:: Recensione di Notte di sangue a Coyote Crossing di Victor Gischler a cura di Giulietta Iannone

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4Immaginatevi una città fantasma di quelle che costellano come chiazze polverose la desolante realtà della provincia americana. Una città che si sviluppa lungo un’unica via, un’ unica spina dorsale, la Main Street, costeggiata da negozi: la bottega del barbiere, l’emporio, la banca, l’ufficio dello sceriffo, la stazione dei pompieri. Edifici che sembrano i resti spettrali di un vecchio set cinematografico abbandonato dove si giravano vecchi western con il sottofondo lagnoso di qualche ballata country. Con un unico bar Skeeter ’s dove si facevano anche hamburger, un vecchio drive-in, il Tropicana, ormai dismesso e in avanzato stato di abbandono, un motel, una stazione di servizio Texaco, un trailer park che si riduce ad essere “uno scalcinato assembramento di una ventina di case mobili” e tanta campagna incolta, coltivata, adibita a pascolo, limitata da ranch.
Benvenuti nel profondo Oklahoma, e per la precisione a Coyote Crossing, uno sputo di paese in mezzo al più beato nulla. Già il nome è tutto un programma, un nome appiccicato da qualche pioniere forse in vena di scherzi per dare nuova vita ad un paese “nel buco del culo dell’Oklahoma” che prima che arrivasse la ferrovia forse “chiamavano Creek Qualcosa, con qualche parola indiana che significava spirito di scorpione sputato dall’inferno o giù di li”. A Coyote Crossing non succede mai nulla. La gente è tranquilla, non ci sono che bifolchi e camionisti, e a vigilare su tutti lo sceriffo Frank Kruger, un omone gigantesco, tenero come uno schiacciasassi che ha i suoi metodi per ricacciare i ragazzetti che arrivano in paese per ubriacarsi: due colpi di sfollagente assestati nei punti giusti, una notte in guardina e vedi che non ritornano.
Già ma una notte d’agosto un evento imprevisto darà il via ad un vertiginoso susseguirsi di morti ammazzati che vedrà al centro il vicesceriffo part-time Toby Sawyer, ancora un ragazzo in fondo, padre per caso, marito controvoglia, amante di una minorenne per noia,  il cui unico chiodo fisso è la musica e il rimpianto per la vecchia band con la quale aveva vissuto per una breve stagione il sogno di scollarsi da quel pantano.
Qualcuno ha pensato bene di crivellare di colpi il pick up di Luke Jordan, naturalmente con lui a bordo. Ora il cadavere di Luke inizia a decomporsi circondato dalle facce perplesse dello sceriffo e del suo vice part-time. Chi può essere stato a dare il via ad una sparatoria in piena regola nella via principale di Coyote Crossing? Il fatto grave è che Luke Jordan, il classico bullo di paese, belloccio e violento, sempre in jeans stinti, T-shirt senza maniche e stivali da cowboy in finta pelle fatti passare per pelle di serpente a sonagli, ha dei fratelli delinquenti come lui, coinvolti in ogni disonesto traffico nel giro di miglia. “Un intera famiglia assoldata dal diavolo per i suoi sporchi affari.” E questo significa che presto piomberanno in città a reclamare vendetta come nel più classico film western dei bei tempi andati, pensiamo solo a Mezzogiorno di fuoco o Sfida all’O.K. Corral.
Toby Sawyer anche se ancora inesperto non è proprio stupido e capisce all’istante che quando il cadavere di Luke scompare, e ironia della sorte proprio lui era stato incaricato di vigilarvi, beh qualcosa che non quadra deve esserci per forza. E che dire quando vede un suo collega Billy Banks complottare con una banda di chicanos gli stessi che l’hanno appena gonfiato come una zampogna per prendergli un paio di chiavi, per giunta quelle sbagliate.
E’ l’inizio di una notte allucinante e interminabile in cui si troverà a uccidere un collega a colpi d’ascia, a correre con in braccio il figlio di pochi mesi inseguito da un pioggia di proiettili, a entrare in una stanza di un motel con il muso di un camion, a saltare da una finestra di una casa in fiamme, a vedersela molto da vicino con un dobermann inferocito, a sfuggire alla vendetta dei fratelli Jordan seriamente intenzionati a ucciderlo credendolo il responsabile della morte di Luke, per una faccenda di corna che gli cade addosso come una tegola tra capo e collo, e infine come se non bastasse dovrà fare i conti con i veri responsabili di un traffico di clandestini.
Questo è in sintesi quello che succede in questo adrenalinico e scoppiettante western-noir moderno, ultima opera edita in Italia dell’ormai mitico e inimitabile Victor Gischler, per gli amanti del pulp noir una garanzia. Dopo la Gabbia delle scimmie, esordio spiccatamente hard boiled, Anche i poeti uccidono black comedy già recensita da noi su queste pagine e Black city. C’era una volta la fine del mondo, meglio conosciuto con il titolo originale Go-go girls of the apocalypse, ecco a voi dunque Notte di sangue a Coyote Crossing (Meridiano Zero).
La penna nera e intinta di veleno, molto alla Jim Thompson, di Gischler ci porta a confrontarci con un Toby Sawyer atipico antieroe, paladino di un’altra America violenta e nello stesso tempo irriverente, ancora capace di un’ostinata moralità, dove i buoni si contrappongono ai cattivi e ne escono pure vincenti. I personaggi sono sfaccettati e compositi, ognuno con i suoi tratti caratteristici anche i personaggi minori, specialmente quelli femminili, che magari compaiono in una o poche scene come la vecchia matriarca Antonia, nonna ultranovantenne dei terribili fratelli Jordan, la infelice e insoddisfatta Doris, moglie fedifraga del protagonista e madre degenere del piccolo Toby junior, un frugoletto rosa che non fa che dormire e che lei non esiterà ad abbandonare, l’indipendente e forte Molly, gothic girl minorenne della situazione, amante di Toby e decisa anche lei ad abbandonare Coyote Crossing per sfuggire a un patrigno ubriacone e violento.
Lo stile di Gischler cadenzato da un ironia e un humour nero a go go alterna particolari decisamente splatter, da non perdersi l’uccisione a colpi d’ascia, a parti più spiccatamente thriller. E poi la traduzione di Luca Conti è un fatto non trascurabile. Si legge alla velocità di un treno senza freni scagliato nella notte a tutta birra e sovrastato da un cielo nero come la pece chiazzato da stelle grandi come stelle di latta. Dal 26 marzo in tutte le librerie. Da non perdere.

Notte di sangue a Coyote Crossing di Victor Gischler, Meridiano Zero, Collana Meridianonero, Traduzione dall’inglese di Luca Conti, Titolo originale dell’opera The deputy, 2011, 256 pagine, Prezzo di copertina Euro 14, 00.

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3 Risposte to “:: Recensione di Notte di sangue a Coyote Crossing di Victor Gischler a cura di Giulietta Iannone”

  1. utente anonimo Says:

    Straordinaria recensione. Tipi della Meridiano Zero, qua c'è da pagare un biglietto A/R per le Mauritius alla bravissima Giulia 🙂
    Con un commento così ti viene voglia di comprare due copie a testa del romanzo 🙂

    Marco Piva a.k.a "Il killer mantovano (corpi freddi)

  2. fairyred Says:

    molto bella questa recensione!
    gran bel libro!

  3. liberdiscrivere Says:

    Grazie Marco 🙂

    Grazie Faryred, ho cercato di commentare sul tuo blog ma mi è arrivato un messaggio antispam e mi ha dato errore.

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