
Esisterà mai un mondo nuovo senza più guerre? A questa domanda sembra non ci sia risposta certa sebbene tra il 1985 e il 2005, ovvero tra la caduta del Muro di Berlino e l’attacco alle Torri Gemelle e l’inizio della grande crisi finanziaria questa speranza c’è stata, concreta, la creazione di un mondo nuovo, l’era della pax democratica che avrebbe abolito per sempre le guerre e le risoluzione delle crisi internazionali con l’uso della forza e delle armi. Ma così non fu: di guerre nel mondo ce ne sono numerose e di nuove continuano a scoppiare quasi ininterrottamente dalla recente guerra in Ucraina, scoppiata due anni fa, alla ancora più recente guerra di Gaza in Medio Oriente, che tra guerra, fame e malattie potrebbe uccidere oltre 85 mila palestinesi. La guerra è morte, orrore, distruzione, uccisione indiscriminata di civili, e più contenutamente di militari, non ci sono altre definizioni per definirla ed è un atto barbaro ma razionale e ponderato, una continuazione della politica con altri mezzi, e in questo sta tutto il suo potere deflagrante e non onostante tutto razionale. Che la guerra sia un atto politico, decisa dalla politica, è il fulcro del saggio La guerra e il mondo di Luigi Bonanate, Carocci Editore 2023. Chi pondera un atto di guerra si pone degli obbiettivi da raggiungere, che siano conquiste territoriali o il mero indebolimento del nemico, e li persegue ostinatamente finchè non li ottiene e può dirsi soddisfatto proclamando la sua vittoria. Così era nel passato, così è oggi con armi sempre più tecnologiche fino all’ultima incognita di un conflitto nucleare globale che non porrebbe ne sopravvissuti nè vincitori ma la semplice e definitiva estinzione del genere umano. Dopo due guerre mondiali sanguinose con i suoi milioni di morti la guerra moderna ha raggiunto stadi di evoluzione impensati e sembra non passare mai di moda. Perchè le guerre scoppiano, perchè si combattono, quando si raggiunge lo stato di sospensione del conflitto chiamato proditoriamente pace? Su queste domande si interroga il professore emerito Luigi Bonanate con la saggezza raggiunta dopo una vita impegnata a studiare e analizzare le Relazioni Internazionali nel suo svolgersi e nel suo esplicitarsi. La guerra sembra illuminare il mondo, ovvero sembra delineare i suoi processi di sviluppo a un prezzo altissimo e apparentemente anti economico. La guerra non brucia solo vite umane ma infrastrutture, armi costosissime, impedisce l’accumulo e la produzione di ricchezze e di beni, è insomma fatta per essere breve e risolutiva e invece contrariamente quando una guerra scoppia non si sa mai quando la diplomazia riprenderà il sopravvento e si tornerà a un tavolo delle trattative per la stila del trattato di pace. Le guerre si trascinano per anni, e sia vinti che vincitori alla fine sono più poveri di prima. E allora perchè continua ad essere uno strumento politico utilizzato nel mondo moderno? Non dovremmo aver raggiunto uno stadio di evoluzione, come specie umana, in cui questo mezzo antieconomico e intrinsecatamente immorale fosse definitivamente bandito? Il professore Bonanate studia la guerra e i motivi che la determinano per comprendere se mai questo sarà possibile e pur con tutta la buona volontà e il buon senso conclude che la guerra è politica, anzi è il fallimento della lotta politica. Perchè una sola cosa non è cambiata mai: la morte. La guerra è prova di debolezza, se non addirittura di incapacità e inferiorità. Ultimo progresso del genere umano sarà abolire la guerra, ma finora non c’è ancora stato.
Luigi Bonanate è professore emerito di Relazioni internazionali all’Università di Torino e socio dell’Accademia delle Scienze di Torino. Tra i suoi scritti, Etica e politica internazionale (Einaudi, 1992); I doveri degli stati (Laterza, 1994); Il terrorismo come prospettiva simbolica (Aragno, 2006).
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