Per me senz’altro. Se non lo fosse chiuderei il blog e sceglierei come hobby che so il giardinaggio. Ho un bel giardino che trascuro ignominiosamente per seguire i lavori del blog, dopo tutto.
Mettere insieme parole, seguire il flusso dei pensieri, vedere dove il testo scritto ti porta credo sia uno dei piaceri più intensi che ho provato in vita mia. Superato da ben poche altre cose. Un po’ come il cioccolato, mette in circolo le endorfine e uno si sente meglio. Si sente più felice. Non a caso è citato come uno dei maggiori antidepressivi naturali.
Scrivere mette in moto parti del cervello, che rilasciano sostanze molto simili, ritengo.
Scrivere rende più allegri, soddisfatti, appagati.
E poi è una sfida. Non certo che sia facile. Scrivere implica esercizio, capacità tecniche, costanza, perseveranza, pazienza. Fatto a livello professionale è un vero e proprio lavoro. Costa fatica, sacrifici, delusioni, periodi di buio. Può capitare il temutissimo blocco dello scrittore. Cosa che sto attraversando adesso.
Oltre a scrivere per il blog, recensioni, articoli e interviste, scrivo anche racconti, saggi, romanzi, e attualmente quest’ ultima parte del mio lavoro si è come paralizzata. La scrittura libera, va ancora alla grande, ma la scrittura strutturata, con ricerche, una trama, personaggi già ideati, beh quella attualmente è andata in ferie.
E da parecchi mesi. Cosa che in realtà inizia un po’ a preoccuparmi.
I motivi?
Tanti e tutti reali: la stanchezza, i molti impegni, le preoccupazioni, le priorità (stare troppo sui social?). Ho provato a buttare giù una trama per un racconto giallo, da sviluppare per un’ antologia, e il nulla, il vuoto, il buio più fitto. Devo portare avanti un racconto giallo storico, di cui ho fatto per mesi ricerche di ogni genere, e anche lì, non riesco ad andare avanti. Ho da finire un racconto fantasy cinese, e niente tutto scorre fino a un punto, oltre il niente. Ho un saggio sul blogging da terminare, rivedere e niente, manco quell’ impegno va avanti. E grazie al cielo che non ho ricevuto anticipi e nè firmato contratti. Forse la mia vena creativa si è inaridita, il mio timore è che arrivi davvero la sindrome del foglio bianco e non riesca più a scrivere nemmeno articoli per il blog, recensioni, ideare domande per le interviste.
Che fare in questi casi? Il consiglio più diffuso è: leggere, ascoltare musica, guardare film, raccoglier input insomma, poi qualcosa alla fine dovrebbe sbloccarsi, almeno spero.
Premesso questo, scrivere resta un piacere, uno dei pochi con ben poche controindicazioni, e piuttosto a buon prezzo. Mal che vada serve un foglio di carta e una bic blu.
E voi che ne pensate? Scrivere è un piacere? Cosa fate quando la vostra vena narrativa si inaridisce? Rispondete nei commenti, sarò felice di iniziare una discussione con voi. Ah, e poi comunque c’è sempre il giardinaggio.
Vuoi saperne di più della mia esperienza di book blogger? Leggi Come diventare una book blogger (felice) un agile e divertente manuale di facile consultazione in cui racconto la mia esperienza di blogger in rete dal 2007.
13 aprile 2018 alle 11:47 |
Amo moltissimo scrivere, ma purtroppo la vena creativa è condizionata da molti fattori. La mente dev’essere libera e non è facile 🤔
13 aprile 2018 alle 14:28 |
Sì, è vero la mente deve essere sgombra da preoccupazioni o appunto priorità che ti impediscono di trovare il tempo per concentrarti. E non solo tempo fisico, ma anche mentale. a volte le preoccupazione ingombrano la mente anche nei periodi di quieti. Poi credo si inceppi qualcosa, la creatività insomma perchè circoli libera ha bisogno di canali sgombri.
13 aprile 2018 alle 12:18 |
Anche io al momento sto scrivendo poco, purtroppo. Va ancora bene con i racconti, ma avrei voglia di qualcosa di più costruito e di ampio respiro. Ho almeno tre incipit in testa, ma nessuno che si fa largo rispetto agli altri. Sono sicura, però, che quando la storia giusta arriverà, sarà lei a dirlo e a pretendere di essere scritta. Andrà così anche per te, vedrai.
13 aprile 2018 alle 14:46 |
Sì, lo spero. 🙂
Certo molto dipende dalla complessità della storia, da quanto si vuole si attenga al vero, spero in un testo anche non di saggistica, di tipo storico. Bisogna stare attenti a molti fattori: ci vuole un’ idea se non geniale, brillante; bisogna non lasciare buchi nella trama, tutti i fili devono collegarsi; bisogna lavorare molto sui dialoghi per siano caratterizzati per ogni personaggio (fare parlare tutti allo stesso modo alla lunga è nosioso). Poi un racconto, tutt’altro che facile da scrivere non ha però bisogno della resistenza che necessità un romanzo, in cui per mesi, ogni giorni scrivi in pratica dello stesso tema.
Però sì quando si incontra la storia giusta, allora tutto diventa più semplice. Come con i mariti e i fidanzati 😉 .
13 aprile 2018 alle 18:19 |
Verissimo! Sì la costruzione di un romanzo è estremamente complessa, non va davvero tralasciato nessun particolare. Quanto meno un racconto da la possibilità di essere un po’ meno fiscali e di dipingere solo un pezzetto di una storia.
13 aprile 2018 alle 19:51 |
Che poi scrivere bei racconti è anche difficilissimo, ma è un po’ la differenza tra un centometrista e un maratoneta.
13 aprile 2018 alle 12:44 |
scrivere è un piacere, una sorta di liberazione di pensieri che col tempo si accumulano e hanno bisogno di prendere forma e una via di uscita. Molto dipende dallo stato d’animo e dal tempo a disposizione, entrambi maledetti o quieti; spesso capita di scrivere solo per me stessa,, appunti su un quaderno che non verranno mai pubblicati, ma credo che l’essenziale sia versare in parole ciò che abbiamo in animo anche per liberare un po’ quella fantasia compressa dalla quotidianità del lavoro che ci costringe a trattenere ( spesso) il meglio di noi stessi
13 aprile 2018 alle 14:52 |
Certo, la scrittura introspettiva si basa su questi principi, e sono convinta che tutti ne siano capaci, a e tutti apporti giovamento. Proprio come una terapia, aiuta a focalizzare problemi, speranze, aspirazioni. Poi essere pubblicati è un dettaglio magrinale, a meno che non sia la nostra attività primaria. allora sì bisogna mettere in gioco tutti i trucchetti più o meno validi, che gli scrittori si passano da secoli: scrivere tutti i giorni, per esempio è uno dei più validi, quando sospendi una storia, beh col cavolo che la riprendi dopo mesi, almeno io non ci riesco proprio.
13 aprile 2018 alle 15:31 |
scrivere è liberatorio, permette di dare libero sfogo alla fantasia, all’immaginazione. Scrivere mette pace e aiuta a liberare la mente e a mettere su carta le emozioni, i traumi e quello che ci anima. Scrivere ti permette di inventare storie, personaggi, azioni, ambienti… è creatività è fare gli artigiani delle parole
13 aprile 2018 alle 16:01 |
Sì, concordo con te Viviana.
13 aprile 2018 alle 15:52 |
Per me è una condanna e non mi piace affatto. Nella mia vita avrei preferito vivere e non scrivere. La scrittura è nata per esprimere il dolore ed è come una maledizione. Ho cercato di smettere, di silenziarmi ma è tutto inutile. Lei prende quello che vuole sempre.
13 aprile 2018 alle 16:00 |
Sì, si può scrivere per esprimere inquietudini, tormenti, malattie, infelicità esistenziali, ma è proprio il poterlo fare su carta che è liberatorio, e credo sollevi un po’ dalla sofferenza se compressa in sè, senza come dire valvole di sfogo. In questo la scrittura credo sia sempre un valore positivo, poi non è detto che dobbiamo scrivere commedie, o testi di intrattenimento, certo.
13 aprile 2018 alle 16:04 |
Per me non è liberatorio, anzi, è tutt’altro. La stessa cosa avviene con tutte le altre forme artistiche che uso per esprimermi. Forse non riesco a spiegarti bene. Questa cosa di me è molto contorta lo so.
13 aprile 2018 alle 16:10 |
Sì, quanto dici non è per me di immediata comprensione, comunque non vuol dir nulla, (che io ti comprenda o meno) se è valido per te, se fa parte della tua esperienza, è importante che sia così. Probabilmente io (e questo fa parte del mio personale percorso di vita) se provassi dolore o noia nello scrivere, smetterei.
13 aprile 2018 alle 16:05 |
Poi c’è un’ altra infelicità: l’impossibililtà di aderire ad un ideale, di far vivere su carta ciò che è vivo nella nostra immaginazione. E questo è abbastanza frustrante, può dipendere dalle nostre mancanze tecniche, da cali di sipirazione, dal talento, da tanti fattori insomma.
13 aprile 2018 alle 19:47 |
Massimo sulla pagina Fb dice: Liberi di scrivere Concordo con quanto hai scritto nell’articolo, altro non ti saprei dire, se non che la mia esperienza di scrittura, in quanto personale, entra ed esce dalle righe tramite i sentimenti più comuni e archetipici. Nel senso che è una lotta, la ricerca di un equilibrio fra l’emotività che monta (quando c’è ispirazione e quindi urgenza), e il controllo sulle parole “giuste” per descrivere ciò che visualizzo un attimo dopo averlo “visto”, e per riuscire a star dietro al flusso senza… restare indietro, appunto. E niente, quando capita sono momenti felici, molto entusiasmanti.
19 aprile 2018 alle 18:28 |
Interessante post, non ho mai pensato che la vena creativa si esaurisca, credo che venga spinta in profondità e che solo apparentemente “evocandola” non ci sia e non la si trovi, ma questo è un mio pensiero.
E comunque capita anche a me questo, quando avviene dipingo, faccio l’orto, assemblo, disegno, medito e raccolgo le sensazioni, quest’ultima cosa la ritengo un atto di cura verso me stessa che poi collima anche con il recupero dalle profondità di quella vena creativa.
11 giugno 2018 alle 21:01 |
Da qualche parte ho letto che quella che chiamiamo ispirazione in realtà non è altro che trovare un momento di calma e concentrazione in cui sia possibile sfruttare le nostre risorse mentali. Ci ho provato tante volte a iniziare così e non me ho mai ricavato niente. Per voi funziona? Il segreto è davvero la concentrazione?
12 giugno 2018 alle 7:18 |
Quale sia il segreto non so ma sicuramente parte del processo creativo deriva dall’ esercizio, per cui è consigliato scrivere ogni giorno. Anche se non si ha voglia, o non si ha l’ispirazione. Tutto il resto credo segua. Sì, poi ci sono degli esercizi mentali che aiutano, come visualizzare le scene, ma dipende tutto dal tipo di scrittura. Credo ci siano scuole che insegnano tutto ciò, ma di più non ti saprei dire.
29 giugno 2018 alle 11:32 |
Ciao! Adoro scrivere, ho scoperto questa passione appena finita l’università e ricordo che non vedevo l’ora di esaurire i siti e gli annunci su cui cercavo lavoro per potermi dedicare alla scrittura perdendo la cognizione del tempo. Tristezza da un lato, pura gioia dall’altro. Ho scritto un romanzo e diversi racconti e ora che fortunatamente ho trovato lavoro, incontro difficoltà fra stanchezza, impegni, priorità a liberare la mente per continuare a scrivere…è vero che non si tratta di un hobby “difficile” da portare avanti, non servono particolari attrezzature o condizioni metereologiche adatte, eppure senza quella caratteristica predisposizione mentale non si riesce a cavare un ragno dal buco. Tutto sta nel non perdersi d’animo e continuare a dedicarsi alla scrittura/lettura perché non sai mai quando il tempo tornerà a scorrere rapido e ti renderai conto di esserci riuscita, di aver scritto come un tempo, come su un’onda che ti solleva e ti toglie il respiro, senza nemmeno averla vista arrivare. Spero il blocco ti sia passato, temo che per ognuno sia diverso il modo di uscirne, ma come è certo che spaventi tutti, è sicuro anche che sia temporaneo…distogli lo sguardo!
1 luglio 2018 alle 14:01 |
Grazie Elenia, sì in un certo senso mi è passato, ora spetta solo a me decidere quali sono le priorità. Scrivere è il mio lavoro dopo tutto, scrivere un blog, un racconto, un romanzo è un’attività che la si può fare se si è liberi, (interiormente e esteriormente). Poi naturalmente tutti incontriamo problemi, difficoltà, ma appunto l’importante è superarle. Sì, distoglierò lo sguardo 🙂 A presto!
9 luglio 2018 alle 20:40 |
sì scrivere è un piacere, è un modo per liberare la fantasia e anche per “buttare fuori” quello che abbiamo dentro e magari ci tormenta e assilla. Può diventare catartico e aiutare ad affrontare le paure e le preoccupazioni