
La guerra in Ucraina necessita di essere compresa mettendo a fuoco la verità di ciò che accade non troppo lontano dalle nostre case, ove viviamo più o meno tranquillamente.
Occorre capire, superando il racconto virtuale, spesso artefatto, che gli accadimenti di questi ultimi tempi racchiudono nella loro concretezza la verità di una guerra fatta e subita. Occorre ripristinare quel legame necessario tra la realtà e la verità, fonte e origine di ogni libertà. Per fare ciò non è sufficiente prestare attenzione solo alle notizie filtrate dai mass-media che inondano di immagini e parole il nostro quotidiano, ma occorre comprendere quali siano state le cause remote e recenti di questo conflitto, i motivi storici, culturali, politici e militari. Occorre comprendere chi sono gli ucraini e i russi e come abbiamo interagito durante il corso della storia; che cosa è accaduto in Russia dopo la fine dell’Impero sovietico; chi è Putin e quali siano gli aspetti positivi e negativi del suo mandato presidenziale; quale sia stato il ruolo della NATO, dell’Europa e degli Stati Uniti. Occorre avere chiaro, per quanto è possibile, il quadro generale, per evitare di banalizzare o male interpretare un evento che grava sulla vita di milioni di persone, soprattutto della povera gente che combatte o subisce questa guerra decisa da altri.
Il generale Marco Bertolini e il professor Giuseppe Ghini, ripercorrendo la storia degli ultimi trent’anni, dalla fine dell’Impero sovietico a oggi, spiegano, dal punto di vista geopolitico/militare e storico/culturale, quali sono le cause che hanno condotto al conflitto ucraino: il ruolo dell’Occidente, della Nato e degli altri principali attori internazionali; il grande cambiamento che ha subito la Russia con l’avvento negli anni ’90 del capitalismo selvaggio; l’ascesa di Putin; lo scontro ideologico tra Ucraina e Russia che ha assunto negli ultimi anni toni provocatori e aggressivi. Un quadro esaustivo e oggettivo, al di sopra degli schieramenti, che restituisce al lettore una visione chiara quanto è accaduto e sta accadendo.
Questo saggio, di estremo interesse per le informazioni contenute, si compone di due saggi separati (anzi quasi tre, comprendendo la breve postfazione del professore Leonardo Allodi pp. 239-267 ): il primo scritto dal Generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini, e il secondo dal professore ordinario di Slavistica all’Università di Urbino Giuseppe Ghini. Due stili di scrittura diversi, che trattano temi che completano un quadro a dire il vero piuttosto magmatico, per cercare di capire come siamo potuti arrivare a questo drammatico punto. Il professore Ghini senza mezzi termini, come premessa, pone il fatto che la decisione di Putin di invadere l’Ucraina, nel febbraio del 2022, sia da biasimare (non si può in alcun modo giustificare p.131), il generale Bertolini più pragmaticamente (pur definendola tragedia e questo 2022 terribile) parla di conseguenze forse inevitabili in un’ottica prettamente militare. Ma si sa le guerre le combattono i soldati, e le subiscono i civili, e quando si arriva anche solo a un abborracciato trattato di pace abbiamo sempre alle spalle scenari di macerie, perdite umane insostituibili, distruzione di infrastrutture, fabbriche, abitazioni, ospedali, miliardi e miliardi bruciati in armi ormai distrutte. Senza contare le ripercussioni politiche, sociali, e perfino culturali, identitarie, linguistiche, le crisi economiche e le recessioni innescate, i soldi che devono essere stanziati per la ricostruzione, le scorte distrutte, e gli equilibri anche geopolitici da ricostruire. Specie una guerra come questa nel cuore slavo dell’Europa, in un punto geopolitico delicatissimo, come vedremo più avanti. Certo parlando di guerra convenzionale ed esulando dallo scenario apocalittico atomico. Scenario tuttavia drammaticamente sullo sfondo come remota possibilità. Nessuno è sicuro al 100% che Putin, pur professandosi credente, non faccia partire un’atomica.
Detto questo come premessa analizziamo il saggio di Bertolini, conoscitore di uomini e armi. I segnali del fatto che stavamo scivolando verso questa china erano evidenti, pur tuttavia non furono colti nè dall’opinione pubblica, nè dalle classi politiche di più o meno tutti i paesi ora coinvolti. Gli 8 anni di guerra nel Donbas (definita a bassa intensità, e perciò sottostimata improvvidamente soprattutto in riferimento ai rischi e alle incognite che comportava) era sicuramente un campanello d’allarme che avrebbe dovuto far passare notti insonni a parecchi resposnabili di varie cancellerie, ma tutti erano più o meno sicuri che Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina con un esercito regolare (pur nell’autodefinita operazione speciale), almeno fino agli allarmistici comunicati di Biden, giusto poco prima del tragico febbraio del 2022. Insomma non ci siamo svegliati un mattino ed è tutto precipitato, ma le origini, e la concause scatenanti, sono da ricercare lontano, almeno 30 anni fa (come sostiene anche Ghini e spiega bene nel suo saggio) con la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’Unione sovietica e il ruolo della NATO, organizzazione che invece di sciogliersi ha solo cambiato ruolo e missione, da difensore dell’Europa contro la temuta invasione sovietica del passato ora impiegata come strumento di un mondo in via di globalizzazione per sostenere la bontà del modello occidentale. Proprio l’invasione russa dell’Ucraina, sostiene il Gen. Bertolini, ha fatto tornare l’Alleanza alla sua funzione primigenia, sebbene si sia persa per strada la connotazione “comunista”. Non da meno il ruolo delle religioni, e la percezione del nemico, con il passaggio dalla dicotomia tra sfera cristiana occidentale e mondo musulmano con quella di una dicotomia cattolico-protestante e ortodossa. Insomma secoli di progresso e siamo tornati alle guerre di religione dei secoli bui! Ma naturalmente il Gen Bertolini non fa solo riflessioni sociologiche, morali ed etiche si concentra su questioni militari, difficilmente così ben esplicitate nei dibattiti televisivi. Dalla crisi dei Balcani, all’arrivo di Putin al potere il passo è breve, e così si giunge all’evidenza che la Guerra Fredda non è mai davvero finita e gli USA continuano a vedere nella Russia, e soprattutto in questo nuovo politico decisionista al potere, una reale minaccia. Naturalmente l’analisi è focalizzata sull’Ucraina, e su cosa scatenò davvero la crisi del Majdan (per quanto pilotata, i sospetti sono tanti) che dopo scontri di piazza portò a un cambio di regime. Il Gen. Bartolini sottolinea l’importanza di considerare poi cosa successe nel Caucaso per poi passare alle Primavere arabe e alla Siria, in cui il ruolo proattivo della Russia, in difesa di Assad, ha senz’altro esacerbato gli animi di un Occidente sempre più convinto nell’attribuire a Putin tutte le colpe di quasi ogni conflitto sul globo. Dopo la parentesi Trump, e il ritorno al potere negli Stati Uniti dei democratici, si è ripreso il discorso iniziato da Obama (p.75). Da qui in poi il focus è la crisi in Ucraina anche da un punto di vista militare, capitoli molto interessanti che illustrano cosa sia successo in questi tempi inquieti.
Passando al saggio di Ghini si ha un’altra prospettiva che completa la prima, e integra se vogliamo il discorso fatto dal Gen. Bertolini, e che parte dalla frattura tra Russia e Occidente venutasi a creare negli ultimi 30 anni. Prima analizza la Russia (con una piccola premessa sull’Unione sovietica) e poi si arriva finalmente (p.171) all’Ucraina, dall’uscita dall’URSS in avanti. Capitoli illuminanti e densi di riflessioni e giudizi, anche critici, fino allo scontro (p.189) che è comprensibile solo analizzando le due ideologie contrapposte che sono alla base, ideologie che armano le guerre e che nessuno (colpevolmente) ha badato a disinnescare, anzi le hanno alimentate. Ghini ha una concezione molto nefasta dell’ideologie contrapposte alla storia, che invece analizza la realtà e lo ribadisce in diversi punti del saggio con molta convinzione. Gravi omissioni e responsabilità sono indubbie ed è bene che ognuno si prenda le sue colpe (sia da una parte che dall’altra) perchè dove tace la ragione e risuonano le armi ci sono sempre passi da intraprendere che non sono stati intrapresi. Le ragioni che aiutano a comprendere infine, secondo Ghini, non devono assolutamente giustificare una guerra di per sè irragionevole (p.220). Una neppur troppo velata critica all’uso strumentale dei mass media, col tacere alcuni fatti come la strage di Odessa, o l’uccisione del giornalista italiano freelance Andy Rocchelli (24 maggio 2014), per non parlare delle sofferenze e dei morti tragico bilancio della guerra nel Donbas, ed enfatizzarne altri, rientra anch’esso nelle omissioni e nelle responsabilità e dei passi commessi verso la guerra e non la pace. Passi che, pur nella sua stringatezza, Ghini elenca (pp. 213-116). Pregevole la solidità e la competenza di questo studioso che con pacatezza e molto buon senso (raccontandoci anche episodi di vita vissuta) tenta una disanima scevra da pregiudizi e partiti presi, e ottiene il vantaggio di farsi ascoltare. Merita un commento più approfondito la postfazione del professore Leonardo Allodi che avrebbe meritato un ruolo di coautore del testo. Ma è possibile che escano nuove riedizioni aggiornate di questo testo con un suo intervento più articolato. Anche da leggere la nota introduttiva dell’editore, singolarmente appassionata, e mossa dall’esigenza di far emergere e svelare la verità su questo conflitto, a cui siamo giunti a tappe forzate, su un sentiero incanalato da errori di prospettiva, omissioni, e responsabilità più o meno palesi. Puntuale la bibliografia (pp. 229-237).
Giuseppe Ghini
Professore ordinario di Slavistica all’Università di Urbino. Ha scritto diversi libri e oltre cento articoli scientifici sulla letteratura e cultura russa; di recente ha tradotto per Mondadori il capolavoro di Puškin, Evgenij Onegin. Ha ricevuto borse di studio e di ricerca in Russia, Cecoslovacchia, Finlandia, Stati Uniti, tenuto seminari e conferenze in università russe e statunitensi. Da oltre vent’anni svolge attività giornalistica e ha scritto più di 900 articoli su cultura e società non solo russa. Membro del Nucleo di Valutazione dell’Università di Urbino dal 2007 al 2019, Presidente degli Incontri Internazionali Diego Fabbri dal 1996 al 2003, Consigliere e dal 2017 Presidente della Fondazione Rui.
Marco Bertolini
Generale di Corpo d’Armata, ha comandato il 9° reggimento d’assalto “Col Moschin”, il Centro addestramento di paracadutismo, la Brigata Paracadutisti “Folgore”, il Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali e il Comando Operativo di Vertice Interforze dal quale dipendono i contingenti “fuori area” nazionali. Ha partecipato a Operazioni in Libano, Somalia, Balcani e Afghanistan. È Grande Ufficiale al Merito della Repubblica, Ufficiale dell’Ordine Militare d’Italia ed è decorato di Croce al Valor Militare, nonché di Croci d’Oro e d’Argento al Merito dell’Esercito.
Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’Ufficio stampa.
Tag: crisi russo ucraina, Edizioni Cantagalli, Genesi del conflitto ucraino e nuovi equilibri internazionali, Geopolitica, Giulietta Iannone, Giuseppe Ghini, Guerra e pace al tempo di Putin, Leonardo Allodi, Marco Bertolini, politica internazionale, saggistica, Vladimir Putin
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