
Gli dei, l’Olimpo, ma chi di noi, soprattutto quelli più stagionati come me, non ha giocato, amato e vissuto idealmente e favolisticamente durante l’infanzia le loro storie, avventure, dispute, guerre. Niente film allora, né colorate immagini in technicolor. Nulla per noi che invece disponevamo soltanto di fantasia e immaginazione che ce li rendevano grandissimi, magari insegnandoci anche faticosamente a districarsi tra i loro nomi . Mamma mia la confusione con quelle differenze ma innegabili similitudini ne facevano gli stessi quei divini pur chiamati dai greci e dai latini in altro modo. E allora… ma certo Zeus è Giove, Era, sua moglie Giunone, Afrodite è Venere, Pallade Atena è Minerva, Poseidone Nettuno, Ade Plutone, Artemide Diana è Ares Marte ecc. ecc. E ci orizzontavamo lo stesso in qualche modo. Poi venne il primo impatto sui banchi dell’esistenza dei capolavori di Omero e della poetica di Virgilio volta a glorificare il divino Augusto e infine, al liceo la felice, o forse infelice per certuni, riscoperta dell’Iliade, l’Odissea visione grecizzante e infine ultima , ma non ultima, la latina. l’Eneide. Altri tempi, altre teste, altri e più conformistici e magari noiosetti modi di interpretare storie, bizze e perché no capricci di un ribollente litigioso ma spassosissimo Olimpo.
A rendere quel leggendario mondo, sempre grande nei secoli e reale agli occhi anche dei meno acculturati, avevano fortunatamente provveduto tanti pilastri del mondo dell’arte. In passato pittori, scultori, cesellatori avevano potuto esprimere al meglio la loro capacità raffigurativa e lavorare senza limiti fino allo stop imposto dal casto dilagare della religione. Inferno e diavoli si misero di mezzo e per tanti, troppi secoli li condizionarono, imprigionandoli in un’iconografia solo religiosa ed eccessivamente castigata. Unica scappatoia concessa piano, piano, goccia a goccia fu la mitologia della quale seppero servirsi con vivace intelligenza per esibire senza pudore nudità femminili e maschili , ovverosia soavi rotondità, orgogliose protuberanze solo talvolta castamente coperte da veli o foglie di fico.
E a tanti di loro, paladini dell’arte nei secoli ma anche di una rigogliosa e fertile interpretazione visiva proprio di questa opulenta mitologia, con il consueto colto sapere, fa riferimento Marilù Oliva.nelle pagine del suo I divini dell’Olimpo.
Compendio , diario, fiaba in cui ci narra di quattro incontri da vicino con gli dei, e ci mette davanti il top dei top, quattro big, insomma delle star vere e proprie: Zeus, Afrodite, Ade e Atena, che descrive a ragione come personaggi divini ma quasi reali, tangibili e tutti governati da istinti, desideri e reazioni spassionatamente umane tra le quali ohimè domina sempre la litigiosità. Controllata? Controllabile? Ohimè spesso no e frequente motivo di drammatiche diatribe. Senza poi dimenticare che quelli rappresentati come mitologicamente divini sono gli stessi istinti che potrebbero appartenere a ciascuno di noi ( con l’esclusione direi di alcuni savi, santi, superiori e pii personaggi quasi irreali benché realmente esistenti).
Ragion per cui Marilù Oliva oltre a ben descriverci questi cosiddetti esseri superiori che popolano l’Olimpo con divertita e sagace duttilità elenca gli innumerevoli pettegolezzi, leggende, voci e storie, talvolta in netta contraddizione ma collegabili a ciascuno di loro. Storie che oltre a rappresentare la molteplicità degli incontenibili impulsi umani: quali tanto per cominciare l’amore, il desiderio, l’amicizia, spaziano nella provocazione, nel dolore e danno sfogo alla rabbia.
E rifacendosi alle tante leggendarie mitologiche versioni a loro dedicate con indubbio senso dell’humour ci racconta tanto di loro e della loro infanzia. Per chi l’avuta, come fa giustamente notare, vedi quella paurosa, furtiva e sotto vasta protezione, di Zeus (Giove) agognata preda mancata del padre Crono (Saturno) che aveva il vizietto di divorare i figli. Certo un’ infanzia non troppo facile e che ai nostri tempi avrebbe sicuramente piazzato Zeus sulla poltrona dello psicanalista. Un’infanzia poco scontata anche per Ade Plutone, ingurgitato da Crono alla nascita e fatto risputare di forza già adulto, dal fratello, servendo al comune padre una potente bevanda emetica. Anche la bella e frivola Afrodite/Venere, pensate un po’, era venuta alla luce già adulta e formata, frutto della spuma creatasi attorno al fallo di Urano evirato dal figlio Crono. E una sorte simile era toccata persino a Pallade Atena, ingoiata con sua madre incinta dal padre Zeus timoroso di essere spodestato da un figlio più “grande” di lui. Ma il feto sopravvisse, anzi si istallò nella sua testa, e si sviluppò completamente, tanto da provocargli una mostruosa emicrania.. Solo l’intervento di Efesto/Vulcano che senza paura, con la sua ascia, squarciò il cranio del Signore dell’Olimpo, permise la nascita di Atena che venne fuori già cresciuta e come se non bastasse armata fino ai denti.
Avvalendosi dei suoi quattro incontri, Marilù Oliva ci apre una rapida carrellata su tutti i protagonisti dell’Olimpo, soffermandosi in particolare sul già citato, Zeus, incontenibile tombeur de femmes e perciò oltre che padre degli dèi, anche di una numerosa prole bastarda frutto di acrobatiche e leggendarie lussuriose avventure. Ci offre altre chicche sulla guerriera Atena e la bella Afrodite, tutte e due propense a mettere troppo il naso nelle vicende umane. E infine concede giusto spazio allo spesso a torto dimenticato Ade dal fascino discreto, al sovrano del regno delle ombre ma anche l’uomo innamorato della sua Core/Persefone e il marito fedele della sua regina dell’Oltretomba . Attorno a tutti loro scorrono e si intessono le miriadi di altre storie della complicata e stravagante mitologia olimpica. Quattro incontri, ricapitolando, dedicati a tutti quei ragazzi grandi, a coloro che sono cresciuti e hanno giocato con la mitologia, magari interpretando loro stessi i ruoli che preferivano e a quelli più piccoli, dei nostri giorni, che forse l’hanno amata e l’amano allo stesso modo, magari incontrandola e avvicinandola attraverso fumettistiche interpretazioni, saghe fantasy o azzardati e fantastici videogiochi da consolle.
Marilù Oliva riscrive i miti della Grecia antica tracciati e osannati sempre da scrittori e poeti in una moderna, comprensibile e stuzzicante modalità con un libro ricco di spunti interpretativi e di collegamenti storico artistici soprattutto dedicati a quel mondo culturale di tutti i tempi che tante volte li ha presi a insuperabili modelli.
Marilù Oliva è scrittrice, saggista e docente di lettere. Ha scritto due thriller e numerosi romanzi di successo a sfondo giallo e noir. Ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi sposi e realizzato due antologie patrocinate da Telefono Rosa, nell’ambito del suo lavoro sulle questioni di genere. Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero. Per Solferino ha pubblicato i titoli L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (2020), Biancaneve nel Novecento (2021), Le sultane (2021) e L’Eneide di Didone (2022).
Tag: I Divini dell'Olimpo, I divini dell’Olimpo, Marilù Oliva, mitologia greca, Patrizia Debicke, Solferino
30 novembre 2022 alle 19:02 |
[…] Recensione apparsa su “Liberi di scrivere” Leggila […]