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:: Un’intervista con Drew Chapman a cura di Giulietta Iannone

19 agosto 2014

indexBenvenuto Drew su Liberi di scrivere e grazie di aver accettato questa intervista. Dopo la laurea hai lavorato a Los Angeles come sceneggiatore sia per il cinema che per la tv. Per grandi studi come Disney, Fox, Universal, Warner Brothers and Sony, e per canali come ABC, Fox, ABC Family, and Sony TV. Raccontaci qualcosa di te, del tuo background, dei tuoi studi.

Sono nato a New York, ho fatto il liceo lì, sono andato all’Università del Michigan e poi mi sono trasferito a Los Angeles per scrivere per la TV e per l’industria cinematografica. Quel percorso per me è stato più facile che per altri perché mio padre, Michael Chapman, era un cineasta, e anche piuttosto famoso. Attraverso di lui incontrai una quantità di persone nell’ambiente, e quei contatti mi procurarono il mio primo agente, che è cruciale nell’industria cinematografica americana. Dopo di che, dovetti cavarmela da solo. Ho cominciato come staff writer per gli studi della Disney Animation, e poi passai a scrivere per loro Pocahontas. Ho lavorato come sceneggiatore cinematografico per alcuni anni, facendo soprattutto revisioni di sceneggiature altrui, prima di passare alla televisione. Al momento, negli USA, la TV è un gran posto per gli scrittori perché viene prodotta una gran quantità di ottimi show, e ci sono tantissimi canali che li trasmettono. Recentissimamente sono stato autore e produttore esecutivo per una mini-serie della ABC intitolata The Assets; uno spy-show su CIA e KGB negli anni ’80.

Da sceneggiatore a romanziere. The Ascendant è il tuo romanzo di esordio. Un thriller politico-finanziario sulla scia di maestri come Robert Ludlum e Tom Clancy. La terza guerra mondiale combattuta tra la Cina e gli Stati Uniti con armi non convenzionali. Non eserciti, armi e soldati, ma una guerra combattuta in Borsa, tramite internet, tra disinformazione e guerrilla psicologica. E questa la guerra del futuro?

Beh, non sono un esperto di guerra, ma ho certamente fatto un sacco di ricerca per il libro, e la gente con cui ho parlato riteneva che sì, una combinazione di guerra cibernetica, guerra economica e guerra informatica sia il futuro dei campi di battaglia. Si potrebbe anche arrivare a sostenere che questo sia lo stato attuale della guerra. Una guerra cibernetica si sta certamente aprendo fra USA e Cina, e la guerra di disinformazione fra Russia e Occidente sul destino dell’Ucraina è in pieno svolgimento. C’è anche una guerra psicologica e di guerriglia fra Israele e Hamas. Perciò immagino che quando si tratta di guerra, il futuro sia adesso. E tra l’altro, il Pentagono si sta già organizzando per combattere le prossime guerre su Internet, e stanno spendendo molti miliardi di dollari per prepararsi per una simile eventualità.

Protagonista un eroe atipico, un trader di Borsa. Uno che vede schemi e correlazioni nei dati apparentemente caotici che riceve nel suo terminale. Un ragazzo di ventisei anni, che ha una sua opinione sui militari e sui governativi. In un primo tempo proprio non esattamente un mostro di simpatia. Come è nato questo personaggio?

Mi piacciono i romanzoni thriller alla maniera di Tom Clancy e Robert Ludlum, ma volevo aggiornare l’eroe del thriller. Non volevo un eroe capace di ucciderti con un colpo di karate o una pistola, ma piuttosto qualcuno capace di fare a pezzi il nemico spingendo un bottone, ingannandolo con la propria intelligenza. Io sono ossessionato da tutto ciò che ha a che fare con l’economia e la finanza, e sono anche un fanatico della tecnologia, quindi la parte coi computer è stata facile. Non sono un mago dei numeri – e mi piace considerarmi un tipo più simpatico del mio protagonista – ma non sono sempre a mio agio con le cose che fa il mio governo, perciò volevo inserire anche quello nel mio personaggio. Ciò che intendevo scrivere era un thriller moderno e sovversivo, con un anti-eroe complicato e vagamente oscuro.

Il suo rapporto con Alexis Truffant non è una classica love story. Lei è una militare, imbevuta di ideali patriottici, e di senso dell’onore. In un certo senso usa a e strumentalizza Garrett, ma fino a che punto? Quando lo porta al cimitero militare di Washington, lo fa in un’ottica si manipolazione psicologica? La loro storia, l’attrazione che provano reciprocamente è sincera, reale?

Beh, quello è il mistero della storia d’amore, e sarà un mistero che continuerà col procedere delle prossime storie. È amore o è manipolazione? Mi piace un bel doppio gioco in una storia d’amore, come nelle vecchie storie di Sam Spade. Una femme fatale è sempre un ottimo personaggio. Inoltre, volevo davvero scrivere un thriller che avesse un sacco di personaggi femminili forti. Mi annoiano le storie che non hanno altro che eroi “machi” e fanciulle in pericolo. Dove sta scritto che anche le donne non possono dare calci in culo?

Tutta inizia quando Garrett scopre una svendita sottocosto di moltissimi T-Bond sul mercato americano. Una manovra finanziaria che potrebbe mettere in ginocchio l’economia americana e il dollaro. Poi una speculazione immobiliare, il crack di Google, un virus che paralizza il sistema elettrico di una centrale nucleare. Insomma tutta una serie di mosse tese a provocare gli Stati Uniti e a spingerli a dichiarare guerra alla Cina. Ma c’è Garrett Reilly pronto a combatterli con la stessa moneta. Realtà e finzione si sovrappongono. Pensi che la crisi finanziaria iniziata nel 2007 con la crisi dei subprime rientri in un’ottica del genere?

La finanza moderna è così complicata e il metodo che le banche e i governi hanno per far soldi sono così opachi, che io credo sia molto difficile districare ciò che è veramente accaduto in un qualsiasi momento della grande crisi finanziaria del 2007/2008. Ma questo è anche ciò che lo rende tanto affascinante e drammatico. Io credo che l’Armageddon finanziario sia una possibilità reale, e credo che permetta la costruzione di una narrativa di forte presa, perciò immagino che sì, finzione e realtà si sovrappongano. Credo che la base di qualunque buon thriller sia che qualunque cosa accada nel libro debba poter accadere anche nel mondo reale. Se il pubblico non crede che possa capitare, non ne sarà catturato.

Non tutti gli americani sono eroi, i due agenti della Sicurezza Interna, per esempio, sono dei veri e propri bastardi, arrivano a usare la tortura per ottenere ciò che vogliono. Perché questa scelta, perché non tutto è bianco o nero, ma esistono varie sfumature di grigio?

Io non credo ai cattivi. Credo che chiunque, qualunque cosa faccia, razionalizzi le proprie decisioni, e finisca per dirsi che sta facendo ciò che sta facendo per delle buone ragioni. Talvolta è per fare soldi, o conquistare la ragazza, talvolta è per proteggere la nazione. Mi piacciono i libri – e i film – nei quali i cattivi hanno delle motivazioni comprensibili per ciò che fanno, non solo “voglio dominare il mondo!”. Il mondo moderno è complicato, e il mio paese – gli USA – è coinvolto sia in attività moralmente rette che in attività moralmente discutibili, come capita a tutte le nazioni. Amo le aree grigie fra il bianco e il nero, e le scelte difficili che le persone devono fare per garantire la sicurezza propria e della propria nazione. La geopolitica è una faccenda complicata e feroce.

La Cina è sicuramente una potenza in ascesa, economicamente proiettata nel futuro, politicamente ancora ancorata a strutture burocratiche obsolete che favoriscono corruzione e malgoverno. Per te, personalmente, c’è un futuro democratico che attende questo paese? E’ realmente possibile un movimento di protesta interno che sfoci in una vera e propria nuova Rivoluzione?

Quella è la parte della mia storia che è stata maggiormente criticata. Tuttavia, avendo vissuto in Cina, dopo essermi guardato attorno e aver parlato con le persone, penso che verrà assolutamente il momento in cui i poveri e/o la classe media in Cina si solleveranno contro i loro leader del Partito. La sollevazione può essere violenta, può essere pacifica, non lo so. Ma sì, succederà, e prima di quanto la gente pensi. Comunque, la sollevazione può anche semplicemente esprimersi con masse di cittadini cinesi che votando mandano a casa i propri leader. La democrazia non è dietro l’angolo in Cina, ma sta arrivando. Prima o poi arriverà. Contateci.

A un certo punto ci troviamo davanti a un personaggio misterioso, Hans Metternich. E’ una spia? Un agente di qualche governo europeo? Che puoi dirci di questo personaggio?

Adoro un buon uomo del mistero, e per noi americani è sempre un uomo con quel leggero accento europeo che risveglia il nostro interesse. Non dirò troppo su di lui, perché compare anche nel secondo volume, ma basti sapere che è sempre disponibile per dare una mano – a chiunque paghi di più.

Quale è la tua scena preferita in The Ascendant?

La mia scena preferita è all’inizio del libro, quando Garrett incontra Alexis per la prima volta in un bar di lower Manhattan, e poiché sta facendo attenzione, e poiché è bravo a rilevare gli schemi, si rende conto che lei lo sta spiando. La scena prende due interi capitoli, ma è assolutamente la mia preferita. Entrambi i personaggi principali vengono messi a nudo in quella scena: tutte le loro aspirazioni, paure, ossessioni.

Ti sei ispirato a fatti reali? Quanto la cronaca geo-politica ti ha influenzato nella stesura di questo romanzo e nella sua continuazione?

Non ho usato alcun evento reale, ma ho certamente usato delle complicazioni degli eventi reali. I black-out e i cyber-attacchi e i crash istantanei a Wall Street sono tutti accaduti di recente, ed io ho usato delle estrapolazioni di quegli eventi per dare mordente al dramma. Quanto alla geopolitica – sì, studio costantemente il mondo, sempre alla ricerca di buoni sfondi per le mie storie, ed ho assolutamente usato la tensione fra USA e Cina come carburante per il romanzo.

Da laureata in Scienze Politiche il testo Della guerra di Carl von Clausewitz è un testo fondamentale, come hai pensato di utilizzarlo per decriptare un messaggio via mail?

Amo il trattato Sulla Guerra di Clausewitz, e mi piace la storia della sua vita. Lo trovo affascinante. È stato uno dei primi teorici della guerra nell’Occidente moderno, e la teoria della guerra sottende una certa parte della trama del mio libro, perciò fare riferimento alla sua opera pareva una associazione naturale. I nuovi meccanismi della guerra ed i vecchi meccanismi della guerra si scontrano costantemente, come accade in The Ascendant, e allora perché non mettere anche il vecchio maestro – Clausewitz – nel romanzo?

Stai lavorando alla continuazione di The Ascendant. Cosa ci puoi dire di questo nuovo romanzo?

Sì, sto lavorando sul secondo volume, e dovrebbe uscire – negli Stati Uniti – nell’inverno del 2015. La geopolitica sarà leggermente diversa – Russia anziché Cina – ma ci saranno tutti i personaggi principali: Garrett Reilly, Alexis Truffant, e la squadra Ascendant. Ancora una volta entrerà in gioco la guerra cibernetica, ma questa volta l’obiettivo è più finanziario, e tutto il mondo è fuori per dare la caccia a Garrett Reilly.

Quali scrittori ti hanno influenzato? Pensi con il tuo romanzo di aver iniziato un nuovo genere di thriller?

Non so se il mio romanzo sia l’inizio di un sotto-genere. Dovrei essere davvero fortunato per avviare qualcosa di davvero nuovo nel mondo delle lettere – a me piace semplicemente scrivere storie d’avventura eccitanti e intelligenti. Quanto agli autori che mi hanno influenzato, attraversano davvero tutto lo spettro. Credo per Ascendant di aver guardato indietro al machismo americano dei grandi a partire da Hemingway e Jack London. Ma per ciò che riguarda il thriller, il mio preferito è probabilmente John LeCarre. Se riuscissi a scrivere bene anche solo la metà di quanto bene scrive Le Carré, mi considererei un uomo felice. È un vero maestro.

Sei uno sceneggiatore, che differenze hai trovato tra lo scrivere una sceneggiatura e un romanzo? Quale forma di scrittura amai di più?

Mi piacciono entrambe. La sceneggiatura è una forma artistica più collaborativa: lavori con produttori, dirigenti degli Studios, scrittori a contratto, attori, registi. È divertente, e non ci si sente mai soli. Ma al contempo, il lavoro non è mai completamente tuo, e soltanto tuo. Scrivere un libro è un lavoro solitario, ma hai la soddisfazione di scrivere qualunque cosa tu desideri. Credo, alla fine, che scrivere romanzi sia più divertente, e più soddisfacente. Io spero solo di poter continuare a farlo per gli anni a venire.

Verrai in Italia a presentare i tuoi romanzi?

Purtroppo no, non ci sono piani immediati per un book tour in Italia. Tuttavia sono stato in Italia l’estate scorsa per vedere dei miei amici al nord e voglio semplicemente dire – per la cronaca – che adoro il vostro paese, e adoro gli italiani. Ci sono stato un certo numero di volte, ed è un paese davvero speciale. L’Italia è il paese dei miei sogni. Quando sarò vecchio e decrepito, voglio un appartamentino a Roma dove io possa fare un giro fino all’angolo e comprarmi una bottiglia di birra e del formaggio, e poi guardare la gente che passa sotto al mio balcone. Saluterò i turisti con la mano e coccolerò i gatti randagi e mi farò delle lunghe sieste nel caldo estivo. Questa è la mia idea di Paradiso.

Grazie Drew, come ultima domanda vorrei chiederti come sta andando in America il tuo romanzo e quanto prevedi che uscirà il prossimo?

Il libro sta andando bene, meglio in ebook che come hardcover. Il paperback uscirà a ottobre di quest’anno. Il secondo volume verrà pubblicato negli USA nei primi mesi del 2015, ma non so quando verrà tradotto in italiano. Presto, spero.
Grazie per avermi rivolto delle domande così interessanti, e spero di avere presto l’opportunità di venire in Italia per fare un book tour!

:: Traduzione a cura di Davide Mana

:: Caccia alla Tigre, Drew Chapman, (Sperling & Kupfer, 2014) a cura Giulietta Iannone

31 luglio 2014

indexDiciamolo subito per me la borsa e il mercato azionario sono sempre stati un mistero. Sì, a grandi linee conosco gli attori internazionali in gioco, le logiche legate al profitto, in borsa non si bruciano mai capitali davvero, semplicemente passano di mano, c’è chi ci guadagna e chi ci perde. Principio che la bolla sui derivati ha leggermente messo in discussione. (L’ammontare dei derivati è circa dieci volte superiore al valore del PIL mondiale, fatto che dovrebbe fare tremare le vene nei polsi a qualsiasi economista). Va be’ c’è stata la crisi del ’29, la Grande Depressione, e ora viviamo in un periodo di crisi seguito allo scoppio di una grande bolla immobiliare del 2007, vi dice niente la crisi dei subprime? Ma dove c’è chi ci perde, come dicevo tecnicamente c’è chi ci guadagna. La Cina? L’India? E se le nuove guerre mondiali si combattessero in borsa, se non fossero più armi ed eserciti a mettere in ginocchio paesi e superpotenze, ma solo numeri, azioni, T-Bond e flussi di denaro? Questa è l’idea, e Drew Chapman ci ha costruito su un thriller finanziario, metà spy story, metà war story. Che le guerre siano state combattute da che mondo e mondo per motivi economici è una verità piuttosto assodata, diciamo che già l’uomo primitivo usava la clava sulla testa del suo vicino per accaparrarsi cibo, pelli, animali, e se sempre dico sempre, anche se ammantati da alti proclami retorici, una guerra ha radici economiche, perché non combatterla proprio con armi finanziarie? Perché non combatterla sul fronte ormai ipertecnologico di uno schermo di computer? Internet stesso nacque come progetto militare, quindi fantasia e realtà non vanno tanto in direzioni diverse. Forse davvero la crisi 2007-2014, è una guerra occulta e non dichiarata tra Cina e USA, dall’esito incerto e ancora non del tutto scontato? In fondo l’effetto domino in una guerra simile non è poi così difficile da immaginare. Ma i telegiornali non lo dicono, e come sapete se i mass media non ne parlano, non è vero. Ma torniamo al romanzo. Allora tutto ha inizio quando un giovane analista finanziario, Garrett Reilly, un tipo piuttosto alternativo, non un mostro di simpatia, fumatore compulsivo di marijuana, con fratello morto in Afghanistan e perciò allergico ad autorità e soprattutto militari in genere, scopre che qualcuno sta svendendo qualcosa come 200 miliardi di dollari di T-Bond, a una velocità di 4 e quattordici minuti. Come faccia a capirlo è presto detto: Reilly ha una mente analitica diversa dalla media, lui vede in flussi di numeri apparentemente caotici correlazioni e schemi, un po’ come il bambino autistico, che decifrava codici in Codice Mercury con Bruce Willis. Una speculazione simile potrebbe in breve tempo mettere in ginocchio il dollaro, con la possibilità di generare ingenti profitti per chi cavalca l’onda. Così Reilly avvisa il suo capo, il quale intuendo qualcosa di profondamente sbagliato e pericoloso, avvisa il Ministero del Tesoro. La crisi rientra, in tempo il governo ordina di riacquistare le azioni ma l’allarme è massimo. Dietro tutta questa speculazione c’è la Cina? E’ l’inizio di una guerra non dichiarata? I più alti papaveri del governo e dell’esercito americano si mettono in moto e decidono di assoldare Reilly nelle loro file, per sferrare le loro contromosse. Dall’altro capo del globo, Hu Mei, la tigre, sta combattendo la sua guerra contro il governo comunista cinese, obbiettivo: scatenare una Rivoluzione. Chi vuole fermarla? Chi vuole aiutarla? In che misura le storie di Garrett Reilly e Hu Mei sono collegate? Be’ la storia è complessa, ma il testo è scorrevole e non eccessivamente ostico anche quando parla di mercato finanziario. E’ in fondo un grande romanzo di avventura all’americana con un protagonista atipico, non il classico eroe supermuscoloso e invincibile. Qui abbiamo un ragazzo di ventisei anni, che prenderà coscienza di sé, che inizierà a capire la differenza tra il bene e il male, che crescerà come essere umano su uno sfondo da action movie ipertecnologico. Caccia alla Tigre (The Ascendant, 2013), edito da Sperling & Kupfer e tradotto da Annamaria Biavasco e Valentina Guani, è in fondo un thriller insolito, forse precursore di un genere, adatto a quest’estate anomala, che almeno ad agosto spero porti un po’ di sole. E’ l’ultimo romanzo che recensisco prima della pausa estiva, e comunque non smetterò di leggere. Le mie prossime recensione le ritroverete a settembre. Buona estate!

Drew Chapman è nato a New York. Laureatosi in storia alla University of Michigan, si è trasferito a Los Angeles, dove ha intrapreso una carriera di sceneggiatore che lo ha visto collaborare con i maggiori studios di Hollywood, come la Walt Disney Pictures (Pocahontas) e la 20th Century Fox (Iron Man). È anche autore televisivo per importanti network: ABC, Fox, Sony TV. Dopo il successo del suo romanzo d’esordio, Caccia alla tigre (subito opzionato per una serie tv), è già all’opera su un secondo libro. Vive tra Seattle e Los Angeles.