Si è chiusa ieri, domenica 23 aprile, la prima edizione della fiera del libro di Milano, Tempo di Libri. Che dire? Ho seguito la manifestazione da Torino, vedendo foto, leggendo commenti di chi partecipava, traendo alcune conclusioni che non si discostano molto da cosa ho pensato a caldo nei giorni della nascita di questa fiera e del suo “divorzio” da Torino. Continuo a pensare che fare due fiere di tale importanza così ravvicinate nel tempo sia uno spreco di fondi ed energie, ma queste sono le scelte fatte finora con cui bisogna conviverci. La scelta infelice dei giorni, a ridosso del week end di Pasqua e del 25 aprile, che ha portato pochissimi visitatori mercoledì, giovedì, e venerdì (con un significativo incremento nel weekend, tanto da raggiungere in totale poco meno di 70,000 visitatori) forse non ci permette di analizzare approfonditamente la portata di questa iniziativa, ma ci dà l’idea abbastanza precisa che nessuno può agire da solo, ma bisogna interagire, giungere a compromessi, rinunciare a qualche campanilismo, (chiamiamolo egoismo in più) per il bene di un settore piuttosto affaticato, che è un errore considerare dal mero punto di vista economico. L’editoria, i libri, la cultura, sono uno spazio in cui si spendono tanti entusiasmi, tanta energia creativa, tanta voglia di fare, e vedere tanti giovani partecipare a Tempo di Libri, mi ha dato il senso di quanto ci sia ancora da fare, e quanto ancora si abbia voglia di farlo. Gli spazi alla fiera di Rho erano immensi, luminosi, mi piacerebbe sapere il numero di libri che materialmente erano esposti, tutto era nuovo, pulito, funzionale. La cura di chi ha organizzato il tutto era evidente. Da torinese certo ho vissuto la nascita di questa fiera non a cuor leggero, ma l’assenza di visitatori dei primi giorni non mi ha granchè fatto giubilare, la riproposizione di schemi collaudati mi ha anche un po’ deluso, (pensavo più a una italiana fiera di Francoforte, che a una riedizione milanese del Salone di Torino), ma c’era poco tempo, poca esperienza, insomma solo una sinergia vera tra Torino Milano potrebbe davvero fare la differenza e competere con realtà come la fiera del libro di Londra, Parigi, Francoforte appunto. Il punto forte di Torino è il suo essere internazionale, è la sua storia, i suoi monumenti, i suoi caffé ottocenteschi, il suo clima culturale vivace e multietnico. Adesso a maggio ci sarà il nuovo Salone, si festeggerà il 30° anno, spero senza polemiche e senza boicottaggi, anzi sono quasi sicura che non ce ne saranno, sarà una festa del libro e dei lettori, e il prossimo anno si vedrà. Augurandoci sempre che il buon senso prevalga.
Tag: Tempo di Libri
24 aprile 2017 alle 18:39 |
Tempo di Libri era la mia prima fiera editoriale in assoluto, perciò non ho termini di paragone. Sono curiosa di visitare Il Salone del libro di Torino 🙂
24 aprile 2017 alle 19:28 |
Sì, la cosa bella di queste iniziative è il grande entusiasmo di chi vi partecipa, avrei voluto partecipare anche io a Tempo di Libri, poi per problemi personali non ce l’ho fatta. Adesso c’è Torino, speriamo vada bene e ripaghi gli sforzi di chi ci ha lavorato.
26 aprile 2017 alle 8:32 |
Io non sono potuta andare ma avrei voluto.