:: Nella Russia di Putin – La costruzione di un’identità postsovietica di Andrea Bonelli (Carocci editore, 2023) a cura di Giulietta Iannone

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Il breve saggio, Nella Russia di Putin, edito da Carocci editore ormai nel 2023, del professor Bonelli, esperto di questioni inerenti la Russia sovietica e post sovietica, di cui vi parlerò oggi, è un interessante compendio di molte tematiche inerenti il passto, il presente e il futuro della Russia partendo dal suo passato zarista, per passare all’eredità sovietica, per poi giungere al putinismo odierno, un misto di ideologia e valori tradizionali ben radicati nella coscienza russa, che sì può essere visto come un regime illiberale, e quasi stalinista, non segreta l’ammirazione che Putin prova per Stalin rivendicando un orgoglio nazionale mai sopito e rifiutandosi di demonizzare un periodo storico vissuto da generazioni di russi, ma con peculiarità sue proprie che è interessante studiare per capire la Russia moderna e soprattutto l’eredità che lascerà una volta che Putin, per raggiunti limiti d’età, lascerà volente o nolente il potere. La vocazione imperiale della Russia odierna ha radici profonde, che precedono l’epoca sovietica, e traggono le basi dallo zarismo stesso, che se vogliamo ha forgiato molte delle caratteristiche peculiari dell’animo russo, spirito passato indenne durante lo stalinismo sovietico e giunto fino a noi, in cui la fede, non solo quella ortodossa (strano come questa fede sia sopravvissuta in un regime come quello sovietico che si professava ateo), e i valori tradizionali hanno cementato una coscienza comune che Putin ha raccolto e fatta propria, acquisendo un consenso non solo imposto con misure coercitive e autoritarie. E’ importante capire questo per comprendere fino a che punto il putinismo ha cambiato la storia non solo russa ma mondiale. Ma chi è Putin? Come è stato possibile che un incolore burocrate, passato dalle maglie dei Servizi, abbia raggiunto le più alte cariche dello Stato e abbia conservato il potere per tutti questi anni attorniato da una classe politica dirigenziale fedele e imbevuta di ideali pattriottici e nazionalisti molto forti? A queste domande forse risponderanno gli storici futuri, ma già oggi possiamo capire quanto l’abilità di Putin risieda nella sua capacità di essersi fatto percepire come uno del popolo, anche raccontando nella sua biografia ufficiale fatti strettamente personali come la perdita del fratello in guerra o il ritorno del padre ferito dal fronte appena in tempo per salvare la madre che se no sarebbe morta di stenti. Tutte vicende che hanno inciso profondamente nell’immaginario che lo circonda. Come il battesimo ricevuto segretamente, quando le leggi sovietiche lo proibivano. Il militarismo patriottico, l’esaltazione della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica, l’importanza geopolitica del paese e il suo ruolo a livello mondiale, sono tutti temi radicati nello spirito russo, di cui Putin si è appropriato per consolidare un potere che sarebbe stato difficile altersì ottenere, nè tanto mantenere per più di vent’anni. Intanto è importante focalizzare l’attenzione sulla convinzione radicata nel Cremlino dell’importanza del ruolo stabilizzante della Russia, senza il quale l’Europa e gli Stati Uniti sarebbero incapaci di gestire un ordine mondiale post Guerra fredda, ordine che ancora non è stato raggiunto. E all’orizzonte lo spettro dell’inverno nucleare, augurandoci che almeno questa profezia apocalittica non si avveri.

Andrea Bonelli è ricercatore in Storia dell’Europa orientale all’Università di Pisa. Ha svolto ricerche in archivi russi ed europei e ha insegnato in diverse università italiane. Autore di saggi scientifici, ha pubblicato Gorbačëv e la riunificazione della Germania. L’impatto della perestrojka sul comunismo (1985-1990) (Roma 2021).

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