:: ROBERT STONE: DOG SOLDIERS a cura di Fabio Orrico

by

Autore stimato e affermato nel suo paese, gli Stati Uniti, Robert Stone ha avuto scarsissima diffusione in Italia. Dopo la raccolta di racconti Orso e sua figlia, databile alla fine degli anni ’90, tradotta da Einaudi ma ormai fuori catalogo, l’unico altro suo libro attualmente disponibile è Dog soldiers, appena uscito per Minimum Fax, casa editrice come sappiamo attentissima alla letteratura statunitense. Stone viene giustamente collocato nella collana Classics a fianco di altri nomi illustri quali Yates, Robison, Beatty, Hawkes, O’Hara (e si potrebbe andare avanti a lungo perché l’editore romano nell’ultimo ventennio ha riportato in libreria firme a stelle e strisce imprescindibili). Peraltro, Dog soldiers è forse il più famoso tra i libri di Stone anche presso di noi grazie soprattutto alla (notevole) traduzione cinematografica I guerrieri dell’inferno ad opera di Karel Reisz.

Il romanzo è del 1975 e letto oggi, ben cinquant’anni dopo la sua pubblicazione, è impossibile non restare ammirati per la sintesi sapiente quanto del tutto naturale compiuta dall’autore su temi e interessi squisitamente americani. Dal reducismo che proprio in quel giro d’anni diventava una tematica assai presente al cinema (si pensi a opere centrali come Taxi driver e Il cacciatore) e che peraltro aveva già una sua tradizione forte nel noir del secondo dopoguerra alla celebrazione della vita on the road, l’impossibilità per l’homo americanus di riconoscersi stanziale, la continua ricerca di una fortuna che costringe a restare in perenne, nevrotico movimento e che non di rado passa attraverso il crimine. Stone, tra l’altro, fu amico di Ken Kesey, l’autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, che lo introdusse al consumo di droghe, pratica che il Nostro imparò molto bene e che trasformò parte della sua vita, per dirla con le sue stesse parole, “in una festa cominciata nel 1963 e poi estesasi al mondo intero”. Tutto questo per dire che le reminiscenze della cultura beat, le istanze della controcultura poi raggrumatesi nei movimenti studenteschi, i neonati culti new age e il credito aperto verso le filosofie orientali intridono letteralmente le pagine di Dog soldiers e ne rappresentano vettori di grande importanza, tanto quanto la violenza, il disturbo da stress post traumatico che attanaglia i protagonisti e i codici hard boiled che Stone padroneggia con rara maestria, tenendosi intelligentemente lontano dai cliché.

Che cosa racconta Dog soldiers? John Converse, giornalista di area radicale, in Vietnam come inviato mette le mani su un grosso quantitativo di droga e decide di tentare il colpaccio: lo affida all’amico Ray Hicks, conradiana figura di avventuriero folle, chiedendogli di contrabbandarla in America e venderla con l’aiuto di sua moglie Marge, a sua volta tossicodipendente. Lui li raggiungerà poco dopo. Cosa può andare storto? Più o meno tutto, a cominciare da un terzetto di agenti della CIA sulle loro tracce e abituati a usare metodi assai brutali per ottenere ciò che vogliono. Questo l’intreccio limitato al suo scheletro, sfrondato di tutte le divagazioni che lo costellano. Sì, perché l’arte di Stone, almeno a giudicare da quest’opera, si fonda orgogliosamente sulla digressione. La prima parte ambientata in Vietnam sembra un Graham Greene sotto acido. Stone mette in scena la routine di uomini e donne febbricitanti nella mente e nel corpo, giornalisti, lestofanti, talmente imbottiti di droghe da reagire col minimo di sgomento pensabile di fronte all’esplosione di un edificio a pochi passi da loro. Quando poi l’azione si sposta in America, ecco che Stone non perde occasione per illuminare in profondità i suoi protagonisti perdendosi in lunghe e meticolose scene di dialogo, talmente dettagliate da restituirci l’aria del tempo, universalizzandola. La prosa di Stone è tanto essenziale quanto sardonica e i suoi personaggi, sballati e cupamente inclini a perdersi, sono anche persone colte, dalle buone letture (Hicks compulsa Nietzsche come fosse un oracolo) e ragionano in termini filosofici di fronte alle armi da fuoco spianate (per esempio, ecco una riflessione di Converse sotto un bombardamento vietcong: “Intuì che il mondo fisico, ordinario, che attraversiamo vagando distratti e pigri andando incontro all’inesistenza, poteva assumere la forma di un potentissimo strumento di morte e di tortura, in qualunque momento e senza preavviso. L’esistenza era una trappola; la pazienza già traballante dello stato delle cose poteva esaurirsi in qualsiasi istante”). Anche la parentesi romantica fra Hicks e Marge viene risolta sbrigativamente, in modo quasi accessorio ma non per questo si rivelerà meno intensa per la risoluzione del plot. Hicks, in particolare, si rivela un personaggio strepitoso, coerentemente bigger than life, uno psicopatico con cui è molto difficile empatizzare (e in questo si gioca forse la differenza più sensibile con la sua incarnazione di celluloide Nick Nolte, peraltro maiuscolo) ma ancorato a un suo codice d’onore e con una visione quasi spirituale dell’esistenza.

Dog soldiers è un romanzo che riesce a essere incalzante pur nei suoi, studiatissimi, rallentamenti di trama, capace di darci il quadro di un’epoca senza pedanterie e insieme è una storia di avidità e ferocia, in pratica ciò che muove il mondo. C’è solo da augurarsi di trovare presto altri titoli di Robert Stone sugli scaffali delle nostre librerie. Traduzione Dante Impieri.

Robert Stone (1937- 2015) è una delle voci più rappresentative del dopoguerra americano. Influenzato da Conrad e Hemingway, spesso associato anche al gruppo dei Merry Pranksters, Stone ha scritto otto romanzi, due raccolte di racconti e un memoir. Le sue opere gli sono valse una candidatura al pen/Faulkner Award, due al Premio Pulitzer e cinque al National Book Award, ottenuto nel 1975 con Dog Soldiers. Minimum fax pubblicherà anche A Hallof Mirrors, Damascus Gate e la raccolta di saggi The Eye You See With.

Tag: , , , , , , , , ,

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.