Recensione: Senza luce di Luigi Bernardi (Perdisa 2009) a cura di Giulietta Iannone

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Uno dei più bei romanzi di John Steinbeck che lessi “L’Inverno del nostro Scontento” termina nelle sue ultime battute con una frase che da sempre mi ha fatto riflettere: “È tanto più buio quando una luce si spegne, più buio che se non fosse mai stata accesa” e a Steinbeck ho pensato leggendo questo bellissimo noir di Luigi Bernerdi. Nello spazio ristretto di una piccola comunità la sospensione della luce può creare strane dinamiche. È quello che succede in una serata piovosa di metà ottobre nell’hinterland bolognese. “Uno scocomerato pieno di schioppi” di cui si sa solo che è un pensionato sui settanta anni inizia a sparare e uccidere. La polizia per stanarlo ha l’idea piuttosto bizzarra  di sospendere l’erogazione della corrente elettrica gettando il paese nel buio. Questo è il pretesto, il fatto esterno che scatena un susseguirsi di avvenimenti inattesi. C’è Federica ausiliaria del 118, una ragazza insicura, taciturna, fragile che deve vedersela con le avances tutt’altro che gradevoli di un vicino di casa invadente, Mario Peretti, geometra del comune, intrallazzatore, un uomo che è un mastino nel suo lavoro ma un frustrato con le donne, meschino e vendicativo. C’è Umberto Valdinotti un professore universitario arrogante, vanesio, sleale sposato con Giuliana e padre di due figli terribili e inquietanti a cui propone un gioco per passare le ore di buio che si rivelerà fatale per gli equilibri della famiglia. Poi c’è Loretta la barista del paese, sorella e quasi madre di un piccolo delinquente, una donna sola, chiacchierata per la sua maniera disinvolta di accogliere i clienti a cui non concede mai troppo, di una tenerezza e innocenza disarmanti che la fanno sembrare quasi un personaggio felliniano che vede in Ivano un uomo di cui innamorarsi, un’ occasione per cambiere vita. Infine c’è Domenico, scrittore in crisi da quando la sua donna è morta lasciandogli un gatto e una valigia con un misterioso contenuto. Le storie minime di vita quotidiana sgualcite di poesia scorrono parallele, si alternano di capitolo in capitolo per poi unirsi nel capitolo finale dove una pallottola vagante guidata da una vendetta toglierà una vita, la vita di un colpevole che in un modo o nell’altro ha scatenato la spirale di violenza, producendo un atto liberatorio di giustizia finalmente compiuta. Senza luce è un romanzo complesso, un noir in cui l’emergenza del black out è il pretesto per guardare all’interno dell’animo di alcuni esseri umani, apparentemente comuni, banali, facendo luce nei meandri più oscuri dove nascono le passioni più inconfessabili e represse. È un analisi priva di retorica e di indulgenza dei nostri giorni solo in apparenza civilizzati dall’uso di computer, cordless, tostapani. Non è un libro comune, la scrittura è densa, fluida piena di riflessioni filosofiche, sociologiche, esistenziali. È un’opera vissuta, scheggiata di feroce ironia, di romanticismo, di malinconia. In questo tempo circoscritto in poche ore, rarefatto, isolato dove il mondo ha spento le sue luci perdendo la sua rassicurante normalità e si è nascosto, in questo tempo dove sembra che  tutto debba accadere, Bernardi affronta con ruvida sincerità temi seri, scomodi, parla della sua personale idea di scrittura, dell’editoria, dell’arroganza del potere, del terrorismo, dell’invadenza dei mass media, della famiglia, della vanità e supponenza di una certa cultura, scopre senza indiulgenza i vizi e le debolezze di una società che non ostante adori il progresso, e idolatri la democrazia è sempre dominata dalle ataviche leggi del branco dove la “solidarietrà umana” è solo una parola senza significato. Il buio dell’anima viene scandagliato con una sensibilità e una profondità di pensiero che ci porta a fare buio anche nella nostra anima per ascoltare i suoni del silenzio. “Senza luce” è un romanzo corale, insolito, strutturato a corrente alternata, frammentato, un romanzo dove un’umanità dolente e sconfitta trova voce e si dibatte portando a galla frustrazioni, illusioni, debolezze velate da una malinconia che è fatta di dolente poesia. In questo buio non ci si perde, la voce dell’autore ci guida, ci orienta portandoci a conoscere qualche cosa di noi che forse avremmo voluto ignorare o per lo meno sarebbe rimasta sommersa nel non detto. Bernardi ha coraggio, e un po’ ce lo presta, un po’ ci sprona nel percorrere questa strada in salita e senza appigli. Mentre Mario cerca di sedurre Federica, Umberto vede sgretolarsi la sua famiglia come sabbia tra le dita, Loretta si innamora e Domenico si prepara a dare vita ai suoi demoni interiori noi ci interroghiamo su quanto siano scure e profonde le tenebre dentro noi stessi. Da questo libro si esce cambiati, parte di queste tenebre si incollano alle nostre dita mentre voltiamo le pagine ed iniziamo ad essere più consapevoli come quando ci accorgiamo di respirare e dopo quel momento non lo facciamo più involontariamente.

Luigi Bernardi (Ozzano dell’ Emilia, 1953; Bologna, 16 ottobre 2013) ha creato e diretto case editrici, riviste e collane di libri e fumetti. Come narratore ha pubblicato: i romanzi Tutta quell’acqua (Dario Flaccovio, 2004) Senza luce (Perdisa Pop, 2008) la trilogia Atlante freddo (Zona, 2006) e alcune raccolte di racconti. È stato autore di libri sui rapporti tra crimine e contemporaneità tra cui A sangue caldo (DeriveApprodi, 2002). Ha scritto per il teatro e per il fumetto. Il suo sito: www.luigibernardi.com

Source: libro inviato al recensore dall’ ufficio stampa.

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