che avesse stretto accordi con i Bonalumi per governare quella parte di città.

Perciò, quando ricevette una chiamata da Uccio Bonalumi in persona, Peppe lo considerò un segno del destino. Le stelle gli stavano offrendo un’opportunità di crescita professionale. “Sei Peppe Martelli?”

“In carne ed ossa”

“Ho un lavoro per te, se ti vuoi mettere in gioco”

“Di che si tratta?”

“Conosci Service Plus?” non aspettò che rispondesse “Quel pezzo di merda del gestore non ci vuole pagare. Gli abbiamo messo un paio di bombe ma bisogna fare di più. Fatti venire in mente qualcosa, va bene?”

Così si riunì col suo socio in affari, Mauro Gancitano, e insieme pianificarono di rubare un’ambulanza e, perché no, fare qualche danno serio. Quei macchinari costavano migliaia di euro. “Darà un segnale più incisivo” decisero.

L’ambulanza era sempre parcheggiata fuori dalla postazione del 118. Quella sera non c’era anima viva. Mauro si accostò con la macchina, Peppe scese e cominciò ad armeggiare con l’aggeggio per tagliare il block shaft. Ne aveva rubate di macchine. Quando finalmente riuscì a liberare il volante, Mauro scese dalla macchina per dargli una spintarella e dopo qualche minuto l’ambulanza partì. Mentre la portava in un posto sicuro, ai margini del borgo, Peppe era radioso. Era andato tutto liscio, più del previsto. Presto sua madre non si sarebbe più azzardata a chiamarlo rubagalline. Accostò in uno spiazzo abbandonato e Mauro, che l’aveva seguito a bordo della cinquecento, si piazzò lì accanto.

Spense il motore e prese il martello dalla sacca che si era portato dietro. Con estrema perizia, prese a vandalizzare uno ad uno i macchinari medici. Mentre si accaniva sull’armadietto delle medicine, il telefono squillò. Era il numero di sua madre. Interruppe il lavoro per rispondere.

“Mamma?”

“Lei è il figlio della signora Martelli?”

“Sì, sono io”

“Sono un paramedico. Sua madre ha avuto un infarto e abbiamo dovuto trasferirla in ospedale, in rianimazione. Mi dispiace molto. Se non ci avessero rubato un mezzo di soccorso stanotte saremmo potuti arrivare prima…”

Peppe riattaccò.

“Dobbiamo andare in ospedale” disse a Mauro

“Perchè?”

“Mia madre ha avuto un infarto”

“Cazzo..mi dispiace”

Si mise alla guida della cinquecento. Nella sua testa risuonava come un mantra la voce di sua madre: “Non sei altro che un rubagalline”.

Giulia Mammana è nata a Foggia nel 1989, da madre leccese e padre siciliano. Dopo la laurea alla University of St Andrews, ha vissuto da nomade tra Londra, Bruxelles, Milano e Cardiff. Ha lavorato come copywriter in tre lingue diverse, e oggi scrive racconti e poesie in italiano e in inglese. E’ appassionata di thrillers e mistery novels, che divora famelicamente.